C'è una differenza sostanziale tra credo e fede, così come tra spiritualità (che è laica) e religione. Cmq, per quanto mi riguarda la questione ateo vs credente è un vecchio paradigma da superare. Dovremmo iniziare a pensare in termini di coscienza. Una coscienza oggettiva che può essere oltre il nostro sistema nervoso o meno.
@@mattiabassani3129 non ho detto che gli atei credono, se rimaniamo in termini religiosi di un'entità superiore allora ok, neanche io ci credo, ma sono più portato per una coscienza oggettiva neutra a cui noi diamo significato. Il credo è qualcosa che riguarda l'esterno, credere a ciò che ti viene detto. La Fede è interiore e intima. Non ha nulla a che fare con ciò che è fuori, che sia religione o altro. La fede nasce in te quando non hai più paura e hai fede nella vita... cioè, che tutto ciò che succederà, sarai un grado di superarlo
@@mattiabassani3129 La differenza sta nel tipo di fede: quella nella conoscenza si basa su ciò che è dimostrabile, verificabile e razionale, mentre quella nel desiderio nasce dal proiettare aspirazioni, speranze o paure su una credenza, senza fondarla su prove concrete. Chi ripone fede senza conoscere viene chiamato "credente" perché accetta una verità senza approfondirla, affidandosi a un sistema di convinzioni che soddisfa bisogni emotivi o culturali. Al contrario, chi basa la propria fiducia sulla conoscenza si impegna nella ricerca, costruendo il proprio pensiero su fatti verificati. La distinzione è chiara: credere è fidarsi di ciò che non si sa, mentre conoscere è cercare di comprendere, accettando il dubbio e la possibilità di non avere risposte definitive.
Del resto, come dice anche un noto ATEO contemporaneo, nonché Presidente onorario dell' UAAR: "Affinché l'impresa scientifica abbia senso lo scienziato deve preventivamente affermare che la natura sia razionale... Nella Natura si manifesta dunque un ordine universale, che si chiama Lògos in greco, Ratio in latino e Ragione in italiano. Il che ci permette di dare un senso letterale al versetto 1,1 di Giovanni: "In principio era la Ragione, e la Ragione era presso Dio, e Dio era la Ragione". (Piergiorgio Odifreddi: "Un matematico ateo a confronto con il Papa teologo", 2011).
Non sono d'accordo, uno scienziato non deve dare per scontato niente, nemmeno che la natura sia razionale. La razionalità è una definizione che diamo noi la natura fa quello che vuole. Lo scienziato descrive la natura e la descrive con un linguaggio così preciso (il più preciso che conosciamo ma non è detto che sia corretto, solo è il meglio che siamo riusciti a pensare) che la sua descrizione molte volte vale anche per il futuro. Questo non dà nessuna certezza che sia la descrizione corretta e lo scienziato lo sa (o dovrebbe saperlo), infatti quando c'è una svolta nella conoscenza scientifica, spesso è perche una previsione si rivela errata. In quel caso non si dice che la natura era irrazionale, solo che la nostra teoria è errata o da perfezionare. Non occorre decidere a priori che la natura è logos
Non riesco a cogliere il senso Della citazione ma mi sembra non averne perché mi sembra sbagliato l'assunto Di partenza. Non è assolutamente Vero Che la Natura debba esser considerata razionale per far sí Che la scienza abbia senso. La natura opera in maniera casuale seguendo Delle leggi fisiche Che fanno parte del nostro universo. Sarebbe sbagliato Considerare queste leggi come "razionali" perché farlo presupporebbe Che siano state pensate a priori, ma non è cosí, o Meglio, non è detto debba esserlo
Non si dovrebbe affermare nulla preventivamente. Prima si raccolgono dati, si analizzano e si interpretano, poi si formula un modello. Questo modello viene applicato e, se non funziona, si modificano le ipotesi, si creano nuovi modelli o si cercano ulteriori dati. La ricerca non si ferma mai. Se un modello ci consente di fare previsioni accurate, è un buon segno, ma non ci si accontenta: lo si continua ad affinare fino a sviluppare una teoria, che rappresenta il massimo risultato ottenibile nel metodo scientifico. La fisica quantistica ha già dimostrato che, a livello subatomico, la razionalità classica spesso non si applica: i fenomeni si comportano in modo controintuitivo rispetto alla logica ordinaria. Questo mette in discussione visioni rigide o assolutistiche, come quelle promosse da alcune interpretazioni letterali della Bibbia.
In quanto agnostico ti dico che mi limito a sapere che è un dilemma a cui non posso rispondere, accetto la mia incoerenza e dialogo con i morti quando vado al cimitero, ringrazio dio per le botte di culo, e lo insulto altrettanto per le mie sfortune. Ogni agnostico è diverso, io ho fatto miei alcuni dei messaggi di Cristo per la vita di tutti i giorni, ma se davvero devo andare a messa tutte le domeniche per esser considerato degno del paradiso allora mi permetto di dire che il metodo di valutazione è sbagliato.
Alcune persone sentono il bisogno di credere nell'esistenza di una presenza superiore, gelosa e vendicativa, che le osservi costantemente. Questa convinzione funge da deterrente, spingendole a evitare comportamenti immorali per timore di essere giudicate o punite per l'eternità. È per questo che devono andare a messa tutte le domeniche.
Ogni agnostico è diverso perché alcuni sono credenti, altri atei. Se parli coi morti e con Dio, sei credente. L'agnosticismo in sé non ha senso, perché "non essere sicuro di" è una condizione che appartiene a tutti. Il credente non è sicuro che Dio esista, ci crede. L'ateo non è sicuro che Dio non esista, non ci crede fino a prova contraria. L'agnostico è l'uno o l'altro perché, di fronte alla questione, non prendere posizione è impossibile.
@@simonecalveri6799 non è che atei e credenti sono come i creeps e i bloods (salvo certe occasioni), credo giusto che siano possibili entrambe le possibilità. Anche se pregassi nel tempo libero ma mi considerassi lo stesso agnostico quale dio starei pregando allora? (Tralasciando l'educazione cattolica standard per tutti gli italiani). Per me se Dio esiste di certo non è paro paro a quello rappresentato dai vari culti sparsi nel mondo, magari questi ultimi si sono basati su un qualcosa di vero ma questo non lo posso sapere. Quindi mi tengo la mia ignoranza e incoerenza e vado avanti cercando di essere un essere umano rispettoso dei morti, del credo altrui e di ciò che non posso concretamente dimostrare. Non per forza bisogna identificarsi in un' iconografia preesistente, o fondare un nuovo credo per ogni versione di Dio che si pensa che possa esistere, sarebbe un casino
@@simonecalveri6799non so perché mi hanno cancellato la vecchia risposta, ma comunque non è che atei e credenti sono come dei team avversari (tranne quando lo sono, immagino), se dialogo con i miei cari defunti al cimitero non è che sto facendo appello ad un aldilà specifico di un credo specifico. Per me se Dio esiste non è affatto un' entità raccontata da un culto preesistente. Può essere che ci siano degli elementi di verità nelle varie religioni del mondo ma non lo posso sapere e non è che vado a documentarmi su ogni credo esistente per scegliere il team che mi fa più comodo. Socrate, signori, Socrate. Fino a quando non avrò una chiamata o una certezza a riguardo mi tengo le mie incoerenze cercando pur sempre di essere un essere umano rispettoso dei morti, del credo altrui e di ciò che non può (o non ha sbatti) di comprendere. Se per forza bisogna prendere una posizione tra le due opzioni allora nel mio caso dovrei fondare una religione sulla mia concezione di dio, e francamente mi sembra una pessima idea. Se Dio esiste bisogna considerare anche la possibilità che noi non siamo una priorità per lui
Ottimi esempi! Li userò la prossima volta che qualcuno che conosco si definisce agnostico. Anche quando un mio amico mi dirà di nuovo di essere credente, visto che solo quando è in profonda depressione si ricorda di pregare il suo dio, poi quando tutto va bene non un ringraziamento. Anzi, meglio... gli passo il link a questo video!
Il fatto che tu abbia dovuto fare due video per spiegare questa cosa è un fatto quantomeno grave🤣Tu però ci aggiungi sempre qualcosa ed è un piacere ascoltarti.
L'agnostico è colui che non ha le certezze dei credenti e non ha nemmeno le certezze degli atei. Non vedo il problema e non vedo perché accanirsi contro questa figura. Vive col dubbio? Si. È un problema? No!
Per esempio, il mio agnosticismo si manifesta nei confronti di un'idea di Dio diversa da quella antropomorfa delle religioni Abramitiche (per esempio), dicendo questo intendo che l'idea di Dio si può sviluppare anche in altri modi. Nei confronti di queste che comunemente vengono chiamate Religioni mi sento dinpoter professare apertamente il mio Ateismo. In questo caso non trovo sensato l'Agnosticismo perchè le Religioni trasformano qualcosa che non so può percepire in qualcoaa di Reale, o ci si crede oppure no.
South Park ne ha parlato nella stagione 15 in modo ovviamente esilarante. Nell'episodio che si intitola "Il bambino povero" succede che tre bambini a cui poi si aggiungerà Cartman (da South Park Wiki) "[...] vengono affidati ai coniugi Weatherheads, una famiglia adottiva militante e agnostica che vive a Greeley, che proibisce ai loro numerosi figli adottivi di esprimere qualsiasi nozione di certezza. Il loro agnosticismo si manifesta in un certo numero di modi peculiari, come il loro editto secondo cui i bambini possono bere solo "bevande agnostiche" come la Dr. Pepper, perché nessuno può essere sicuro del suo sapore e ipotizzano che Dio possa essere un "gigante uccello rettile" responsabile di tutto.". Grandi come sempre, tu e South Park. In questo ordine 😉😉👍👍
Bravissimo Roberto! Ho apprezzato molto soprattutto la seconda parte del video, perché va verso un mio profondo convincimento: la posizione agnostica, così "in voga" ai giorni d'oggi, è l'unica veramente NON difendibile delle tre! A meno che non si declini in un puro menefreghismo (che comunque, come giustamente rilevi, agli atti pratici ricalcherebbe comunque un ateismo). L'esistenza di Dio è l'unica domanda fondamentale a cui possiamo dare una nostra risposta intima, la quale sarà democratica come poche altre. Alla resa dei conti, la mia risposta avrà la stessa dignità di quella di un fisico nucleare, il convincimento di un filologo varrà tanto come quello di un proletario. Questo proprio perché è un approccio fondamentale alla vita che non si basa su dati certi empirici ma sulla nostra percezione della posizione dell'Uomo. E non sto dicendo che ogni indagine sia inutile, ma è un po' come nell'amore: vivrò l'amore in modo diverso dopo aver letto la Vita nova? Certo! Ma non potrò mai dire che il mio amore sia migliore di quello di un perfetto analfabeta.
Non capisco il tuo ragionamento, la differenza sostanziale tra ateismo e agnosticismo è nella non certezza dell'esistenza di Dio. Per gli agnostici, non essendoci possibilitá Di saperlo con certezza, non prendono Una posizione netta. Se anche il loro comportamento Sia uguale a quello degl'atei (Che non è detto, come dimostrano altri commenti qua), questo non ha niente a Che vedere col fatto Che la posizione Sia indifendibile
Agnostici lo siamo tutti in senso universale, non però nei confronti delle religioni perché altrimenti dobbiamo sostenere di non sapere se esistono draghi, fate e fantasmi
Immagino che te avrai delle posizioni in tema di politica, etica, e così via. Cioè che se alla domanda "credi che sia giusto ?" te possa rispondere si/no. Questo significa che non sei aperto a discussioni al riguardo? A nuovi elementi che potrebbero contraddire o rafforzare la tua tesi? Spero di no - questo non significa che tu sia agnostico riguardo tali questioni Altrimenti dovrei anche essere agnostico riguardo il credere all'esistenza degli UFO perché è per definizione impossibile provare con certezza che non esistano
In altre parole: il dubbio (nel senso di adattamento delle proprie posizioni a nuovi fatti) dovrebbero essere un caratteristica dell'indagine su qualunque tema, non prerogativa dell'agnosticismo. Non esistono mai certezze ma uno spettro di ragionevole convinzione per una tesi o per un'altra, che può essere più o meno marcata a seconda dei propri ragionamenti o dell'evidenza incontrata
ciao roberto, è stato un piacere ascoltarti a venaria (sono il ragazzo che ti ha scritto e portato la lettera), spero tornerai presto in quel di torino magari per portare in scena little boy! a presto! ps. bellissimo video come sempre!
Il problema è l'idea che si ha comunemente della posizione degli atei, ovvero che l'ateo si aspetti il nulla eterno dopo la morte. Quando qualcuno non condivide questa visione, tra l'altro poco rassicurante, ma non crede neanche a una divinità senziente che osserva e giudica il comportamento di ogni uomo, allora si definisce agnostico. Si può dire che l'agnostico sia un ateo, perchè non crede in Dio, ma che non eslcude l'esistenza di una dimensione sovrannaturale, ovvero non dà per certo il nulla eterno.
Caro Roberto, personalmente seguo l'ateismo superstizioso di tipo napoletano. Posso riassumere il concetto con la famosa frase "non è vero ma ci credo" personalmente seguo una serie di valori morali che in parte derivano da un'educazione cristiana cattolica ed in parte da scelte maturate negli anni. Personalmente la mia filosofia di vita è di cercare di comportarmi ed essere "buono", secondo i miei valori. Se poi un giono, alla mia morte scoprirò l'esistenza di un Dio sarà lui a giudicare in che modo ho vissuto (sperando di rientrare nei suoi canoni), viceversa se non ci fosse niente, comunque avrei vissuto una vita seguendo quello che secondo me era la maniera più corretta. In pratica metto le mani avanti.😅
Ciao Roberto, ti seguo da tanti anni ormai (quando hai detto che l’ultimo video sull’ateismo risale a 3 anni fa mi sono sentito vecchio a 21 anni). Non ho mai commentato, ma da ex agnostico (non so più come definirmi ormai, mi sono fatto la mia personale religione) mi sento di intervenire in questa discussione. Il fatto è che tu parti da un presupposto sbagliato, ovvero che la negazione dell’ipotesi non sia un’ipotesi di per sé. Questo è un concetto logico che vale solo in fisica e nelle scienze naturali, ed è una semplificazione della vera logica matematica. Ovvero per chiare ragioni di ordine all’interno della comunità scientifica, si da per scontato che una cosa non esista finché non viene dimostrato il contrario. Da qui si capisce che dimostrare la non esistenza di qualcosa sia totalmente superfluo in fisica per esempio. Tuttavia il concetto di dio (a meno che non siamo pagani e crediamo in odino come essere fisico che vive ad asgard) è metafisico, e quindi per definizione gli strumenti “semplificati” della fisica non possono essere usati. Cosa ci resta quindi? La matematica, che fortunatamente è astratta proprio come la religione. Ora nella logica matematica il funzionamento è ben diverso. In matematica non esistono differenze tra affermazioni e negazioni, infatti la combinazione di ipotesi e tesi è detta proposizione. Questo significa che ogni singola proposizione va dimostrata, altrimenti rimane l’interrogativo (come ad esempio i problemi del millennio). Possiamo infatti dimostrare che nell’insieme [2,3] non esiste il 5. Finito questo lungo preambolo arriviamo alla religione. Ipotizzare l’esistenza di dio, o negare la stessa ipotesi, a livello matematico hanno la stessa identica valenza. Ovvero per essere veritiere vanno entrambe dimostrate. Da qui si potrebbe anche affermare che l’ateismo sia in realtà l’approccio meno razionale in assoluto, in quanto di base al fedele non interessa dimostrare l’esistenza di dio, mentre l’ateo teoricamente crede proprio nella scienza, che però gli scarica addosso l’onere della prova. Il punto di essere agnostici è proprio che non esiste la domanda “come si comporta l’agnostico?”. La domanda in sé mette l’ateismo sullo stesso livello della religione, perché come il cristiano si comporta in un certo modo in quanto cristiano, allora anche l’ateo si comporterà in un certo modo in quanto ateo. L’agnostico invece si comporta come vuole. Non esistono due agnostici uguali: uno si interrogherà spesso sul concetto di dio, uno magari osserva una determinata religione senza essere sicuro dell’esistenza di dio, uno magari ammette la possibilità dell’esistenza di un creatore o di un ordine cosmico, un altro si comporterà come un ateo. Il punto è proprio che l’agnostico non può essere definito nel suo comportamento, perché non ammette nessuna etichetta.
