Pregevole e chiarissima spiegazione prof. Cortella! È rarissimo che in questi tempi ci si interessi de "L'essere e il nulla"... un'opera spesso sottovalutata, almeno a me così è sembrato a partire dagli anni ottanta in poi. Questo testo mi ha sempre affascinato e attratto: negli anni settanta, quando ancora il nome di Sartre circolava tra gli studenti, e io ero ancora un ragazzo, volli provare a leggerlo. Ovviamente, negli anni a seguire, dovetti rileggerlo diverse volte, prima che riuscissi a capire. La sua analisi adesso mi consente di chiarire punti che mi rimanevano astrusi e poco comprensibili: il per-sè della coscienza, la distinzione degli esseri grazie alla negazione della coscienza e altre cose. Grazie ancora per i suoi video, prof. Cortella!
Lezione interessantissima, professore! Mi sorge un dubbio: il carattere immediato e pre-logico della manifestazione della coscienza a sé stessa (coscienza per sé) mi ricorda molto l'immediatezza e la assoluta veridicità del cogito per l'io cartesiano. Si potrebbero paragonare i due pensieri o sono totalmente fuori strada?
In comune c'è l'immediatezza con cui viene accertato il proprio pensare (e pensarsi). La differenza sta nel fatto che per Cartesio il cogito è anche piena consapevolezza di sé (è autocoscienza). Al contrario per Sartre l'autocoscienza (ovvero l'oggettivazione della propria coscienza) non è mai pienamente raggiunta. Quando io mi rendo oggetto di me stesso (grazie allo sguardo dell'altro) non ho guadagnato l'autocoscienza (che resta inobiettivabile) ma solo la mia oggettività corporea (o sociale), il mio ruolo (ad. es. io vengo visto come "curioso" o "simpatico"). Quando oggettivo la mia coscienza in quel momento l'ho anche perduta: è diventata un oggetto (e perciò non è più soggetto, non più il "nulla" della coscienza).
"Adesione" a Kant è forse un po' troppo, visto le critiche - implicite o esplicite - che gli muovono su vari punti. Però certamente anche in loro (per Heidegger solo fino a Essere e Tempo) la soggettività rimane centrale, con tutte le variazioni del caso.
L'essere di Sartre si può avvicinare (con tutte le cautele del caso) a quello parmenideo solo sotto certi aspetti (l'atemporalità soprattutto) ma se ne differenzia radicalmente perché l'essere parmenideo non ha ancora assunto i tratti "cosali" (e non potrebbe averli) dell'essere sartriano. Perché ciò avvenga deve essere avvenuta la "rivoluzione" soggettivista della modernità: è di fronte al soggetto moderno che tutto-ciò-che-non-è-soggetto assume i tratti "cosali" dell'oggetto. Dunque siamo molto più vicini alla res extensa cartesiana (anch'essa un prodotto del soggettivismo). Insomma l'eredità cartesiana continua ad avere il suo peso anche nella tradizione filosofica francese contemporanea. Per Parmenide, invece, "lo stesso è pensare (νοεῖν) ed essere (εἶναι)" (fr. 3). Qui siamo totalmente fuori sia dal soggettivismo sia dall'obiettivismo moderni.
@@luciocortella6131 sulla "parte due" ho fatto invece un commento su Jaspers. Mi piacerebbe poter sentire qualcosa da Lei anche su quella questione. La ringrazio molto, questo suo canale è un grande regalo.
Grazie molte Professore per questa bellissima lezione
Pregevole e chiarissima spiegazione prof. Cortella! È rarissimo che in questi tempi ci si interessi de "L'essere e il nulla"... un'opera spesso sottovalutata, almeno a me così è sembrato a partire dagli anni ottanta in poi. Questo testo mi ha sempre affascinato e attratto: negli anni settanta, quando ancora il nome di Sartre circolava tra gli studenti, e io ero ancora un ragazzo, volli provare a leggerlo. Ovviamente, negli anni a seguire, dovetti rileggerlo diverse volte, prima che riuscissi a capire.
