Una volta ebbi l'onore di parlare col presidente dell'Unione Italiana Ciechi e quando feci riferimento ai "non vedenti" mi interruppe e mi disse "chi non ci vede si chiama cieco, noi non ci vergogniamo di esserlo, è la parola che indica la nostra condizione" .. io ero giovanissimo e quella esperienza mi segnò molto, imparai che non è con edulcorati eufemismi che si lenisce il disagio di chi vive certe situazioni. Se mi danno del "bianco" o del "sardo" perché dovrei offendermi, è quello che sono. Se qualcuno utilizza questi stessi termini per offendermi, se volesse mi offenderebbe comunque, non è vietando le parole che si educano le persone al rispetto
Non nascondiamoci dietro un dito nel caso di Negroes, Nigger o Negro non c'entrano una fava gli eufemismi o le edulcorazioni, c'entra (e Yasmina lo ha indicato all'inizio del suo discorso) il reale ed intrinseco significato che quella parola ha avuto per secoli, il fatto che quel termine venisse utilizzato non in maniera neutra ma con uno scopo ben preciso e da una "parte" ben precisa, il fatto che ancora oggi chi la usa (tolto lo slang autoreferenziale tra afroamericani) lo fa con uno scopo ben preciso non certo perché allergico agli eufemismi o agli "edulcoranti"...😉 In subordine: per una parte non minoritaria del mondo occidentale (anglosassoni in primis ma non solo) tu non eri e non sei affatto "bianco" (o comunque non lo erano e lo sono la maggior parte dei sardi) semmai "Mediteranean", "scuro di pelle", "Italiano o Latino" (era usato in senso spregiativo) in USA ti prenderebbero per "Hispanic o Latinos" (cioè dal messico a scendere) e fino ai primi anni 80 non ti avrebbero fatto entrare (per fare un esempio concreto) nelle piscine di parecchi hotel e/o quartieri "bianchi" (dovevi tirarti giù il costume e fargli vedere che eri abbronzato😉 divertente vero?), La tua carnagione veniva e verrebbe definita olivastra ed in conclusione, basandoci sul reale colore della tua pelle si può dire tu sia di una qualche sfumatura di rosa (sicuramente non bianco). In Italia qualcuno parlerebbe di "Sardegnolo" quando non direttamente di "Terrone". Ora raccontami di nuovo di quanto facesse freddo quando Cristo morì (di freddo, ovvio)...😅😏
Ma sono gli americani che impongono ste stupidate. Già 30 anni c'erano libri all'università a linguistica che spiegavano come cambiando i termini in realtà non cambiavi la problematica, ma la spostavi solo. È evidente che chi decide di cambiare i termini addirittura imponendone nuovi all'interno di una lingua, ignora questi meccanismi linguistici. Inoltre la differenza sta che x noi il termine negro è storico e derivato dal latino, mentre nei paesi anglosassoni nero si dice Black, ne consegue ch E la differenza linguistica è netta e assoluta, perciò si è optato x Black, non sapendo che significa la stessa cosa. Cmq invece di essere orgogliosi, pensano di cancellare cambiando la terminologia, un loro tratto caratteristico, in realtà, secondo me, peggiorando molto la situazione
Acuta analisi di questa parola, complimenti non solo per la spiegazione e relative argomentazioni, ma anche e specialmente per le tue riflessioni e digressioni personali e digressioni così "poco accademiche" e ancor meno "poilically correct" che rendono i tuoi video così vivi, interessanti e per nulla banali. Ti seguo volentieri grazie per il tuo contributo
@@YasminaPani Negro non viene da "Nigger", ma proprio da "negro" (pronunciato nigro in inglese). Quanto al termine "afroamericano" è curioso quanto successo ha avuto sebbene sia discriminatorio. Se si parte dall'idea che i "veri" americani sono i bianchi di origine europea allora ha senso. Ma se si parte dal concetto che tutti gli americani hanno pari dignità afro-americano è un po' assurdo, perché con la stessa logica allora i bianchi dovrebbero essere definiti euro-americani. PS: oltre a tutti i termini menzionati il più idiota secondo me è "diversamente abile" 😅😅
@@giuliom3564 sia la parola italiana che quella inglese vengono dal latino niger. Come ho spiegato nel video, l'accezione negativa del termine non esisteva in italiano, ma viene dagli Stati Uniti: non esista, qui, "negro", come insulto. È arrivato dopo. Sul resto, concordo, ma vedo che negli Stati Uniti, almeno adesso, usano "black" (almeno lo usano i neri, non so se ai bianchi sia consentito)
@@YasminaPani In un episodio della serie Boston Public, ci sono due compagni di scuola afroamericani che si chiamano "negro" fra loro. Quando un compagno di classe bianco utilizza lo stesso termine lo accusano di razzismo, spiegando poi che la parola può essere usata solo fra gli afroamericani. Per quanto si tratti di un telefilm, presumo vi sia un fondo di verità.