Nel libro "L'illusione di dio" di Richard Dawkins trovi un paragrafo intitolato "Miseria dell'agnosticismo". Se cerchi su google trovi persino il pdf dell'intero libro 😉
Che poi, ad essere onesti, la definizione di agnostico non per forza ha a che fare con la fede. Ad esempio, agnostico può significare anche “che non conosce”. In questo senso, per esempio, io sono sia ateo che agnostico. Agnostico perché se Dio esista o no non lo posso sapere o verificare, ateo perché nonostante io non sappia e non possa dimostrare la sua esistenza, non ci posso credere senza prove tangibili. Edit: In un certo senso possono esistere anche credenti agnostici, che non affermano di poter sapere se Dio esiste in senso pratico, ma che comunque credono in Dio anche senza prove, proprio per “fede”.
Esatto. Agnosticismo deriva da "gnosi" che significa letteralmente "conoscenza". Quando si usa il termine agnosticismo cercando di definire "la sospensione del giudizio", si commette un errore banale. O credi, o non credi, e se sospendi il giudizio, mi spiace, ma significa che "non credi". Si tratta di una dicotomia, o sei tifoso della Roma o non lo sei, e se "sospendi il giudizio" difficilmente andrai allo stadio a sventolare bandiere.
@@ChristianIce è molto diverso dal tifo. Non fai il tifo per una divinità e non devi andare in nessuno "stadio". Se sospendi il giudizio sul credere, in realtà stai credendo che ci sia la possibilità che esista qualcosa, ma non ti senti abbastanza convinto da ammetterlo, però potrebbe essere. Se non credi, credi 0, sempre. Se credi puoi credere 1 o 100, ma credi sia con 1 che con 100, è solo come lo dimostri a te stesso e agli altri, come lo pratichi, che cambia. L'agnostico crede, con incertezza, ma dentro di sé, nel profondo, crede o anche solo spera.
Non so se Dio esiste ma mi piace credere che in ognuno di noi alberghi una parte immortale ,pura . Sei divertentissimo Roberto 😊 PS:È stato un piacere conoscerti a Venaria al "teatro la concordia "lo scorso 7 nov., bello spettacolo, io e mio figlio non avevamo dubbi,alla prossima!❤
non hai bisogno di crederlo, i nostri protoni hanno miliardi di anni e non ne conosciamo il meccanismo di decadimento. io direi che possiamo catalogarli come eterni 😉
Ma come "quando ero credente"?!?! E poi com'è che hai smesso di credere??? Forse è una domanda un po personale... Cmq grande Roberto, è sempre un piacere ascoltarti 👍😉💪
Interessante. Ho sempre visto l'idea dell'ateismo come "atto di fede" non tanto nel sistema per arrivare alla conclusione, ma idea profonda dell'essere disposti a rinunciare a qualcosa come Dio, talmente fermamente da essere appunto disposti a definirsi atei (termine secondo me spesso abusato). La domanda che fai ha quindi senso, cos'é l'alternativa (cioé essere agnostico)? Sempre per come ho sempre visto il termine, non è tanto un limbo (la via di mezzo) in una situazione dualistica ma bensì una risposta razionale (come hai spiegato bene tu per quanto riguarda l'ateo) a qualcosa che spiritualmente (irrazionalmente) non si sente di rifiutare. Trovo per questo molto lodevole chi ammette di non avere il coraggio di rinunciare all'idea di Dio. Senza però avere la necessità di legare ogni avvienimento del mondo ad esso, o non in modo diretto. Quindi quando capita qualcosa invoca Dio? No, pensa al caso o alle leggi di natura, che per quanto ne sa potrebbero essere volere divino. Quondi in realtà "crede" nel senso religioso del termine? No, non crede, ammette piuttosto di non sapere. In breve è la soluzione di chi si è posto la domanda senza avere il coraggio o la volontà di decidere una risposta, anche se razionalmente plausibile Il video è stato sicuramente uno spunto interessante. Spero che la mia risposta possa essere un aggiunta interessante. Se ci fosse un grossolano errore logico fatemi sapere, a patto che la risposta non verta sull'interpretazione semantica dei termini
> Ho sempre visto l'idea dell'ateismo come "atto di fede" non tanto nel sistema per arrivare alla conclusione, ma idea profonda dell'essere disposti a rinunciare a qualcosa come Dio l'ateo sa che l'esistenza di qualcosa non dipende in nessun modo da quanto gli farebbe comodo che quella cosa esistesse. non c'è differenza fra l'affermazione che la teiera di Russel non esiste e l'affermazione che Dio non esiste. abbiamo lo stesso numero di prove che queste due cose esistano
Roberto, mi piacerebbe aggiungere una piccola cosa al tuo discorso (con cui concordo). Hiroiko Araki in una delle parti di "Le Bizzarre Avventure di Jojo" (l'ottava, Jojolion, per essere precisi) definisce la fede come "speranza nei miracoli" e definisce un miracolo come "qualcosa che non appartiene alla 'logica di questo mondo' ", cioè insomma la fede sarebbe la speranza in qualcosa di inconcepibile o impossibile. In tal senso, effettivamente un ateo *potrebbe* avere fede, nel senso che il fatto che non riponga fede in Dio non gli impedisce di avere fede in un suo ostinato progetto, nell'amore di qualcuno che non lo dimostra, nell'oroscopo, nei complotti o anche, perché no, in una scienza positiva, del resto il termine scientista, seppur utilizzato a sproposito perché di scientisti nel mondo della scienza non ce ne sono così tanti, comunque non è un termine inutile e senza significato. Il punto, come ben dicevi, è che c'è grossa differenza tra il credere religioso di un credente, nel credere in senso psicologico (nonché colloquiale) e nel credere epistemologico di chi si occupa di scienza, quest'ultimo il bersaglio dei credenti ferventi che muovono questa critica. Se il primo è, appunto, fede, il secondo invece si tratta, come lasciavi intendere, semplicemente di una nozione "salvata nel nostro cervello" che diamo per buona, mentre la terza, il vero oggetto di critica, è invece (semplificando al massimo) un ipotesi corroborata da dati di fatto coerenti e da diversi esperimenti fatti per cercare di smentire tale ipotesi. Questa è la cosa più lontana che c'è dalla fede propriamente detta (se non in uno strano processo di teologia negativa). In definitiva, chi è ateo in maniera consapevole, lo è sopratutto perché Dio è un ipotesi possibile (poiché anche impossibile da smentire), ma non necessaria (poiché non toglie né aggiunge nulla alle conoscenze sul mondo), non perché ha fede nella sua non-esistenza.
Spero di non risultare offensivo, ma in tutto questo discorso mi ha lasciato un po' perplesso la descrizione della figura del "credente". In particolare mi sembra che si dia per scontato che il credere nel divino comporti necessariamente molti altri aspetti, tra cui, l'esistenza dell'anima in assenza di un corpo fisico, l'immortalità della coscienza, la presenza di un progetto divino specificatamente dedicato all'umanità, i concetti assoluti di bene e di male, il poter interagire col divino al punto di influenzarne le decisioni con la preghiera, il fatto che il divino agisca per un bene assoluto,... Mi sembra che la figura del credente qui considerata sia unicamente quella di colui che adotta pedissequamente il pacchetto di dogmi proposti da Santa Romana Chiesa (o istituzione equivalente), mentre credo che la fede e la spiritualità possa prendere forme e sfaccettature significativamente diverse (sicuramente in alcune delle religioni comunemente riconosciute, a maggior ragione se la spiritualità in questione è frutto di un'evoluzione personale). Esistono pertanto credenti che magari non credono nell'immortalità dell'anima (intesa come coscienza di sé), che magari non ritengono sensato interrogare il divino, ma comunque magari sentono di risuonare in una qualche forma di disegno cosmico. In questo senso penso che sia necessario superare la figura stereotipata del credente a cui si è fatto riferimento nel video ed estenderla a coloro che sono fermamente convinti dell'esistenza di qualcosa o qualcuno che trascenda il mondo fisico. In questo senso l'ateo sarebbe colui che è fermamente convinto che la realtà si esaurisca nell'interazione di particelle che seguono le leggi della fisica (conosciute e non), mentre l'agnostico non sarebbe convinto da nessuna delle due interpretazioni (magari essendo convinto della non dimostrabilità di entrambe). In questo senso ateo, agonistico e anche qualche credente si comporterebbero "da ateo", eppure cambia il modo di concepire l'universo (e credo che sia questo il punto in cui individuare la differenza dei termini, non nelle azioni che scelgono di intraprendere nei momenti di difficoltà)
Faccio una breve correzione: L'assolutismo del male non fa parte del pacchetto cristiano cattolico (Credo si possano trovare tante fonti, ma ti cito quella di uno dei padri del pensiero cristiano: S.Agostino).
Penso appunto che chi dice che essere ateo sia credere in qualcosa semplicemente si rifaccia a una definizione più formale. Dato che non puoi falsificare l'esistenza di dio allora non crederci è comunque un atto di fede. Ovviamente a livello concreto, senza formalismi sono d'accordo che l'ateismo non sia una forma di fede... però appunto credo che tu stia usando il linguaggio su un piano più di uso comune mentre chi fa questa critica usi un linguaggio più rigido e codificato, quindi siete su due piani di linguaggio diversi e non ha molto senso discuterne, in quanto avete ragione entrambi in modi diversi. Poi vabbè giusto per fare l'avvocato del diavolo secondo me è possibile essere agnostici nel senso che non si è proprio sicuri che Dio esista o no, e quindi magari pur non ringraziando o incolpandolo nella quotidianità, si è semplicemente più aperti sul cambiare idea in base a nuovi dati rispetto a un ateo convinto ... Immagino che appunto la fede e la non fede stiano su uno spettro e chi non si posiziona vicino a uno dei due estremi si possa considerare agnostico, anche se magari di solito ragiona come un ateo. Complimenti Roberto per tutto, ti stimo un sacco :)
Ho la risposta, basata sulla mia esperienza di vita personale: l'agnostico è colui che, in presenza di un credente, pur essendo ateo, dice di essere agnostico per lasciare quel tanto che basta di beneficio del dubbio, al solo scopo di evitarsi una discussione infinita e soprattutto inutile con un credente.
Lo schema a cui mi attengo è questo: Colui che esprime una credenza: Colui che attribuisce una probabilità al fatto che a una determinata causa segua un determinato effetto, basandosi su una convinzione personale, esperienziale o razionale. Tuttavia, sospende il giudizio quando non ha elementi sufficienti per esprimersi. Colui che esprime una fede: Colui che, guidato prevalentemente dall'emozione, rifiuta l'idea che a una determinata causa segua un effetto indesiderato o inaccettabile. Di conseguenza, immagina o ipotizza un effetto più conforme al proprio desiderio o conforto emotivo. Colui che esprime una convinzione: Colui che è assolutamente certo che a una determinata causa seguirà un determinato effetto, senza nutrire alcun dubbio, indipendentemente dalla disponibilità di prove o evidenze contrarie.
Da persona che si reputa agnostica posso dire, almeno limitatamente al mio caso, che semplicemente non sento quella fede che mi fa abbandonare ad una certa credenza ma nemmeno posso dirmi certo che non esista una qualche sorta di divinità. C'è da dire che vengo da un'infanzia ed adolescenza dove son stato credente a pieno titolo, poi per vicissitudini personali mi sono allontanato da quelle radici ma non con spirito di negazione, quanto di "non posso saperlo e su ciò non posso basare qualcosa di così importante". Ad oggi la mia relazione con i temi delle religioni è pressoché assente nel quotidiano, però quando mi ci va il pensiero non mi sento di poter negare che esista un divino, ritengo un mistero temi metafisici senza aver gli strumenti (né razionali né di fede) per svelarmeli.
Roberto, usi definizioni di ateo e agnostico che non sono quelle condivise, per lo meno, da molti atei. Questa è l'origine del problema, origine complicata anche da dizionari che in buona, o in cattiva... fede, hanno acquisito la definizione meno condivisa. Prova a considerare questa definizione: l'ateo è colui che rigetta la definizione "dio esiste", per un'ampia varrietà di definizioni di "dio". L'agnosticismo, invece, è una posizione sulla conoscenza. Ateismo e agnosticismo sono posizioni ortogonali tra l'oro. Infatti molte persone si definiscono atei agnostici, senza "e". Io, mi definisco ateo, perché rigetto l'affermazione "dio esiste" e mi definisco anche agnostico perché non "so" se dio esiste, non ne ho conoscenza. Vivo la mia vita nella posizione di default che è quella in cui non esiste un dio finché non ci sarà un'affermazione "questo dio esiste" che sia corroborata da sufficiente evidenza per farmela accettare.. Quindi alla fine è una mera questione di definizione... la potente madre di ogno peggior dibattito e scontro :)
Sul tuo commento ben argomentato mi viene spontaneo porre un quesito ulteriore, che spero possa aggiungere qualcosa al tema sicuramente interessante: se un ateo può (nel senso che crede che abbia senso farlo) definirsi anche agnostico per indicare il fatto che non sa se Dio esiste, che non ne ha conoscenza, allora dovrebbero esistere atei che hanno conoscenza della non esistenza di Dio. Dovrebbero, in qualche modo, esistere atei che sanno che Dio non esista. Ma sapere che Dio non esiste è un'ipotesi impossibile da dimostrare pari al suo opposto. Date queste premesse, sembra più che definirsi "atei" o "atei agnostici" sia un modo per posizionarsi socialmente nei confronti dei credenti. I primi, agli occhi di quest'ultimi, diventano i diretti antagonisti, e i secondi si posizionano neutralmente. Questo può avere sicuramente delle utilità sociali di categorizzazione, ma escluderei la distinzione tra "atei" e "atei agnostici" dal punto di vista filosofico e concreto, dato che, come mostra Roberto nel video, l'atteggiamento nella vita non cambia.
@@Panebiancomaurizio non sta a me definire dio. Tu lo definisci, tu me lo presenti e io decido se accettare o meno la tua affermazione. Quale sarebbe il presupposto?
@@leomeo3727 forse ci sono atei che *affermano* di conoscere l'inesistenza di dio. Che è una posizione dogmatica e irrazionale come quella dei credenti gnostici. Se ci sono sono comunque pochi, io non ne ho incontrato nessuno. Però purtroppo molti nell'usare il termine "ateo" intendono proprio l'ateo gnostico e quindi elucubrano su un essere potenzialmente inesistente.
Ciao Roberto, voglio condividere con te una riflessione che spero possa essere costruttiva. Non sono un credente, non mi definisco con certezza ateo o agnostico, perché sinceramente trovo che la differenza pratica tra queste due posizioni sia minima, come hai anche espresso tu stesso. Tuttavia, in base alla mia esperienza, mi pare che esista una distinzione di atteggiamento: Ho notato che alcune persone, che si definiscono atee, si oppongono all’idea che esista un dio o una entità metafisica. Questo atteggiamento, per come lo vedo io, è diverso dal semplice dire "non credo che Dio esista". La distinzione che ho sempre percepito è questa: l'agnostico sostiene che, essendo Dio un concetto al di là della nostra comprensione, non si può sapere se esista o meno e quindi evita di porsi la domanda o prende atto di non poter rispondere e non si esprime. L'ateo, invece, quantomeno chi ho conosciuto, afferma con “certezza” che Dio non esiste, nonostante questa certezza non la si possa avere proprio in virtù del fatto che è un qualcosa al di fuori della propria comprensione. Sarei curioso di sapere se questa percezione è solo mia.
se quello che ha creato l'universo e tutte le galassie dagli atomi all'universo ti debba qualcosa sei fuori strada figurati renderti immortale, immaginati un essere capace di tutto che ha fatto tutto e che nella sua immensità deve dimostrare ad una formica che lui non gli sta mentendo la fiducia non si chiede neanche agli esseri umani, qua niente è gratis se ragioni razionalmente è vedi solo quello che vedi, comportati bene e tratta bene il tuo prossimo se tutti lo facessero non avresti l'immortalità ma vivresti meglio di mo sicuramente
scusa se so stato un po stizzito ma a me che praticamente non esco da 1 anno sto agli arresti domiciliari, mi hanno costretto a rifare la targa per 300 euro se no non passava la revisione, mi hai fatto veni in mente un video di richard benson il futuro non è dovuto a nessuno sono john ammazzagufi
Mi fai morire dal ridere 😂 io però ho sempre fatto fatica nello scegliere tra queste due parole: ateo o agnostico. Perché, per quanto creda che gli Dei siano stati creati dall'uomo e che riflettono uno degli aspetti più immaturi della sua evoluzione, allo stesso modo credo ci sia molto di più sul piano invisibile di quanto attualmente crediamo. E in tutto questo invisibile c'è spazio anche per qualcosa di invisibile che lega tutta la vita dell'universo.
