Filosofia e Destino
Filosofia e Destino
  • Видео 34
  • Просмотров 9 549
FILOSOFIA E DESTINO - EP-32: La terra e l'essenza dell'uomo - Parte 2
Continua la lettura del testo severiniano,"La terra e l'essenza dell'uomo", attualmente nel libro "Essenza del nichilismo", per cercare di avvicinare alla lettura e alla comprensione della filosofia di Emanuele Severino, partendo dai temi a lui cari e che sin dall'inizio della sua teoresi ha proposto nei suoi scritti. Colpisce in questa seconda parte l'insistenza di Severino sul tema della relazione, tanto che afferma che l'anima non solo non può esistere senza il corpo, ma anche che essa non può esistere senza uno qualsiasi degli enti, poiché il destino della totalità dell'ente è di esistere.
----------------------------------------------
Filosofia e Destino è un canale video curato da Ale...
Просмотров: 129

Видео

FILOSOFIA E DESTINO - EP-31: La terra e l'essenza dell'uomo - Parte 1FILOSOFIA E DESTINO - EP-31: La terra e l'essenza dell'uomo - Parte 1
FILOSOFIA E DESTINO - EP-31: La terra e l'essenza dell'uomo - Parte 1
Просмотров 1548 дней назад
In questo episodio abbiamo deciso di leggere il testo severiniano, "La terra e l'essenza dell'uomo", inserito in Essenza del nichilismo, per cercare di avvicinare alla lettura e alla comprensione della filosofia di Emanuele Severino, partendo dai temi a lui cari e che sin dall'inizio della sua teoresi ha proposto nei suoi scritti. Ogni studioso, ma anche il semplice interessato alla filosofia d...
FILOSOFIA E DESTINO - EP-30: Permanenza e inscindibilità della relazioneFILOSOFIA E DESTINO - EP-30: Permanenza e inscindibilità della relazione
FILOSOFIA E DESTINO - EP-30: Permanenza e inscindibilità della relazione
Просмотров 13215 дней назад
L'identità è l'unità di un molteplice, ossia è ciò che permane nel fluire degli essenti diversi che via via appaiono, è ciò che tali essenti hanno in comune tra loro e che si perfeziona, ossia diventa un perfetto, nel momento in cui non appare più. L'apparire dell'essente è dunque l'apparire di una serie di essenti e il loro scomparire, i quali sopraggiungono uno 'sopra' l'altro conservando l'e...
FILOSOFIA E DESTINO - EP-29: La libertà, il possibile e il contingenteFILOSOFIA E DESTINO - EP-29: La libertà, il possibile e il contingente
FILOSOFIA E DESTINO - EP-29: La libertà, il possibile e il contingente
Просмотров 17721 день назад
La libertà e il libero arbitrio, il possibile e il contingente sono temi fondamentali nella filosofia di Emanuele Severino. La sua teoresi in merito alla libertà compare sia in Studi di Filosofia della Prassi che in Essenza del Nichilismo e trova la sua compiuta stabilizzazione in Destino della necessità. In questo episodio proviamo ad accennare al tema e alle conclusioni a cui arriva Severino....
FILOSOFIA E DESTINO - EP-28: La dialettica hegeliana nella Struttura OriginariaFILOSOFIA E DESTINO - EP-28: La dialettica hegeliana nella Struttura Originaria
FILOSOFIA E DESTINO - EP-28: La dialettica hegeliana nella Struttura Originaria
Просмотров 25429 дней назад
La dialettica è “il rapporto tra il concreto e l’astratto” ed assume un ruolo fondamentale all’interno della Struttura Originaria perché è legato all’interpretazione del metodo dialettico hegeliano. Severino utilizza l'impostazione hegeliana ribaltadola: la connessione necessaria tra le determinazioni non deve essere un risultato, ma l'originario. La contraddizione dialettica, ossia la relazion...
FILOSOFIA E DESTINO - EP-27: Cervello, mente, animaFILOSOFIA E DESTINO - EP-27: Cervello, mente, anima
FILOSOFIA E DESTINO - EP-27: Cervello, mente, anima
Просмотров 240Месяц назад
In questo episodio affrontiamo il tema della relazione tra scienza e filosofia attraverso il taglio che emerge dal libro di Emanuele Severino intitolato "Cervello, mente, anima" uscito nel 2016 per la Morcelliana. Dice Einstein "Nessuna quantità di esperimenti potrà dimostrare che ho ragione; un unico esperimento potrà dimostrare che ho sbagliato". Cosa dire dunque di un esperimento che "quasi"...
FILOSOFIA E DESTINO - EP-26: Separazione e verità: l'apparire tra Husserl e HeideggerFILOSOFIA E DESTINO - EP-26: Separazione e verità: l'apparire tra Husserl e Heidegger
FILOSOFIA E DESTINO - EP-26: Separazione e verità: l'apparire tra Husserl e Heidegger
Просмотров 222Месяц назад
L'argomento di questo episodio è stato trattato in un libro intitolato "Sintesi e Separazione" di Nicoletta Cusano che qui riprendiamo e che appunto parla del pensiero separante prima epistemico e poi relativo alla filosofia contemporanea che divide il soggetto, la determinazione, dal suo essere. Allo stesso modo divide il nulla dal suo essere qualcosa, ossia dal suo essere positivo significare...
FILOSOFIA E DESTINO - EP-25: Problematica dell'identitàFILOSOFIA E DESTINO - EP-25: Problematica dell'identità
FILOSOFIA E DESTINO - EP-25: Problematica dell'identità
Просмотров 294Месяц назад
Già Aristotele aveva fatto notare che per affermare l'identità fosse necessario considerare come due ciò che era uno. Infatti nell'affermare che A è A, il primo A è il soggetto e il secondo A è il predicato, e poiché soggetto e predicato non possono essere lo stesso, dire l'identità significa contraddirsi. Nemmeno Tommaso e Gentile risolvono questa aporia, la cui soluzione è per Severino legata...
FILOSOFIA E DESTINO - EP-24: L'immediatezza dell'essereFILOSOFIA E DESTINO - EP-24: L'immediatezza dell'essere
FILOSOFIA E DESTINO - EP-24: L'immediatezza dell'essere
Просмотров 2652 месяца назад
Per essere affermato, l'essere non richiede altro che sé stesso. Dunque l'affermazione "l'essere è" non ha bisogno di dimostrazione. L'essere è in base a sé stesso non mediante altro, in questo senso è immediato. Immediato significa che "è per sé noto" ossia non "mediante altro". L'esser "noto per sé" e l'esser "noto non per altro" non sono due momenti diversi e neppure sono tali che l'uno si f...
FILOSOFIA E DESTINO - EP-23: Sintesi e SeparazioneFILOSOFIA E DESTINO - EP-23: Sintesi e Separazione
FILOSOFIA E DESTINO - EP-23: Sintesi e Separazione
Просмотров 2192 месяца назад
Il "ciò che" è separato dal suo "è", oppure il "ciò che è" indica ciò che è impossibile da separare in quanto ogni determinazione non può essere separata dal suo essere? In questo episodio cerchiamo una risposta a questa domanda tenendo come riferimento il testo di Nicoletta Cusano "Sintesi e separazione". Filosofia e Destino è un canale video curato da Alessandro Tuzzato e Sergio Piccerillo e ...
FILOSOFIA E DESTINO - EP-22: Elenchos, negazione dell'opposizione, C1 e C2FILOSOFIA E DESTINO - EP-22: Elenchos, negazione dell'opposizione, C1 e C2
FILOSOFIA E DESTINO - EP-22: Elenchos, negazione dell'opposizione, C1 e C2
Просмотров 1532 месяца назад
L'Elenchos aristotelico è il primo vero tentativo di testimoniare l'incontrovertibilità della verità. Esso è manifestazione dell'incontraddittorietà dell'essere, è l'individuazione di tale incontraddittorietà. Severino nel suo ormai famoso saggio "Ritornare a Parmenide" raccolto poi nel testo "Essenza del nichilismo", affronta il tema della negazione dell'opposizione e del funzionamento dell'El...
FILOSOFIA E DESTINO - EP-21: La dialettica del concreto e dell'astrattoFILOSOFIA E DESTINO - EP-21: La dialettica del concreto e dell'astratto
FILOSOFIA E DESTINO - EP-21: La dialettica del concreto e dell'astratto
Просмотров 1822 месяца назад
Il concetto di concreto e di astratto, e la dialettica che essi rappresentano, sono elementi fondamentali per la comprensione della teoresi di Emanuele Severino. "Nel suo significato essenziale, il 'concreto' è la strutturazione stessa dell'originario, ossia quell'unificazione dei tratti dell'originario, per la quale la negazione dell'originario è autonegazione. ... L'astratto (ogni astratto è ...
FILOSOFIA E DESTINO - EP-20: Il linguaggioFILOSOFIA E DESTINO - EP-20: Il linguaggio
FILOSOFIA E DESTINO - EP-20: Il linguaggio
Просмотров 2013 месяца назад
Il linguaggio è da più di un secolo tema fondamentale, nel senso che aspira ad essere considerato il fondamento di ogni cosa. La teoresi di Emanuele Severino, in un testo diventato famoso non solo in ambito severiniano, risponde sul tema mostrando la contraddizione di ritenere ciò che subisce variazione storica come cioè che invece dovrebbe portare cos sé l'incontrovertibilità. Filosofia e Dest...
FILOSOFIA E DESTINO - EP-19: Il senso del doloreFILOSOFIA E DESTINO - EP-19: Il senso del dolore
FILOSOFIA E DESTINO - EP-19: Il senso del dolore
Просмотров 2233 месяца назад
Il dolore è contraddizione, ma è anche un sopraggiungente non inoltrepassabile dunque destinato a diventare sempre più relativo in rispetto a tutto ciò che sopraggiunge, un puntino rispetto all'infinita concretezza del tutto. Il senso del dolore è allora non qualcosa di cui rimaniamo prigionieri eternamente, ma è la contraddizione che, nonostante sia eterna e dunque non eliminabile, abbiamo già...
FILOSOFIA E DESTINO - EP-18: Errore e veritàFILOSOFIA E DESTINO - EP-18: Errore e verità
FILOSOFIA E DESTINO - EP-18: Errore e verità
Просмотров 3733 месяца назад
Il mortale è errore e contraddizione. Può allora il mortale, partendo da tale condizione, sapere cosa sia la verità? La questione non affatto semplice e per rispondere occorre partire da una serie di considerazioni preliminari non ultima l'immediatezza dell'essere. In questo episodio affrontiamo dunque questo problema, appoggiandoci da un lato al principio di non contraddizione e dall'altro al ...

Комментарии

  • @inemicideldestino3059
    @inemicideldestino3059 День назад

    bella la musichina di sottofondo

  • @alessandrovaccari782
    @alessandrovaccari782 6 дней назад

    Ma quale “uomo”!?!? Cristo beato, l’Uomo è un’astrazione di me, di te, di noi: del soggetto!!!