@@giuliom3564 Afroamericano è il termine che i "negri" americani usano per identificare se stessi, pertanto non è discriminatorio. E' la stessa differenza che c'è fra chiamare un abitante del Bel Paese "italiano" o "mangiaspaghetti": quest'ultimo è un termine denigratorio usato nei nostri confronti dai tedeschi, cioè Spaghettifresser, dove fra l'altro Fresser non è il comune termine per "mangiare", ma è usato solo per gli animali... La nostra lingua, e qualunque altra lingua, deve riconoscere che tutte le parole sono valide ma alcune sono più rispettose di altre perché usate dal soggetto per identificarsi. E' come il caso dei cosiddetti Zingari o Gitani, che identificano se stessi come Rom e con tale termine dovremmo identificarli. Questa, almeno, è la mia posizione, più o meno discutibile. Il caso di "diversamente abile", invece, è imbarazzante nel parlato comune. Non conosco "diversamente abili" che si riferiscano a se stessi con questo termine che rimane confinato nel burocratese e difficilmente può entrare nell'uso comune, altrimenti si finisce nel mostro linguistico orwelliano del Newspeak in "1984".
Comunque, mi si permetta un'osservazione da studioso della questione: nell'America anglofona "negro" non è nato come termine offensivo, a differenza di "nigger," che lo è sempre stato. È molto probabile che il termine (pronunciato "Nigro") sia una derivazione metonimica dall'ispano-portoghese della tratta schiavistica, al punto che da essere sinonimo di "slave" (schiavo). È anche per questa ragione che negli USA il termine è sempre stato un po' ambiguo, anche se usato e rivendicato dagli stessi afroamericani almeno fino alla prima metà degli anni Sessanta (lo stesso MLK parlava di "negroes"). In Italia il processo è proprio avvenuto per emulazione dei cambiamenti oltreoceano e, se mi si permette, la cosa è un po' inquietante. Lo stesso non si può dire del mondo latinoamericano dove si continua ad usare il termine senza che emergano particolari diatribe in merito.
Mi è spuntato ora questo video nella home dato che seguo il canale da un po', ma non l'avevo mai visto. Molto interessante, apprezzo come sempre la tua schiettezza e onestà intellettuale nell'argomentare con semplicità certe tematiche. Da studente di linguistica mi offri anche molti spunti di riflessione per approfondire determinati aspetti più nello specifico. Non commento spesso, per cui approfitto anche per farti i complimenti e dirti che apprezzo molto il tuo lavoro su RUclips. Passando alla parte ironica del commento, non mi stupirei se qualche privilegiato abitante del mondo occidentale proponesse un cambio di nome al fiume Niger in Nirer o addirittura Colorum, data la delirante situazione sociale in cui ci troviamo 😂
La questione di considerare anche "Nero" come offensivo l'ho provata io, ho avuto per un periodo un vero problema a ricordarmi quale fosse offensivo fra nero e negro spingendomi per optare per "persona di colore". Peccato che recentemente mi hanno detto che anche "persona di colore" era offensivo e sinceramente non so più dove andare a sbattere con la testa. Se non erro mi avevano detto che era offensivo in quanto partiva con l'idea che quelli "colorati" fossero gli altri, quindi mentendo in quanto anche il bianco è un colore e che quindi li si esclude e... non ricordo più cosa.
@@eioritorno4611 Non so sinceramente la storia del termine in Italia, se sia mai stato usato come insulto o meno, ma trovo molto particolare il fatto che si tenda a censurare il termine anche quando si parla del termine stesso. Sembra essersi trasformato in un Tabù eppure non mi pare che siamo diventati magicamente più inclusivi, questo per sottolineare il fatto che non usare determinate parole non è che trasformi la società in qualche modo.
@@Windof Questa mi è nuova... e mi pare pure il peggior termine che abbiano mai inventato. XD Le risorse solitamente sono quelle cose che si sfruttano, si gestiscono e quant'altro.
@@anonimo6603 infatti è una definizione data dalla sinistra e nasce dalle teorie marxiste, comuniste, le quali trasformano in letame tutto ciò che toccano. Anche la forza lavoro è da considerare una risorsa secondo tali teorie, risorsa che ha valore in quanto tale, da pagarsi un tanto al chilo, all'ora etc. tutto allo stesso prezzo. Lo sfruttamento della risorsa significa utilizzarla, come si usa una macchina, un ingrediente di una ricetta, etc. Anche in questo caso si è voluto strumentalizzare e dare un tono negativo al termine per accusare una controparte.
sono 6 o 7 anni che devono risolvere il problema dei monopattini selvaggiamente lasciati in ogni dove con un caos calmo o ordine disordinato e confuso, sui marciapiedi, però si preoccupano del termine non vedente invece di cieco, meglio non farlo offendere che fargli spaccare gli stinchi.