Io ho sempre considerato ateo colui che dà per scontata l'insistenza di un'entità superiore; agnostico colui che non crede, ma talvolta viene avvolto da dubbi sull'effettiva esistenza di un'entità superiore, con una frequenza maggiore diversa dal semplice dubbio che potrebbe interessare l'ateo (o il credente)
La definizione di ateo è semplicemente “colui/colei che non crede in Dio o divinità in generale”, non implica il grado di certezza o incertezza a riguardo.
@@vihai Beh, la sua sensazione però è mediamente corretta. Non perfetta, ma spesso anche chi si definisce in un certo modo non è detto che conosca il significato del termine che usa.
@@matteogioia350 Solo una nota, esistono più modi di vedere l'agnostico. C'è anche l'agnostico credente e l'agnostico ateo. Quando si parla di queste categorie si parla di gente che afferma che non si può sapere se Dio esiste o meno, ma poi applica alla fine la sua opinione personale. Come c'è l'ateo fedele, che è contraddistinto dall'avere comunque una visione positiva della religione. Nell'ateismo poi si può suddividere in debole e forte, quello debole non nega l'esistenza di Dio ma non ci crede soltanto, la posizione forte invece porta delle argomentazioni sul perché non può esistre. (O si limita a debunkare chi dice che esiste e da li porta alla conseguenza logica.)
Mi sembra che l'agnosticismo di cui si parla sia un'altra versione di scetticismo: come il fatto di vivere in una simulazione o l'esistenza del genio maligno di Descartes, l'esistenza di Dio è un'ipotesi non falsificabile. Nonostante non si possa con certezza affermare il contrario, è certamente possibile, e spesso vantaggioso, vivere come se l'universo non fosse simulato o come se il genio maligno o Dio non esistessero.
Credo che sia un ottimo discorso, contorto ma sensato, forse opinabile, probabilmente per questo criticato anche nei vecchi video, o perlomeno difficile rivedersi al suo interno... Credo che genererà molti commenti anche questo video hahahaha
Ho una riflessione post commento, la parola credo, penso che possa avere almeno due significati, un po' come la parola spirito può variare di significato in base al contesto, è diverso dire "quella persona ha uno spirito allegro" da "è apparso uno spirito" o ancora, usando un sinonimo più lontano "usa lo straccio e lo spirito per pulire" così si può dire credo come sinonimo di penso o credo come sinonimo di "ho la convinzione di". Quindi la parola credo in "credo che Dio esista" e "credo che Dio non esista" può essere interpretata con lo stesso significato o con un significato differente, perché in entrambi i casi potrebbe significare "penso che Dio possa esistere" oppure "sento che Dio esiste!" o ancora "ho la convinzione, la certezza! Che Dio esista" certezza come "Credo" ovviamente. Quindi alcuni esempi che hai fatto calzano bene, altri un po' meno, forse alcune persone cadono in questo tranello linguistico e vacillano di fronte a questa parola che può essere debole di significato o piena e focosa che è la parola Credo.
ci sono canali interessantissimi su questi argomenti come quello di padre kain, l eterno assente, ateotube e loro cercano di spiegare con i fatti quello che alcuni si ostinano a non capire.
Paragonare, questo canale al Kayn, è un affronto all'intelligenza... Kayn offende... Mentre 📍qui📍 vi è la sua riflessione senza offese a chi crede...!!
@@metubo9037 ascolta👂👂👂 odi udi...paragonare la satira del kayn, come a informazione, è una offesa alla Treccani... Cambiamo termine eventualmente!! Quindi quando segui il kayn invece di sogghignare a chi sputa dal ridere più polmoni, osserva gli epiteti che rivolge pur di racimolare la paghetta settimanale allo stesso Dio... poi non devi convincere m'è è tutto che dal tutto devi convincere te stesso....
L’unica posizione razionale è quella dell’ igteista che afferma che non ha proprio senso chiedersi se dio esista oppure no se prima non abbiamo definito chi o che cosa viene indicato dalla parola dio. Parola che nel tempo e nei vari luoghi ha indicato entità completamente diverse.
La più antica e Valida è Yahweh... passando alla più moderna è Gesù Cristo, che tradotto, significa Yahweh salva... ma come al solito tra fede e ateismo i tempi gli episodi attuali... stanno dimostrando che non occorre più fare, bim bum bam!!
secondo me l agnistico è colui che vive un conflitto tra razionalismo ed empirismo, non potendo risolverlo resta nel dubbio, in realtà con un po' di onesta intellettuale dovremmo dire che la maggior parte delle persone ha questa posizione
Ciao Roberto. Secondo me, l'agnosticismo è un discorso di lana caprina, è creare dal nulla una fazione che, di fatto, non esiste. Agnosticismo in sé non ha senso, perché "non essere sicuro di" è una condizione che appartiene a tutti, credenti e atei. Il credente non è sicuro che Dio esista, ci crede. L'ateo non è sicuro che Dio non esista, non ci crede fino a prova contraria. L'agnostico è l'uno o l'altro perché, di fronte alla questione, non prendere posizione è impossibile.
Qualche anno fa ho scoperto il termine Apateismo (da notare la radice) per descrivere gli "agnostici" che non si interrogano sull'esistenza di Dio. All'epoca si adattava perfettamente alla visione della mia compagna, che si contrapponeva alla mia che mi definisco Ateo. Ateo proprio nel senso che CREDO fortemente che non esista un Dio e che piace interrogarmi e discutere di fede. Ma chiaramente, come dici bene tu, quel credere non è un atto di fede, ma tutto il contrario. P.S. Io e la mia compagna ci siamo conosciuti a catechismo. P.P.S. Proprio nel momento di difficoltà, la mia compagna si è resa conto di essere atea e non agnostica
Bellissimo video. Sarebbe da ampliare cercando di rispondere alla vera domanda, a mio avviso, perche l'essere umano ha avuto sempre bisogno di inventare figure mistiche/religiose o quello che si vuole da credere e adorare??? E come la mentalità umana sia cambiata nel passaggio dagli dei a religioni monoteiste con al centro una figura umanizzata.
Certo, si può, è il primo passo per diventare atei. La prima esperienza è ovviamente il rigetto del dio che ti hanno insegnato da bambino, ma ci vuole tempo ad accettare l'idea che anche cambiando la definizione resta comunque una superstizione ridicola.
@@ChristianIce lo definirei come quel qualcosa da cui tutto è stato creato e su cui non abbiamo il controllo. Si può chiamare Universo, Natura, Destino , Energia Creatrice o in tanti mondi. Ma non è necessariamente “amore” perché ha dentro di se tutte le sfaccettature che percepiamo nell’esistenza. L’Amore invece dipende da noi stessi se lo percepiamo o meno
L'assunto che l'ateo sia un credente poiché basa la sua posizione su un atto di fede, nello specifico l'inesistenza di Dio, si fonda a mio giudizio su un equivoco, cioè che le espressioni "Io credo che Dio non esista" e "Io non credo che Dio esista" siano equivalenti. Dal punto di vista psicologico, secondo me, non lo sono affatto: la prima implica infatti un'attitudine attiva nei confronti dei credenti, mentre la seconda confida sulla percezione di se stessi, quindi passiva, rispetto ai credenti. E l'ateo è appunto meglio descritto dalla seconda espressione e questo, per essere chiaro, lo dico senza attribuire alcun significato morale né alla prima né alla seconda.
Io sono convintamente ateo, anche se agnosticamente non mi arrogo il diritto di avere la risposta. Sono convinto e mi adopero di conseguenza , quindi non vivo con l'ansia che ci sia un Dio che mi giudichi , ne che non vada in paradiso e cosa più importante, non tento di fare cambiare idea ad un credente, togliendogli un supporto psicologico ed emotivo.
Un agnostico dice: se non puoi provarmi che dio esiste, allora io non ci credo. Ricky Gervais aveva fatto un interessante monologo tra ateismo ed agnosticismo seppur di durata contenuta
Valuterei anche la possibilita' che si sia affascinati dal mistero e, pur non trovando ragioni oggettive e logiche per credere, non si riesca neppure a liberarsi dalla viscerale sensazione che il cosmo debba seguire un disegno, un logos. Allora alla domanda se esista un dio si preferisca rispondere: proprio non lo so. Edito: da vero cafone non ho speso neanche una parola per ringraziare per questi contenuti.
Io credo di non credere. Se poi dopo la morte ci sarà la vita come credono i credenti, sarà un dato di fatto valido per tutti e quindi anche per me. Quindi quale sarebbe il valore aggiunto portato da una vita di credenze? I miei cari mancati sono con me nel mio cuore (figurativo). Non con me in ogni momento, anche quando sono in bagno. Sennò per loro sarebbe l'inferno.
Se la coscienza e l'intelligenza fossero fattori emersi dalla complessità (naturale), questo significherebbe che Dio è la natura, creando la domanda "credi nella natura"? Di cui non si può essere atei.
Il problema sta tutto nel significato ambiguo del verbo credere. Credere, contiene il dubbio ("credo che nel pomeriggio pioverà", "credo che verrò alla festa", "non ho l'orologio ma credo che siano le 3", ecc.) mentre la fede ed il "sapere" sono stati cognitivi che si fondano sulla certezza, cioè sull'assenza del dubbio, e solo il secondo dei due su una certezza razionale. Il fedele e l'ateo usano il verbo credere anche nel tema in questione, l'agnostico lo rifiuta, quel verbo in quel campo, e fa ciò che è razionale fare in assenza di riscontri, appunto razionali, obiettivi, cioè dice "io non lo so".
Nel mondo delle idee, uno può dire "non lo so", anzi, per onestà intellettuale, dovrebbero dirlo tutti, anche se probabilmente è sottinteso. Ma nel concreto, l'agnostico come si comporta? Quella è la risposta su che cos'è. Se non prega e non si rivolge a Dio, è ateo. Se prega e parla con Dio, è credente. È una dicotomia, non esiste via di mezzo.
@@simonecalveri6799 è proprio perché sta nel concreto e ad esso si riferisce con le proprie certezze che l'agnostico dice "non lo so" sull'argomento propriamente metafisico dell'esistenza o meno di un essere "trascendente". Per quanto attiene ai comportamenti individuali ("tizio prega o non prega?") a me non sembrano dirimenti. Infatti, sono prettamente aneddotici talché potrei riferirmi ai diversi atei che pregano in momenti peculiari di difficoltà estrema (la consapevolezza della propria imminente dipartita, il momento di pericolo di vita di una persona cara, ecc.) così come, viceversa, ai religiosi che posti in particolari circostanze ignorano la propria fede e le scelte "concrete" che essa imporrebbe. Ma questi comportamenti pratici, contingenti non ci dicono nulla riguardo alla distinzione tra fede, ateismo, ed agnosticismo.
Ciao Roberto, io sono una persona che si definisce agnostica. Non so se la definizione sia coerente. A me semplicemente non interessa indagare sulla sua esistenza poiché sono profondamente convinta che nessun essere umano nella sua forma finita di carne ed ossa possa comprendere un concetto tanto immenso e oltre (eventualmente). Se Dio esiste lo immagino con la forma ed i limiti dell'universo, dei numeri di cui noi stessi siamo fatti. Se Dio è tutto lo siamo anche noi, ma non come figli ma come sostanza. Se Dio non esiste comunque la cosa potrebbe non cambiare di molto. Cambia solo in base all'attributo che uno vuole dargli. Io ho pensato molto a Dio per smettere di pensarci. Io non credo che le religioni parlino di Dio. Al massimo ci si trova un codice di umanità (più o meno positiva) che aiuta le persone ad avvicinarsi alle cose conosciute (i valori) e alle cose sconosciute (l'ignoto). Rispetto tutto ciò così come rispetto la fede, che non ho e che non mi interessa avere. Io non indago dio, non lo penso e nemmeno mi importa conoscere una risposta. Il fatto che esista o non esista per me è una questione di pari angoscia se ci penso in modo razionale. Preferisco accettare che non mi è dato saperlo e anche per questo non maledico e non ringrazio Dio. Anche perché pur volendo nel mio immaginario Dio è tutto e quindi anche niente allo stesso tempo. È un pensiero che per me ha troppa ambivalenza e da cui quindi evito di prendere posizione Qualcuno potrebbe dire che sono "credente" o che ho fede , e si sbaglia perché associa queste cose ad un significato di speranza dimenticandosi della percezione. Io non percepisco Dio ad esempio, per me è un concetto
Roberto, ogni volta che ti sento parlare di Bibbia e religioni vorrei chiederti cosa ne pensi della Chiesa Avventista. Sarebbe bello un tuo video in merito
Ogni religione è una Catena... L'apostolo Paolo disse... foste comprati a caro prezzo.. ( il sangue del Cristo...) non fatevi incatenare nuovamente, Dio non è Religione... bensì rispetto nei suoi valori che ha inserito nella Bibbia📖, e la fede è il famoso elmo della salvezza descritto in Efesini...
Posso permettermi di dire che si confonde la logica formle con quella sostanziale? Come avvocato io costruisco in Tribunale due tipi di ragionamenti: 1. Logico formale: Mi preoccupo che il mio ragionamento sia coerente e non contenga contraddizioni. 2. Logico sostanziale: Mi assicuro che le premesse (numero 1) siano supportate da prove CONCRETE e che il ragionamento sia rilevante per il caso. i clienti/fedeli (quasi tutti) si fermano al numero 1, e qui siamo uguali (un ateo ragiona come un religioso) io però sono ateo e devo applico anche il numero 2. Roberto Mercadini è un uomo calvo risponde perfettamente a 1 ma non a 2
Penso che la differenza non sia tra ateo e religioso ma tra mentalità spirituale e mentalità carnale, gli atei sono prevalentemente carnali mentre i religiosi sono carnali con tradizioni umane inutili dal punto di vista spirituale. Comunque è difficile per una persona che si ostina a campare con la mentalità carnale capire la spiritualità perchè sono due cose opposte. Il passo biblico di 1corinti 2: 14-15 dice: Ma l’uomo fisico(carnale) non accetta le cose dello spirito di Dio, perché per lui sono stoltezza; e non le può conoscere, perché devono essere esaminate da un punto di vista spirituale. L’uomo spirituale invece esamina ogni cosa, mentre lui non è esaminato da nessun uomo.
L'ateismo è una fede tanto quanto il non fumare sia un vizio. Ateismo e agnosticismo non sono mutuamente esclusivi. Spiegazioni tanto semplici quanto vecchie, tranne per chi si ostina a far finta di non capirle.
Come al solito, ogni tuo commento è preciso e puntuale. Ormai sono anni che apprezzo i tuoi interventi che becco ogni tanto sotto i video. Lascio qui il mio di pensiero già che ci sono. Se si vuole usare la parola credente anche per l'ateo, andrebbe bene solo se in cambio ci fosse l'ammissione che la credenza in una qualche religione sia di carattere diverso rispetto a quella dell'ateo; così facendo verrebbe però comunque meno l'obiettivo dei religiosi che in realtà vorrebbero solo, a mio parere con ben poca onestà intellettuale, portare le due posizioni su una stessa livello di legittimità, siccome percepiscono la loro come più fragile e dogmatica. Dunque, se proprio ci tenete, si può affermare che sia l'ateo sia il religioso sono credenti, ma l'ateo crede in ciò che vede e può dimostrare empiricamente, mentre il religioso ha una credenza "di fede", dogmatica e specifica. Ma visto che ormai "credente" si usa già in ogni caso per definire implicitamente una "credenza di fede" (la cose è consolidata), eviterei di cambiare alcunché e di giocare con le parole; e sarà giusto che i credenti si prendano le responsabilità della loro posizione filosofica-teologica.
