La distorsione è dello Stato che non permette, ovviamente entro determinati range, di provare a sviluppare business e cogliere occasioni. Lo Stato ti dice "prima mettiti in regola, paga le tasse e poi pensa a come far funzionare i tuoi affari" anziché facilitare l'ingresso nel mercato per verificare le opportunità e le proprie capacità. Se ho un'idea, dovrei poterla mettere in pratica oggi stesso per creare una realtà che pagherà le tasse per anni.
Paghiamo il problema di essere in un paese che è rimasto con le leggi di mio nonno.... non si svecchiera' molto facilmente, mi sembra di vivere nella Grecia dei filosofi antichi, probabilmente al governo stanno cercando di dare nuove definizioni al concetto di vero piuttosto che fare cassa con Facebook e google
Il dottore dice che con il contratto di KDP è come se vendessi tramite una libreria, avendo scritto e stampato io il libro, però è diverso, è Amazon che stampa oltre che distribuire, cambia qualcosa?
Ma questa cosa taglia le gambe in partenza a tutti quelli che vorrebbero poter pubblicare il proprio libro su kdp e poi se guadagnano una miseria devono per forza pagare oltre 3000 euro per isciversi all'albo e aprire una partita iva e i contributi inps e versare le percentuali della miseria che hanno guadagnato....ma siamo impazziti? Se non sfondi con il tuo libro sei fottuto.
GRAZIE, GRAZIE e ancora GRAZIE, finalmente un po' di chiarezza, in questo torbido oceano di medioevo legislativo! E cmq è proprio il contrario di ciò che volevo sentire, in Italia non c'è proprio speranza!
esempio: amazon in questo caso è l'editore che stampa e vende, quindi TU autore fai una vendita INDIRETTA e non DIRETTA come farebbe un editore. Quindi la partita iva non serve, l'importante è dichiarare le royality che prende l'autore
Amazon non è un editore. Non è sostituto di imposta, le sue non sono "royalty" in senso stretto (anche se vengono chiamate così). Questo è il dilemma (per citare quello famoso e amatissimo).
@@ChiaraBerettaMazzotta ma nel caso di Amazon, io lo sto vendendo da parte di terzi, non lo sto vendendo e stampando io. Difatti, io ad Amazon cedo i diritti d'autore per poterlo vendere. "Amazon editore", l'ho chiamato così perché in questi casi è lui che stampa e vende, non io.
@@gero5041 il problema è proprio che tu non cedi. Tu vendi un prodotto su una piattaforma di e-commerce. L'unica cosa che si premura di fare Amazon: verifica che tu possa farlo, che tu detenga i diritti per farlo.
@@ChiaraBerettaMazzotta c'è scritto nei "termini e condizioni" capitolo 5 "diritti diritti di distribuzione del libro" (5.4 royalty e pagamenti, 5.5 cessione di diritti)
@@ChiaraBerettaMazzottaAmazon kdp non è un e-commerce. Quello è Amazon Seller central. Ad Amazon kdp si Concedono diritti patrimoniali dell'opera, chiaro indicatore di ciò è il kdp select, in cui la piattaforma rende disponibile ai suoi abbonati il tuo manoscritto e dunque sfrutta economicamente l'opera degli autori per poterla concedere ai suoi abbonati. L'autore non vende su Amazon, ma carica un'opera digitale su Kdp, dopodiché è totalmente estraneo a qualsiasi attività di produzione e vendita. Infatti gli scrittori ricevono royalties al netto dell'IVA, cosa totalmente opposta a chi ha uno store su Amazon e vende prodotti. In un e-commerce il venditore gestisce la vendita e i resi, incassa il ricavo e lascia una parte alla piattaforma ospitante (Amazon Seller central funziona così). Con Kdp gli autori non hanno alcun contatto con i clienti. Io ho sentito un tributarista e dice l'esatto contrario di quanto si dice in questo video.
"Fare" cultura è considerato quasi criminale! Questo è la sensazione residua alla fine di questo interessantissimo video. All'università venivamo obbligati a acquistare i libri scritti dai professori. Ne deduco che svolgevano l'attività di docenza a livello hobbistico. (Rido amaro). W l'Italia! Grazie Chiara
fare cultura è confrontato col fare la pizza, secondo me non ha chiarito molto bene, è un commercialista, ma se fare l'autore non è l'attività principale può essere considerto lavoratore autonomo occasionale anche in e-commerce, non è per niente chiaro
Io ho già la partita Iva da molti anni. Quello che mi chiedo è se mi convenga utilizzare il mio account Amazon dove sono abbonato a Prime e che utilizzo da molti anni con la mia famiglia per gli acquisti. O se invece sia meglio aprire un nuovo account da utilizzare per il KDP, in modo da evitare problemi, eventuali blocchi dell'account etc...