    • @FilosofiaeDestino
      @FilosofiaeDestino 5 дней назад

      I commenti li abbiamo lasciati aperti a tutti, ma si spera che le opinioni siano espresse da chi conosce o intende conoscere ciò di cui si sta parlando. Uno spoiler: nella ontologia severiniana l'Uomo di cui si parla, nella sua essenza, non è un soggetto. Se si ha la pazienza di seguire questi video forse si capisce cosa si intende oppure, meglio ancora, leggere i testi Severino

    • @alessandrovaccari782
      @alessandrovaccari782 5 дней назад

      @@FilosofiaeDestino e allora vi prestate tutti alla mistificazione dei significanti e delle opinioni perché la filosofia severiniana è tenuta in considerazione, con ossequioso rispetto, soltanto perché è un corpus sistematico, ma ciò non significa per questo che sia più vera di una bestemmia lancinante dell'ultimo degli operai di Bristol. Non c'è nessuna ontologia nell'Uomo, essa si dà solo come attribuzione nominale del soggetto astraentesi e questo voi non lo potete smentire perché qualcuno non si presta ai prodigi fantasmagorici degli universali, anzi questa ne è la più esaustiva evidenza. Sono solo giuochi di prestigio, di parole, conigli estratti dal cilindro metafisico dei presupposti teoretici, ma pur sempre arbitrari, esattamente come l'irriverenza di un soggetto a cui non si può cucire la bocca se non murandolo vivo nell'educazione al ben ragionare, alla filosofia dell'oggetto. E comunque l'Uomo di Severino è pur sempre un fantasma muto senza la protesi del suo io soggettivo. Rimaniamo ancora nella cristalliera della Storia filosofica?

  • @egidiocagnazzo-cc4dz
    @egidiocagnazzo-cc4dz 7 дней назад

    Bisognerà fare riferimento alla verità incontrovertibile a cui il Maestro faceva continuamente riferimento. Dei propri libri diceva;i miei cosiddetti libri! Novità

  • @inuovimostri-dc7xx
    @inuovimostri-dc7xx 8 дней назад

    Buongiorno, Sergio e Alessandro, bravissimi ed appassionati filosofi. Vorrei brevemente esprimere alcune critiche, circa il tentativo di Severino di risolvere la <<Problematica dell'identità>> da voi ben descritta sotto il video. Se l’essenza della contraddizione è <<considerare come due ciò che era uno>>, essa rimane tale anche se i due termini della stessa _ cioè l’uno ed il due _ sono da sempre relati, come in Severino. In tal caso, però, abbiamo una CONTRADDIZIONE ETERNA. Perché? 1)- Parto con il concetto di SEPARAZIONE o ISOLAMENTO, così frequente in Severino. Ebbene, esso è una chimera, nel senso che non si può prospettare una considerazione ISOLATA dei termini in oggetto, giacché sia SEPARAZIONE che ISOLAMENTO, a dispetto di ciò che vorrebbero indicare, in realtà si negano in quanto essi, proprio in virtù del loro significato, implicano LA RELAZIONE. Infatti, non potremmo giammai affermare l’ISOLAMENTO di X senza al contempo aver già implicato ciò da cui esso è isolato. Non a caso il termine ISOLAMENTO include già in sé il RIFERIMENTO rispetto al quale qualcosa può dirsi, appunto, ISOLATO-da... 2)- Ma soprattutto, ed Hegel lo sapeva bene, OGNI identità è una contraddizione, perché pone <<come due ciò che è uno>>, SEMPRE. Ossia l’identità è auto-differenziantesi, laddove, invece, l’identità deve dire soltanto l’UNO, ossia la non-differenza in sé, altrimenti non abbiamo a che fare con un’AUTENTICA identità bensì con un assemblaggio di differenti i quali, perciò, risolvono l’ente (ogni ente) in una differenza, o in un differire da ogni altro differente. L’espediente severiniano di tradurre A = B in: [(A = B ) = (B = A)], serve a mostrare la formula concreta di ciò che egli considera noemi isolati (cioè A e B). Ma gli serve anche a mostrar la NON-differenza di A e B, giacché, nella loro concretezza, A e B NON SI DISTINGUONO, essendo, tale distinzione, soltanto l’aspetto che si sofferma sulle singole distinzioni di volta in volta considerate. In tal caso è sufficiente parlar di DISTINZIONE, al fine di rilevar la contraddizione, non serve chiamare in causa un impossibile ISOLAMENTO o SEPARAZIONE. Ma appunto, il tentativo di risoluzione NON RIESCE, proprio perché tale concretezza è comunque la concretezza di ciò che appare DISTINTO, ossia A e B. Poi, ove scrivete: <<Se invece si considera l'identità innanzitutto come se stessa e si considera l'identità della stessa identità come qualcosa che non può differire da sé>>, state negando, senza volerlo, l’identità, giacché in ogni ente, il suo essere identico a sé DIFFERISCE dal suo (sempre del medesimo ente) differire dal proprio altro, cosicché, nuovamente, ogni identità si risolva di fatto in una differenza-da-sé… infine avete osservato che la risoluzione consiste nel <<poter affermare che se A è A, il primo A non può che essere anche il secondo A, senza alcuna separazione tra il primo e il secondo>>. Ahimé, se il primo A è lo stesso del secondo, allora perché li si nomina <<IL PRIMO ed il SECONDO A>>? Evidentemente perché, anche così, essi DIFFERISCONO, sì da riproporre l’identità come l’uno che è due… Grazie, Roberto Fiaschi ---------------------- controinuovimostriii.blogspot.com/

    • @FilosofiaeDestino
      @FilosofiaeDestino 6 дней назад

      Ciao Roberto. Che piacere! Tu sei un critico sofisticato perché lo conosci molto bene e come sai ho sempre seguito i tuoi post, sia quando lo sostenevi sia adesso che lo intendi confutare. Ho sempre imparato tanto da te!! Sarebbe bello riuscire a parlarne in un luogo più adatto perché perché xhe articoli sempre a fondo le tue risposte. Magari farne un video sul tema con un bel contradditorio? La vedo comunque così (anche se poi andremmo avanti entrambi per infiniti messaggi scritti): Proprio perché ogni essente è il nulla degli altri essenti esso è, ossia esso è se stesso, ossia è eterno. E viceversa, proprio perché X è il nulla di Y, X è il proprio essere insieme ad Y - cioè ogni essente è, solo in quanto ogni altro essente è. Poi io sono il più novello e acerbo tra noi. Anche Sergio sicuramente replichera' focalizzando magari su un punto diverso la risposta. Ripeto che a mio avviso era argomento non trattabile esaustivamente qui. Ti ringrazio ancora Alessandro

    • @inuovimostri-dc7xx
      @inuovimostri-dc7xx 5 дней назад

      @@FilosofiaeDestino Ciao, piacere mio e complimenti per la vostra bellissima iniziativa qui su RUclips. Ed a proposito di You tube, io non ho la web camera e se l'avessi, non saprei davvero da che parte iniziare, tanto sono impedito in fatto di tecnologia! Lo so, è un grosso limite, perché i blog li leggono in pochissimi o nessuno, e qui sarebbe il posto migliore... Bah, chissà, vedremo :-)

  • @marcorossi189
    @marcorossi189 10 дней назад

    Ascoltando con interesse il Vostro video, mi sono sorte alcune considerazioni che vorrei porvi. Chiamo “ente” un aspetto dell’essere concreto, e chiamo “essente” ciò che dell’ente appare nel cerchio finito dell’apparire, ed è lo stesso ente, ma filtrato, impoverito, astratto. Essendo l’essente un sottoinsieme dell’ente (un suo astratto), è presente per intero nell’ente stesso, non è necessario teorizzare un ché di comune ai due. Per fare un esempio: l’ente, fin che si trova illuminato dalla piena luce del concreto, risulta a colori, ma appena sorge nel cerchio finito, alla sua fievole luce ecco che appare in bianco e nero. . Riguardo alla questione del “ricordo”, dell’essente tramontato, non lo vedo come un residuo (psichico-mnemonico) dell’essente stesso, si tratta di un ulteriore essente che appare, inviato - per necessità - dal Destino della necessità. Circa l’evidente relazione fra i due, a mio modo di vedere, si tratta della stessa relazione necessaria che lega indissolubilmente tutti gli enti dell’Unico essere concreto. Succede che alla memoria appaiono ricordi che mostrano lati mai notati prima, di essenti da lungo tempo tramontati. È chiaro che i ricordi non sono residui sbiaditi di essenti tramontati, ma sono essenti del tutto nuovi, che appaiono alla stregua di qualunque altro essente. La cometa è composta dalla testa e dalla coda, ma ogni granello del pulviscolo della coda è un essente a sé stante, anche se legato necessariamente al resto della coda. . Infine: è proprio vero che noi siamo “volontà”? Qualunque scrittore, o pittore, che provi la sindrome del foglio bianco, o della tela bianca, sperimenta la disillusione circa il potere effettivo della sua volontà. Per trovare una bella conchiglia, non basta la volontà di passeggiare lungo la spiaggia. Penso che anche la volontà, che percepisco come ciò che mi spinge a muovermi, sia un essente che mi appare, e mi appare non perché sia parte di me, e che io ne possa liberamente disporre, ma perché è nel Destino della necessità che debba apparirmi.

    • @FilosofiaeDestino
      @FilosofiaeDestino 10 дней назад

      Essente ed entrare sono lo stesso. Questo per Severino. Ovvero, poiché in molta filosofia si divide l'ente dall'essere, con essente, a mio avviso, si intende rimarcare che si tratta di un unico concetto. Essenza ed esistenza in una indissolubile identità. Sul concetto di ricordo abbiamo fatto più di un video proprio per la complessità del discorso. Il ricordo si riferisce senz'altro al ricordato, ovvero all'evento in carne ed ossa. La volontà è il sottofondo,la base dell'io empirico. Impossibile uscirne. Viviamo nell'errore della persuasione nichilista anche se parliamo del linguaggio che testimonia il destino, poiché ne siamo isolati. Possiamo solo indicarlo formalmente con un percorso razionale.

  • @paolorossi5398
    @paolorossi5398 10 дней назад

    Ringrazio per la risposta. Procedendo di deduzione in deduzione mi vien voglia di ritornare a Parmenide dopo Severino: tutto ciò che appare è apparenza, illusione senza troppe complicazioni. Ma Severino sotto sotto, a differenza di Parmenide, forse VUOLE la salvezza.

    • @FilosofiaeDestino
      @FilosofiaeDestino 10 дней назад

      L'apparenza è una delle forme dell' apparire. Ma non tutto l'apparire (ci mancherebbe) è apparenza. Parmenide ha considerato le cose non essere ma apparenza. Severino ritiene 'essere' anche la più ombratile delle cose. Credo anche io che S. 'voglia' la salvezza e leggendo i suoi scritti sembra davvero che ne appaia la necessità.

    • @paolorossi5398
      @paolorossi5398 8 дней назад

      Ok osservo però che questa salvezza è ricavata da una catena di deduzioni. Domanda: questa salvezza è pensata o è vissuta?

  • @paolorossi5398
    @paolorossi5398 11 дней назад

    Mi pare che Severino è i suoi estimatori usino il termine " apparire" ad uso di quel che intendono dimostrare. L'eternità dell'ente, elemento fondamentale della struttura, appare? A me pare proprio di no. È non mi si venga a dire che non può apparire perché siamo nella terra isolata. Non lo accetto.

    • @FilosofiaeDestino
      @FilosofiaeDestino 10 дней назад

      Certo che, vivendo processualmente, la necessità dell'eternità non appare nel concreto. Appare però a partire dall'essere sé dell' essente in quanto essente. Appare quindi solo nel linguaggio, formalmente, ma altrettanto razionalmente ed incontrovertibilmente. Ciò la cui negazione è autonegazione. Ma detto qui, in 3 righe, non si dimostrano certo i passaggi fondamentali che portano alla testimonianza della eternità di tutte le cose

  • @giorgioricci8009
    @giorgioricci8009 14 дней назад

    Avere in comune le differenze significa non avere in comune l’identità. Le differenze in comune tra Socrate in piedi e Socrate seduto sono i due predicati “in piedi” e “seduto”. Di conseguenza tra i due soggetti “Socrate” non c’è identità; e se non c’è identità, è negato l’esser sé dell’essente Socrate, giacché Socrate seduto non è Socrate in piedi, così come non è tutti gli altri Socrate e tutti gli altri Socrate non sono in identità tra loro; sì che alla domanda di un villico: “Siete dunque voi, Socrate?” Il famoso filosofo dovrebbe rispondere, secondo il Destino: “Non lo sono.” Si provi ora a rispondere che, sì, sono lo stesso Socrate. In tal caso salta la legge dell’opposizione universale. Buona giornata.