Concordo Aggiungo alla tua riflessione sull'agnosticismo. Non solo non sono mutualmente esclusive, ma alcune forme di agnosticismo implicano un "comportamento ateo" come l'agnosticismo epistemologico di cui parlava anni fa Wesa: Dio è un ipotesi non necessaria e perciò si vive come atei, se un giorno compare la Madonna a fare miracoli e dimostra di fare miracoli allora si crederà verosimile che la Madonna esiste e fa miracoli.
Io credo che la differenzia fra ateo e agnostico sia questa Intanto bisogna considerare in riferimento a cosa Voglio dire che si può essere atei in riferimento al dio cattolico ma credere al metafisico. Ecco un ateo è uno che è convinto che non esista il metafisico, un agnostico è uno che non crede a dio, ma può avere una vaga credenza in un metafisico non ben idenrificato. Ci sono vari gradi di agnosticismo, c'è solo un tipo di ateo
il concetto di Credere è l'errore da correggere .. dovremo inventare il monaco elettrico ( che crede al posto nostro a qualunque cagata ) cit. Gouglas Adams
Per me la differenza tra ateo e agnostico sta nel fatto che il primo ha una tesi ma non riesce a dimostrarla (come il credente) mentre il secondo non ha nulla da dimostrare perché non ha una tesi, una sorta di ignavo, dunque in una discussione l’ateo ed il credente discuteranno portando le loro tesi e antitesi senza riuscire a dimostrarle, mentre l’agnostico si asterrà dalla discussione, non ne prende parte, un ignavo appunto.
Neanche un minuto e già dissento. L'Ateismo è prima di tutto la constatazione che non ci sono prove evidenti, scientifiche, che esista un dio professato da qualsiasi religione. Poi ci sono atei che "credono" che non ci sia un dio ma il dato di fondo è comune ad entrambi, non ci sono prove dell'esistenza di un qualsiasi dio, non è un credo ma un fatto empirico.
l'ultima argomentazione mi sembra la più convincente, il credente interpreta gli eventi della sua vita alla luce dell'esistenza di un ente invisibile, e ciò può accadere proprio perché soccorre la fede che è quel moto interiore che colma il deficit esistente tra ciò che è nel mondo sensibile e ciò che si ritiene essere nel mondo tout court, l'ateo (come anche l'agnostico) non mette Dio tra gli elementi che possono condurre la sua riflessione sulla vita da una parte piuttosto che da un'altra
Buongiorno, ascoltandola mi è venuta una riflessione, credo che l'ateismo sia principalmente riconducibile alll empirismo e quindi al metodo scientifico, infatti i razionalisti possono essere credenti mentre gli empiristi e i positivisti tendenzialmente no
questa mia riflessione credo sia utile perché tenta di dimostrare come siano diversi presupposti del pensiero credente e quello il pensiero ateo cioè il credente sarà un razionalista barra un metafisico mentre la Teo tenderà a essere empirista quindi è come se si occupassero un po’ più di due problemi diversi, metterli sullo stesso piano logico credo sia proprio un errore a a priori
Vivo da ateo, ma così come i credenti non possono dimostrare della esistenza di dio , io non posso dimostrare della sua non esistenza, anche se ne sono certo. Questo è il mio agnosticismo. 👋
Roberto mi ha fatto capire che anche tutti gli agnostici sono in realtà atei. (Compreso me) La gente come motivazione ti dice “esiste o non esiste non mi interessa”, nascondendosi dietro alla parola agnostico. Ma in fondo o ci credi o non ci credi, non puoi cercare di fregare te stesso dicendo “non prego mai però la porticina è sempre aperta nel caso avessi una rivelazione”
Del resto, come dice anche un noto ATEO contemporaneo, nonché Presidente onorario dell' UAAR: "Affinché l'impresa scientifica abbia senso lo scienziato deve preventivamente affermare che la natura sia razionale... Nella Natura si manifesta dunque un ordine universale, che si chiama Lògos in greco, Ratio in latino e Ragione in italiano. Il che ci permette di dare un senso letterale al versetto 1,1 di Giovanni: "In principio era la Ragione, e la Ragione era presso Dio, e Dio era la Ragione". (Piergiorgio Odifreddi: "Un matematico ateo a confronto con il Papa teologo", 2011).
L ateo per definizione non crede, l agnostico invece mette in dubbio l esistenza o meno di dio, quindi si può anche definire credente ma nella condizione che il suo dubbio sia risolto altrimenti è anche egli un non credente dal momento che credere presuppone una fede non dettata da condizioni, quindi secondo me l agnostico parte comunque come persona non credente ma che ammette che potrebbe cambiare opinione.
Io mi considero a metà via: non credo che Dio esista ma allos tesso tempo non posso dimostrarlo. Un po' come gli alieni, ritengo probabile esistano ma non posso dirlo con certezza. E pertanto non mi pongo il problema, non ho bisogno di Dio per vivere, essere felice, fare del bene. Se poi un giorno avrò una prova concreta e inequivocabile, son disposto a cambiare i miei punti di vista, ma fino ad allora, beh, sticazzi 🤣
Per me il problema nasce dall'ambiguità della parola Dio: in astratto, per un Dio generico sono agnostico, nel senso che ritengo indecidibile in questa vita il problema della sua esistenza, ma lo è anche quella del Grande Minollo invisibile che permea lo spazio e il tempo. Però se cominciamo a fornire a questo Dio astratto e generico degli attributi, ogni volta che ho visto farlo e questo Dio si avvicinava a quello di una qualche religione, allora ho virato rapidamente dall'agnosticismo all'ateismo. Per me il senso della vita resta misterioso e in nessun modo posso affermare che la morte fisica terminerà la mia esistenza: su questo sono davvero agnostico. Questa vita potrebbe essere una simulazione, o il mondo stesso essere frutto della mia immaginazione, chi lo sa. Non è nemmeno detto che, se la mia coscienza non terminasse con il mio corpo fisico, durante questa prosecuzione io non sarò altrettanto se non più confuso che adesso. Una cosa è certa: una presenza di Dio in questa vita non la sento e non l'ho mai avvertita. Certo, qualche volta ho avuto la suggestione che dovesse esserci un progettista, un matematico, ad esempio studiando l'insieme di Mandelbrot o ascoltando la musica di Bach. Ma questo progettista potrebbe non essere tecnicamente Dio, ma solo un'intelligenza superiore, esistente fisicamente nell'universo fisico o trascendendolo, ma non per questo essendo l'eminenza SOMMA. Potrebbe non esserci un eminenza somma, un motore primo, ma proprio una regressione infinita di intelligenze via via superiori. Questo però vuol dire essere agnostici su Dio? Dipende. Dipende appunto da cosa è Dio. Datemi la definizione di Dio, l'insieme di attributi che lo caratterizzano, e io potrò dirvi se ci credo o no. Un conto è il Dio di Spinoza, un conto è il Dio del Cristianesimo. Sono due cose completamente diverse, che richiedono atti di fede di natura e magnitudine assai diversa. Il Dio di Spinoza va pregato? Elargisce premi e punizioni? Prevede un aldilà? Una resurrezione dei corpi? No, ad esempio. In ultima analisi, sono molto interessato al mistero dell'esistenza, ma molto poco interessato all'esistenza o meno di un creatore (anche perché poi non risolve il mistero ancora più grande del perché vi sia un creatore). Non è essere agnostico, questo?
Il credente crede fermamente che Dio esista, l'ateo crede fermamente che Dio non esista, ergo entrambi credono, entrambi esprimono il loro credo attraverso un atto di fede che come tutti i dogmi impone il non porsi domande al riguardo a differenza dell' agnostico che cerca risposte concrete pur non trovandole (agnos= non sapere) ma ponendosi aperto al confronto con varie teorie. La fede è il più alto atto di "ignoranza" nell' accezione del termine perché è fine a se stesso. L'agnosi pone il dubbio che pone domande che cercano risposte e da lì la conoscenza : fatti non foste per vivere come bruti... Grazie come sempre Mercadini per questi scambi culturali!!!
No. Da ateo semplicemente rigetto l'assunto che un dio esista, fintanto che qualcuno non lo provi. Quelle frasi tipo "l'ateo crede fermamente che Dio non esista" o "l'ateo odia dio" sono scemenze che dicono i preti ai bambini del catechismo per spaventarli.
Non è così. Entrambi non sono sicuri al 100% ma, mentre il credente fa un atto di fede per credere in qualcosa di invisibile e implausibile, l'ateo si attiene ai fatti, e non crede nella necessità di elaborare ipotesi non supportate da evidenze. Quest'ultima posizione non è fideistica, poiché non si pone il problema di immaginare oltre ciò che materialmente si possa sperimentare. Il pensiero si ferma laddove si ferma la realtà, senza necessità di balzi nell'ignoto con la speranza di qualcosa di altamente incerto.
😳😳😳😳😳😳 I pagani oggetto dell'ira di Dio In realtà l'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell'ingiustizia, poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha loro manifestato. Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità; essi sono dunque inescusabili, perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa. Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno cambiato la gloria dell'incorruttibile Dio con l'immagine e la figura dell'uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili.
... Da Ateo credo che.... Stasera mi farò una birra. A parte gli scherzi, semplicemente per un ateo ben informato una questione di Dio si risolve scientificamente come una contro indicazione evolutiva del linguaggio e del senso dei tempo.
Un Ateo "crede" che Dio non esiste, quindi potrebbe essere definito un credente in senso ampio. Un Agnostico crede che Dio non esiste fino a prova contraria. Allora siamo tutti credenti, se basta credere. Poi un Ateo può credere che Dio non esista ma nel profondo potrebbe sperare che esista. Eterno dilemma tra cervello e cuore, ragione e sentimento
Ateismo e agnosticismo non sono esclusivi. L ateo puo' mantenere un dubbio sull esistenza di dio, e sara' questo che lo spiengera'' a informarsi e magari un giorno rafforzare il suo essere ateo. Anche un ateo in momenti di paura puo' invocare dio e poi nel pieno vigore tirare fuori tutto il suo ateismo a tavola con i parenti. Questo perche abbiamo tanti dualismi dentro di noi, con cui dobbiamo convivere, anche senza diventare schizofrenici
Però si può dire che tutte le categorie non si possono attribuire definitivamente: nessuno pensa costantemente a Dio, come non pensa costantemente alla scienza o a quello che fa. Quindi anche interrogarsi saltuariamente sull’esistenza e sulla morte senza decretare definitivamente se dio esiste o meno, può considerarsi una posizione agnostica. Credere che dio non intervenga direttamente e non abbia bisogno di preghiere può essere considerato agnosticismo e non ateismo in quanto si può dedurre dalla propria esperienza e dalla storicità delle religioni, nel loro mutare contraddittorio di norme e riti, chiaro frutto di contesti e immaginazioni. Così se non si ha diritto di sapere se e come sia un eventuale aldilà, vivere come se non esistesse non coincide esattamente con il negarne completamente la possibilità.
Provo a rispondere. L'agnostico dice: è ben possibile che Dio esista, così come è ben possibile che esistano gli alieni. Non abbiamo una prova decisiva che escluda l'esistenza di Dio. In questo senso si è agnostici. È una questione ontologica. D'altra parte, dobbiamo comunque vivere, e cioè prendere decisioni in ordine ai nostri comportamenti; decisioni che, da ultimo, si basano su asserzioni che riguardano l'esistenza/inesistenza di certi stati di cose. Quindi la domanda è: dobbiamo includere Dio in quelle premesse che riguardano il nostro agire? La risposta è: dipende da quale criterio utilizzi per formulare quelle promesse. Un possibile criterio (che io condivido) è quello della prova empirica: ritengo esistente, AI FINI DELL'AZIONE, ciò di cui ho prova empirica; anche se sono ben consapevole che potrei sbagliarmi, da un punto di vista ontologico. In conclusione: la posizione agnostica è di tipo ontologico e non riguarda il criterio scelto per agire; il quale criterio, invece, ben può escludere che Dio esista. Spero di essermi spiegato bene. È la prima volta che cerco di mettere per iscritto questo mio pensiero; magari potete aiutarmi a capire se sta in piedi. P.S. Grande Roberto, ti seguo da anni ed è sempre un piacere ascoltarti!
L' agnostico è semplicemente il politically corret della religione. Trovo interessante se facessi un video dove spieghi (se lo ritieni) perché prima credevi e ora no, di solito avviene il contrario.
Quindi l ateo vede il televisore senza vedere i programmi che per lui non esistono ed il credente riesce a vedere i programmi senza vedere il televisore. Ma tutti e due pagheranno il canone RAI 😅
Io mi definisco agnostico nel senso che fintanto che non posseggo gli strumenti per fare esperienza di dio mi astengo dal giudizio. Sostanzialmente non mi curo della presenza di Dio.
ERRATA CORRIGE: i versi si Dante che cito nel video sono tratti da Canto VI del Purgatorio, non del Paradiso. Scusate il lapsus!
C'è una differenza sostanziale tra credo e fede, così come tra spiritualità (che è laica) e religione. Cmq, per quanto mi riguarda la questione ateo vs credente è un vecchio paradigma da superare. Dovremmo iniziare a pensare in termini di coscienza. Una coscienza oggettiva che può essere oltre il nostro sistema nervoso o meno.
Visto che anche gli atei credono, allora la mia domanda è: che differenza c'è fra credere ed avere fede?
@@mattiabassani3129 non ho detto che gli atei credono, se rimaniamo in termini religiosi di un'entità superiore allora ok, neanche io ci credo, ma sono più portato per una coscienza oggettiva neutra a cui noi diamo significato. Il credo è qualcosa che riguarda l'esterno, credere a ciò che ti viene detto. La Fede è interiore e intima. Non ha nulla a che fare con ciò che è fuori, che sia religione o altro. La fede nasce in te quando non hai più paura e hai fede nella vita... cioè, che tutto ciò che succederà, sarai un grado di superarlo
@@mattiabassani3129 La differenza sta nel tipo di fede: quella nella conoscenza si basa su ciò che è dimostrabile, verificabile e razionale, mentre quella nel desiderio nasce dal proiettare aspirazioni, speranze o paure su una credenza, senza fondarla su prove concrete.
Chi ripone fede senza conoscere viene chiamato "credente" perché accetta una verità senza approfondirla, affidandosi a un sistema di convinzioni che soddisfa bisogni emotivi o culturali. Al contrario, chi basa la propria fiducia sulla conoscenza si impegna nella ricerca, costruendo il proprio pensiero su fatti verificati.
La distinzione è chiara: credere è fidarsi di ciò che non si sa, mentre conoscere è cercare di comprendere, accettando il dubbio e la possibilità di non avere risposte definitive.
@@antiacca Ma infatti il mio commento non era rivolto a te, era una mia riflessione che volevo condividere
Sior mercadini, è sempre un piacere guardare e riflettere sui suoi video
Del resto, come dice anche un noto ATEO contemporaneo, nonché Presidente onorario dell' UAAR: "Affinché l'impresa scientifica abbia senso lo scienziato deve preventivamente affermare che la natura sia razionale... Nella Natura si manifesta dunque un ordine universale, che si chiama Lògos in greco, Ratio in latino e Ragione in italiano. Il che ci permette di dare un senso letterale al versetto 1,1 di Giovanni: "In principio era la Ragione, e la Ragione era presso Dio, e Dio era la Ragione". (Piergiorgio Odifreddi: "Un matematico ateo a confronto con il Papa teologo", 2011).
Non sono d'accordo, uno scienziato non deve dare per scontato niente, nemmeno che la natura sia razionale. La razionalità è una definizione che diamo noi la natura fa quello che vuole. Lo scienziato descrive la natura e la descrive con un linguaggio così preciso (il più preciso che conosciamo ma non è detto che sia corretto, solo è il meglio che siamo riusciti a pensare) che la sua descrizione molte volte vale anche per il futuro. Questo non dà nessuna certezza che sia la descrizione corretta e lo scienziato lo sa (o dovrebbe saperlo), infatti quando c'è una svolta nella conoscenza scientifica, spesso è perche una previsione si rivela errata. In quel caso non si dice che la natura era irrazionale, solo che la nostra teoria è errata o da perfezionare.
Non occorre decidere a priori che la natura è logos
ma almeno -la natura- non ti vieta di farti le seghe e non ti chiede l ottoXmille
Beh ma questo passaggio di Odifreddi che citi è decisamente un atto di fede haha.