Quando mi ritrovo a parlare con o di una persona di colore, pur non passandomi manco per l'anticamera del cervello l'idea di offenderla per il colore della pelle perché non sono razzista, mi sforzo di cercare i termini più opportuni per non ferirla, cadendo proprio in una condizione di afasia. Hai centrato in pieno anche stavolta il nocciolo della questione: è la nostra opinione del referente quella che conta, sebbene certi termini non siano più accettabili
@@vannivibra Queste persone vengono disprezzate anche usando termini radical chic. E' come la parola "meridionale" viene usata anche per disprezzare "quello è meridionale", non occorre utilizzare la parola terrone. Posso elencarti qualche migliaio tra canzoni, film, e opere varie, dove questa parola aveva lo stesso significato di bianco. D'altronde anche noi la usavamo solo per descrivere, non certo per insultare,al contrario della parola terrone che viene usata solo come insulto.
@@eioritorno4611 Io invece la parola "terrone" la rivendico e dico sempre di essere una persona orgogliosamente "terrona" quando qualcuno comincia a rompermi le scatole. Un po' come fanno alcune persone che rivendicano la parola "frocio", considerata un insulto da personaggi come Vladi mir Luxuria e invece rivendicata politicamente da persone come Helena Velena.
Una cosa o una persona non cambiano la loro sostanza e la loro essenza a seconda del nome che gli affibiamo e soprattutto un razzista non cambierà certo la sua mentalità o la sua posizione perchè viene costretto ad usare parole diverse: "Stat rosa pristina nomine, tenemus nomina nuda" dicevano i latini. Shakespeare diceva: Forse che la rosa avrebbe un profumo diverso se noi non la chiamassimo rosa? La lingua è forma e non agisce sulla sostanza, senza contare che questa è una china molto pericolosa che potrebbe portare a forme di censura.
Credo che mettere sulla lista nera alcune parole sia stupido. Ogni parola può essere buona o cattiva a seconda del contesto e dell'uso che se ne fa. E quindi anche una parola che normalmente sarebbe un complimento può essere offensiva se detta in modo ironico, mentre un'altra parola che normalmente sarebbe un insulto può anche essere detta in modo scherzoso...
Mi viene in mente il discorso per il quale sono stati crocifissi poco tempo fa Pio e Amedeo. Probabilmente non hanno scelto il modo più adeguato di esprimere ciò che volevano dire, il che è perfettamente consono alla caratura dei personaggi, ma io sinceramente non posso dare loro torto quando dicono che il contesto e il modo in cui si dicono le cose sono anche più importanti del singolo vocabolo, perché non conta tanto ciò che dici quanto ciò che intendi. Tra amici ci si insulta e ci si prende in giro innumerevoli volte senza alcun intento offensivo.
Ho parlato di sta roba con una professoressa all'università (una dottoranda che in realtà è anche più giovane di me), non dico cosa studia ma diciamo che riguarda studi culturali (quindi è tutto un programma...), e quando ho cominciato a dire che conta l'intenzione e contesto (citando Claudio Marazzini, cioè eh), lei come una pazza ha cominciato a dire no queste cose alla Pio e Amedeo non contano bla bla come se avessi bestemmiato davanti al papa. Niente, volevo solo dire quanto può essere stupida anche la gente a livello universitario.
@@erporcoiddio9650 Contestualizzare mi sembra ovvio ma ultimamente si nota come per sempre più persone è troppo complesso o faticoso, non saprei. La cancel culture o la più banale incapacità di comprende il Black Humor ne sono esempi tipici.
hai detto bene, TRA AMICI. se domani ti incontro per strada non ti offendo se ti saluto con ciao cogli'one, vero? nelle comunità nere in america, soprattutto nelle aree urbane, è normale che ci si chiami nigga l'uno con l'altro, ma questo non dà il diritto a te di fare la stessa cosa se non fai parte di quella comunità - e nemmeno parlo di colore della pelle, parlo proprio di appartenenza ad una comunità (è possibile che in quartieri come Harlem a New York ci siano bianchi che usano nigga come un qualsiasi afro americano del posto, come è anche possibile che afro americani di ceto medio alto aborriscano il termine in toto perché non cresciuti in quell'ambiente specifico)
Ho una sorella con trisomia e, negli anni, ho visto questo inutile lavoro di pulitura sui termini per definire i deficit cognitivi. Il risultato è che ho sentito chiedere "quanti cromosomi hai?" come sinonimo di "ma sei scemo?".
"...pensare di risolvere i problemi scaricandoli sulla lingua...". Grazie, questa frase da sola spiega tutta l'ipocrisia del politically correct, dell'inclusivita' e via dicendo. Direi che la non si potrebbe rendere con una immagine migliore! Sverniciamo la lingua cosi' abbiamo risolto tutto.