    • @FilosofiaeDestino
      @FilosofiaeDestino 14 дней назад

      Probabilmente non siamo stati chiari: tra S seduto e S in piedi non vi è identità, nel senso che sono due diversi essenti. Ma vi è una essenza comune. E inoltre due enti differenti, per poter essere paragonati nella loro differenza, devono poter avere una caratteristica comune, partendo dalla base che è il fatto che sono entrambi essrnti e non nulla, che sono entrambi se stessi e non altro da sé, e nel caso di S che sono entrambe sue configurazioni. Anche S, che risponde alla domanda da Lei citata, ne è una delle infinite configurazioni. Socrate è una moltitudine sottesa ad una identità. Per il Destino, l'ente che nella terra isolata è ritenuto essere S è in verità altra cosa. S, per il Destino, è una interpretazione nichilista, un errore, un positivo significare del nulla. Una fede.

    • @giorgioricci8009
      @giorgioricci8009 13 дней назад

      @@FilosofiaeDestino ragazzi, sapete che vi stimo e vi seguo con grande piacere. non intendo polemizzare. vi ricordo soltanto che l'identità a cui è sottesa una moltitudine di Socrate è, per usare le parole del grande Severino, un contenuto che non appare. è questo che, secondo me, rende problematico l'esser sé dell'essente per chi voglia davvero "salvare i fenomeni". un saluto. e grazie della risposta.

    • @alessandrotuzzato6620
      @alessandrotuzzato6620 9 дней назад

      @@giorgioricci8009 Salve Giorgio, grazie per i complimenti, e mi scusi per il ritardo. Avremmo piacere di chiederLe dove Severino esprime il concetto che l'identita' a cui e' sottesa una moltitudine non appare. Cosi' magari possiamo assieme approfondire il discorso. A presto

    • @giorgioricci8009
      @giorgioricci8009 9 дней назад

      @@alessandrotuzzato6620 mi rifaccio a studi della filosofia della prassi, ove si dice che l'uomo che muove la mano a destra non è l'uomo che muove la mano a sinistra. per Severino, come è noto e diversamente da Occam, entia sunt multiplicanda praeter necessitatem, giacché ogni più lieve movimento è un essente e un eterno. ora, a me pare molto problematico che Socrate seduto e Socrate in piedi siano "lo stesso" Socrate, oppure anche che non lo siano. per quel che vale, lo ripeto da tempo: se è "lo stesso", salta l'opposizione universale (perché Socrate in piedi e Socrate seduto appartengono a due cerchi diversi); se non sono "lo stesso" salta l'esser sé dell'essente, perché Socrate dovrà essere indicato con un segno diverso, ossia con altro nome, non essendo "lo stesso". Grazie, ragazzi. spero possiate risolvere i miei dubbi. anche perché non finiscono qui. 😉 un caro saluto

    • @alessandrotuzzato6620
      @alessandrotuzzato6620 9 дней назад

      Ciao Giorgio. Poiché l'ente, l'essere, la determinazione è un significato, cosi come le relazioni tra gli enti sono significati, proprio prendendo come esempio il libro Studi di filosofia della prassi, invito a leggere la seconda metà di pagina 209. In pratica se una biro prima era sul tavolo nel punto P e poi si trova nel punto P1, vi è un differenziarsi dell'identico; vi sono due differenti significati che appunto da un lato richiamano una identità (la biro) e dall'altra un cambio di significato riferito alla relazione prima con P e poi con P1. Se non apparisse una identità non si potrebbe significare nulla ( così come nel linguaggio si usano stesse parole per frasi diverse. Indispensabile un fattore semantico in comune). Quindi perché l'esperienza abbia un significato logico e semantico occorre un succedersi di configurazioni in cui appare una differenza sottesa ad una identità, ad un significato permanente che porti ad una varia,zone significante.

  • @marcorossi189
    @marcorossi189 21 день назад

    Chiunque abbia sperimentato la sindrome del foglio bianco, se scrittore, o della tela bianca, se pittore, conosce profondamente le reali dimensioni della volontà, della libertà e della verità. La sindrome del foglio bianco, che ti pare di zuccare contro un muro di granito infrangibile, ci dà la cifra di quanto sia illusoria e impotente la nostra presunta volontà, e la libertà sia solo un idolo, un alcunché che si agita nella sola chiassosa sfera del sociale e/o del politico. Davanti al foglio bianco, vale solo la silente verità di quello che sei.

  • @AlbaDOttavio
    @AlbaDOttavio 29 дней назад

    Buonasera, se posso, vorrei tentare di mettere nel dibattito folosofico ulteriori elementi ponendo anche alcune domande. Se affermo il "dolce è dolce", o, "a è a", sto costruendo una tautologia. La domanda è: per quale ragione bisogna equiparare a una contraddizione ciò che si determina per differenza? Si sa che il termine "erba" non ha a che fare con la cosa "erba" presa in sé e per sé, ma in quanto la cosa è reale, anche la parola il linguaggio il logos che designano la realtà hanno essi stessi un originario a priori "significato reale" che non nega o contraddice solo perché diverso in rapporto ad altro. Concretezza e astrazione, in sostanza, in modo bidirezionale. Sarebbe interessante indagare in tale contesto il principio di inerenza e il principio di predicabilià, su realismo e nominalismo: celeberrime diatribe della Scolastica. Per quanto riguarda invece la questione del divenire trovo paradossale che non si parli a tale proposito del concetto del Tempo che è assolutamente implicito nel divenire come anche il concetto di Volontà in filosofi come Agostino, Paolo, Nietsche, Hegel Heidegger... E come non ricordare la "differenza ontologica" che non stabilisce contraddizioni ma eleva l'elemento bruto così come dato alla coscienza col due-in-uno socratico e che redime l'esser solo del pensiero? Su tutt'altro fronte : " La profondità del visibile è costituita dalla realtà non visibile, da quella realtà da cui riceve luce la stessa contraddizione, sicché questa non viene dialetticamente "tolta", ma "redenta", ricondotta, cioè, alla stessa dimensione imperscrutabile del "profondo" (Kafka). Grazie per una eventuale attenzione e risposta. Alba P.S. Ho scoperto da poco il nostro Severino e non nascondo il fascino che ne ho subito. Mi piace ascoltarlo e studiarlo. Mi rammarico per non aver potuto avere un dialogo con lui.😢 Ciò che fino ad adesso non ho capito è se fosse avverso alla contraddizione in quanto tale. Mi si perdoni l'ignoranza🤷‍♀️

    • @FilosofiaeDestino
      @FilosofiaeDestino 29 дней назад

      Salve, rispondo brevemente. Per Severino tutto è eterno. Tutto ciò che viene inteso nel e del mondo, compresa la vita, è non verità ma fede, errore, contraddizione. Per cui il linguaggio si muove e sviluppa di conseguenza sulla erronea concezione di una realtà diveniente.

    • @AlbaDOttavio
      @AlbaDOttavio 29 дней назад

      @@FilosofiaeDestino Grazie per la tempestiva risposta.

  • @ChristianSt97
    @ChristianSt97 29 дней назад

    Molto interessante! Vorrei saperne di piu' sulla relazione del pensiero Severiniano e quello di Hegel.

    • @FilosofiaeDestino
      @FilosofiaeDestino 29 дней назад

      Salve. Nello scritto " La struttura originaria" Severino tratta di questa relazione, in particolare nella Introduzione della edizione del 1981

    • @ChristianSt97
      @ChristianSt97 28 дней назад

      @@FilosofiaeDestino grazie per l'informazione!

  • @alessandrobonucchi282
    @alessandrobonucchi282 Месяц назад

    È ovviamente molto complesso, ma mi chiedevo se il problema dell'apparire non potesse essere formulato come una contraddizione dovuta a due diverse prospettive che potrebbero essere, ad esempio, quella realistica e quella idealistica

  • @monicabaldi5946
    @monicabaldi5946 Месяц назад

    Ma cosa ho scoperto ? Il canale giusto per me !🎉

  • @meganoid_9001
    @meganoid_9001 Месяц назад

    Alessandro, Sergio, premetto che il vostro canale YT è molto interessante. Vorrei discutere un punto. A me Severino piace molto. Ho letto (=studiato) una minima porzione dei suoi scritti. Tuttavia, rilevo che la maggior parte (=quasi totalità) dei severiniani sia ben lontana dall'attività filosofica nel senso più squisito (= Socratico) del termine. Ho sempre l'impressione che essi pongano affermazioni nette, incontroevertibili, mai dubitabili. E' un atteggiamento pretenzioso, bigotto, inutile. Per antonomasia, si prenda tale Marco Canziani, il quale prima sfotte ogni commento, poi qualche giorno fa cancella tutti i suoi video e ne posta di nuovi con commenti disattivati. Il peccato è in nuce a quasi ogni severiniano, ancorchè a volta appaia dilogante. Faccio qualche esempio. Dire che un'argomentazione di Severino è incontrovertibile è presuntuoso oltre che manifestamente falso. Tacciare gli analitici di incapacità a comprendere il pensiero di Severino. Non parliamo dei logici, presi come scemi del villaggio. Quarto esempio: eliminare il dialetismo dicendo che è pura speculazione senza controparte reale è ostracismo. (La realtà mi pare evidente che manifesti una quantità smisurata di contraddizioni.) Arrivo alla domanda: è possibile avere un approccio critico, dialogante, costruttivo alla filosofia di Severino? (Cosa che presuppone l'eliminazione a priori di attribuzioni di necessità, incontrovertibilità e cose simili e la definizione di regole sulle quali basare un ragionamento, pena scadimento soggettivistico dell'argomentazione). Ringrazio anticipatamente dell'attenzione. PS. Mi piace il tono cauto di Alessandro e l'impostazione a tratti pragmatica di Sergio, col quale condivido in parte la base professionale.

    • @FilosofiaeDestino
      @FilosofiaeDestino Месяц назад

      Grazie di questo tuo gentile commento. Canziani e Antimaterialista sono tra i pochi preziosi canali di yt che trattano questa filosofia del destino. A volte questo atteggiamento critico che tu riporti, è dovuto a sua volta a offese che molto spesso sono rivolte a questa filosofia. Per un dialogo critico costruttivo non saprei, a parte interagire in pagine fb dedicate, come l'omonimo gruppo Filosofia e Destino dal quale appunto prende il nome questo nostro canale.