Non riesco a cogliere il senso Della citazione ma mi sembra non averne perché mi sembra sbagliato l'assunto Di partenza.
Non è assolutamente Vero Che la Natura debba esser considerata razionale per far sí Che la scienza abbia senso.
La natura opera in maniera casuale seguendo Delle leggi fisiche Che fanno parte del nostro universo.
Sarebbe sbagliato Considerare queste leggi come "razionali" perché farlo presupporebbe Che siano state pensate a priori, ma non è cosí, o Meglio, non è detto debba esserlo
Non si dovrebbe affermare nulla preventivamente. Prima si raccolgono dati, si analizzano e si interpretano, poi si formula un modello. Questo modello viene applicato e, se non funziona, si modificano le ipotesi, si creano nuovi modelli o si cercano ulteriori dati. La ricerca non si ferma mai. Se un modello ci consente di fare previsioni accurate, è un buon segno, ma non ci si accontenta: lo si continua ad affinare fino a sviluppare una teoria, che rappresenta il massimo risultato ottenibile nel metodo scientifico.
La fisica quantistica ha già dimostrato che, a livello subatomico, la razionalità classica spesso non si applica: i fenomeni si comportano in modo controintuitivo rispetto alla logica ordinaria. Questo mette in discussione visioni rigide o assolutistiche, come quelle promosse da alcune interpretazioni letterali della Bibbia.
In quanto agnostico ti dico che mi limito a sapere che è un dilemma a cui non posso rispondere, accetto la mia incoerenza e dialogo con i morti quando vado al cimitero, ringrazio dio per le botte di culo, e lo insulto altrettanto per le mie sfortune. Ogni agnostico è diverso, io ho fatto miei alcuni dei messaggi di Cristo per la vita di tutti i giorni, ma se davvero devo andare a messa tutte le domeniche per esser considerato degno del paradiso allora mi permetto di dire che il metodo di valutazione è sbagliato.
Alcune persone sentono il bisogno di credere nell'esistenza di una presenza superiore, gelosa e vendicativa, che le osservi costantemente. Questa convinzione funge da deterrente, spingendole a evitare comportamenti immorali per timore di essere giudicate o punite per l'eternità.
È per questo che devono andare a messa tutte le domeniche.
Ogni agnostico è diverso perché alcuni sono credenti, altri atei. Se parli coi morti e con Dio, sei credente.
L'agnosticismo in sé non ha senso, perché "non essere sicuro di" è una condizione che appartiene a tutti. Il credente non è sicuro che Dio esista, ci crede. L'ateo non è sicuro che Dio non esista, non ci crede fino a prova contraria. L'agnostico è l'uno o l'altro perché, di fronte alla questione, non prendere posizione è impossibile.
@@simonecalveri6799 non è che atei e credenti sono come i creeps e i bloods (salvo certe occasioni), credo giusto che siano possibili entrambe le possibilità. Anche se pregassi nel tempo libero ma mi considerassi lo stesso agnostico quale dio starei pregando allora? (Tralasciando l'educazione cattolica standard per tutti gli italiani). Per me se Dio esiste di certo non è paro paro a quello rappresentato dai vari culti sparsi nel mondo, magari questi ultimi si sono basati su un qualcosa di vero ma questo non lo posso sapere. Quindi mi tengo la mia ignoranza e incoerenza e vado avanti cercando di essere un essere umano rispettoso dei morti, del credo altrui e di ciò che non posso concretamente dimostrare. Non per forza bisogna identificarsi in un' iconografia preesistente, o fondare un nuovo credo per ogni versione di Dio che si pensa che possa esistere, sarebbe un casino
@@simonecalveri6799non so perché mi hanno cancellato la vecchia risposta, ma comunque non è che atei e credenti sono come dei team avversari (tranne quando lo sono, immagino), se dialogo con i miei cari defunti al cimitero non è che sto facendo appello ad un aldilà specifico di un credo specifico. Per me se Dio esiste non è affatto un' entità raccontata da un culto preesistente. Può essere che ci siano degli elementi di verità nelle varie religioni del mondo ma non lo posso sapere e non è che vado a documentarmi su ogni credo esistente per scegliere il team che mi fa più comodo. Socrate, signori, Socrate. Fino a quando non avrò una chiamata o una certezza a riguardo mi tengo le mie incoerenze cercando pur sempre di essere un essere umano rispettoso dei morti, del credo altrui e di ciò che non può (o non ha sbatti) di comprendere. Se per forza bisogna prendere una posizione tra le due opzioni allora nel mio caso dovrei fondare una religione sulla mia concezione di dio, e francamente mi sembra una pessima idea. Se Dio esiste bisogna considerare anche la possibilità che noi non siamo una priorità per lui
Ottimi esempi! Li userò la prossima volta che qualcuno che conosco si definisce agnostico. Anche quando un mio amico mi dirà di nuovo di essere credente, visto che solo quando è in profonda depressione si ricorda di pregare il suo dio, poi quando tutto va bene non un ringraziamento. Anzi, meglio... gli passo il link a questo video!
Guardare il tuo canale è come immergersi in un mondo di grandi idee e soluzioni creative. Continua a ispirarci con i tuoi video brillanti!🦄🔳💖
Il fatto che tu abbia dovuto fare due video per spiegare questa cosa è un fatto quantomeno grave🤣Tu però ci aggiungi sempre qualcosa ed è un piacere ascoltarti.
L'agnostico è colui che non ha le certezze dei credenti e non ha nemmeno le certezze degli atei. Non vedo il problema e non vedo perché accanirsi contro questa figura. Vive col dubbio? Si. È un problema? No!
Per esempio, il mio agnosticismo si manifesta nei confronti di un'idea di Dio diversa da quella antropomorfa delle religioni Abramitiche (per esempio), dicendo questo intendo che l'idea di Dio si può sviluppare anche in altri modi.
Nei confronti di queste che comunemente vengono chiamate Religioni mi sento dinpoter professare apertamente il mio Ateismo.
In questo caso non trovo sensato l'Agnosticismo perchè le Religioni trasformano qualcosa che non so può percepire in qualcoaa di Reale, o ci si crede oppure no.
South Park ne ha parlato nella stagione 15 in modo ovviamente esilarante.
Nell'episodio che si intitola "Il bambino povero" succede che tre bambini a cui poi si aggiungerà Cartman (da South Park Wiki) "[...] vengono affidati ai coniugi Weatherheads, una famiglia adottiva militante e agnostica che vive a Greeley, che proibisce ai loro numerosi figli adottivi di esprimere qualsiasi nozione di certezza. Il loro agnosticismo si manifesta in un certo numero di modi peculiari, come il loro editto secondo cui i bambini possono bere solo "bevande agnostiche" come la Dr. Pepper, perché nessuno può essere sicuro del suo sapore e ipotizzano che Dio possa essere un "gigante uccello rettile" responsabile di tutto.".
Grandi come sempre, tu e South Park. In questo ordine 😉😉👍👍
Bravissimo Roberto! Ho apprezzato molto soprattutto la seconda parte del video, perché va verso un mio profondo convincimento: la posizione agnostica, così "in voga" ai giorni d'oggi, è l'unica veramente NON difendibile delle tre! A meno che non si declini in un puro menefreghismo (che comunque, come giustamente rilevi, agli atti pratici ricalcherebbe comunque un ateismo). L'esistenza di Dio è l'unica domanda fondamentale a cui possiamo dare una nostra risposta intima, la quale sarà democratica come poche altre. Alla resa dei conti, la mia risposta avrà la stessa dignità di quella di un fisico nucleare, il convincimento di un filologo varrà tanto come quello di un proletario. Questo proprio perché è un approccio fondamentale alla vita che non si basa su dati certi empirici ma sulla nostra percezione della posizione dell'Uomo. E non sto dicendo che ogni indagine sia inutile, ma è un po' come nell'amore: vivrò l'amore in modo diverso dopo aver letto la Vita nova? Certo! Ma non potrò mai dire che il mio amore sia migliore di quello di un perfetto analfabeta.
Non capisco il tuo ragionamento, la differenza sostanziale tra ateismo e agnosticismo è nella non certezza dell'esistenza di Dio.
Per gli agnostici, non essendoci possibilitá Di saperlo con certezza, non prendono Una posizione netta.
Se anche il loro comportamento Sia uguale a quello degl'atei (Che non è detto, come dimostrano altri commenti qua), questo non ha niente a Che vedere col fatto Che la posizione Sia indifendibile
Da credente condivido ogni singola parola. E tu sei il mio ateo preferito! Stima immensa sempre!
L’unica cosa costante in un agnostico è il dubbio. E direi che basta questo. Dato che l’esistenza a conti fatti è un mistero e rimarrà tale.
Agnostici lo siamo tutti in senso universale, non però nei confronti delle religioni perché altrimenti dobbiamo sostenere di non sapere se esistono draghi, fate e fantasmi
Immagino che te avrai delle posizioni in tema di politica, etica, e così via. Cioè che se alla domanda "credi che sia giusto ?" te possa rispondere si/no. Questo significa che non sei aperto a discussioni al riguardo? A nuovi elementi che potrebbero contraddire o rafforzare la tua tesi? Spero di no - questo non significa che tu sia agnostico riguardo tali questioni
Altrimenti dovrei anche essere agnostico riguardo il credere all'esistenza degli UFO perché è per definizione impossibile provare con certezza che non esistano
In altre parole: il dubbio (nel senso di adattamento delle proprie posizioni a nuovi fatti) dovrebbero essere un caratteristica dell'indagine su qualunque tema, non prerogativa dell'agnosticismo. Non esistono mai certezze ma uno spettro di ragionevole convinzione per una tesi o per un'altra, che può essere più o meno marcata a seconda dei propri ragionamenti o dell'evidenza incontrata
ciao roberto, è stato un piacere ascoltarti a venaria (sono il ragazzo che ti ha scritto e portato la lettera), spero tornerai presto in quel di torino magari per portare in scena little boy! a presto!
ps. bellissimo video come sempre!
Il problema è l'idea che si ha comunemente della posizione degli atei, ovvero che l'ateo si aspetti il nulla eterno dopo la morte. Quando qualcuno non condivide questa visione, tra l'altro poco rassicurante, ma non crede neanche a una divinità senziente che osserva e giudica il comportamento di ogni uomo, allora si definisce agnostico. Si può dire che l'agnostico sia un ateo, perchè non crede in Dio, ma che non eslcude l'esistenza di una dimensione sovrannaturale, ovvero non dà per certo il nulla eterno.
in questo ragionamento secondo me ci sono troppe certezze.
Stupendo questo video
Caro Roberto, personalmente seguo l'ateismo superstizioso di tipo napoletano. Posso riassumere il concetto con la famosa frase "non è vero ma ci credo"
personalmente seguo una serie di valori morali che in parte derivano da un'educazione cristiana cattolica ed in parte da scelte maturate negli anni. Personalmente la mia filosofia di vita è di cercare di comportarmi ed essere "buono", secondo i miei valori.
Se poi un giono, alla mia morte scoprirò l'esistenza di un Dio sarà lui a giudicare in che modo ho vissuto (sperando di rientrare nei suoi canoni), viceversa se non ci fosse niente, comunque avrei vissuto una vita seguendo quello che secondo me era la maniera più corretta. In pratica metto le mani avanti.😅
Grande Roberto. Preparati però a rifare questo video ogni tre mesi, ché tanto non lo capiscono.
Ciao Roberto, ti seguo da tanti anni ormai (quando hai detto che l’ultimo video sull’ateismo risale a 3 anni fa mi sono sentito vecchio a 21 anni). Non ho mai commentato, ma da ex agnostico (non so più come definirmi ormai, mi sono fatto la mia personale religione) mi sento di intervenire in questa discussione.
Il fatto è che tu parti da un presupposto sbagliato, ovvero che la negazione dell’ipotesi non sia un’ipotesi di per sé. Questo è un concetto logico che vale solo in fisica e nelle scienze naturali, ed è una semplificazione della vera logica matematica. Ovvero per chiare ragioni di ordine all’interno della comunità scientifica, si da per scontato che una cosa non esista finché non viene dimostrato il contrario. Da qui si capisce che dimostrare la non esistenza di qualcosa sia totalmente superfluo in fisica per esempio.
Tuttavia il concetto di dio (a meno che non siamo pagani e crediamo in odino come essere fisico che vive ad asgard) è metafisico, e quindi per definizione gli strumenti “semplificati” della fisica non possono essere usati.
Cosa ci resta quindi? La matematica, che fortunatamente è astratta proprio come la religione.
Ora nella logica matematica il funzionamento è ben diverso. In matematica non esistono differenze tra affermazioni e negazioni, infatti la combinazione di ipotesi e tesi è detta proposizione. Questo significa che ogni singola proposizione va dimostrata, altrimenti rimane l’interrogativo (come ad esempio i problemi del millennio). Possiamo infatti dimostrare che nell’insieme [2,3] non esiste il 5.
Finito questo lungo preambolo arriviamo alla religione. Ipotizzare l’esistenza di dio, o negare la stessa ipotesi, a livello matematico hanno la stessa identica valenza. Ovvero per essere veritiere vanno entrambe dimostrate. Da qui si potrebbe anche affermare che l’ateismo sia in realtà l’approccio meno razionale in assoluto, in quanto di base al fedele non interessa dimostrare l’esistenza di dio, mentre l’ateo teoricamente crede proprio nella scienza, che però gli scarica addosso l’onere della prova.
Il punto di essere agnostici è proprio che non esiste la domanda “come si comporta l’agnostico?”. La domanda in sé mette l’ateismo sullo stesso livello della religione, perché come il cristiano si comporta in un certo modo in quanto cristiano, allora anche l’ateo si comporterà in un certo modo in quanto ateo.
L’agnostico invece si comporta come vuole. Non esistono due agnostici uguali: uno si interrogherà spesso sul concetto di dio, uno magari osserva una determinata religione senza essere sicuro dell’esistenza di dio, uno magari ammette la possibilità dell’esistenza di un creatore o di un ordine cosmico, un altro si comporterà come un ateo.
Il punto è proprio che l’agnostico non può essere definito nel suo comportamento, perché non ammette nessuna etichetta.
Sottoscrivo pienamente in qualità di agnostico.
propongo la mia umile visione, riassumibile in: agnostico speranzoso :)
anche i credenti hanno questa posizione. non sanno ma ci sperano
Sei il meglio che c'è in giro, un vero illuminato e un gran cervellone ma purtroppo in pochi ti capiscono,ho molta stima di te, grande!!!
sei un grande ! da questo momento per me non esistono piu' gli agnostici
Nel libro "L'illusione di dio" di Richard Dawkins trovi un paragrafo intitolato "Miseria dell'agnosticismo". Se cerchi su google trovi persino il pdf dell'intero libro 😉
Che poi, ad essere onesti, la definizione di agnostico non per forza ha a che fare con la fede.
Ad esempio, agnostico può significare anche “che non conosce”.
In questo senso, per esempio, io sono sia ateo che agnostico.
Agnostico perché se Dio esista o no non lo posso sapere o verificare, ateo perché nonostante io non sappia e non possa dimostrare la sua esistenza, non ci posso credere senza prove tangibili.
Edit:
In un certo senso possono esistere anche credenti agnostici, che non affermano di poter sapere se Dio esiste in senso pratico, ma che comunque credono in Dio anche senza prove, proprio per “fede”.
Esatto.
Agnosticismo deriva da "gnosi" che significa letteralmente "conoscenza".
Quando si usa il termine agnosticismo cercando di definire "la sospensione del giudizio", si commette un errore banale.
O credi, o non credi, e se sospendi il giudizio, mi spiace, ma significa che "non credi".
Si tratta di una dicotomia, o sei tifoso della Roma o non lo sei, e se "sospendi il giudizio" difficilmente andrai allo stadio a sventolare bandiere.
@@ChristianIce è molto diverso dal tifo. Non fai il tifo per una divinità e non devi andare in nessuno "stadio".
Se sospendi il giudizio sul credere, in realtà stai credendo che ci sia la possibilità che esista qualcosa, ma non ti senti abbastanza convinto da ammetterlo, però potrebbe essere.
Se non credi, credi 0, sempre.
Se credi puoi credere 1 o 100, ma credi sia con 1 che con 100, è solo come lo dimostri a te stesso e agli altri, come lo pratichi, che cambia.