Quindi un insegnante di una scuola pubblica che vuole evitare una casa editrice non può pubblicare in alcun modo su Amazon, in quanto non può chiedere una P.Iva, né può farlo in autonomia senza rischiare di perdere il posto di lavoro. Essere un pubblico dipendente in pratica ti "cancella" qualsiasi possibilità di successo, anche se sei un genio! Conviene scappare dall'Italia!
sei di proprietà dello Stato, sei il suo schiavo, purtroppo questa è la verità... decide lui della tua vita, come se scrivere un libro magari la sera ti distoglie dal lavoro pubblico, il principio di esclusività ha più valore della libertà del pensiero, siamo in uno Stato vergognoso, mi vergogno di lavorare per uno Stato, che oltre ad essere uno dei più indebitati d'Europa, viola i principi fondamentali costituzionali e anche dell'Unione Europea
Ho letto che nel caso di Youcanprint, è differente in quanto questa piattaforma funge da editore e quindi non è necessaria la partita Iva. Lei ne sa qualcosa in merito? Grazie.
Se Youcanprint funge da sostituto di imposta sì. Ma guardando i loro contratti non sono contratti di edizione classici, non c'è cessione esclusiva dei diritti, non si parla di royalty e non è la piattaforma che incassa e paga l'autore ma il contrario. Pertanto non sono sicura che sia come dici ma è bene chiedere a un commercialista preparato! www.youcanprint.it/contratti/Contratto_SelfPublishing_(cartaceo)_YCP_def_30_10_2019.pdf?Posso%20leggere%20il%20Contratto%20prima%20di%20pubblicare%3F&
@@ChiaraBerettaMazzotta Youcanprint fa dell'essere sostituto d'imposta uno dei suoi punti di forza e non fa altro che pubblicizzarlo. Amenochè non sia una truffa eclatante credo proprio che lo sia veramente e quindi venga meno l'obbligo di versamento contributi (partita iva) da parte dell'autore.
grazie, ottimo video...come autore con editore, se pubblico con un editore americano sono sempre redditi diversi o ho altro da dichiarare?...non credo chr un editore italiano faccoa da sostituto di imposta per l'Italia...
Con un codice “altri servizi alle imprese” non è richiesta l’iscrizione alla camera di commercio e l’iscrizione alla gestione separata INPS non prevede i contributi minimi: per fare self publishing, invece, serve l’iscrizione alla camera di commercio?
Basterebbe togliere l'obbligo dei contributi in caso di guadagni bassi o nulli...Ma evidentemente non abbiamo burocrati all'altezza, oppure hanno interessi a fare in modo che la situazione non cambi
Esatto! Basta che non facciano pagare niente nel caso di guadagno nullo, e poi via in proporzione. Non è mica così difficile - non guadagni, non paghi.
Se pubblichi con una casa editrice, l'editore fa da sostituto di imposta e i tuoi saranno redditi da diritto d’autore e no non hai alcun bisogno della partita iva. Non capisco cosa intendi per "promozione": sponsorizzare i contenuti?
@@ChiaraBerettaMazzotta Grazie innanzitutto della risposta. Mi scuso inoltre per non aver salutato ... La domanda mi era partita d'impulso. Per promozione intendevo pubblicizzarmi sui miei canali, anche se di fatto per ora ho cambiato programma
Si anche io ci ho pensato ma dipende dove all'estero perché poi vedi i costi del trasferìrsi, e magari devi spendere migliaia di euro d'affitto tantovale aprire camera di commercio costa meno!!!
@@MicheleEsse idem. L'estero è la destinazione più ovvia per chiunque voglia produrre e godere onestamente del proprio lavoro. Il nostro paese sembra costruito per limitare e vanificare qualsiasi sforzo di crescita e realizzazione personale, a partire dalle scuole, università e via, via in qualsiasi ambito lavorativo e imprenditoriale. Diciamo che lo schifo imperversa. Prendersi la residenza all'estero è l'unica via d'uscita concretamente realizzabile per poter lavorare. Qualcuno dovrebbe farsi qualche domanda.