Sono qui dopo aver sentito del caso "Nonciclopedia", che rischia di essere oscurata perché molte sue pagine contengono la parola incriminata (ovviamente a scopo satirico, ma pare che agli amministratori dell'host non freghi nulla). Oggi ci dovrebbe essere il verdetto definitivo sulla questione, incrociamo le dita e speriamo in bene...
Io quando andavo a scuola avevo un compagno brasiliano ( non era proprio nero nero tipico delle persone subsahariane ) e per scherzare lo chiamavano cioccolatino. Lui non si è mai infastidito perché sapeva che scherzavamo e non c'era dietro del razzismo o presa per il culo. Certo che a uno sconosciuto chiamarlo cosi senza conoscerlo non è molto bello anche perché non conoscendoti potrebbe fraintendere. Detto questo si può dire che dipende dalle situazioni, dal modo e dal legame con la persona con cui stai dialogando per capire se è opportuno usare certe parole.
Ma certo, è come dire "ah bona" a una tua amica o dirlo a una che passa per strada! Non è la parola il problema ma il contesto e la relazione tra gli interlocutori.
In italiano il termine NE%RO non ha valenza di insulto ma è una parola normale. Ma visto che in America per via della schiavitù ha un significato dispregiativo hanno deciso che non dobbiamo usarla neanche nel resto del mondo. Ma noi Europei NON siamo Americani e trovo assurdo che venga censurata questa parola ‼️
Wow che video! Io ho riscontrato lo stesso problema con il termine "zingaro". A suo tempo, risposi al mio interlocutore che Salvini ha da tempo iniziato ad usare la parola "rom" al posto della parola "zingaro", ma che la ruspa continua a fare il suo sozzo lavoro e la sua considerazione su quelle persone non è mutata di una virgola. E non è mutata nemmeno la considerazione dell'italiano "medio" (ma anche anulare, mignolo, ecc.) dal momento che, al di là del fatto che vengano chiamate "zingaro" o "rom", quelle persone continuano ad essere considerate "feccia", come le chiamò in maniera vergognosa un politico italiano anni fa in una trasmissione televisiva fra l'indifferenza generale del pubblico.
Una decina d'anni fa avevo l'incarico di gestire un piccolo Ente (incarico terminato nel 2020). tra gli impiegati c'era un ragazzo che a causa di un incidente aveva perso l'uso dele gambe ed era in sedie a rotelle. Su sua richiesta faceva sportello col pubblico e se la cavava egregiamente. Ovviamente coi suoi tempi perchè anche con gli arti superiori e le mano non era velocisssimo. Un giorno a fine sportello gli dissi "Tu sei diversamente abile!" Si volto quasi incazzato e mi disse"No io sono handicappato non posso muovere le gambe quindi sono handicappato" Alchè gli risposi "Sì le gambe non le puoi muovere ma hai un cervello che molti che camminano se lo sognano". Gli si stampò un sorriso sulle labbra e mi disse "Quello è vero. Ed è per questo che mi devi chiamare handicappato.....o meglio ancora tetraplegico. Se mi chiami tetraplegico si capisce che io ho problemi alle gambe lì non sono diversamente abile sono totalmente inabile mentre come hai detto tu come cervello sono totalmente ABILE. Se mi dici diversamente abile sembra che ho problemi ovunque....quindi meglio tetraplegico grazie!!"....Io tutt'oggi rifletto ancora su quel discorso e sul politicamente corretto!!
l'anno scorso ero a Roma, con un gruppo di ragazzi della scuola serale per Adulti "De Nicola", il mio gruppetto è stato affiancato da un Nigeriano che con la solita storiella del braccialetto regalato poi chiede qualcosa in moneta. Al sentire il nostro accento, mi guarda, mi sorride è mi fa "Siciliano! Voi siete i Negri Bianchi". ed abbiamo chiaccherato un po'. Avrei dovuto sentirmi offesso? (e si che ho la pelle dura per i tanti "Terrone" della mia adolescenza). Siamo rimasti li a parlare un quarto d'ora e passa, e ci siamo salutati con un ciao Nero reciproco tra le faccie stravolte di qualche iprocrituccio. P.S. Cosa simile mi è successa a Verona all'uscita della stazione, ci sarà un passaparola? In quanto Nero bianco sono autorizzato a chiamare gli altri neri, o divento razzista?
Io continuo a non sentire offensiva la parola negro. Intanto avendola prima imparata in dialetto che in italiano (negher=nero), fa parte del mio patrimonio mnemonico come una parola molto molto neutra, che uso per descrivere il colore nero, anche quello della pelle degli africani. Poi, non ho ancora assorbito quella cultura fastidiosa in cui le parole valgono più del non vedere alcuna differenza tra uomo e uomo: le differenze sono culturali, non nel colore della pelle. Un nero testa di caffo equivale a un bianco testa di caffo
Sono d'accordo con te sul fatto che il linguaggio non andrebbe regolato dall'alto, il linguaggio nasce (e si trasforma continuamente) dal modo di parlare della gente e i dizionari devono solo registrarlo.
