Illogistica: Luigi Sessarego ci parla di servitù in Valpolcevera

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  • Опубликовано: 13 сен 2024
  • Alle sfide tradizionali si aggiungono nuovi divari, sia ambientali che sociali, che rendono la vita delle persone ancora più difficile. Un esempio lampante è la crisi energetica e l’aumento della povertà energetica. Se la transizione ecologica non tiene conto dei bisogni e delle fragilità delle fasce più vulnerabili, queste stesse fasce saranno portate a opporsi a tale transizione, come dimostra la propaganda delle destre europee. Sfruttando le paure e l’insicurezza generate dalla velocità con cui sta avanzando la crisi climatica e la necessità di cambiamento, cercano di accaparrarsi il voto popolare.
    Le fragilità si concentrano nelle periferie
    Le periferie urbane sono l’epicentro di molte forme di disuguaglianza che influenzano profondamente la vita delle persone e minano il senso di comunità. Qui si intersecano questioni legate all’accesso alla ricchezza comune, alla questione abitativa, alla rigenerazione degli spazi pubblici, alla lotta contro la povertà energetica, alla povertà educativa e ai diritti di cittadinanza negati, ai rischi ambientali e alla maggiore vulnerabilità alla crisi climatica.
    I conflitti tra gli ultimi
    Queste disuguaglianze sono esacerbate dalla mancanza di attenzione verso i luoghi che questo modello di sviluppo ha promosso. Questa inattenzione ha generato nuovi conflitti tra gli ultimi, i penultimi e i vulnerabili. È evidente oggi che i luoghi che non ricevono attenzione generano frustrazione e rabbia tra le persone che li abitano, e solo in rari casi questa frustrazione si trasforma in orgoglio e senso di appartenenza.
    Per affrontare queste sfide, è fondamentale sviluppare progetti sulla povertà educativa che vadano oltre la buona volontà di singole scuole o enti pubblici, e che invece si basino su un disegno complessivo di patti educativi di comunità. Solo attraverso un impegno collettivo e una visione ampia potremo affrontare efficacemente le complesse sfide del nostro tempo.
    L’effervescenza sociale e l’esigenza di fare sistema
    In Italia, abbiamo assistito a una notevole ricchezza di esperienze sociali, un vero e proprio fermento di iniziative che potremmo definire “effervescenza sociale”. Tuttavia, queste iniziative non sono state in grado di costituire un sistema armonico e spesso sono rimaste confinate ai propri spazi e successi, senza riuscire a stabilizzare l’innovazione sociale o influenzare le politiche pubbliche. Questo rappresenta una lacuna significativa se vogliamo costruire una transizione ecologica basata su principi di giustizia ambientale e sociale. Ci insegna anche che l’azione individuale non è sufficiente; è necessaria la cooperazione, la collaborazione tra competenze diverse e la convergenza di visioni di sistema.
    La tutela ambientale come ostacolo
    La protezione dell’ambiente è spesso vista come un ostacolo allo sviluppo economico. Quando si pianificano nuove imprese o grandi infrastrutture, si tiene conto delle restrizioni ambientali che verranno applicate in seguito. Tuttavia, questo atteggiamento deve cambiare radicalmente. È necessaria una rivoluzione culturale che metta il benessere delle persone e la salvaguardia dell’ambiente al centro dello sviluppo economico.
    Integrare il sociale e l’ambiente
    Per superare queste sfide, è essenziale abbandonare la separazione concettuale e politica tra il sociale e l’ambiente. Mentre nel dibattito pubblico prevale spesso l’idea di sostenibilità ambientale, non dobbiamo trascurare la sostenibilità sociale. È fondamentale comprendere che queste due dimensioni sono strettamente interconnesse e che il raggiungimento della sostenibilità richiede un equilibrio tra entrambe.
    E in questa ottica, e per raccontare le complessità di quartieri visti solo come corridoi economici, si è svolto un denso dibattito sulle servitù e la vivibilità in Valpolcevera, nei giorni 18 e 19 maggio, organizzato da Valpolcevera Antifascista.
    Illogistica, questo il nome dell’evento, ha voluto puntare l’attenzione su un sistema economico che consuma risorse, sfrutta le fasce più fragili della società creando precarietà, in quartieri come la Valpolcevera.

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