L'agnostico crede, con incertezza, ma dentro di sé, nel profondo, crede o anche solo spera.
Bravo.
@@mikan3222
Credente e non credente sono una dicotomia.
Non si tratta di opinioni, ma di lingua italiana.
Se l'esempio non ti piace, pazienza :)
@@mikan3222 Se la definizione di agnostico è “colui che non conosce” allora questo non ha niente a che vedere con il credere o con lo sperare.
Non so se Dio esiste ma mi piace credere che in ognuno di noi alberghi una parte immortale ,pura .
Sei divertentissimo Roberto 😊
PS:È stato un piacere conoscerti a Venaria al "teatro la concordia "lo scorso 7 nov., bello spettacolo, io e mio figlio non avevamo dubbi,alla prossima!❤
non hai bisogno di crederlo, i nostri protoni hanno miliardi di anni e non ne conosciamo il meccanismo di decadimento. io direi che possiamo catalogarli come eterni 😉
Splendidamente ineccepibile 🥰
Ma come "quando ero credente"?!?! E poi com'è che hai smesso di credere??? Forse è una domanda un po personale... Cmq grande Roberto, è sempre un piacere ascoltarti 👍😉💪
I tuoi video sono un vero tesoro di RUclips. Grazie per la tua creatività e dedizione.🌉🟫👙
Ciao Roberto!
Secondo te quali sono le coordinate di un pensiero?
Great show!
Interessante. Ho sempre visto l'idea dell'ateismo come "atto di fede" non tanto nel sistema per arrivare alla conclusione, ma idea profonda dell'essere disposti a rinunciare a qualcosa come Dio, talmente fermamente da essere appunto disposti a definirsi atei (termine secondo me spesso abusato).
La domanda che fai ha quindi senso, cos'é l'alternativa (cioé essere agnostico)?
Sempre per come ho sempre visto il termine, non è tanto un limbo (la via di mezzo) in una situazione dualistica ma bensì una risposta razionale (come hai spiegato bene tu per quanto riguarda l'ateo) a qualcosa che spiritualmente (irrazionalmente) non si sente di rifiutare.
Trovo per questo molto lodevole chi ammette di non avere il coraggio di rinunciare all'idea di Dio. Senza però avere la necessità di legare ogni avvienimento del mondo ad esso, o non in modo diretto. Quindi quando capita qualcosa invoca Dio? No, pensa al caso o alle leggi di natura, che per quanto ne sa potrebbero essere volere divino.
Quondi in realtà "crede" nel senso religioso del termine? No, non crede, ammette piuttosto di non sapere.
In breve è la soluzione di chi si è posto la domanda senza avere il coraggio o la volontà di decidere una risposta, anche se razionalmente plausibile
Il video è stato sicuramente uno spunto interessante. Spero che la mia risposta possa essere un aggiunta interessante. Se ci fosse un grossolano errore logico fatemi sapere, a patto che la risposta non verta sull'interpretazione semantica dei termini
> Ho sempre visto l'idea dell'ateismo come "atto di fede" non tanto nel sistema per arrivare alla conclusione, ma idea profonda dell'essere disposti a rinunciare a qualcosa come Dio
l'ateo sa che l'esistenza di qualcosa non dipende in nessun modo da quanto gli farebbe comodo che quella cosa esistesse.
non c'è differenza fra l'affermazione che la teiera di Russel non esiste e l'affermazione che Dio non esiste. abbiamo lo stesso numero di prove che queste due cose esistano
Roberto, mi piacerebbe aggiungere una piccola cosa al tuo discorso (con cui concordo).
Hiroiko Araki in una delle parti di "Le Bizzarre Avventure di Jojo" (l'ottava, Jojolion, per essere precisi) definisce la fede come "speranza nei miracoli" e definisce un miracolo come "qualcosa che non appartiene alla 'logica di questo mondo' ", cioè insomma la fede sarebbe la speranza in qualcosa di inconcepibile o impossibile. In tal senso, effettivamente un ateo *potrebbe* avere fede, nel senso che il fatto che non riponga fede in Dio non gli impedisce di avere fede in un suo ostinato progetto, nell'amore di qualcuno che non lo dimostra, nell'oroscopo, nei complotti o anche, perché no, in una scienza positiva, del resto il termine scientista, seppur utilizzato a sproposito perché di scientisti nel mondo della scienza non ce ne sono così tanti, comunque non è un termine inutile e senza significato.
Il punto, come ben dicevi, è che c'è grossa differenza tra il credere religioso di un credente, nel credere in senso psicologico (nonché colloquiale) e nel credere epistemologico di chi si occupa di scienza, quest'ultimo il bersaglio dei credenti ferventi che muovono questa critica. Se il primo è, appunto, fede, il secondo invece si tratta, come lasciavi intendere, semplicemente di una nozione "salvata nel nostro cervello" che diamo per buona, mentre la terza, il vero oggetto di critica, è invece (semplificando al massimo) un ipotesi corroborata da dati di fatto coerenti e da diversi esperimenti fatti per cercare di smentire tale ipotesi. Questa è la cosa più lontana che c'è dalla fede propriamente detta (se non in uno strano processo di teologia negativa).
In definitiva, chi è ateo in maniera consapevole, lo è sopratutto perché Dio è un ipotesi possibile (poiché anche impossibile da smentire), ma non necessaria (poiché non toglie né aggiunge nulla alle conoscenze sul mondo), non perché ha fede nella sua non-esistenza.
Spero di non risultare offensivo, ma in tutto questo discorso mi ha lasciato un po' perplesso la descrizione della figura del "credente".
In particolare mi sembra che si dia per scontato che il credere nel divino comporti necessariamente molti altri aspetti, tra cui, l'esistenza dell'anima in assenza di un corpo fisico, l'immortalità della coscienza, la presenza di un progetto divino specificatamente dedicato all'umanità, i concetti assoluti di bene e di male, il poter interagire col divino al punto di influenzarne le decisioni con la preghiera, il fatto che il divino agisca per un bene assoluto,...
Mi sembra che la figura del credente qui considerata sia unicamente quella di colui che adotta pedissequamente il pacchetto di dogmi proposti da Santa Romana Chiesa (o istituzione equivalente), mentre credo che la fede e la spiritualità possa prendere forme e sfaccettature significativamente diverse (sicuramente in alcune delle religioni comunemente riconosciute, a maggior ragione se la spiritualità in questione è frutto di un'evoluzione personale).
Esistono pertanto credenti che magari non credono nell'immortalità dell'anima (intesa come coscienza di sé), che magari non ritengono sensato interrogare il divino, ma comunque magari sentono di risuonare in una qualche forma di disegno cosmico.
In questo senso penso che sia necessario superare la figura stereotipata del credente a cui si è fatto riferimento nel video ed estenderla a coloro che sono fermamente convinti dell'esistenza di qualcosa o qualcuno che trascenda il mondo fisico.
In questo senso l'ateo sarebbe colui che è fermamente convinto che la realtà si esaurisca nell'interazione di particelle che seguono le leggi della fisica (conosciute e non), mentre l'agnostico non sarebbe convinto da nessuna delle due interpretazioni (magari essendo convinto della non dimostrabilità di entrambe).
In questo senso ateo, agonistico e anche qualche credente si comporterebbero "da ateo", eppure cambia il modo di concepire l'universo (e credo che sia questo il punto in cui individuare la differenza dei termini, non nelle azioni che scelgono di intraprendere nei momenti di difficoltà)
Faccio una breve correzione: L'assolutismo del male non fa parte del pacchetto cristiano cattolico (Credo si possano trovare tante fonti, ma ti cito quella di uno dei padri del pensiero cristiano: S.Agostino).
Penso appunto che chi dice che essere ateo sia credere in qualcosa semplicemente si rifaccia a una definizione più formale. Dato che non puoi falsificare l'esistenza di dio allora non crederci è comunque un atto di fede. Ovviamente a livello concreto, senza formalismi sono d'accordo che l'ateismo non sia una forma di fede... però appunto credo che tu stia usando il linguaggio su un piano più di uso comune mentre chi fa questa critica usi un linguaggio più rigido e codificato, quindi siete su due piani di linguaggio diversi e non ha molto senso discuterne, in quanto avete ragione entrambi in modi diversi. Poi vabbè giusto per fare l'avvocato del diavolo secondo me è possibile essere agnostici nel senso che non si è proprio sicuri che Dio esista o no, e quindi magari pur non ringraziando o incolpandolo nella quotidianità, si è semplicemente più aperti sul cambiare idea in base a nuovi dati rispetto a un ateo convinto ... Immagino che appunto la fede e la non fede stiano su uno spettro e chi non si posiziona vicino a uno dei due estremi si possa considerare agnostico, anche se magari di solito ragiona come un ateo.
Complimenti Roberto per tutto, ti stimo un sacco :)
Ho la risposta, basata sulla mia esperienza di vita personale: l'agnostico è colui che, in presenza di un credente, pur essendo ateo, dice di essere agnostico per lasciare quel tanto che basta di beneficio del dubbio, al solo scopo di evitarsi una discussione infinita e soprattutto inutile con un credente.
Lo schema a cui mi attengo è questo:
Colui che esprime una credenza:
Colui che attribuisce una probabilità al fatto che a una determinata causa segua un determinato effetto, basandosi su una convinzione personale, esperienziale o razionale. Tuttavia, sospende il giudizio quando non ha elementi sufficienti per esprimersi.
Colui che esprime una fede:
Colui che, guidato prevalentemente dall'emozione, rifiuta l'idea che a una determinata causa segua un effetto indesiderato o inaccettabile. Di conseguenza, immagina o ipotizza un effetto più conforme al proprio desiderio o conforto emotivo.
Colui che esprime una convinzione:
Colui che è assolutamente certo che a una determinata causa seguirà un determinato effetto, senza nutrire alcun dubbio, indipendentemente dalla disponibilità di prove o evidenze contrarie.
quando verso la fine hai fatto la macchietta dell'agnostico schizofrenico che non sa se ringraziare o negare, mi hai fatto pisciare dalle risate.
Da persona che si reputa agnostica posso dire, almeno limitatamente al mio caso, che semplicemente non sento quella fede che mi fa abbandonare ad una certa credenza ma nemmeno posso dirmi certo che non esista una qualche sorta di divinità. C'è da dire che vengo da un'infanzia ed adolescenza dove son stato credente a pieno titolo, poi per vicissitudini personali mi sono allontanato da quelle radici ma non con spirito di negazione, quanto di "non posso saperlo e su ciò non posso basare qualcosa di così importante".
Ad oggi la mia relazione con i temi delle religioni è pressoché assente nel quotidiano, però quando mi ci va il pensiero non mi sento di poter negare che esista un divino, ritengo un mistero temi metafisici senza aver gli strumenti (né razionali né di fede) per svelarmeli.
Roberto, usi definizioni di ateo e agnostico che non sono quelle condivise, per lo meno, da molti atei. Questa è l'origine del problema, origine complicata anche da dizionari che in buona, o in cattiva... fede, hanno acquisito la definizione meno condivisa.
Prova a considerare questa definizione: l'ateo è colui che rigetta la definizione "dio esiste", per un'ampia varrietà di definizioni di "dio".
L'agnosticismo, invece, è una posizione sulla conoscenza. Ateismo e agnosticismo sono posizioni ortogonali tra l'oro. Infatti molte persone si definiscono atei agnostici, senza "e".
Io, mi definisco ateo, perché rigetto l'affermazione "dio esiste" e mi definisco anche agnostico perché non "so" se dio esiste, non ne ho conoscenza. Vivo la mia vita nella posizione di default che è quella in cui non esiste un dio finché non ci sarà un'affermazione "questo dio esiste" che sia corroborata da sufficiente evidenza per farmela accettare..
Quindi alla fine è una mera questione di definizione... la potente madre di ogno peggior dibattito e scontro :)
Quale dio?
Parti da un presupposto non dimostrato
Quale dio se esiste ?
Sul tuo commento ben argomentato mi viene spontaneo porre un quesito ulteriore, che spero possa aggiungere qualcosa al tema sicuramente interessante:
se un ateo può (nel senso che crede che abbia senso farlo) definirsi anche agnostico per indicare il fatto che non sa se Dio esiste, che non ne ha conoscenza,
allora dovrebbero esistere atei che hanno conoscenza della non esistenza di Dio. Dovrebbero, in qualche modo, esistere atei che sanno che Dio non esista.
Ma sapere che Dio non esiste è un'ipotesi impossibile da dimostrare pari al suo opposto.
Date queste premesse, sembra più che definirsi "atei" o "atei agnostici" sia un modo per posizionarsi socialmente nei confronti dei credenti. I primi, agli occhi di quest'ultimi, diventano i diretti antagonisti, e i secondi si posizionano neutralmente.
Questo può avere sicuramente delle utilità sociali di categorizzazione, ma escluderei la distinzione tra "atei" e "atei agnostici" dal punto di vista filosofico e concreto, dato che, come mostra Roberto nel video, l'atteggiamento nella vita non cambia.
@@Panebiancomaurizio non sta a me definire dio. Tu lo definisci, tu me lo presenti e io decido se accettare o meno la tua affermazione.
Quale sarebbe il presupposto?
@@leomeo3727 forse ci sono atei che *affermano* di conoscere l'inesistenza di dio.
Che è una posizione dogmatica e irrazionale come quella dei credenti gnostici.
Se ci sono sono comunque pochi, io non ne ho incontrato nessuno.
Però purtroppo molti nell'usare il termine "ateo" intendono proprio l'ateo gnostico e quindi elucubrano su un essere potenzialmente inesistente.
Ciao Roberto, voglio condividere con te una riflessione che spero possa essere costruttiva. Non sono un credente, non mi definisco con certezza ateo o agnostico, perché sinceramente trovo che la differenza pratica tra queste due posizioni sia minima, come hai anche espresso tu stesso. Tuttavia, in base alla mia esperienza, mi pare che esista una distinzione di atteggiamento: Ho notato che alcune persone, che si definiscono atee, si oppongono all’idea che esista un dio o una entità metafisica. Questo atteggiamento, per come lo vedo io, è diverso dal semplice dire "non credo che Dio esista". La distinzione che ho sempre percepito è questa: l'agnostico sostiene che, essendo Dio un concetto al di là della nostra comprensione, non si può sapere se esista o meno e quindi evita di porsi la domanda o prende atto di non poter rispondere e non si esprime. L'ateo, invece, quantomeno chi ho conosciuto, afferma con “certezza” che Dio non esiste, nonostante questa certezza non la si possa avere proprio in virtù del fatto che è un qualcosa al di fuori della propria comprensione. Sarei curioso di sapere se questa percezione è solo mia.
Lei è un grande, la trovo sempre una persona simpatica
se quello che ha creato l'universo e tutte le galassie dagli atomi all'universo ti debba qualcosa sei fuori strada figurati renderti immortale, immaginati un essere capace di tutto che ha fatto tutto e che nella sua immensità deve dimostrare ad una formica che lui non gli sta mentendo la fiducia non si chiede neanche agli esseri umani, qua niente è gratis se ragioni razionalmente è vedi solo quello che vedi, comportati bene e tratta bene il tuo prossimo se tutti lo facessero non avresti l'immortalità ma vivresti meglio di mo sicuramente
scusa se so stato un po stizzito ma a me che praticamente non esco da 1 anno sto agli arresti domiciliari, mi hanno costretto a rifare la targa per 300 euro se no non passava la revisione, mi hai fatto veni in mente un video di richard benson il futuro non è dovuto a nessuno sono john ammazzagufi
Si in effetti io ultimamente riesco pure a camminare sull'acqua, e dividere il mare🌊🌊 😁😁😁
Peccato che quando vado in giro 😥😥😥ho il deambulatore!!
@@PaoloVolpeFireFox immaginati concentrarti sul dito
@@OwlKilla si al mattino quando mi pulisco, 🌊🌊🌊onde🌊🌊🌊 evitare che mi sporco la mano 😁😁😁costa.. più cara, ed è sempre più... sottile 😡😡😡
“Tichiti tichiti.. ho guardato la televisione per 3 ore e poi l’ho acceeesaaaa tichiti tichiti”
E ci ho visto tanto amore.... Vasco 😁😁😁😁
Mi fai morire dal ridere 😂 io però ho sempre fatto fatica nello scegliere tra queste due parole: ateo o agnostico. Perché, per quanto creda che gli Dei siano stati creati dall'uomo e che riflettono uno degli aspetti più immaturi della sua evoluzione, allo stesso modo credo ci sia molto di più sul piano invisibile di quanto attualmente crediamo. E in tutto questo invisibile c'è spazio anche per qualcosa di invisibile che lega tutta la vita dell'universo.