La sua analisi adesso mi consente di chiarire punti che mi rimanevano astrusi e poco comprensibili: il per-sè della coscienza, la distinzione degli esseri grazie alla negazione della coscienza e altre cose.
Grazie ancora per i suoi video, prof. Cortella!
Ma che lezioni meravigliose
Grande lezione. Grazie
Professore, grazie!
Lezione interessantissima, professore! Mi sorge un dubbio: il carattere immediato e pre-logico della manifestazione della coscienza a sé stessa (coscienza per sé) mi ricorda molto l'immediatezza e la assoluta veridicità del cogito per l'io cartesiano. Si potrebbero paragonare i due pensieri o sono totalmente fuori strada?
In comune c'è l'immediatezza con cui viene accertato il proprio pensare (e pensarsi). La differenza sta nel fatto che per Cartesio il cogito è anche piena consapevolezza di sé (è autocoscienza). Al contrario per Sartre l'autocoscienza (ovvero l'oggettivazione della propria coscienza) non è mai pienamente raggiunta. Quando io mi rendo oggetto di me stesso (grazie allo sguardo dell'altro) non ho guadagnato l'autocoscienza (che resta inobiettivabile) ma solo la mia oggettività corporea (o sociale), il mio ruolo (ad. es. io vengo visto come "curioso" o "simpatico"). Quando oggettivo la mia coscienza in quel momento l'ho anche perduta: è diventata un oggetto (e perciò non è più soggetto, non più il "nulla" della coscienza).
6:15 si può parlare di un'adesione di Husserl, Heidegger e Sartre alla rivoluzione copernicana di Kant?
"Adesione" a Kant è forse un po' troppo, visto le critiche - implicite o esplicite - che gli muovono su vari punti. Però certamente anche in loro (per Heidegger solo fino a Essere e Tempo) la soggettività rimane centrale, con tutte le variazioni del caso.
Sempre chiaro e interessante professor Cortella 😊 (da i suoi ex studenti Valeria Roberti & Francesco Berto)
Ricambio i saluti. Ma Francesco Berto è il celebre "Franz"?
In carne ed ossa! Saluti da St Andrews :)
Un saluto anche a te caro Franz e una buona Pasqua anche alla tua lontana terra a nord del vallo Adriano
Ma questo Essere sartriano che è compattezza e senza temporalità è quasi in po' parmenideo?
L'essere di Sartre si può avvicinare (con tutte le cautele del caso) a quello parmenideo solo sotto certi aspetti (l'atemporalità soprattutto) ma se ne differenzia radicalmente perché l'essere parmenideo non ha ancora assunto i tratti "cosali" (e non potrebbe averli) dell'essere sartriano. Perché ciò avvenga deve essere avvenuta la "rivoluzione" soggettivista della modernità: è di fronte al soggetto moderno che tutto-ciò-che-non-è-soggetto assume i tratti "cosali" dell'oggetto. Dunque siamo molto più vicini alla res extensa cartesiana (anch'essa un prodotto del soggettivismo). Insomma l'eredità cartesiana continua ad avere il suo peso anche nella tradizione filosofica francese contemporanea. Per Parmenide, invece, "lo stesso è pensare (νοεῖν) ed essere (εἶναι)" (fr. 3). Qui siamo totalmente fuori sia dal soggettivismo sia dall'obiettivismo moderni.
@@luciocortella6131 chiarissimo, certo.
Grazie.
@@luciocortella6131 sulla "parte due" ho fatto invece un commento su Jaspers. Mi piacerebbe poter sentire qualcosa da Lei anche su quella questione.
La ringrazio molto, questo suo canale è un grande regalo.
Il morbo delle speculazioni astruse
Meglio del morbo della stupidità
Mazza se sei pesante, mamma mia.
Giusto. Condivido
@@luciocortella6131 il tipo è proprio flemmatico