Credo di ricordare che in Norvegia, invece, sia successo qualcosa di simile a un assemblaggio di dialetti locali dai quali è nato il norvegese standard.
Sono a metà del video per ora, concordo sul non scaricare il peso sul termine, come quello di andicappato che è via via cambiato ma adesso per prendere in giro si dice speciale quindi anche quel termine è bruciato
La parola in sé non sarebbe il problema ma gli atteggiamenti da ambo le parti. Il non più poter usare i termini non cambia il problema. Anzi gli interessati, forti della ondata, ne approfittano. È un dato di fatto, purtroppo, tolte le eccezioni. Una di queste un cuoco nigeriano che ha avuto la " sfacciataggine" ( secondo i woke" ) di non voler cambiare il nome del ritrovo che conteneva la denominazione " Moro". Il nome esiste da secoli assieme al caseggiato. In contropartita una certa Sarah Lee Heinrich. La ragazzina ha sempre vissuto di assistenza sociale con la sua dolce mammina. In una trasmissione si lamentava di quanto facesse schifo " la società vecchia bianca maschilista". Diventata nel frattempo maggiorenne, orbita nei Verdi, aspettando la sua occasione per sistemarsi a vita senza fare niente. Come tutti i membri di questo partito. 6:28 confermo in piena. La azienda si chiama Dobler. Detta azienda si è rifiutata di ridenominare il prodotto, venendo estromessa come ditta fornitrice. Poco male. i clienti arrivano a frotte al negozio della ditta , portandosi via il prodotto a cartoni e non a pacchi da 4 o 12. Il grande distributore ha incassato: a) il colpo di immagine b) perdita di fatturato nello specifico settore mercealogico.
Nel mio luogo di origine quando ero più giovane il termine marocchino era usato spesso in maniera spregiativa nonostante dovrebbe essere neutro almeno quanto spagnolo o tedesco o russo e così via. Questa era una di quelle situazioni di cortocircuito per cui poi si doveva cercare una perifrasi che sarebbe subito stata sentita come innecessaria per spagolo o tedesco o russo. Inoltre offriva la maschera a chi lo usava male perchè poteva dirti che eri tu ad interpretare male in quanto neutro
Mai dato peso al razzismo. La maestra (quando ancora era unica) ci insegnava l'uguaglianza, aldilà delle cosiddette razze, religioni... mettendo in luce altri valori umani, dall'onestà alla laboriosità e simili e mai nessuno si sognava di associare alla parola "negro" qualcosa di negativo. Per noi, quindi, è stata un'aggiunta inutile a ciò che era lapalissiano. Poi sono arrivate le varie scemenze, tipo "non vedente, operatore ecologico, diversamente abile..." che oltre a complicare ed allungare le definizioni, molto inutilmente, non fanno altro che ribadire ancor più beffardamente la definizione.
A Milano, la parola "negher" si riferisce anche al colore nero. ( es "Gh'è el negher" vuol dire che ci sono le nuvole nere che minacciano pioggia). Inoltre c'è un detto :"El va m'en negher" ,per dire una persona che cammina velocemente o che corre, in riferimento al fatto che ai tempi delle prime olimpiadi i vincitori delle gare di corsa erano tutti africani. Quindi in milanese, il temine, in questa locuzione, assume una connotazione positiva!
Il fatto che ci sia nella società anglosassone un gruppo di persone che possa usare una certa parola, mentre a un altro gruppo sia vietato anche pronunciarla, è ipocrita e discriminatorio di per sé. O tutti o nessuno.
Io lo adoro, smonta con irriverenza tutti i tabù. ruclips.net/video/yskrelBCD0g/видео.html Qui c'è uno dei protagonisti che spiega al giudice cosa vuol dire f*g per loro bambini (non così tanto bambini)
Mi piacerebbe se facessi un video anche sul termine "antisemitismo", in questo periodo quantomai attuale. Molte persone sostengono, spesso in modo strumentale, che il termine non può essere applicato alle sole ostilità rivolte agli ebrei, ma andrebbe esteso anche alla violenza contro gli arabi essendo questi ultimi anch'essi semiti. Ovviamente queste persone fingono di ignorare che ormai il termine è entrato nell'uso comune unicamente per indicare l'antiebraismo. A questo punto tanto varrebbe eliminare anche il termine razzismo a proposito delle ostilità contro le persone di colore o verso i gay dal momento che il genere umano, per fortuna, non può essere distinto in razze.
Giusto per proporre un aggiornamento, l'ultima novità che ho letto (per non essere 'razzisti') è usare il termine 'afro-discendente'. Finchè anche questo non sarà ritenuto offensivo...
