Il Peso Psicologico del Cancro: Impatto sui Partner e Riflessioni Filosofiche | Prof Luigi Fontana
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- Опубликовано: 4 июн 2024
- Oggi parliamo di uno studio molto interessante pubblicato sul JNCI che esplora l'impatto psicologico non sul malato stesso ma sui loro partner della diagnosi di un cancro alla prostata in fase avanzata, insomma ad alto rischio di mortalità.
In estrema sintesi, lo studio ha rivelato che i partner di uomini con cancro alla prostata avanzato hanno un rischio molto piu’ alto di sviluppare tutta una serie di disturbi mentali:
* Un rischio del 34% più alto di ammalarsi di depressione maggiore.
* Un rischio del 25% più alto di sviluppare disturbi d'ansia.
Sorprendentemente, anche a distanza di 10 anni o più dalla diagnosi di cancro,
i rischi sembrano rimaner elevati.
Rischio che però non e’ stato riscontrato nei partner degli uomini
con cancro alla prostata a basso o medio rischio.
Insomma, i risultati dello studio evidenziano il notevole carico emozionale e psicosociale sperimentato dai partner di uomini affetti da cancro alla prostata avanzato e ad alto rischio di mortalità. Quindi, non solo i pazienti ma anche i loro partner devono esser sottoposti a un monitoraggio costante e aver accesso a servizi di supporto psicologico, poiché la loro salute mentale può essere influenzata per molti anni dopo la diagnosi della malattia del loro compagno.
Per noi medici e professionisti della salute, questo studio evidenzia l'importanza dell’empatia, e dell'assistenza emotiva e psicologica non solo per i pazienti ma anche per i loro familiari. Sottolinea la necessità di un approccio olistico centrato sulla coppia nella cura del cancro, affrontando i bisogni psicosociali di pazienti e partner durante tutto il percorso terapeutico. Interventi su misura per sostenere la salute mentale dei partner possono migliorare i risultati per l'intero nucleo familiare. È cruciale implementare uno screening regolare per depressione, ansia e rischio di suicidio, soprattutto nei familiari a rischio.
Questo studio ci porta anche a riflettere sulla fragilità e vulnerabilità umana. Momenti di difficoltà e crisi sono inevitabili nella nostra vita, poiché nessuno è immune da malattie, dolore o sfide emotive. Questa consapevolezza ci spinge a prenderci cura non solo del benessere fisico, ma anche di quello emotivo, spirituale e familiare, coltivando legami autentici.
Affrontare la fragilità umana richiede un approccio compassionevole e inclusivo, che abbracci la complessità dell'esperienza umana e si dedichi ad alleviare il dolore in tutte le sue forme.
In questo contesto, come ho già illustrato in altri video, lo studio di una certa filosofia ci fornisce un antidoto, una difesa contro il dolore e la paura. Il vero segno del nostro progresso spirituale non risiede nelle parole che pronunciamo o nei bei pensieri che scriviamo, bensì nel dominio delle nostre passioni e nella conquista delle nostre paure. Come suggeriva Seneca, così come il soldato si allena in tempo di pace per affrontare il nemico, è sagace prepararsi a contrastare gli strali della sorte, sopratutto quando si è ancora beneficiari delle sue grazie.
A questo riguardo, Il filosofo Chuang-tze, nel suo libro, esprime dei concetti a me molto cari, che illuminano un approccio alla vita equilibrato e carico di fiducia. Egli scrive: "Aver raggiunto la forma umana è motivo di gioia. Ma nel processo di evoluzione, esistono un numero infinito di altre forme altrettanto valide. Che benedizione incomparabile è sottoporsi a queste innumerevoli trasformazioni!"
Nello stesso capitolo, Chuang-tze racconta la storia di una conversazione tra il saggio Tzu Yu, prossimo alla morte, e un suo amico che gli chiede: "Non ti dispiace morire?" Tzu Yu risponde: "No, perché dovrei? Se il mio braccio sinistro si trasformasse in un gallo, potrei cantare ogni mattina all'alba; se il mio braccio destro diventasse una balestra, potrei cacciare una tortora da arrostire; se il mio osso sacro si mutasse in una ruota e il mio spirito in un cavallo, cavalcherei quel destriero senza desiderarne nessun altro".
Coloro che mantengono la calma nei momenti difficili e si conformano al flusso della natura non possono essere travolti dalle emozioni umane. Questi individui sono considerati dagli antichi come esseri illuminati, capaci di sciogliere il filo che lega la vita, superando così la paura della morte e comprendendo profondamente il vera significato, la natura della vita e della morte.
Un grazie cosmico per le citazioni filosofiche e la serenità che trasmette tutto l'insieme
Che bello, grazie professore
Ascoltando il video i miei bpm hanno rallentato,,,,,grazie prof.
❤
Grazie dottore. Ho appena perso mia madre. Quello che mi fa paura non è tanto la morte ma il non vivere. Immersi in un quotidiano che ci propina consumismo e falsi obiettivi rischiamo di allontanarci dalla nostra natura umana.
🌷🙏
La morte... Questo mistero che darà il senso alla nostra esistenza non mi pare così più orrendo come anni fà, quando mi terrorizzava il rischio di diventare nulla per l'eternità. Più che apprendi, più che maturi, più che fai esperienze, più cresce l'idea (se non proprio la convinzione) che ci sia dell'altro. Mi piacquero molto le parole di Vialli pochi mesi prima di morire "la morte mi fà paura certo ma ho anche una grande curiosità di vedere cosa c'è dopo". Solo nella morte di ciò che amiamo sentiamo le più grandi altezze dell'amore, dell'affetto. Senza la morte non sarebbe possibile. Sarà un caso ? Penso di no.
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