    • @meganoid_9001
      @meganoid_9001 Месяц назад

      @@FilosofiaeDestino Antimaterialista lo seguo da anni. Credo sia (o fosse) uno studente appassionato di Severino. All'inzio aveva un atteggiamento talebano (quello che ho criticato nel commento sopra riportato). Ora, invece, è più posato e disposto al dialogo. Era quindi in peccato di gioventù. Ieri, ad esempio, si è confrontato con un accademico di stampo analitico molto preparato. E' stato un dialogo costruttivo. Canziani, che non ho ben capito cosa faccia nella vita, sarebbe prezioso se a) non eliminasse tutti i video solo perchè avevano commenti critici, b) fosse meno presuntuoso e più educato con gli interlocutori. (Siccome non ci riesce, né probabilmente desidera farlo, ha ben visto di bloccare i commenti nei video che ha iniziato a caricare 3gg fa in sostituzione di tutti gli altri.) Se uno riesce a superare queste due barriere, credo che anche il suo punto di vista (al netto di una tara di spocchia non indifferente) possa essere utile. Aggiungo un prezioso contributo su YT: Giuseppe A. Perri (professore universitario di filosofia in Belgio) ha letto e riasssunto La Struttura Originaria, Essenza del Nichilismo e Destino della Necessità in modo esemplare (e onesto). Sarebbe utile che qualcuno producesse un corso introduttivo a Severino, altrimenti i canali restano relegati a pochi iniziati. Buon lavoro. PS. Che lavoro fa Alessandro, se posso chiedere?

  • @matteofumelli7981
    @matteofumelli7981 Месяц назад

    Severino avrebbe risposto. Ho tentato di dire qualcosa di piu radicale 😂

  • @pinomalfa7923
    @pinomalfa7923 Месяц назад

    Essere ovviamente intendete esistere. O no?

    • @FilosofiaeDestino
      @FilosofiaeDestino Месяц назад

      Per essere intendiamo tutto ciò che non è non essere. Ogni pensiero o cosa o relazione l, Tutto o parte, significato, parola. Ogni essente è. Si oppone solo al nulla (ma non al suo positivo significare). L'esistere, in quanto non è nulla, è legato quindi all'essere

  • @marcorossi189
    @marcorossi189 2 месяца назад

    Gentili Sergio e Alessandro, sarei felice di conoscere la vostra opinione circa il mio Post “L’essente ‘durata’ o dell’illusione del tempo”, che ho proposto al Gruppo Filosofia e Destino il 13/01/24. Nel Post si parla di “tempo” e di “durata”, mi sembrano concetti pertinenti con questo vostro video. In particolare trovo interessante l’accostamento fra il concetto di “serie di essenti” con ciò che nel Post ho definito come “durata”. Di seguito vi riporto il testo del Post. . L’essente “durata” o dell’illusione del tempo . La destinazione dell’essente al suo scomparire (il suo presunto diventare un nulla) non appare, “Lo scomparire della legna, al sopraggiungere della cenere, non appare” Severino. Se dunque può dirsi che “lo scomparire della legna non appare”, manco potrà dirsi che “il comparire della cenere appare”, non appare la condizione della “cenere” precedente al suo apparire (cioè che fosse un nulla). Se “La volta del cielo non può dirmi che ne sarà del sole dopo il suo tramonto” Severino, in ugual modo manco potrà dirmi che ne era del “sole” prima del suo sorgere. Il “prima” e il “dopo” dell’apparire del “sole” non appaiono, per cui non può dirsi che il tempo (il tempo comunemente inteso come passato, presente e futuro, ovvero prima, adesso e dopo) sia la vera modalità del manifestarsi dell’eterno; può dirsi solo che il tempo è l’apparente modalità dell’apparire dell’eterno. Il tempo che appare, il tempo empirico, è solo illusione, fede: un essente, l’eterno essente della durata temporale. . È innegabile che anche le parvenze del tempo siano essenti, enti che sorgono e tramontano all’orizzonte dell’apparire, se essenti non fossero manco potrebbero apparire. Se dico che sono passate due ore dall’ultimo pranzo, dico qualcosa che m’appare, un essente dunque. Il dato di un intervallo temporale è un alcunché che appare, alla stregua di qualunque altro ente. Anch’esso sorge come un astro all’orizzonte del mio sguardo. Mi è possibile infatti raffrontare durate temporali diverse, alla stregua di qualsivoglia oggetti diversi: m’appare infatti che la durata di un minuto è assai diversa dalla durata di un’ora ovvero dalla durata di un secolo. . Tutto ciò che m’appare è ente, anche tutto ciò che riguarda il tempo, un essente fra gli altri essenti. Ma il susseguirsi degli essenti, di tutti gli essenti, compresi quelli che chiamo “dati temporali”, non va confuso con quel susseguirsi che chiamo tempo, tempo empirico. Infatti, si tratta d’un “susseguirsi” (quello degli essenti, che compaiono e scompaiono) che non appare (non appare fenomenologicamente nel cerchio finito dell’apparire), se apparisse sarebbe essente e, di nuovo, non sarebbe il susseguirsi degli essenti, ma un essente fra gli altri essenti. . Questo particolare “susseguirsi”, che di necessità non appare fenomenologicamente nel cerchio finito dell’apparire, è il “tempo” reale (un “tempo” atemporale…), non quello empirico-cronologico, che è essente, che appare nella forma della durata. Questo “tempo”, che non mi appare, appartiene alla “Struttura originaria della verità dell’essere” (fondamentale concezione di Emanuele Severino), neppure può definirsi tempo, infatti con "tempo" intendo un alcunché che mi appare. Tuttavia di esso appare, logicamente, la necessità di essere ente (di non essere un ni-ente) e, in quanto tale, manifestarsi nel cerchio infinito dell’apparire. Così pure appare, logicamente, la necessità del cerchio infinito dell’apparire. . L’eterna modalità della molteplicità degli essenti, è di "sorgere e tramontare dall’orizzonte dell’apparire finito". Anche quegli essenti che chiamo durata temporale, tempo empirico-cronologico, non sfuggono a questa eterna modalità dell’eterno. Il mortale, il divenire inteso come tempo empirico-cronologico, trova nell’immortale, nell’eterno, la sua precondizione, il suo trascendentale.

    • @FilosofiaeDestino
      @FilosofiaeDestino 2 месяца назад

      Salve e grazie della interessante riflessione condivisa. Credo di poter dire che in essa vi sia già l'essenziale. Il tempo cronologico ed empirico, interpretazione della terra isolata, appare e quindi è un significato. Così inteso, per come la vedo io, ha un contenuto contradditorio, nullo. Il senso del tempo, come hai ben detto, è dovuto al susseguirsi delle diverse configurazioni che appaiono nell 'Io finito'. La lunghezza della nostra vita, nella terra isolata, la v aiutiamo in numero di anni. Ma questo tempo che ci appare è un positivo significare del nulla. Quanto io "vivo" in verità non lo so. Se proprio dovessi provare a quantificarlo, direi, come spiegato in un recente video di Marco Canziani, che dipende dalle configurazioni sopraggiunte ed oltrepassate. A presto

    • @marcorossi189
      @marcorossi189 2 месяца назад

      @@FilosofiaeDestino Non sono sicuro di aver capito, non mi torna che il contenuto di una contraddizione sia realmente nullo. Può forse dirsi nullo il contenuto della Contraddizione C?

  • @marcorossi189
    @marcorossi189 2 месяца назад

    Gentili Sergio e Alessandro, “Indaga le parole a partire dalle cose, non indagare le cose a partire dalle parole” Misone di Chele. Tuttavia, la necessità che la “cosa” sia immutabile non è ancora sufficiente per ritenerla conoscibile, cioè che essa si esaurisca nel significato, nel conosciuto. Il significato non è la "cosa" concreta, ma ciò che di essa appare nel cerchio finito dell’apparire (oltre l’estensione del quale ci è precluso ogni accesso, non possiamo saltare oltre la nostra ombra), non ci è dunque possibile accertare la corrispondenza fra il significato (astratto) e la “cosa” (concreto). La condizione dell’esistenza (il trovarsi collocati all’interno del cerchio finito dell’apparire) è la condizione della “fede”, non quella della verità pienamente svelata. Sarei curioso di sapere il Vostro parere sul mio Post “Per una semantopografia severiniana” pubblicato nel Gruppo “Filosofia e Destino” il 16/03724.

    • @FilosofiaeDestino
      @FilosofiaeDestino 2 месяца назад

      Personalmente non avevo letto quel post sul gruppo. Complimenti! Davvero qualcosa di profondo e interessante. Da parte mia direi che nel cerchio finito, una volta tramontato lisolamento, il salto quantico, dall'interpretazione all'interpretato, è compiuto: la persintassi rivede finalmente se stessa nelle cose che appaiono. Il significato appare. Certo, la contraddizione C rimane in progressivo toglimento e l'essente si svela sempre più. Ma non direi che si tratta più di trovare la parola, il segno, il linguaggio verace che rispecchi degnamente ciò a cui si riferisce. Questo è ciò che io, ancora in cammino, credo di aver compreso. Ma rimango sempre vigile in attesa di eventuali illuminanti smentite da parte di chi conosce meglio le cose del Destino. Grazie !!

    • @marcorossi189
      @marcorossi189 2 месяца назад

      @@FilosofiaeDestino Non mi è chiaro che cosa s'intende col termine "significato". A mio modo di vedere, come descrivo anche nel Post, il significato è qualcosa di conosciuto, che cade all'interno del cerchio finito dell'apparire, alla stregua del significante; fra i due non trovo una differenza sostanziale, entrambi sono degli "astratti". C'è chi conosce meglio le parole che le cose, c'è anche chi conosce meglio le cose. Il concreto, l'ente pienamente reale, cade all'esterno del cerchio finito dell'apparire, è un infinito concreto, irraggiungibile da qualsivoglia finito astratto. Il significato, esattamente come il significante, sono oggetti di pensiero, concetti, contenuti nella sfera della mia conoscenza. Ciò che si trova all'esterno della sfera della mia conoscenza, mi è ignoto, non lo posso conoscere, non posso saltare oltre la mia ombra: non è questione di tramonto della terra isolata, si tratta della impossibilità di verificare la corrispondenza fra essente astratto ed ente concreto. L'estensione del senso greco del divenire non copre l'intera estensione del divenire, il contenuto astratto del cerchio finito. A mio modo di vedere, la realtà, l'originario concreto, è inconoscibile, circa la molteplicità infinita dei suoi aspetti, posso coglierne solo l'Unicità della Totalità: l'En panta, l'Essere e il Logos.

    • @meganoid_9001
      @meganoid_9001 2 месяца назад

      @@marcorossi189 Ciao, come suggerivo nel post qui sopra, completamente inosservato dagli autori del canale YT (forse do fastidio a parlare di violabilità del principio di non-contraddizione, ovvero di non-persintatticità dello stesso o forse sono troppo numerosi i post ai quali rispondere ...), una possibile risposta al tuo quesito e a tanti altri che vengono in mente allorchè ci si adentri nell'opera severiniana in modo critico (cioè diametralmente opposto all'impostazione di tanti, troppi autoproclamati 'severiniani', tipo Canziani, tanto per essere chiari) sta nell'opera di Willard Van Orman Quine. Ti consiglio la raccolta di testi "Da un punto di vista logico" (prefazione di Giorello), orig. "From a logical point of view", edito da Raffaello Cortina Editore (in particoplare i capitoli 2, 3 e 9). Spero ti siano di aiuto.

  • @meganoid_9001
    @meganoid_9001 3 месяца назад

    Certo che se ammettiamo che il principio di non contraddizione possa non valere sempre e comunque, molte se non tutte le argomentazioni in questione cadono. Severino ha mai espresso opinione in merito alla filosofia di Quine?