In Friuli il fidanzato, moroso, amante, amore della vita si dice al miè neri. Cioè il mio bel moro. Evidentemente i bruni un tempo erano più apprezzati dei biondi in regioni dove erano più rari. Come ci ricorda il professor Barbero quando ci parla dell'integrazione dei barbari nell'impero romano.
Io sapevo che il anche il termine "di colore" era offensivo, il termine giusto era nero. Molto bella la desamina e l' argomentazione, tema toccato molto bene.
Oggi si usano termini come "diversamente abile" per chi è portatore di handicap perché nell'uso comune si usa il termine handicappato come dispregiativo: "ma che sei handicappato ??". Allora mi chiedo quale termine si userà quando nel lessico comune sarà utilizzato "ma che sei diversamente abile ??" come forma di offesa ? Quale altro termine conieranno i benpensanti ipocriti per il politicamente corretto?
Il problema non è il politicamente corretto, ma chi insulta, offende,discrimina,discrimina,denigra. Perché mai, che il termine sia handicappato, disabile, diversamente abile, speciale, diverso o quanto altro, dovrebbe equipararsi ad un 'offesa.? Perché mai l' intento è sempre denigrare? Le parole sono MOLTO importanti, ma molto di più è l' uso che ne si fa. Malgrado il politicamente corretto,o purtroppo grazie a questo,le parole vengono sempre più usate per ferire e denigrare. Rimanendo in tema, vedo sui social ma che, hai la 104", sempre più usato come insulto. Si attacca chi è più debole o diverso per il gusto,le parole si trovano sempre.
@@Francesco-kd4vf La diffusione di un certo lessico politicamente corretto la fanno principalmente i media, non la gente comune. La gente comune "si adegua" e riutilizza quel lessico denigrando perché questo è un comportamento insopprimibile dell'essere umano. Anche tra 5000 anni ci sarà l'offesa verbale pur con un lessico completamente diverso da quello di oggi. C'era ai tempi del latino, c'è oggi nei nostri tempi dell'italiano e ci sarà domani con una nuova lingua.
io sono sempre stato del parere che le persone vanno definite al limite,quando è proprio necessario per la loro etnia o meglio continente o paese, ma lasciando da parte il colore i tratti somatici o il credo.
Complimenti per il tema e la sua esposizione. Io credo che questa questione sia di un importanza enorme. Lei ha usato spesso la parola "arbitrariamente" secondo me la più appropriata è unilateralmente, perché il vero nocciolo di questa questione è :chi decide cosa e perché. Ho qui davanti a me "le avventure di tom sawyer" comprato a mio figlio tempo fa, a pagina 5 c'è :"... Il garzone di colore.." e non credo questa sia un espressione di un uomo nato ad inizio 800 nel sud degli stati uniti. Tra l'altro se ricordo bene Twain è stato vietato in alcune scuole degli USA perché accusato di razzismo, mentre, secondo me ha fatto più lui con i suoi libri contro il razzismo che non un secolo di politica progressista americana. Ma tornando al suo video forse si sottovaluta la portata di questa tendenza culturale che certamente non è plebiscitaria. Perché fra 100 anni le generazioni future leggeranno solo libri rivisti e corretti da una piccola cerchia di persone (elite). Oggi la parola da eliminare è negro (e potrebbe andare anche bene ma...), domani magari sarà pensiero o democrazia. E poi perché privare le nuove generazioni (e con quale diritto) di fare confronti con il passato? C'è in questa corrente (political correct) l'intento di cambiare forma(in questo caso le parole), per cambiarne la sostanza e il ricordo di quello che hanno rappresentato. Cioè questa corrente culturale ha una visione molto particolare (per altri fini) dell' evoluzione sociale umana :come se fossimo passati dalla clava direttamente allo shuttle. Ed invece ci sono tanti piccoli passi nel mezzo, magari meno spettacolari ma faticosissimi e formativi come tutto quello che c è voluto all'uomo per passare dalla parola negro a nero o di colore. Ps ho dimenticato di menzionare la cancel culture
Un'analisi che non fa una piega! Mi vengono in mente certi insulti di uso comune, come imbecille o deficiente. Entrambi gli aggettivi sono stati coniati dagli psichiatri per definire persone con deficit cognitivi e/o comportamentali, e ben presto adottati dai parlanti come insulti! Tra l'altro, sarebbe interessante un post sulla storia della terminologia medica e psichiatrica, che dando un nome a determinate condizioni ha letteralmente inventato malattie e malati!
Un esempio assurdo può essere "Marocchino" che diventa il 90% delle volte un insulto razzista. E quindi si prova quasi ansia a chiamare una persona nata in Marocco marocchina.