Ma almeno un insegnante di una scuola pubblica può pubblicare con una casa editrice, o in Italia anche questo è considerato un crimine? Mi sembra tutto molto surreale!
@@Luisa-js5kt è ovvio...se l'AdE chiama all'appello tocca al contribuente dimostrare tutte le proprie ragioni...e allora entrano in gioco gli avvocati...etc.
@@DanieleVendittiinnanzitutto lei sta dando per scontato che l'interpretazione condivisa da alcuni fiscalisti e avvocati secondo cui siamo di fronte ad una chiara cessione del diritto di sfruttamento economico venga contestata dall'ADE e non capisco cosa le dia questa sicurezza. Per quanto ne sappiamo ad oggi questa interpretazione è ancora valida e basata sul TUIR, sul codice civile e su interpelli e circolari, in mancanza di normative specifiche.. Siamo in un campo del tutto teorico. Se vuole continuare a disquisire poi sui dettagli del contratto e su come opera KDP, sono disponibile ad un confronto civile.
@@Luisa-js5kt No...l'AdE contesta solo una cosa...il contribuente sta esercitando un lavoro in modo continuativo? Allora occorre aprire la P.Iva...la dimostrazione del contrario cioè eventuale esercizio del diritto d'autore con tutti i vantaggi connessi spetta al contribuente che viene chiamato in causa.
La distorsione è dello Stato che non permette, ovviamente entro determinati range, di provare a sviluppare business e cogliere occasioni. Lo Stato ti dice "prima mettiti in regola, paga le tasse e poi pensa a come far funzionare i tuoi affari" anziché facilitare l'ingresso nel mercato per verificare le opportunità e le proprie capacità. Se ho un'idea, dovrei poterla mettere in pratica oggi stesso per creare una realtà che pagherà le tasse per anni.
Paghiamo il problema di essere in un paese che è rimasto con le leggi di mio nonno.... non si svecchiera' molto facilmente, mi sembra di vivere nella Grecia dei filosofi antichi, probabilmente al governo stanno cercando di dare nuove definizioni al concetto di vero piuttosto che fare cassa con Facebook e google
Il dottore dice che con il contratto di KDP è come se vendessi tramite una libreria, avendo scritto e stampato io il libro, però è diverso, è Amazon che stampa oltre che distribuire, cambia qualcosa?
Ma questa cosa taglia le gambe in partenza a tutti quelli che vorrebbero poter pubblicare il proprio libro su kdp e poi se guadagnano una miseria devono per forza pagare oltre 3000 euro per isciversi all'albo e aprire una partita iva e i contributi inps e versare le percentuali della miseria che hanno guadagnato....ma siamo impazziti? Se non sfondi con il tuo libro sei fottuto.
GRAZIE, GRAZIE e ancora GRAZIE, finalmente un po' di chiarezza, in questo torbido oceano di medioevo legislativo!
E cmq è proprio il contrario di ciò che volevo sentire, in Italia non c'è proprio speranza!
Guarda, è imbarazzante. Io dico sempre e solo: rivolgetevi a commercialisti capaci che vi guidino con saggezza in questa selva oscura!
esempio: amazon in questo caso è l'editore che stampa e vende, quindi TU autore fai una vendita INDIRETTA e non DIRETTA come farebbe un editore. Quindi la partita iva non serve, l'importante è dichiarare le royality che prende l'autore
Amazon non è un editore. Non è sostituto di imposta, le sue non sono "royalty" in senso stretto (anche se vengono chiamate così). Questo è il dilemma (per citare quello famoso e amatissimo).
@@ChiaraBerettaMazzotta ma nel caso di Amazon, io lo sto vendendo da parte di terzi, non lo sto vendendo e stampando io. Difatti, io ad Amazon cedo i diritti d'autore per poterlo vendere. "Amazon editore", l'ho chiamato così perché in questi casi è lui che stampa e vende, non io.
@@gero5041 il problema è proprio che tu non cedi. Tu vendi un prodotto su una piattaforma di e-commerce. L'unica cosa che si premura di fare Amazon: verifica che tu possa farlo, che tu detenga i diritti per farlo.