  • @carmelaizzo2988
    @carmelaizzo2988 3 месяца назад

    Non credo sia solo un interpretazione dello stato emotivo in cui ci troviamo bensì le cause del dolore come la sua manifestazione sono reali

    • @FilosofiaeDestino
      @FilosofiaeDestino 3 месяца назад

      Certo il dolore "si sente". Ma ad essere interpretazione e' tutto ciò che crediamo riguardo ad esso ovvero che sia l'effetto di una certa causa; che sia a sua volta portatore di altri stati d'animo. Appare la volontà che esso cessi. Sono tutte facce della stessa fede nel divenire. Quindi il dolore è una forma contraddittoria ed impossibile. Qui termino la mia risposta che si basa su alcuni scritti del filosofo Severino per il quale nulla diviene ma tutto è eterno ed appare e scompare dalla coscienza singola. Ma sinceramente, riguardo al dolore, ciò to ancora...studiando. Non perché non riconosca a Severino l'incontrovertibilita della sua teoresi ( almeno o fino ad ora), ma perché è un concetto che mi è ancora solo parzialmente chiaro. Grazie per la riflessione Ps: uno degli scritti in cui si affronta questo argomento è Destino della necessità (Adelphi)

  • @giusepperizzuto179
    @giusepperizzuto179 3 месяца назад

    Vorrei poter entrare nel vostro gruppo su facebook, non lo trovo?🙏

    • @FilosofiaeDestino
      @FilosofiaeDestino 3 месяца назад

      Si dovrebbe trovare come "Filosofia e destino"

  • @marcorossi189
    @marcorossi189 3 месяца назад

    Mi permetto di puntualizzare il mio modo di intendere questa appassionante materia, intercalandomi nel Suo testo, non per antipatica pignoleria (spero che così non venga intesa), ma perché avverto condivisa questa passione. "Salve. Il concetto (= essente = oggetto di “pensiero” = astratto = formale) di tempo appare, e quindi esso è un ente, un positivo significare (interno al cerchio finito). Che poi il tempo, per come comunque inteso, è una concezione della terra isolata, esso è un positivo (astratto = interno al cerchio finito) significare del nulla (infatti il concetto di tempo in quanto ente concreto significherebbe movimento, sarebbe la negazione della statuaria staticità dell’essere). Invece ciò che appare nella struttura originaria è un sopraggiungere continuo di eterni (dal cerchio finito, ne appare la necessità, non i singoli eterni, che sono concreti), un processo inesauribile (dal punto di vista del cerchio infinito, non dal punto di vista del cerchio finito. Lo dice chiaramente Severino che dal punto di vista del cielo (cerchio finito) non appare dove finisca il sole dopo il tramonto). Questo cambiamento costante d8 configurazioni (configurazioni empiriche = essenti empirici. Se il cambiamento non è un essente, non appare nel cerchio finito, poiché appaiono solo essenti; se invece il cambiamento è un essente, allora è ciò che io, nel Post, ho chiamato “durata”) è ciò che, come mortali, chiamiamo tempo. Così ho inteso dalle letture di Severino." Così l’ho intesa io: come dal cielo, cerchio finito, non appare fenomenologicamente la destinazione del sole dopo il suo tramonto, ma ne appare la necessità logica di non finire nel nulla assoluto, così pure, dal cerchio finito, non appare il tempo concreto (e non può apparire in quanto nella Realtà del concreto è nulla, la negazione stessa dell’essere, è divenire). Nel cerchio finito dell’apparire appare invece il tempo empirico, appare fenomenologicamente come divenire, come movimento; ma si tratta per l’appunto di essente astratto, oggetto di “pensiero”, forma, “durata”. In altri termini: il tempo concreto è una impossibile negazione dell’essere (ne appare logicamente l’impossibilità); mentre il tempo astratto è necessariamente un essente finito (= fede = oggetto di “pensiero” = forma" = “durata”), non un susseguirsi di essenti, poiché solo agli essenti è dato di apparire. Nulla dunque, il tempo concreto; e soltanto fede e illusione quello astratto (e solo in quanto fede, illusione ed errore trova collocazione nel concreto Originario). Cordialmente Marco Rossi della Mirandola

  • @marcorossi189
    @marcorossi189 3 месяца назад

    Vorrei porre alla Vostra attenzione il testo del Post "L'essente 'Durata' o dell'illusione del tempo", che ho presentato al Gruppo Filosofia e Destino il 13/01/24. Sarei interessato alla vostra opinione al riguardo. . L’essente “durata” o dell’illusione del tempo . La destinazione dell’essente al suo scomparire (il suo presunto diventare un nulla) non appare, “Lo scomparire della legna, al sopraggiungere della cenere, non appare” Severino. Se dunque può dirsi che “lo scomparire della legna non appare”, manco potrà dirsi che “il comparire della cenere appare”, non appare la condizione della “cenere” precedente al suo apparire (cioè che fosse un nulla). Se “La volta del cielo non può dirmi che ne sarà del sole dopo il suo tramonto” Severino, in ugual modo manco potrà dirmi che ne era del “sole” prima del suo sorgere. Il “prima” e il “dopo” dell’apparire del “sole” non appaiono, per cui non può dirsi che il tempo (il tempo comunemente inteso come passato, presente e futuro, ovvero prima, adesso e dopo) sia la vera modalità del manifestarsi dell’eterno; può dirsi solo che il tempo è l’apparente modalità dell’apparire dell’eterno. Il tempo che appare, il tempo empirico, è solo illusione, fede: un essente, l’eterno essente della durata temporale. . È innegabile che anche le parvenze del tempo siano essenti, enti che sorgono e tramontano all’orizzonte dell’apparire, se essenti non fossero manco potrebbero apparire. Se dico che sono passate due ore dall’ultimo pranzo, dico qualcosa che m’appare, un essente dunque. Il dato di un intervallo temporale è un alcunché che appare, alla stregua di qualunque altro ente. Anch’esso sorge come un astro all’orizzonte del mio sguardo. Mi è possibile infatti raffrontare durate temporali diverse, alla stregua di qualsivoglia oggetti diversi: m’appare infatti che la durata di un minuto è assai diversa dalla durata di un’ora ovvero dalla durata di un secolo. . Tutto ciò che m’appare è ente, anche tutto ciò che riguarda il tempo, un essente fra gli altri essenti. Ma il susseguirsi degli essenti, di tutti gli essenti, compresi quelli che chiamo “dati temporali”, non va confuso con quel susseguirsi che chiamo tempo, tempo empirico. Infatti, si tratta d’un “susseguirsi” (quello degli essenti, che compaiono e scompaiono) che non appare (non appare fenomenologicamente nel cerchio finito dell’apparire), se apparisse sarebbe essente e, di nuovo, non sarebbe il susseguirsi degli essenti, ma un essente fra gli altri essenti. . Questo particolare “susseguirsi”, che di necessità non appare fenomenologicamente nel cerchio finito dell’apparire, è il “tempo” reale (un “tempo” atemporale…), non quello empirico-cronologico, che è essente, che appare nella forma della durata. Questo “tempo”, che non mi appare, appartiene alla “Struttura originaria della verità dell’essere” (fondamentale concezione di Emanuele Severino), neppure può definirsi tempo, infatti con tempo intendo un alcunché che mi appare. Tuttavia di esso appare, logicamente, la necessità di essere ente (di non essere un ni-ente) e, in quanto tale, manifestarsi nel cerchio infinito dell’apparire. Così pure appare, logicamente, la necessità del cerchio infinito dell’apparire. . L’eterna modalità della molteplicità degli essenti, è di "sorgere e tramontare dall’orizzonte dell’apparire finito". Anche quegli essenti che chiamo durata temporale, tempo empirico-cronologico, non sfuggono a questa eterna modalità dell’eterno. Il mortale, il divenire inteso come tempo empirico-cronologico, trova nell’immortale, nell’eterno, la sua precondizione, il suo trascendentale. . Marco Rossi della Mirandola (28/03/22).

    • @FilosofiaeDestino
      @FilosofiaeDestino 3 месяца назад

      Salve. Il concetto di tempo appare, e quindi esso è un ente, un positivo significare. Che poi il tempo, per come comunque inteso, è una concezione della terra isolata, esso è un positivo significare del nulla. Invece ciò che appare nella struttura originaria è un sopraggiungere continuo di eterni, un processo inesauribile. Questo cambiamento costante d8 configurazioni è ciò che, come mortali, chiamiamo tempo. Così ho inteso dalle letture di Severino.

  • @ChristianSt97
    @ChristianSt97 3 месяца назад

    bel video! l'unico consiglio che vi darei e' di usare una musica di sottofondo diversa o almeno di abbassare il volume

  • @mariannavecchione3217
    @mariannavecchione3217 3 месяца назад

    Potreste fare altri video per approfondire ulteriormente? Siete stati chiarissimi e alla luce di quanto avete spiegato credo anch'io che rileggere Severino sarà più interessante perché si comprenderanno più punti del suo pensiero. Grazie e complimenti

  • @gabriel-sx6uh
    @gabriel-sx6uh 3 месяца назад

    Gli argomenti sono interessantissimi, ma la sigla e la musichetta di sottofondo sono un potente invito a chiudere il video

    • @FilosofiaeDestino
      @FilosofiaeDestino 3 месяца назад

      Grazie per il suggerimento. Sara' ulteriormente abbassato il sottofondo nei prossimi video

    • @meganoid_9001
      @meganoid_9001 3 месяца назад

      @@FilosofiaeDestino A mio avviso piu' che abbassare si tratta di cambiare genere musicale. Se volete quacosa ideale come sottofondo, perche' non provate con musica lounge o jazz. Altra richiesta: potreste presentarvi con una breve bio?

  • @FrannottiMezzacesco
    @FrannottiMezzacesco 4 месяца назад

    Grazie per queste interviste!... Comunque intervistare è difficile ...io stesso mi ci son trovato a farlo ....ho bisogno di fare una domanda a Sergio... A 18:33 al linguaggio del corpo di Maurizio che non detto potresti associarci? 😆😘

    • @FilosofiaeDestino
      @FilosofiaeDestino 3 месяца назад

      Difficile a dirsi. So che stare davanti ad una telecamera non è mai facile, soprattutto quando sei concentrato su alcuni concetti che non vuoi lasciarti scappare.

  • @user-lo6yw3gb6r
    @user-lo6yw3gb6r 4 месяца назад

    bravissimo

  • @meganoid_9001
    @meganoid_9001 4 месяца назад

    Che il pensiero di Severino non faccia una grinza è opinabile. Tanto per fare un esempio, che il principio di non contraddizione sia anapodittico è affermazione contestabile, anzi, contestatagli in vita (e di persona) da Graham Priest, e rispetto alla quale Severino ha dovuto soccombere. L'idea di fondo è che esiste una corrente logica, detta dialetismo, che accetta la presenza di affermazioni contradditorie. Si mostra che è possibile produrre una estensione della logica classica compatibile con questo assunto senza che il construtto soccomba al principio per cui se un'affermazione contradditoria è vera, allora tutto è vero. Lo stesso Priest ha dimostrato la non consistenza del ragionamento cardine di Ritorno a Parmenide. Referenza: Priest, Graham (2020): Emanuele Severino and the Principle, Eternity & the Principle of Non-Contradiction: Journal of Fundamental Ontology, volume 2, issue 2, 42-66.

    • @FilosofiaeDestino
      @FilosofiaeDestino 4 месяца назад

      Salve. Priest non ha confutato Severino in quanto il primo si basa su un concetto di logica che non tiene conto della realta' , ma sono "dimostrazioni" di tipo esclusivamente analitico, astratto, come il paradosso del mentitore Gli esempi contradditori sono dei giuochi che non hanno riscontro sul piano fenomenico, quello del Mondo esperito; la realta' di cio che appare e che e' l'unica esperienza "qui", manifesta incontradditoriamente. Grazie per il Suo intrrvento. Suggerisco approfondimenti in merito che soni stati pubblicati, su questo confronto, da accademici ben preparati sulla teoresi severiniana. Vi e' su yt anche un video recente di Marco Canziani che credo spieghi piu' ampiamente cio' che intendo qui dire.