Non è che il nome "sarebbe offensivo", il nome è offensivo. E lo è in quanto il "referente", che in questo caso è un gruppo umano, si offende (per motivi storici ben precisi). La "comunità dei parlanti" dovrebbe prendere atto di un fatto evidente: le minoranze sono realtà composte di individui reali e non ipotetici. Tante volte non sappiamo come definire perché abbiamo la presunzione di non dover mai chiedere; la presunzione che le nostre intenzioni siano sufficienti a determinare in modo univoco la comunicazione. La prossima volta che incontriamo una persona di colore, invece di decidere in modo arbitrario che, siccome secondo noi la stiamo trattando bene, allora le "etichette" non contano e possiam dire quello che ci pare, chiediamo piuttosto perché sono inopportune le parole che usiamo. La lingua cambia dal basso se iniziamo a chiedere e ad ascoltare.
Tutto molto molto comprensibile e condivisibile. Ma se pra voglio comprare un mazzo di carte di marca buona, devo chiedere un mazzo di carte da scopa del “dal-diversamente-bianco”?
Sono d'accordo e voglio fare una domanda: da un lato la lingua s'impoverisce accogliendo sempre piu inglesismi o usando sempre gli stessi termini che ci propina internet dall'altro si cercano sempre piu parole nuove (almeno credo lo siano),per non offendere questa o quella minoranza...è dovuto il tutto all'ipocrisia della nostra societa o ad un enorme senso di colpa?
Comunque, il senso di colpa per cosa? Molti immigrati di ogni colore possibile arrivano da noi e sono aiutati o comunque se la passano meglio che nel luogo di origine, perché dovremmo essere in colpa? Le colonie(tte) italiane? è comunque qualcosa di finito, e dopo l'Italia, non è che quelle zone se la passino molto meglio anzi...
In tempi di politically correct a ogni costo come questi (a parte il problema vero e proprio del razzismo) ma chi la parola Ne*ro, se l'è ritrovata come cognome ad esempio Paolo Negro ex giocatore e bandiera della Lazio, come si deve sentire?!?
vedo che non è stato preso in considerazione che la parola nero, in generale in altri contesti, è quasi sempre un termine negativo: nero è il colore del lutto, "giornata nera", "lista nera", il film "nuar", "ti faccio un occhio nero", "la paura dell'uomo nero" intimata ai bambini non era riferita assolutamente all'uomo africano o di colore. E' la parola "nero" che in sè porta connotazioni negative. Jung considerava il razzismo per gli africani quale proiezione dell'OMBRA (come parte negativa di se), elemento psichico da lui teorizzato in psicologia del profondo e l'ombra è per definizione scura/nera.
Questo è indubbiamente vero, ed è normalissimo e comprensibile che il nero sia connotato negativamente rispetto al bianco, è praticamente un archetipo universale. Non sono qualificata per esprimermi sul collegamento tra questo e il razzismo verso i neri dato che il razzismo esiste verso qualunque etnia (anche dai neri verso i bianchi).
Già, strano poi che le auto nere siano le più accattivanti (le bianche sono quelle dei "democristiani"), il nero nella moda è un assoluto molto difficile da cancellare. Tulipani neri e rose nere sono pregiatissimi, manco fossero di ossidiana. Occhi e capelli neri... bellissimi, oltre ogni connotazione, come pure il caffè od il cioccolato fondente, ma non chiamiamolo morettino!!! Guai! La solita caterva di fesserie ipocrite.
Non so se l’ha già scritto qualcuno, ma io ho sempre pensato che il termine “di colore”, anche solo etimologicamente parlando, sia molto più offensivo rispetto a “negro”. “Di colore” rispetto a chi? Ai bianchi? Se fossi uno di loro, mi sentirei molto più offeso ad essere definito così.
Nella locuzione "persona di colore" (colored) l'accento non è posto in realtà sulla persona e sugli attributi della persona quanto piuttosto sulla necessità di accorpare neri, ispanici, asiatici ed equipararli in quanto non-bianchi. In italiano questa sfumatura non è percepita e addirittura "di colore" è stata per anni la locuzione più politicamente corretta. In realtà è la peggiore di tutte. Negli Stati Uniti, fino al 1964, le sale d'attesa, i posti sull'autobus, al ristorante, negli uffici erano tutti per bianchi e "colorati" (specialmente in quegli stati confinanti col Messico in cui la presenza degli ispanici rendeva utile questo accorpamento).