@@ChiaraBerettaMazzotta c'è scritto nei "termini e condizioni" capitolo 5 "diritti diritti di distribuzione del libro" (5.4 royalty e pagamenti, 5.5 cessione di diritti)
@@ChiaraBerettaMazzottaAmazon kdp non è un e-commerce. Quello è Amazon Seller central. Ad Amazon kdp si Concedono diritti patrimoniali dell'opera, chiaro indicatore di ciò è il kdp select, in cui la piattaforma rende disponibile ai suoi abbonati il tuo manoscritto e dunque sfrutta economicamente l'opera degli autori per poterla concedere ai suoi abbonati. L'autore non vende su Amazon, ma carica un'opera digitale su Kdp, dopodiché è totalmente estraneo a qualsiasi attività di produzione e vendita. Infatti gli scrittori ricevono royalties al netto dell'IVA, cosa totalmente opposta a chi ha uno store su Amazon e vende prodotti.
In un e-commerce il venditore gestisce la vendita e i resi, incassa il ricavo e lascia una parte alla piattaforma ospitante (Amazon Seller central funziona così). Con Kdp gli autori non hanno alcun contatto con i clienti.
Io ho sentito un tributarista e dice l'esatto contrario di quanto si dice in questo video.
"Fare" cultura è considerato quasi criminale! Questo è la sensazione residua alla fine di questo interessantissimo video. All'università venivamo obbligati a acquistare i libri scritti dai professori. Ne deduco che svolgevano l'attività di docenza a livello hobbistico. (Rido amaro). W l'Italia! Grazie Chiara
L'Italia tutto il contrario di tutto.
fare cultura è confrontato col fare la pizza, secondo me non ha chiarito molto bene, è un commercialista, ma se fare l'autore non è l'attività principale può essere considerto lavoratore autonomo occasionale anche in e-commerce, non è per niente chiaro
Video utilissimo, grazie grazie e ancora grazie! :)
Grazie mille! Stavo cercando proprio queste informazioni. Sempre utili i suoi video.
Sono felice!
Io ho già la partita Iva da molti anni. Quello che mi chiedo è se mi convenga utilizzare il mio account Amazon dove sono abbonato a Prime e che utilizzo da molti anni con la mia famiglia per gli acquisti. O se invece sia meglio aprire un nuovo account da utilizzare per il KDP, in modo da evitare problemi, eventuali blocchi dell'account etc...
Quindi un insegnante di una scuola pubblica che vuole evitare una casa editrice non può pubblicare in alcun modo su Amazon, in quanto non può chiedere una P.Iva, né può farlo in autonomia senza rischiare di perdere il posto di lavoro. Essere un pubblico dipendente in pratica ti "cancella" qualsiasi possibilità di successo, anche se sei un genio! Conviene scappare dall'Italia!
sei di proprietà dello Stato, sei il suo schiavo, purtroppo questa è la verità... decide lui della tua vita, come se scrivere un libro magari la sera ti distoglie dal lavoro pubblico, il principio di esclusività ha più valore della libertà del pensiero, siamo in uno Stato vergognoso, mi vergogno di lavorare per uno Stato, che oltre ad essere uno dei più indebitati d'Europa, viola i principi fondamentali costituzionali e anche dell'Unione Europea
Ho letto che nel caso di Youcanprint, è differente in quanto questa piattaforma funge da editore e quindi non è necessaria la partita Iva. Lei ne sa qualcosa in merito? Grazie.
Se Youcanprint funge da sostituto di imposta sì. Ma guardando i loro contratti non sono contratti di edizione classici, non c'è cessione esclusiva dei diritti, non si parla di royalty e non è la piattaforma che incassa e paga l'autore ma il contrario. Pertanto non sono sicura che sia come dici ma è bene chiedere a un commercialista preparato!
www.youcanprint.it/contratti/Contratto_SelfPublishing_(cartaceo)_YCP_def_30_10_2019.pdf?Posso%20leggere%20il%20Contratto%20prima%20di%20pubblicare%3F&
@@ChiaraBerettaMazzotta Youcanprint fa dell'essere sostituto d'imposta uno dei suoi punti di forza e non fa altro che pubblicizzarlo. Amenochè non sia una truffa eclatante credo proprio che lo sia veramente e quindi venga meno l'obbligo di versamento contributi (partita iva) da parte dell'autore.
I diritti di sfruttamento economico possono essere ceduti anche in via non esclusiva.
grazie, ottimo video...come autore con editore, se pubblico con un editore americano sono sempre redditi diversi o ho altro da dichiarare?...non credo chr un editore italiano faccoa da sostituto di imposta per l'Italia...
Con un codice “altri servizi alle imprese” non è richiesta l’iscrizione alla camera di commercio e l’iscrizione alla gestione separata INPS non prevede i contributi minimi: per fare self publishing, invece, serve l’iscrizione alla camera di commercio?