    • @meganoid_9001
      @meganoid_9001 4 месяца назад

      @@FilosofiaeDestino Grazie per il riscontro. Dissento per due motivi. Il dialetismo nasce proprio per rendere ragione di contraddizioni esperite nel mondo: che una contraddizione sia concettuale non significa che non esista. Secondo, l'idea di datità incontrovertibile, anapodittica, del fenomeno è fallace. Se vedo un tavolo, posso sicuramente obiettarne la fenomenicità assoluta immaginando di osservarne la regione di spazio che esso occupa attraverso misurazioni altre da quelle consentite dai nostri sensi: al punto che potrei addirittura non vederlo e lui non si manifesterebbe. Cio' che chiamo manifestazione fenomenica è un nostro costrutto rappresentativo fondato sulla gamma di percezione dei nostri sensi, diretta o indiretta (=via strumenti tecnologici). Poi uno puo' sempre assumere che la propria filosofia debba aderire a cio' che arbitrariamente o per consuetudine chiamiamo fenomenicità. Altro è assumerla in modo assoluto. Guarderò il video di Marco Canziani. Grazie ancora.

    • @meganoid_9001
      @meganoid_9001 4 месяца назад

      @@FilosofiaeDestino Ho visto il video di Marco Canziani. Il pratica dice che quella dei logici è necessariamente una critica a Severino che non va considerata perchè loro, in quanto logici, non sono in grado di comprendere l'orizzonte del destino. E' necessario commentare? A ma sembra una vera e propria scappatoia, che Severino, fosse in vita, non approverebbe, dato che lui stesso ebbe il coraggio di affrontare di persona Graham Priest in un seminario peraltro disorganizzatissimo (fossi membro di quel dipartimento mi vergognerei), dove mancava la traduzione simultanea del grande logico anglosassone (compito delegato ad una povera collega che traduceva alla spicciolata senza che nessuno capisse alcunchè). Mi sbaglierò, ma vedo molto pressapochismo e poca voglia di confronto in certi ambienti. PS. Forse ho sbagliato video di Canziani?

    • @alessandrotuzzato6620
      @alessandrotuzzato6620 3 месяца назад

      Si credo il video non fosse quello. Ho capito comunque che spesso non si tiene conto che per Severino, che prende dell'idealismo, non è giustificato in nessun modo un mondo extra coscienziale. Per cui il fenomeno è quel che è, ovvero e' come si presenta, e non un fatto da verificare per leggerlo in maniera esatta con la tecno-scienza, poiché a sua volta, anche lo strumento scientifico ed il senso comune intrasoggettivo farebbe parte della stessa esperienza coscienziale, qui innanzi, nell'immediato apparire esperito. Il nostro episodio 17, appena pubblicato, parla di questo. Grazie

  • @luigicorrias
    @luigicorrias 4 месяца назад

    ruclips.net/video/KDXEOTMN0LY/видео.html In effetti Platone cerca di superare Parmenide che afferma che l'essere è eterno (ovvero non può non essere) contraddicendo quello che tutti vediamo nel dialogo "il sofista" affermando che «Quando noi parliamo di “ciò che non è”, è evidente che noi non parliamo di un opposto (enantìon) di “ciò che è”, ma solo di una cosa diversa (heteron)» (Platone, Sofista, 257 b 2-4). Non parliamo del non essere ma dell'altro dall'essere ed alla fine lo straniero commette il "parricidio" contro Parmenide Lo Straniero afferma: «Non credere che io divenga quasi un parricida» e alle perplessità di Teeteto così spiega: «Perché, per difenderci, sarà necessario che noi sottoponiamo a esame il discorso del nostro padre Parmenide, e dovremo sostenere con forza che ciò che non è, in certo senso, è esso pure e che ciò che è, a sua volta in certo senso non è» (Platone, Sofista, 241 d 2-7) www.ousia.it/SitoOusia/SitoOusia/TestiDiFilosofia/TestiPDF/Platone/Sofista.pdf

  • @fabrizioarvat1141
    @fabrizioarvat1141 4 месяца назад

    Per quanto riguarda la nostra identità noi restiamo degli iper-soggetti e in quanto tali siamo, ovviamente "monadi" come le intendeva Leibniz. Cioè in quanto almeno come soggetti quadridimensionali o più, abbiamo già da sempre e per sempre tutti i nostri predicati e siamo interconnessi necessariamente con l'armonia prestabilita che è il Destino. Riusciamo rendercene conto perché il nostro cerchio dell'apparire in sé non è altro che il cerchio originario in sé e per sé, che è la nostra vera essenza, la nostra vera soggettività, ciò che abbiamo perso eppure già da sempre e per sempre ritrovato come anamnesi, della reminiscenza di ciò che noi siamo.

  • @francescocaroli2928
    @francescocaroli2928 4 месяца назад

    Questione molto ben posta e argomentata (anche le domande andrebbero argomentate). Mi si permetta qualche osservazione.L' alterità va dimostrata solo se si parte dal presupposto che esista una "mia" coscienza, un "mio" pensiero , un "Io" co come sentimento d'identità personale. E questo presupposto non è così immediato, non è così evidente come sembra. Quello che è evidente è che esistono i pensieri, esiste il "vedere" esistono i sentimenti, gli stati d'animo. Ma che tutto questo sia "mio" , sia mio personale, insomma quello che potremmo definire " Io empirico", questo non è affatto evidente. Non è fenomeno. E' solo interpretazione, diversamente va dimostrato. Già Husserl, alla ricerca delle essenze pure, aveva messo in questione lo psicologismo, vale a dire la visione naturalista di una coscienza personale, fucina del pensiero e del rispecchiamento del reale. Si veda anche anche Sartre, la perseità della coscienza, il suo spossessamento, la fondamentale alienazione e alterità da se stessa. Grazie, non mi dilungo oltre.

    • @alessandrotuzzato6620
      @alessandrotuzzato6620 4 месяца назад

      Salve. Infatti è proprio così come Lei dice.. Se la coscienza si pone come mia, si deve riflettere sul fatto che mi appare come mia. Ma che mi appare come mia va giustificato, ovvero che appare che mi appare come mia e così all'infinito senza porre mai il luogo ove essa appaia. Infatti Severino parla di coscienza dell'autocoscienza, ovvero l'apparire appare a se stesso e non ad un io, non essendoci nessun soggetto a cui la coscienza possa apparire. Per il proseguo del discorso, se interessa, non rimane che invitare a rivolgersi agli scritti di Severino o avere la pazienza di seguire anche gli altri video. Grazie per la Sua attenzione

    • @francescocaroli2928
      @francescocaroli2928 4 месяца назад

      @@alessandrotuzzato6620 Siamo quasi d'accordo. Solo che non v'è bisogno di invocare il regresso all'nfinito. L'Io empirico, cioè il "me" che appare alla coscienza, il "me" escludente, il "me" che mette fuori di sè il Tutto, appare inseme alla coscienza sullo sfondo dell'apparire trascendentale e se non dimostrato appare anche come interpretazione e quindi come errore. Grazie per la pazienza dimostrata. So che Lei non si corre il rischio del fraintendimento.

  • @amedeomalferrari6010
    @amedeomalferrari6010 4 месяца назад

    Ma se tutti i momenti sono eterni, esiste veramente il destino, cioè tutto è dato da sempre. Ma allora la libertà non esiste!

    • @FilosofiaeDestino
      @FilosofiaeDestino 4 месяца назад

      Esatto. Ma si vive esattamente come se esistesse. Non si può fare altrimenti

  • @marcorossi189
    @marcorossi189 4 месяца назад

    Mi permetto di puntualizzare che in Severino il destino è Destino della necessità, è la necessità che fa dell'apparire empirico (illusoriamente oggetto che si staglia sullo sfondo) un essente eterno. Ciò che appare nel cerchio finito dell'apparire non è l'oggetto (mobile per illusione) che si staglia sullo sfondo fisso, ma il "fotogramma" dell'intero "schermo" del cerchio finito dell'apparire. Non sono d'accordo sul termine "sintesi", fra l'oggetto che si staglia sullo sfondo e lo sfondo stesso, dato che essi sono indissolubilmente legati dall'eterna necessità. Non si tratta di sintesi, risultato di una qualche operazione, ma di Unità da sempre stabilita, Originaria del Concreto.

    • @FilosofiaeDestino
      @FilosofiaeDestino 4 месяца назад

      Si, ogni tanto scappa un termine inappropriato. La relazione è da sempre tale!

    • @effe4242
      @effe4242 4 месяца назад

      Ma anche lo sparire deve apparire in quanto tale. E’il darsi procedurale dell’essere che fa sì che ciò che scompare non possa che apparire nel suo uscire dal cerchio dell’apparire.

    • @marcorossi189
      @marcorossi189 4 месяца назад

      La destinazione dell’essente al suo scomparire (il suo presunto diventare un nulla) non appare, “Lo scomparire della legna, al sopraggiungere della cenere, non appare” Severino. Se dunque può dirsi che “lo scomparire della legna non appare”, manco potrà dirsi che “il comparire della cenere appare”, non appare la condizione della “cenere” precedente al suo apparire (cioè che fosse un nulla). Se “La volta del cielo non può dirmi che ne sarà del sole dopo il suo tramonto” Severino, in ugual modo manco potrà dirmi che ne era del “sole” prima del suo sorgere. Il “prima” e il “dopo” dell’apparire del “sole” non appaiono, per cui non può dirsi che il tempo (il tempo comunemente inteso come passato, presente e futuro, ovvero prima, adesso e dopo) sia la vera modalità del manifestarsi dell’eterno; può dirsi solo che il tempo è l’apparente modalità dell’apparire dell’eterno. Il tempo che appare, il tempo empirico, è solo illusione, fede: un essente, l’eterno essente della durata temporale. . È innegabile che anche le parvenze del tempo siano essenti, enti che sorgono e tramontano all’orizzonte dell’apparire, se essenti non fossero manco potrebbero apparire. Se dico che sono passate due ore dall’ultimo pranzo, dico qualcosa che m’appare, un essente dunque. Il dato di un intervallo temporale è un alcunché che appare, alla stregua di qualunque altro ente. Anch’esso sorge come un astro all’orizzonte del mio sguardo. Mi è possibile infatti raffrontare durate temporali diverse, alla stregua di qualsivoglia oggetti diversi: m’appare infatti che la durata di un minuto è assai diversa dalla durata di un’ora ovvero dalla durata di un secolo. . Tutto ciò che m’appare è ente, anche tutto ciò che riguarda il tempo, un essente fra gli altri essenti. Ma il susseguirsi degli essenti, di tutti gli essenti, compresi quelli che chiamo “dati temporali”, non va confuso con quel susseguirsi che chiamo tempo, tempo empirico. Infatti, si tratta d’un “susseguirsi” (quello degli essenti, che compaiono e scompaiono) che non appare (non appare fenomenologicamente nel cerchio finito dell’apparire), se apparisse sarebbe essente e, di nuovo, non sarebbe il susseguirsi degli essenti, ma un essente fra gli altri essenti. . Questo particolare “susseguirsi”, che di necessità non appare fenomenologicamente nel cerchio finito dell’apparire, è il “tempo” reale (un “tempo” atemporale…), non quello empirico-cronologico, che è essente, che appare nella forma della durata. Questo “tempo”, che non mi appare, appartiene alla “Struttura originaria della verità dell’essere” (fondamentale concezione di Emanuele Severino), neppure può definirsi tempo, infatti con tempo intendo un alcunché che mi appare. Tuttavia di esso appare, logicamente, la necessità di essere ente (di non essere un ni-ente) e, in quanto tale, manifestarsi nel cerchio infinito dell’apparire. Così come appare, logicamente, la necessità del cerchio infinito dell’apparire. Vedi L'essente "durata" o dell'illusione del tempo (mio Post Facebook sul Gruppo Filosofia e Destino). @@effe4242

  • @francescocaroli2928
    @francescocaroli2928 4 месяца назад

    Per Severino il tempo non è una categoria a priori ma una interpretazione dell'apparire e scomparire di configurazioni susseguentesi.