Io credo negli unicorni arcobaleno come creatori dell'universo. Visto che non potete dimostrare che non esistono, dovete crederci 🎉
Io ho sempre considerato ateo colui che dà per scontata l'insistenza di un'entità superiore; agnostico colui che non crede, ma talvolta viene avvolto da dubbi sull'effettiva esistenza di un'entità superiore, con una frequenza maggiore diversa dal semplice dubbio che potrebbe interessare l'ateo (o il credente)
Magari potresti chiedere a chi si definisce ateo e/o agnostico qual è la sua posizione, invece che andare a sensazione.
La definizione di ateo è semplicemente “colui/colei che non crede in Dio o divinità in generale”, non implica il grado di certezza o incertezza a riguardo.
@@vihaidando per scontato ch'io non ne abbia mai parlato con nessuno e non abbia mai posto domande...
@@vihai Beh, la sua sensazione però è mediamente corretta. Non perfetta, ma spesso anche chi si definisce in un certo modo non è detto che conosca il significato del termine che usa.
@@matteogioia350 Solo una nota, esistono più modi di vedere l'agnostico. C'è anche l'agnostico credente e l'agnostico ateo. Quando si parla di queste categorie si parla di gente che afferma che non si può sapere se Dio esiste o meno, ma poi applica alla fine la sua opinione personale.
Come c'è l'ateo fedele, che è contraddistinto dall'avere comunque una visione positiva della religione.
Nell'ateismo poi si può suddividere in debole e forte, quello debole non nega l'esistenza di Dio ma non ci crede soltanto, la posizione forte invece porta delle argomentazioni sul perché non può esistre. (O si limita a debunkare chi dice che esiste e da li porta alla conseguenza logica.)
Mi sembra che l'agnosticismo di cui si parla sia un'altra versione di scetticismo: come il fatto di vivere in una simulazione o l'esistenza del genio maligno di Descartes, l'esistenza di Dio è un'ipotesi non falsificabile. Nonostante non si possa con certezza affermare il contrario, è certamente possibile, e spesso vantaggioso, vivere come se l'universo non fosse simulato o come se il genio maligno o Dio non esistessero.
Credo che sia un ottimo discorso, contorto ma sensato, forse opinabile, probabilmente per questo criticato anche nei vecchi video, o perlomeno difficile rivedersi al suo interno...
Credo che genererà molti commenti anche questo video hahahaha
Ho una riflessione post commento, la parola credo, penso che possa avere almeno due significati, un po' come la parola spirito può variare di significato in base al contesto, è diverso dire "quella persona ha uno spirito allegro" da "è apparso uno spirito" o ancora, usando un sinonimo più lontano "usa lo straccio e lo spirito per pulire" così si può dire credo come sinonimo di penso o credo come sinonimo di "ho la convinzione di".
Quindi la parola credo in "credo che Dio esista" e "credo che Dio non esista" può essere interpretata con lo stesso significato o con un significato differente, perché in entrambi i casi potrebbe significare "penso che Dio possa esistere" oppure "sento che Dio esiste!" o ancora "ho la convinzione, la certezza! Che Dio esista" certezza come "Credo" ovviamente.
Quindi alcuni esempi che hai fatto calzano bene, altri un po' meno, forse alcune persone cadono in questo tranello linguistico e vacillano di fronte a questa parola che può essere debole di significato o piena e focosa che è la parola Credo.
ci sono canali interessantissimi su questi argomenti come quello di padre kain, l eterno assente, ateotube e loro cercano di spiegare con i fatti quello che alcuni si ostinano a non capire.
Paragonare, questo canale al Kayn, è un affronto all'intelligenza... Kayn offende... Mentre 📍qui📍 vi è la sua riflessione senza offese a chi crede...!!
@@PaoloVolpeFireFox parlano di questi argomenti.. nessuno ha paragonato nulla. Se qualcuno si offende per la satira.. problema suo. Viviamo piu sereni
@@metubo9037 ascolta👂👂👂 odi udi...paragonare la satira del kayn, come a informazione, è una offesa alla Treccani...
Cambiamo termine eventualmente!!
Quindi quando segui il kayn invece di sogghignare a chi sputa dal ridere più polmoni, osserva gli epiteti che rivolge pur di racimolare la paghetta settimanale allo stesso Dio... poi non devi convincere m'è è tutto che dal tutto devi convincere te stesso....
L’unica posizione razionale è quella dell’ igteista che afferma che non ha proprio senso chiedersi se dio esista oppure no se prima non abbiamo definito chi o che cosa viene indicato dalla parola dio. Parola che nel tempo e nei vari luoghi ha indicato entità completamente diverse.
La definizione ricorda tanto quella di un ateo alla ricerca del sentirsi speciale :D
La più antica e Valida è Yahweh... passando alla più moderna è Gesù Cristo, che tradotto, significa Yahweh salva... ma come al solito tra fede e ateismo i tempi gli episodi attuali... stanno dimostrando che non occorre più fare, bim bum bam!!
secondo me l agnistico è colui che vive un conflitto tra razionalismo ed empirismo, non potendo risolverlo resta nel dubbio, in realtà con un po' di onesta intellettuale dovremmo dire che la maggior parte delle persone ha questa posizione
Ciao Roberto. Secondo me, l'agnosticismo è un discorso di lana caprina, è creare dal nulla una fazione che, di fatto, non esiste.
Agnosticismo in sé non ha senso, perché "non essere sicuro di" è una condizione che appartiene a tutti, credenti e atei. Il credente non è sicuro che Dio esista, ci crede. L'ateo non è sicuro che Dio non esista, non ci crede fino a prova contraria. L'agnostico è l'uno o l'altro perché, di fronte alla questione, non prendere posizione è impossibile.
"Se esisti grazie" l'ho usato tantissime volte e da tanti anni
Qualche anno fa ho scoperto il termine Apateismo (da notare la radice) per descrivere gli "agnostici" che non si interrogano sull'esistenza di Dio. All'epoca si adattava perfettamente alla visione della mia compagna, che si contrapponeva alla mia che mi definisco Ateo. Ateo proprio nel senso che CREDO fortemente che non esista un Dio e che piace interrogarmi e discutere di fede. Ma chiaramente, come dici bene tu, quel credere non è un atto di fede, ma tutto il contrario.
P.S. Io e la mia compagna ci siamo conosciuti a catechismo.
P.P.S. Proprio nel momento di difficoltà, la mia compagna si è resa conto di essere atea e non agnostica
Comunque il termine sarebbe televisore benché tutti la chiamiamo televisione.
Bellissimo video. Sarebbe da ampliare cercando di rispondere alla vera domanda, a mio avviso, perche l'essere umano ha avuto sempre bisogno di inventare figure mistiche/religiose o quello che si vuole da credere e adorare??? E come la mentalità umana sia cambiata nel passaggio dagli dei a religioni monoteiste con al centro una figura umanizzata.
Si può credere in Dio senza credere che sia come lo rappresentano le religioni
No, non si può, a meno che ti riferisci ad un altro Dio per cui non hai nessuna indicazione di come “seguirlo”
@ si ma sempre inteso come entità creatrice e soprannaturale che può “decidere” sulle nostre vite
Certo, si può, è il primo passo per diventare atei.
La prima esperienza è ovviamente il rigetto del dio che ti hanno insegnato da bambino, ma ci vuole tempo ad accettare l'idea che anche cambiando la definizione resta comunque una superstizione ridicola.
@@itsiwhatitsi già devi inventarti che sia creatrice e che si interessi a noi
@@ChristianIce lo definirei come quel qualcosa da cui tutto è stato creato e su cui non abbiamo il controllo. Si può chiamare Universo, Natura, Destino , Energia Creatrice o in tanti mondi. Ma non è necessariamente “amore” perché ha dentro di se tutte le sfaccettature che percepiamo nell’esistenza. L’Amore invece dipende da noi stessi se lo percepiamo o meno
L'assunto che l'ateo sia un credente poiché basa la sua posizione su un atto di fede, nello specifico l'inesistenza di Dio, si fonda a mio giudizio su un equivoco, cioè che le espressioni
"Io credo che Dio non esista"
e
"Io non credo che Dio esista"
siano equivalenti.
Dal punto di vista psicologico, secondo me, non lo sono affatto: la prima implica infatti un'attitudine attiva nei confronti dei credenti, mentre la seconda confida sulla percezione di se stessi, quindi passiva, rispetto ai credenti.
E l'ateo è appunto meglio descritto dalla seconda espressione e questo, per essere chiaro, lo dico senza attribuire alcun significato morale né alla prima né alla seconda.
Io sono convintamente ateo, anche se agnosticamente non mi arrogo il diritto di avere la risposta. Sono convinto e mi adopero di conseguenza , quindi non vivo con l'ansia che ci sia un Dio che mi giudichi , ne che non vada in paradiso e cosa più importante, non tento di fare cambiare idea ad un credente, togliendogli un supporto psicologico ed emotivo.
Un agnostico dice: se non puoi provarmi che dio esiste, allora io non ci credo.
Ricky Gervais aveva fatto un interessante monologo tra ateismo ed agnosticismo seppur di durata contenuta
Valuterei anche la possibilita' che si sia affascinati dal mistero e, pur non trovando ragioni oggettive e logiche per credere, non si riesca neppure a liberarsi dalla viscerale sensazione che il cosmo debba seguire un disegno, un logos. Allora alla domanda se esista un dio si preferisca rispondere: proprio non lo so.
Edito: da vero cafone non ho speso neanche una parola per ringraziare per questi contenuti.
Domanda abbastanza off topic, ma il prossimo libro a quando? ahaha
Per il discorso degli atei, forse il verbo "credo" può essere scambiato con "ritengo", cosa che non si può fare per i credenti.
Io credo di non credere. Se poi dopo la morte ci sarà la vita come credono i credenti, sarà un dato di fatto valido per tutti e quindi anche per me. Quindi quale sarebbe il valore aggiunto portato da una vita di credenze?
I miei cari mancati sono con me nel mio cuore (figurativo). Non con me in ogni momento, anche quando sono in bagno. Sennò per loro sarebbe l'inferno.
Sono ateo e dal mio punto di vista non sento nessuna fede nel nulla
Infatti come ogni ateo sei contraddittorio
@@glossatore5066
No, è solo una persona razionale.
quindi ti fidi dei tuoi occhi?
Se la coscienza e l'intelligenza fossero fattori emersi dalla complessità (naturale), questo significherebbe che Dio è la natura, creando la domanda "credi nella natura"? Di cui non si può essere atei.
Il problema sta tutto nel significato ambiguo del verbo credere. Credere, contiene il dubbio ("credo che nel pomeriggio pioverà", "credo che verrò alla festa", "non ho l'orologio ma credo che siano le 3", ecc.) mentre la fede ed il "sapere" sono stati cognitivi che si fondano sulla certezza, cioè sull'assenza del dubbio, e solo il secondo dei due su una certezza razionale. Il fedele e l'ateo usano il verbo credere anche nel tema in questione, l'agnostico lo rifiuta, quel verbo in quel campo, e fa ciò che è razionale fare in assenza di riscontri, appunto razionali, obiettivi, cioè dice "io non lo so".
Nel mondo delle idee, uno può dire "non lo so", anzi, per onestà intellettuale, dovrebbero dirlo tutti, anche se probabilmente è sottinteso. Ma nel concreto, l'agnostico come si comporta? Quella è la risposta su che cos'è. Se non prega e non si rivolge a Dio, è ateo. Se prega e parla con Dio, è credente. È una dicotomia, non esiste via di mezzo.
@@simonecalveri6799😁😁😁capre a sx...
pecore a dx...
Io scelgo la dx, è stretta... ma incolonnati si prosegue bene👍
@@simonecalveri6799 è proprio perché sta nel concreto e ad esso si riferisce con le proprie certezze che l'agnostico dice "non lo so" sull'argomento propriamente metafisico dell'esistenza o meno di un essere "trascendente". Per quanto attiene ai comportamenti individuali ("tizio prega o non prega?") a me non sembrano dirimenti. Infatti, sono prettamente aneddotici talché potrei riferirmi ai diversi atei che pregano in momenti peculiari di difficoltà estrema (la consapevolezza della propria imminente dipartita, il momento di pericolo di vita di una persona cara, ecc.) così come, viceversa, ai religiosi che posti in particolari circostanze ignorano la propria fede e le scelte "concrete" che essa imporrebbe. Ma questi comportamenti pratici, contingenti non ci dicono nulla riguardo alla distinzione tra fede, ateismo, ed agnosticismo.
Ciao Roberto, io sono una persona che si definisce agnostica. Non so se la definizione sia coerente.
A me semplicemente non interessa indagare sulla sua esistenza poiché sono profondamente convinta che nessun essere umano nella sua forma finita di carne ed ossa possa comprendere un concetto tanto immenso e oltre (eventualmente).
Se Dio esiste lo immagino con la forma ed i limiti dell'universo, dei numeri di cui noi stessi siamo fatti. Se Dio è tutto lo siamo anche noi, ma non come figli ma come sostanza. Se Dio non esiste comunque la cosa potrebbe non cambiare di molto. Cambia solo in base all'attributo che uno vuole dargli.
Io ho pensato molto a Dio per smettere di pensarci.
Io non credo che le religioni parlino di Dio. Al massimo ci si trova un codice di umanità (più o meno positiva) che aiuta le persone ad avvicinarsi alle cose conosciute (i valori) e alle cose sconosciute (l'ignoto).
Rispetto tutto ciò così come rispetto la fede, che non ho e che non mi interessa avere.
Io non indago dio, non lo penso e nemmeno mi importa conoscere una risposta. Il fatto che esista o non esista per me è una questione di pari angoscia se ci penso in modo razionale.
Preferisco accettare che non mi è dato saperlo e anche per questo non maledico e non ringrazio Dio.
Anche perché pur volendo nel mio immaginario Dio è tutto e quindi anche niente allo stesso tempo. È un pensiero che per me ha troppa ambivalenza e da cui quindi evito di prendere posizione
Qualcuno potrebbe dire che sono "credente" o che ho fede , e si sbaglia perché associa queste cose ad un significato di speranza dimenticandosi della percezione. Io non percepisco Dio ad esempio, per me è un concetto
Roberto, ogni volta che ti sento parlare di Bibbia e religioni vorrei chiederti cosa ne pensi della Chiesa Avventista. Sarebbe bello un tuo video in merito
Ogni religione è una Catena...
L'apostolo Paolo disse... foste comprati a caro prezzo.. ( il sangue del Cristo...) non fatevi incatenare nuovamente, Dio non è Religione... bensì rispetto nei suoi valori che ha inserito nella Bibbia📖, e la fede è il famoso elmo della salvezza descritto in Efesini...
❤
Io mi definisco Agnostico: un Ateo che non ci ha creduto abbastanza.
Posso permettermi di dire che si confonde la logica formle con quella sostanziale? Come avvocato io costruisco in Tribunale due tipi di ragionamenti: 1. Logico formale: Mi preoccupo che il mio ragionamento sia coerente e non contenga contraddizioni. 2. Logico sostanziale: Mi assicuro che le premesse (numero 1) siano supportate da prove CONCRETE e che il ragionamento sia rilevante per il caso.
i clienti/fedeli (quasi tutti) si fermano al numero 1, e qui siamo uguali (un ateo ragiona come un religioso) io però sono ateo e devo applico anche il numero 2. Roberto Mercadini è un uomo calvo risponde perfettamente a 1 ma non a 2
Penso che la differenza non sia tra ateo e religioso ma tra mentalità spirituale e mentalità carnale, gli atei sono prevalentemente carnali mentre i religiosi sono carnali con tradizioni umane inutili dal punto di vista spirituale. Comunque è difficile per una persona che si ostina a campare con la mentalità carnale capire la spiritualità perchè sono due cose opposte. Il passo biblico di 1corinti 2: 14-15 dice: Ma l’uomo fisico(carnale) non accetta le cose dello spirito di Dio, perché per lui sono stoltezza; e non le può conoscere, perché devono essere esaminate da un punto di vista spirituale. L’uomo spirituale invece esamina ogni cosa, mentre lui non è esaminato da nessun uomo.