Basterebbe togliere l'obbligo dei contributi in caso di guadagni bassi o nulli...Ma evidentemente non abbiamo burocrati all'altezza, oppure hanno interessi a fare in modo che la situazione non cambi
Esatto! Basta che non facciano pagare niente nel caso di guadagno nullo, e poi via in proporzione. Non è mica così difficile - non guadagni, non paghi.
Nel secondo caso non c'è limite di 5000 euro all'anno per non aprire la partita Iva?
Semplicemente non c'è libertà di lavorare. Lo Stato vuole redistribuire ricchezza, di fatto distribuisce povertà, in qualsiasi settore.
non è chiaro perché , in realtà Amazon stampa i libri
Se pubblico tramite una casa editrice, posso contribuire alla promozione del mio libro online, senza aprire partita Iva?
Se pubblichi con una casa editrice, l'editore fa da sostituto di imposta e i tuoi saranno redditi da diritto d’autore e no non hai alcun bisogno della partita iva. Non capisco cosa intendi per "promozione": sponsorizzare i contenuti?
@@ChiaraBerettaMazzotta Grazie innanzitutto della risposta. Mi scuso inoltre per non aver salutato ... La domanda mi era partita d'impulso. Per promozione intendevo pubblicizzarmi sui miei canali, anche se di fatto per ora ho cambiato programma
@@chiaramariamartucci9741 Figurati ;-) Comunque, puoi promuoverti quanto vuoi. Ma fallo con progettualità. Se no, son soldini bruciati!
Bel video molto approfondito. Brava Chiara 😊
Più ascolto cose come questa e più capisco quegli autori che si trasferiscono all'estero.
Vita dura, me ne rendo conto.
In Svezia, avere il codice ISBN è gratis per chi è residente.
infatti se ingranassi quella è la destinazione
Si anche io ci ho pensato ma dipende dove all'estero perché poi vedi i costi del trasferìrsi, e magari devi spendere migliaia di euro d'affitto tantovale aprire camera di commercio costa meno!!!
@@MicheleEsse idem. L'estero è la destinazione più ovvia per chiunque voglia produrre e godere onestamente del proprio lavoro. Il nostro paese sembra costruito per limitare e vanificare qualsiasi sforzo di crescita e realizzazione personale, a partire dalle scuole, università e via, via in qualsiasi ambito lavorativo e imprenditoriale. Diciamo che lo schifo imperversa. Prendersi la residenza all'estero è l'unica via d'uscita concretamente realizzabile per poter lavorare. Qualcuno dovrebbe farsi qualche domanda.
Nel pubblico, altre attività le possono svolgere solo i politici in Italia🙂
i pubblici impiegati sono di proprietà dello Stato e se chiedi il part time per aprire la partita Iva te la rifiutano
Ma almeno un insegnante di una scuola pubblica può pubblicare con una casa editrice, o in Italia anche questo è considerato un crimine? Mi sembra tutto molto surreale!
Grazie chiara
Chi sta sotto i 5000 euro l’anno lordi, fa una ritenuta d”acconto???
Un video chiarissimo. Le tesi del dottore sul Self Publishing non fanno una piega.
Peccato che ci sono avvocati che dicono esattamente il contrario.
@@Luisa-js5kt è ovvio...se l'AdE chiama all'appello tocca al contribuente dimostrare tutte le proprie ragioni...e allora entrano in gioco gli avvocati...etc.
@@DanieleVendittiinnanzitutto lei sta dando per scontato che l'interpretazione condivisa da alcuni fiscalisti e avvocati secondo cui siamo di fronte ad una chiara cessione del diritto di sfruttamento economico venga contestata dall'ADE e non capisco cosa le dia questa sicurezza. Per quanto ne sappiamo ad oggi questa interpretazione è ancora valida e basata sul TUIR, sul codice civile e su interpelli e circolari, in mancanza di normative specifiche..
Siamo in un campo del tutto teorico. Se vuole continuare a disquisire poi sui dettagli del contratto e su come opera KDP, sono disponibile ad un confronto civile.
@@Luisa-js5kt No...l'AdE contesta solo una cosa...il contribuente sta esercitando un lavoro in modo continuativo? Allora occorre aprire la P.Iva...la dimostrazione del contrario cioè eventuale esercizio del diritto d'autore con tutti i vantaggi connessi spetta al contribuente che viene chiamato in causa.