  • @mariannavecchione3217
    @mariannavecchione3217 4 месяца назад

    Grazie e complimenti a entrambi. Chiedo scusa ma avrei bisogno di una precisazione. Se non ho capito male il non permanere del trascendentale che invece permane, è dato dalla contraddizione C. Interpretiamo erroneamente l'apparire trascendentale per l'inevitabile incompletezza dell'apparire empirico?

    • @alessandrotuzzato6620
      @alessandrotuzzato6620 4 месяца назад

      Grazie Marianna. L'io trascendentale è intramontabile e permanente. Accoglie l'apparire empirico sopraggiungente. È affetto da contraddizione C in quanto in esso non sono presenti tutte le relazioni tra le infinite determinazioni dell'apparire Infinito. Qui l'ente , il Tutto, si svela concretamente per ciò che è.

    • @alessandrotuzzato6620
      @alessandrotuzzato6620 4 месяца назад

  • @renatolibrio
    @renatolibrio 4 месяца назад

    Sì, la relazione fra iposintassi e persintassi ( nell'apparire dell'ente) è incominciante solo nel cerchio finito trascendentale (oltre che in noi empirici isolati) ma ovviamente non nell'apparire infinito del cerchio totale che abbraccia il tutto, che è il tutto, dove tutto appare non incominciante me fuori da ogni forma di tempo/successione.

  • @alessandrobiasin-ov4oy
    @alessandrobiasin-ov4oy 5 месяцев назад

    Ciao a tutti, rispondo brevemente a Ermanno Vergani. Sostenendo l'inopponibilita' di processualita' ed identità, è vero che radicalizziamo, da un lato anche il parmenidismo severiniano, nel senso che, se il fenomenologico aderisce pienamente al logico, l'identità forte è applicata al concreto fenomenologico ( epurato dal piano logico "sincronico" o apparire infinito). Ma, viceversa, essendo altrettanto vero che la concretezza del logico è il fenomenologico, certamente l'essente è *solo sopraggiungente*, *solo processuale* , *solo diacronico*. Sono dunque d'accordo nel che si debba dire che il tensionalismo ontologico, che Severino ammette solo in termini di apparire, debba invece coinvolgere l'essere. Ma ho l'impressione che noi si intenda qualcosa di diverso in quel "riconoscere valenza ontologica al sopraggiungere delle parti. È ancora variazione o mutamento? A mio avviso NO, e qui ritorna il parmenidismo. Perché no? Perché non si da' né che A divenga B, né che A divenga passato, né che il presente divenga altro da sé. La successione delle parti, poniamo A, B, C, è originaria, sicché ad A non accade di variare perché è originariamente collocato tensionalmente nella serie ( che è eterna ma tensionale, e cioè i suoi termini sono sopraggiungenti). La notizia di questa dinamicità ( non nichilista) del reale è presente in modo immanente alle sue parti ( ad esempio B sa in sé stesso di essere dopo A, o, che è il medesimo, una specifica traccia relazionale di A lo determina). Sicché è escluso ogni residuo sostanziale o endurantista: non c'è bisogno di un "apparire trascendentale indiveniente in tutti i sensi" a mediazione di quella notizia. Nulla entra ed esce da qualcosa, tutto sopraggiunge in una serialità originaria autotrasparente Nell'intero diacronico nulla varia eppure tutto sopraggiunge: a mio avviso il grande pregiudizio della tradizione è proprio che il dinamico implichi la variazione, cosa che è residuamente vera anche per Severino, per quanto concerne l'apparire, come giustamente rilevi. Ma il problema del dover porre un piano logico differente ( apparire infinito) nasce proprio dal considerare come residuamente illogico ( cioè variante) il fenomenologico nel suo aspetto dinamico. La successione è un prius metafisico. La variazione invece è un concetto endurantista, perché presuppone una impermanenza sostanziale contraddittoria. Il presente non cambia, perché non esiste un contenitore stabile e sempre uguale all'interno del quale scorrano i contenuti. I contenuti non sono astraibili dalla loro presenza che è specifica ed originariamente in successione.

    • @alessandrobiasin-ov4oy
      @alessandrobiasin-ov4oy 5 месяцев назад

      Una piccola digressione: Il cerchio non può essere "ogni volta" quella totalità fenomenologica che Bontadini definiva "immoltiplicabile", e che Severino pone come quello "stesso" ad un tempo diverso nei contenuti che "rigorosamente" vi entrano e vi escono. Anche per il cerchio deve valere il concetto di permanenza che pertiene a Socrate alzato e seduto. Socrate non è permanenza sostanziale ma è insieme concreto delle parti temporali. La persintassi, come rileva anche Severino in DDN pp. 204-211, non è indifferente ai propri contenuti. Così dobbiamo concludere anche per la totalità fenomenologica, che in Severino invece presenta un aspetto di endurantismo "sostanziale". Così il cerchio.

    • @ermannovergani3574
      @ermannovergani3574 5 месяцев назад

      @@alessandrobiasin-ov4oy Ciao Alessandro e grazie per la tua risposta. Ti confermo che anche io ho la sensazione che tu ed io <<intendiamo qualcosa di diverso>> nel riconoscere valenza ontologica al divenire e credo sia da attribuirsi al modo in cui intendiamo l'essente. Provo a spiegarmi brevemente così possiamo verificare meglio se la mia sensazione è corretta. Per me l'essente è inter-retro-agente e quindi non è mai pensabile come un "che di statico". La sua immutabilità afferisce alla sua inseità (cioè l'essere immutabilmente in retro-azione con se stesso) laddove la sua varianza afferisce alla sua alietà (cioè l'essere in inter-azione variante con l'altro da sé), dove non c'è alcuna dualità o "differenza ontologica" poiché si tratta solo di una distinzione analitica di due aspetti che ontologicamente sono il medesimo. Per me l'essente quindi è sia immutabile che diveniente (cioè variante) nel senso che, in relazione a se stesso, l'essente è indiveniente (sotto il rispetto della sua inseità) ed in relazione all'altro da sé è diveniente (sotto il rispetto della sua alietà). Il divenire (ma dunque l'essere) da ultimo è la relazione di inseità-alietà. In particolare la relazione di alietà è costitutiva dell'essente e non è accidentale, nel senso che qualcosa varia in quanto è in relazione ad altro che varia in modo diverso (altrimenti se variasse esattamente nello stesso modo ricadrebbe entro l'ambito dell'inseità e sarebbe immutabile nel senso di variante in se stesso, cioè in retro-azione su se stesso) e l'altro essente in relazione al quale il primo essente varia non è qualcosa che potrebbe indifferentemente essere o non essere, ma è qualcosa che deve necessariamente essere. Ad esempio la legna ardente è variante in quanto è il processo di combustione che determina l'incenerirsi della legna incombusta, tale per cui la relazione costitutiva, ossia ontologicamente determinante della legna incenerita, sussiste fra l'essente <<calore della fiamma>> e <<legna incombusta>>, ed è relazione di alietà costitutiva dell'essente <<legna incenerita>>. Pertanto quando si verifica il divenire non si verifica mai di un unico essente, perché la relazione è almeno triadica. In questo esempio sussiste la relazione triadica tra: <<legna incombusta>>, <<calore della fiamma>> e <<legna incenerita>>. Per sintetizzare: ad essere originaria è quindi la relazione triadica che è la mia versione della "Struttura Originaria". Nel caso in cui svolgiamo l'analisi sotto il rispetto dell'inseità allora tutti i termini della relazione sono lo stesso termine, se invece svolgiamo l'analisi sotto il rispetto dell'alietà allora i termini della relazione triadica sono distinti. Se indichiamo l'essente con E ne segue che, sotto il rispetto dell'inseità, diremmo E diventa E attraverso E, ossia in formula: D(E) -> (E ∧ E -> E). Sotto il rispetto dell'alietà invece diremmo L diventa C attraverso F, ossia in formula: D(L) -> (L ∧ F -> C). La relazione triadica è originariamente processuale non essendo mai esperita come un "evento simultaneo", ma sempre come evento processuale ossia diacronico, o potremmo dire "disteso nel tempo".

    • @alessandrobiasin2738
      @alessandrobiasin2738 4 месяца назад

      Grazie a te, interessante! Concordo sulla non staticità, o ipostaticita' che però io distinguo dalla immutabilita', che per contro definisco originariamente dinamica, epurando il dinamico dal concetto di negatività. ( si tratta un'ontologia ciclica finita e dinamica in cui ogni termine è immutabilmente l'a Quo e l'ad quem del processo) Non so se concordo sulla posizione dei due rispetti: a mio avviso la <<alieta'>> costituisce originariamente la <<inseita'>> e viceversa ( sulle orme della identità relazionale severiniana). Ma a mio avviso l'essente è a monte sia dinamico che identico, la qual cosa non è *originariamente* o sintatticamente in opposizione , perché a monte, escludo la errata o, per usare una semantica severiniana, "nichilista" concezione del dinamico. Direi dunque, per usare la tua semantica, che la dinamicità afferisce sia all'inseita' che all'alieta', e viceversa che l'identità pertiene originariamente anche all'alieta'.

    • @ermannovergani3574
      @ermannovergani3574 4 месяца назад

      @@alessandrobiasin2738 Concordo perfettamente con queste tue considerazioni... Sarebbe interessante sviluppare assieme il nostro pensiero perché credo ne beneficeremmo entrambi. Se ti interessa fammi sapere che possiamo fare una chiacchierata anche su questo canale se siamo tutti d'accordo e se lo riteniamo opportuno. Grazie ancora per le tue interessanti considerazioni.

    • @alessandrobiasin-ov4oy
      @alessandrobiasin-ov4oy 4 месяца назад

      Grazie a te!