L'ateismo è una fede tanto quanto il non fumare sia un vizio.
Ateismo e agnosticismo non sono mutuamente esclusivi.
Spiegazioni tanto semplici quanto vecchie, tranne per chi si ostina a far finta di non capirle.
Esatto
GUAI A TE CHRISTIAN AIRTE
Come al solito, ogni tuo commento è preciso e puntuale. Ormai sono anni che apprezzo i tuoi interventi che becco ogni tanto sotto i video. Lascio qui il mio di pensiero già che ci sono.
Se si vuole usare la parola credente anche per l'ateo, andrebbe bene solo se in cambio ci fosse l'ammissione che la credenza in una qualche religione sia di carattere diverso rispetto a quella dell'ateo; così facendo verrebbe però comunque meno l'obiettivo dei religiosi che in realtà vorrebbero solo, a mio parere con ben poca onestà intellettuale, portare le due posizioni su una stessa livello di legittimità, siccome percepiscono la loro come più fragile e dogmatica.
Dunque, se proprio ci tenete, si può affermare che sia l'ateo sia il religioso sono credenti, ma l'ateo crede in ciò che vede e può dimostrare empiricamente, mentre il religioso ha una credenza "di fede", dogmatica e specifica.
Ma visto che ormai "credente" si usa già in ogni caso per definire implicitamente una "credenza di fede" (la cose è consolidata), eviterei di cambiare alcunché e di giocare con le parole; e sarà giusto che i credenti si prendano le responsabilità della loro posizione filosofica-teologica.
Concordo
Aggiungo alla tua riflessione sull'agnosticismo. Non solo non sono mutualmente esclusive, ma alcune forme di agnosticismo implicano un "comportamento ateo" come l'agnosticismo epistemologico di cui parlava anni fa Wesa: Dio è un ipotesi non necessaria e perciò si vive come atei, se un giorno compare la Madonna a fare miracoli e dimostra di fare miracoli allora si crederà verosimile che la Madonna esiste e fa miracoli.
@@7thson855E come si fa a dimostrare scientificamente un miracolo?
Io credo che la differenzia fra ateo e agnostico sia questa
Intanto bisogna considerare in riferimento a cosa
Voglio dire che si può essere atei in riferimento al dio cattolico ma credere al metafisico.
Ecco un ateo è uno che è convinto che non esista il metafisico, un agnostico è uno che non crede a dio, ma può avere una vaga credenza in un metafisico non ben idenrificato.
Ci sono vari gradi di agnosticismo, c'è solo un tipo di ateo
L'eterno assente se non sbaglio in una live con ateotube ammise (e detto da lui dovrebbe far riflettere) che l'ateo in realtà è un panteista
Televisore/ televisione
il concetto di Credere è l'errore da correggere .. dovremo inventare il monaco elettrico ( che crede al posto nostro a qualunque cagata ) cit. Gouglas Adams
Per me la differenza tra ateo e agnostico sta nel fatto che il primo ha una tesi ma non riesce a dimostrarla (come il credente) mentre il secondo non ha nulla da dimostrare perché non ha una tesi, una sorta di ignavo, dunque in una discussione l’ateo ed il credente discuteranno portando le loro tesi e antitesi senza riuscire a dimostrarle, mentre l’agnostico si asterrà dalla discussione, non ne prende parte, un ignavo appunto.
Dovresti, però, verificare se la definizione che stai usando di quelle parole sia poi condivisa da chi le usa per sé.
Neanche un minuto e già dissento. L'Ateismo è prima di tutto la constatazione che non ci sono prove evidenti, scientifiche, che esista un dio professato da qualsiasi religione. Poi ci sono atei che "credono" che non ci sia un dio ma il dato di fondo è comune ad entrambi, non ci sono prove dell'esistenza di un qualsiasi dio, non è un credo ma un fatto empirico.
l'ultima argomentazione mi sembra la più convincente, il credente interpreta gli eventi della sua vita alla luce dell'esistenza di un ente invisibile, e ciò può accadere proprio perché soccorre la fede che è quel moto interiore che colma il deficit esistente tra ciò che è nel mondo sensibile e ciò che si ritiene essere nel mondo tout court, l'ateo (come anche l'agnostico) non mette Dio tra gli elementi che possono condurre la sua riflessione sulla vita da una parte piuttosto che da un'altra
Buongiorno, ascoltandola mi è venuta una riflessione, credo che l'ateismo sia principalmente riconducibile alll empirismo e quindi al metodo scientifico, infatti i razionalisti possono essere credenti mentre gli empiristi e i positivisti tendenzialmente no
questa mia riflessione credo sia utile perché tenta di dimostrare come siano diversi presupposti del pensiero credente e quello il pensiero ateo cioè il credente sarà un razionalista barra un metafisico mentre la Teo tenderà a essere empirista quindi è come se si occupassero un po’ più di due problemi diversi, metterli sullo stesso piano logico credo sia proprio un errore a a priori
Vivo da ateo, ma così come i credenti non possono dimostrare della esistenza di dio , io non posso dimostrare della sua non esistenza, anche se ne sono certo. Questo è il mio agnosticismo. 👋
Tutti i credenti di fatto sono anche atei....ciao Roberto........❤
Esatto, sono atei per tutte le religioni eccetto la propria
Roberto mi ha fatto capire che anche tutti gli agnostici sono in realtà atei. (Compreso me)
La gente come motivazione ti dice “esiste o non esiste non mi interessa”, nascondendosi dietro alla parola agnostico. Ma in fondo o ci credi o non ci credi, non puoi cercare di fregare te stesso dicendo “non prego mai però la porticina è sempre aperta nel caso avessi una rivelazione”
Del resto, come dice anche un noto ATEO contemporaneo, nonché Presidente onorario dell' UAAR: "Affinché l'impresa scientifica abbia senso lo scienziato deve preventivamente affermare che la natura sia razionale... Nella Natura si manifesta dunque un ordine universale, che si chiama Lògos in greco, Ratio in latino e Ragione in italiano. Il che ci permette di dare un senso letterale al versetto 1,1 di Giovanni: "In principio era la Ragione, e la Ragione era presso Dio, e Dio era la Ragione". (Piergiorgio Odifreddi: "Un matematico ateo a confronto con il Papa teologo", 2011).
in che senso?
Tò un mercadini a pranzo, ma si dai.😂
L ateo per definizione non crede, l agnostico invece mette in dubbio l esistenza o meno di dio, quindi si può anche definire credente ma nella condizione che il suo dubbio sia risolto altrimenti è anche egli un non credente dal momento che credere presuppone una fede non dettata da condizioni, quindi secondo me l agnostico parte comunque come persona non credente ma che ammette che potrebbe cambiare opinione.
👋👋👋💚💚💚
8:17 l'apparecchio è il "televisore", non "televisione"
Io mi considero a metà via: non credo che Dio esista ma allos tesso tempo non posso dimostrarlo. Un po' come gli alieni, ritengo probabile esistano ma non posso dirlo con certezza. E pertanto non mi pongo il problema, non ho bisogno di Dio per vivere, essere felice, fare del bene. Se poi un giorno avrò una prova concreta e inequivocabile, son disposto a cambiare i miei punti di vista, ma fino ad allora, beh, sticazzi 🤣
Io sono agnostico. Non ci penso nemmeno. E' come pensare a Batman: non ci penso. Dio non entra nei miei pensieri.
Per me il problema nasce dall'ambiguità della parola Dio: in astratto, per un Dio generico sono agnostico, nel senso che ritengo indecidibile in questa vita il problema della sua esistenza, ma lo è anche quella del Grande Minollo invisibile che permea lo spazio e il tempo. Però se cominciamo a fornire a questo Dio astratto e generico degli attributi, ogni volta che ho visto farlo e questo Dio si avvicinava a quello di una qualche religione, allora ho virato rapidamente dall'agnosticismo all'ateismo.
Per me il senso della vita resta misterioso e in nessun modo posso affermare che la morte fisica terminerà la mia esistenza: su questo sono davvero agnostico. Questa vita potrebbe essere una simulazione, o il mondo stesso essere frutto della mia immaginazione, chi lo sa. Non è nemmeno detto che, se la mia coscienza non terminasse con il mio corpo fisico, durante questa prosecuzione io non sarò altrettanto se non più confuso che adesso.
Una cosa è certa: una presenza di Dio in questa vita non la sento e non l'ho mai avvertita. Certo, qualche volta ho avuto la suggestione che dovesse esserci un progettista, un matematico, ad esempio studiando l'insieme di Mandelbrot o ascoltando la musica di Bach. Ma questo progettista potrebbe non essere tecnicamente Dio, ma solo un'intelligenza superiore, esistente fisicamente nell'universo fisico o trascendendolo, ma non per questo essendo l'eminenza SOMMA. Potrebbe non esserci un eminenza somma, un motore primo, ma proprio una regressione infinita di intelligenze via via superiori.
Questo però vuol dire essere agnostici su Dio? Dipende. Dipende appunto da cosa è Dio. Datemi la definizione di Dio, l'insieme di attributi che lo caratterizzano, e io potrò dirvi se ci credo o no.
Un conto è il Dio di Spinoza, un conto è il Dio del Cristianesimo. Sono due cose completamente diverse, che richiedono atti di fede di natura e magnitudine assai diversa.
Il Dio di Spinoza va pregato? Elargisce premi e punizioni? Prevede un aldilà? Una resurrezione dei corpi? No, ad esempio.
In ultima analisi, sono molto interessato al mistero dell'esistenza, ma molto poco interessato all'esistenza o meno di un creatore (anche perché poi non risolve il mistero ancora più grande del perché vi sia un creatore). Non è essere agnostico, questo?
Il credente crede fermamente che Dio esista, l'ateo crede fermamente che Dio non esista, ergo entrambi credono, entrambi esprimono il loro credo attraverso un atto di fede che come tutti i dogmi impone il non porsi domande al riguardo a differenza dell' agnostico che cerca risposte concrete pur non trovandole (agnos= non sapere) ma ponendosi aperto al confronto con varie teorie.
La fede è il più alto atto di "ignoranza" nell' accezione del termine perché è fine a se stesso.
L'agnosi pone il dubbio che pone domande che cercano risposte e da lì la conoscenza : fatti non foste per vivere come bruti...
Grazie come sempre Mercadini per questi scambi culturali!!!
No.
Da ateo semplicemente rigetto l'assunto che un dio esista, fintanto che qualcuno non lo provi.
Quelle frasi tipo "l'ateo crede fermamente che Dio non esista" o "l'ateo odia dio" sono scemenze che dicono i preti ai bambini del catechismo per spaventarli.
Non è così. Entrambi non sono sicuri al 100% ma, mentre il credente fa un atto di fede per credere in qualcosa di invisibile e implausibile, l'ateo si attiene ai fatti, e non crede nella necessità di elaborare ipotesi non supportate da evidenze. Quest'ultima posizione non è fideistica, poiché non si pone il problema di immaginare oltre ciò che materialmente si possa sperimentare. Il pensiero si ferma laddove si ferma la realtà, senza necessità di balzi nell'ignoto con la speranza di qualcosa di altamente incerto.
😳😳😳😳😳😳
I pagani oggetto dell'ira di Dio
In realtà l'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell'ingiustizia, poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha loro manifestato. Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità; essi sono dunque inescusabili, perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa. Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno cambiato la gloria dell'incorruttibile Dio con l'immagine e la figura dell'uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili.
@@ChristianIce
Non sono un prete,
non dico scemenze, esprimo opinioni come fai tu, porta rispetto.
@@marcocastelfranchi3662
Se la mia opinione ti offende, pazienza.
... Da Ateo credo che.... Stasera mi farò una birra. A parte gli scherzi, semplicemente per un ateo ben informato una questione di Dio si risolve scientificamente come una contro indicazione evolutiva del linguaggio e del senso dei tempo.
Per il resto avendo le prove che un possibile Dio non ha alcuna interazione con la realtà la questione non è di nessuna importanza.
Un Ateo "crede" che Dio non esiste, quindi potrebbe essere definito un credente in senso ampio. Un Agnostico crede che Dio non esiste fino a prova contraria. Allora siamo tutti credenti, se basta credere. Poi un Ateo può credere che Dio non esista ma nel profondo potrebbe sperare che esista. Eterno dilemma tra cervello e cuore, ragione e sentimento
Un agnostico non crede perché non si pone nessuna questione e se ne frega. Un ateo non crede sa che è ben differente.
È scorretto chiamare l'elettrodomestico televisione perché il nome corretto sarebbe 'televisore'
Ateismo e agnosticismo non sono esclusivi. L ateo puo' mantenere un dubbio sull esistenza di dio, e sara' questo che lo spiengera'' a informarsi e magari un giorno rafforzare il suo essere ateo.
Anche un ateo in momenti di paura puo' invocare dio e poi nel pieno vigore tirare fuori tutto il suo ateismo a tavola con i parenti.
Questo perche abbiamo tanti dualismi dentro di noi, con cui dobbiamo convivere, anche senza diventare schizofrenici
Però si può dire che tutte le categorie non si possono attribuire definitivamente: nessuno pensa costantemente a Dio, come non pensa costantemente alla scienza o a quello che fa. Quindi anche interrogarsi saltuariamente sull’esistenza e sulla morte senza decretare definitivamente se dio esiste o meno, può considerarsi una posizione agnostica. Credere che dio non intervenga direttamente e non abbia bisogno di preghiere può essere considerato agnosticismo e non ateismo in quanto si può dedurre dalla propria esperienza e dalla storicità delle religioni, nel loro mutare contraddittorio di norme e riti, chiaro frutto di contesti e immaginazioni. Così se non si ha diritto di sapere se e come sia un eventuale aldilà, vivere come se non esistesse non coincide esattamente con il negarne completamente la possibilità.
Provo a rispondere.
L'agnostico dice: è ben possibile che Dio esista, così come è ben possibile che esistano gli alieni. Non abbiamo una prova decisiva che escluda l'esistenza di Dio. In questo senso si è agnostici.
È una questione ontologica.
D'altra parte, dobbiamo comunque vivere, e cioè prendere decisioni in ordine ai nostri comportamenti; decisioni che, da ultimo, si basano su asserzioni che riguardano l'esistenza/inesistenza di certi stati di cose.
Quindi la domanda è: dobbiamo includere Dio in quelle premesse che riguardano il nostro agire?
La risposta è: dipende da quale criterio utilizzi per formulare quelle promesse.
Un possibile criterio (che io condivido) è quello della prova empirica: ritengo esistente, AI FINI DELL'AZIONE, ciò di cui ho prova empirica; anche se sono ben consapevole che potrei sbagliarmi, da un punto di vista ontologico.
In conclusione: la posizione agnostica è di tipo ontologico e non riguarda il criterio scelto per agire; il quale criterio, invece, ben può escludere che Dio esista.
Spero di essermi spiegato bene.
È la prima volta che cerco di mettere per iscritto questo mio pensiero; magari potete aiutarmi a capire se sta in piedi.
P.S. Grande Roberto, ti seguo da anni ed è sempre un piacere ascoltarti!
Atei si nasce, credenti si diventa.
Mah è un percorso a doppio senso di circolazione... con relativa rotonda, per fare inversione... di senso..di marcia!!
L' agnostico è semplicemente il politically corret della religione. Trovo interessante se facessi un video dove spieghi (se lo ritieni) perché prima credevi e ora no, di solito avviene il contrario.
Quindi l ateo vede il televisore senza vedere i programmi che per lui non esistono ed il credente riesce a vedere i programmi senza vedere il televisore. Ma tutti e due pagheranno il canone RAI 😅
Io mi definisco agnostico nel senso che fintanto che non posseggo gli strumenti per fare esperienza di dio mi astengo dal giudizio. Sostanzialmente non mi curo della presenza di Dio.
Tranquillo, neppure Lui di te😁😁😁è una realtà alla pari, non è dittatura il tutto!!
Da agnostico anche se praticamente ateo a volte faccio esattamente così ahah.
Ringrazio e poi dico "se esisti".
Quello non è agnosticismo termine appropriato, *incredulo!!*
io credo in te
Pure io!😊
L’esistenza di Mercadini è abbastanza dimostrabile 🤣