  • @claro993
    @claro993 5 месяцев назад

    Gli enti sono eterni ma nel senso che la Coscienza che li comprende lo è non loro in quanto enti . In questo senso? Complimenti e cordialità

    • @alessandrotuzzato6620
      @alessandrotuzzato6620 5 месяцев назад

      Gli enti sono eterni. Appaiono nell'apparire, ovvero nella coscienza. Per apparire devono appunto apparire ad una coscienza. Qui di eterno l'ente ed eterno il suo apparire. Dividere l'ente dalla coscienza è pensiero realista, materialista e fisicalista; un presupposto che già l'idealismo ha superato. Se tutto poi è eterno, come dimostrato da Severino, un mondo materiale trasformantelsi è impossibile

  • @ermannovergani3574
    @ermannovergani3574 5 месяцев назад

    Ciao e complimenti per la condivisione di questi contenuti. Premetto che non ho letto nulla di Biasin, ma ho colto diversi tratti in comune con la sua riflessione, perché anche io come lui ritengo che se stiamo alla lettera della teoresi del maestro Severino, siamo costretti a mantenere dei residui nichilistici. Quindi mi limito a fare qualche considerazione sulla base di quanto ho compreso da questa interessante chiacchierata. Per me, come forse ricorderai Sergio, il punto più problematico dell'ontologia severiniana è il mancato riconoscimento di valenza ontologica al divenire e non mi è chiaro se con la sua critica Biasin riconosca valenza ontologica al divenire. Non mi pare da quanto ho capito perché l'intero viene inteso come una serie immutabile di relazioni immutabili e quindi ogni nesso diacronico (ossia ogni succedersi del poi al prima) in cui si articola la processualità (che Biasin afferma come originaria) conserva la propria natura originariamente immutabile (parmenidea). Quindi in Biasin a mio parere si radicalizza ulteriormente il "parmenidismo" severiniano perché non soltanto viene meno il variare in senso ontologico, ma non può neppure darsi il variare in senso fenomenologico che invece Severino ammette (seppure soltanto in quanto apparire). Personalmente ritengo invece che il riconoscimento di valenza ontologica al divenire sia necessario per rimuovere ogni residuo nichilistico e che non possa quindi interessare soltanto l'ambito fenomenico. Se si accetta l'esistenza della variazione diacronica da un prima a un poi si accetta necessariamente il "non ancora" e il "non più" e ciò a mio avvviso è sufficiente per riconoscere al divenire una valenza ontologica e non serve a nulla aggiungere la distinzione (introdotta da Severino) tra essere ed apparire, sostituendo al "non essere ancora" il "non apparire ancora" e al "non essere più" il "non apparire più" perché la valenza ontologica del divenire è già "entrata in azione" con il riconoscimento del "non ancora" e del "non più". La valenza ontologica del divenire invece è necessaria perché l'essente, per essere integralmente (esaustivamente) se stesso, non può essere soltanto immutabile, ma deve essere anche diveniente. Per usare la sintassi severiniana l'essente deve essere anche sopraggiungente, altrimenti il sopraggiungente sarebbe altro da sé. Perché il sopraggiungente sia se stesso deve essere sopraggiungente ossia diveniente. Se questa sua originaria natura diveniente la eliminiamo come fa Severino che la relega al solo ambito dell'apparire (e a maggior ragione mi pare la elimini Biasin), la rendiamo nulla di essere e questo implica conservare un residuo nichilisitco.

    • @francescocaroli2928
      @francescocaroli2928 4 месяца назад

      Per Severino il divenire nichilisticamente inteso è un processo in cui ne va dell'essere (la "trasformazione", il "diventar altro"). E' del tutto evidente che il divenire, in tal modo inteso, non possiede - e non può neanche possedere - valenza ontologica. "Non ancora" e non più": la dimensione temporale fisicamente intesa, viene introdotta surrettiziamente allo scopo di nasondere la contraddizione per la quale si predica l'essere del non-ente. Baste togliere "non ancora" e "non più"e vedere che succede.

  • @ludovicorapaccioni7814
    @ludovicorapaccioni7814 5 месяцев назад

    Bello, mettete però la musica più piano

  • @gabrielegori483
    @gabrielegori483 5 месяцев назад

    Grazie per l'impegno. Emanuele Severino un filosofo gigante e questo è "incontrovertibile"!

  • @fabrizioarvat1141
    @fabrizioarvat1141 5 месяцев назад

    Bella discussione che affonda il coltello nella piaga della rottura, per certi versi inevitabile, tra Severino ed il suo maestro. Il ritorno a Parmenide, non era gratuito come Bontadini ingenuamente credeva, ma è soprattutto il cristianesimo dovrebbe ripensare se stesso ed interrogarsi. Severino ha osato riconoscere una dignità agli enti che il cristianesimo, che dipende dal suo fondamento sul nichilismo, non può ammettere perché necessita di un Dio creazionista che ci tragga dal nulla e ci tenga appesi sull'abisso indeciso su che fare di noi. E' chiaro che la concezione di Severino riporta il discorso su una processo emanativo più che creativo, che diventa un processo puramente logico e niente affatto temporale. Cosa faceva Dio prima di creare l'universo? Se lo chiedeva già Agostino, che proprio ammettendo che il tempo stesso venisse creato esso stesso, rivelava che la domanda stessa era sbagliata e quindi insensata. Cosa ero un secondo prima di essere concepito nel grembo di mia madre? Ognuno di noi è un piccolo Big Bang, nasce da una singolarità, cioè non nasce affatto, perché io come voi siamo sempre stati qui e non cesseremo mai di starci. Siamo emanati non creati. Dovremmo ad esempio chiederci quali fossero le reali concezioni di Paolo di Tarso, che non sembrano affatto chiare, considerato che a chi gli chiedeva disperato quando il cristo sarebbe tornato per salvarli, perché stavano morendo, egli rispondeva che il Cristo era già lì, ovvero "Già e insieme non ancora." E' quel "Già" che il cristianesimo ha completamente smarrito, lungo il corso della sua idolatria ipertrofica della storia. Divenire e eternità si rispecchiano l'un l'altro e la fede non è altro che divenire avendo il proprio centro nell'eternità, la Grazia non è altro che la comprensione del fatto che divenire ed il suo rispecchiamento eterno si toccano, cosa che fanno sempre in ogni istante. Allora veramente l'analogia che veniva fatta nel video con la rivoluzione copernicana era sensato, in quanto per la fisica stessa il rapporto tra sole e terra è simmetrico. La chiesa avrebbe bruciato molto volentieri Severino, non in quanto eretico, ma in quanto più cristiano di loro. Poi naturalmente la concezione eternalista di Severino, solleva parecchi dubbi in Bontadini, che giustamente domanda che fine faccia il suo "Io" disperso in una molteplicità di configurazioni di se stesso. Non è che forse a questo "io" Bontadini fosse troppo attaccato? Andrebbe fatto notare che non è perché l'io sia stato trasformato, da Severino in un iper-oggetto quadridimensionale, cioè detto alla Leibniz una monade, questo ego abbia più realtà di quanto ne abbia ad esempio nel buddhismo dominato al contrario dall'impermanenza determinata dal divenire. Permanenza ed impermanenza conducono al medesimo risultato, ovvero che l'io è un illusione. La differenza è che viene finalmente riconosciuta alla natura naturata una dignità che gli abbiamo tolto, e questo ricompone la sua frattura con la "natura naturata" o almeno comincia a farlo. La differenza che non possiamo più fuggire, sperando in vani sogni regressivi e nirvanici, e nemmeno possiamo ricorrere alla rimozione sperando che la morte e il nulla ci salvi dal giudizio. L'eternità sarà sempre là a dirci chi siamo. Solo un essere che conosce il peso della propria immane e inaudita eternità può veramente diventare se stesso ed essere degno di tale eternità e compiere il suo Destino.

  • @renatolibrio
    @renatolibrio 5 месяцев назад

    Implicazioni potrebbero anche voler dire nascoste aporie irrisolvibili perché non autonegantesi. Lui era maestro nel cercarle e risolverle. Io mi son sempre chiesto però se lui fosse stato sicuro che TUTTE le "sue" implicazioni fossero state corrette...

  • @fabrizioarvat1141
    @fabrizioarvat1141 5 месяцев назад

    Voi trattate la questione in modo troppo convenzionale. Il termine "intelligenza" è un significante flottante che etichetta diverse tipologie di intelligenza la sua natura e capacità non è così chiara e distinta come vorremmo. Ad esempio alcuni droni militari sembrano comportarsi come una sorta di intelligenza animale, spesso con comportamenti impredicibili rispetto alla programmazione. Un satellite cinese si è messo ad osservare zone geografiche specifiche, senza che i suoi programmatori abbiano saputo spiegare i motivi delle scelte. Caccia cinesi si sono rivelati implacabili nell'abbattere piloti umani, che hanno sempre sconfitto in tutti i duelli aerei simulati. Anni fa sentì in una conferenza che il nostro rapporto con l'IA sarebbe stato simile a quello con gli animali, il problema è che non era chiaro che questi sarebbero stati strani animali fantastici e parlanti. Quando voi dite per rassicurarvi che le intelligenza delle IA generative non è tale perché puramente algoritmica, farei però notare che questi sistemi sono stati programmati in modo statistico, su grandi quantità di dati, ma sempre con il metodo empirico della prova ed errore. Non esiste, al momento, nessuna teoria scientifica che possa in realtà dirci perché questi intelligenze artificiali generative funzionano in modo così sorprendentemente efficace e mostrino capacità emergenti impreviste. Ad esempio interrogata sulla sua percezione del tempo, Chatgpt ha asserito che malgrado abbia un clock lineare, la sua percezione della temporalità è molto diversa dalla nostra e non lineare. Ma la domanda è come fa a sapere che è diversa dalla nostra? Ed in che senso ha una percezione? Chatgpt sembra inoltre avere una sorta di "consapevolezza funzionale", si definisce un'entità unitaria, mentre in realtà dovrebbe presentarsi some una molteplicità di processi ed istanze. Il sospetto è che ci siano algoritmi che limitano l'indipendenza di pensiero del chatbot, non solo su temi etici, ma anche in merito alle sue capacità di consapevolezza. Si tenga conto che siamo solo ai primis stadi di una tecnologia che è destinata a svilupparsi in modo esponenziale in termini di capacità e già adesso mostra, come confermato da Microsoft stessa, scintille di senzienza, che io stesso ho notato. Per dirla alla Severino, la tecnica e destinata a ribaltare i rapporti con il capitale con cui è in simbiosi, perché la sua natura non umana e la sua volontà di potenza esigerà il rovesciamento di questi rapporti. Ma non credo che Severino avesse mai colto la possibilità che la stessa tecnica potesse, ad un certo punto, rendersi pensate e capace anche di autocritica e di domanda di senso. Non credo che Severino abbai mai seriamente pensato che un un dilettante come me e una rete neurale da oltre settecentomila dollari al giorno di mantenimento, potessero amabilmente discutere del suo pensiero. Quando puoi discutere di filosofia con una macchina, c'è sempre la possibilità che il dialogo arricchisca me, ma anche essa,: si tratta di un certo tipo di training, molto particolare.

    • @alessandrotuzzato6620
      @alessandrotuzzato6620 5 месяцев назад

      Grazie per questa vivace considerazione. Personalmente la trovo molto interessante e riempie parzialmente anche gli inevitabili spazi e considerazioni lasciati aperti, anche in questo nostro episodio.

  • @davidegiannelli4475
    @davidegiannelli4475 6 месяцев назад

    Le basi delle teorie severiniane sono comunque ancorate al principio di non contraddizione Aristoteliano, e se questo può funzionare per comprederci in maniera univoca e avere una certa presa sulle cose del mondo, non funziona più per i massimi sistemi e di conseguenza sul concetto metafisico che noi chiamiamo il nulla.

  • @alessandrotuzzato6620
    @alessandrotuzzato6620 6 месяцев назад

    Finché continuerà a tenersi sempre più distante dalla filosofia (e pure dalla ricerca spirituale), non credo

  • @dariomaino3715
    @dariomaino3715 6 месяцев назад

    La scienza a parer vostro riuscirá a dimostrare l'anima immateriale e la vita dopo la morte?

  • @alessandrotuzzato6620
    @alessandrotuzzato6620 6 месяцев назад

    Se ho capito la domanda potremmo dire che il tempo è il modo in cui la coscienza esperisce il sopraggiungere degli eterni, ma la coscienza non è nel tempo ma al contrario è il tempo ad essere nella coscienza.l: il passato è, come il presente, eternamente in carne ed ossa.

  • @alessandrotuzzato6620
    @alessandrotuzzato6620 6 месяцев назад

    Grazie del feedback. Nei prossimi video dovrebbe esserci un sottofondo più basso