Boh , di una persona che , viene dal Congo o , dalla Namibia che dovrei dire ? Che é viola ? Che é un " diversamente bianco " ? Poi , dire " Persona di colore ", qualcuno ti dira' " Che colore " ? E tu , " Eh , nero ! " . Caschiamo in un loop che , non finisce mai ! E , spesso e volentieri , son quelle stesse persone che , vengono dal Congo o , dalla Namibia , le prime a non farci caso e , a dirsi tra loro " Negro "
@@chri371 ni. Ha sicuramente un "peso" minore, ma per alcuni attivisti è razzista pure dire "nero" (e pure dire "di colore"). Si torna, quindi, al solito punto: non è la parola ad essere razzista, ma il contesto in cui è messa e, quindi, l'uso che ne viene fatto. La stessa N-word, ad esempio, viene usata tranquillamente fra persone nere (stessa cosa per le declinazione offensive di "gay" che sono usate fra persone LGBT) e, in quel caso, non è usata con intenti razzisti. Quindi... o una parola NON deve essere usata perchè ha un peso troppo elevato, oppure può essere utilizzata se il contesto non è offensivo, ma non puoi far valere la questione "contesto" solo quando lo desideri tu.
@@lyuk9828 molti attivisti però non capiscono una sega. I fatti parlano chiaro: c’è un movimento chiamato (a lettere cubitali) BLACK LIVES MATTER, da questo si più facilmente dedurre che dire black (o nero) sia la forma più accettata da tutti. Poi qualche pazzo disagiato ci sarà sempre a offendersi anche per gli articoli indeterminativi, ma ciò non significa che dobbiamo dar loro retta.
Sei sicura? Sono bilingue italiano/spagnolo e ho sempre creduto che 'negro' (che in spagnolo significa nero) fosse ritenuto un termine negativo in Italia per via magari di qualche traduzione incompleta di film sul sud America. Cioè tipo un film sugli schiavi nei campi di caffè in cui il doppiatore abbia lasciato quella parola in lingua originale. Comunque sia pensavo che fosse una parola importata dallo spagnolo e non da uno slang americano.
In italiano esiste da moltissimo tempo, ovviamente, non è arrivato tramite l'inglese, ma ha assunto la stessa sfumatura razzista su imitazione di "nigger". Nel Medio Evo, per dire, "negro" era semplicemente la denotazione di una persona dalla pelle scura, senza connotazione negativa.
Da quello che mi é parso di capire dal discorso, non é la parola negro che é stata importata, ma la sua connotazione negativa. Intuitivamente mi viene da pensare che la parola in sé non sia mai stata importata in italiano, ma derivi direttamente dal latino. Spero di non aver sbagliato interpretazione
@@HalcyoneStarling la parola negro in spagnolo indica il colore, non ha nessuna connotazione negativa. Come da noi 'nero'. Certo che se dico, per dire, 'avvoltoio' posso intenderlo in maniera negativa ma il termine in sé non è negativo e non ci sono sinonimi di uso comune. Dal tono della voce o dal contesto della frase si può capire se si stia usando per disprezzare qualcuno, ma il fatto è che qui si è aggiunta alla nostra parola 'nero' come se fosse il dispregiativo di quella parola, il che è una cosa che trovo scorretta. Ma può anche essere che lo spagnolo non c'entri nulla e sia versamente arrivata da noi come riscrittura di nigger dagli USA. Mi sembra strano però, perché abbiamo un triste pezzo di storia in comune con la Spagna colonialista, io ho vissuto a Cadice (dove sbarcavano le navi che trasportavano gli schiavi) e pare in quella cittadina minuscola esistano tutt'ora più di dieci cognomi genovesi. Qualcosa c'è.
Occorre anche dire che gli spagnoli che erano una grande potenza durante la tratta degli schiavi hanno contribuito alla negatività di questa parola, soprattutto quando viene rivolta a un nero. Il resto lo fecero gli schiavisti nelle Americhe e i colonizzatori europei. Questa parola è stata utilizzata a lungo per insultare i neri. Quando studiavo filosofia a Milano ho avuto da sistemare la biblioteca di una vecchia signora. Fui scioccato da come il Corriere dei Piccoli trattava gli africani durante il fascismo...
@@henriolamachannel sì, ma rimane pur sempre l'unico modo di indicare il colore nero in spagnolo, anche se parli della notte o di un vestito elegante. Per questo credo sia stato un problema di traduzione. Bastava far dire agli attori 'nero' con un tono sprezzante.
secondo me, le parole esistono e ognuno si dovrebbe gestire come meglio crede...di solito e automatico interpretare come portare o mancare di rispetto a qualcuno, la scelta e nostra e anche le conseguenze. non mi piace mi si dica come parlare, lo decido io...di essere educato. sono contrario a qualunque tipo consiglio sul linguaggio. non sono mai stato razzista, esistono delle differenze culturali che dividono le persone, prova ad andare in africa e sarai discriminato se sei bianco e italiano...e umano. non piace a nessuno che sia cosi...ma e comprensibile che succeda. la razza non conta niente...non esiste il razzismo, apparte rare eccezioni, le persone non discriminano per l etnia. la discriminazione riguarda chiunque, basta che vai in un altro paese, o anche in una regione italiana che non e la tua
Io ho una domanda che riguarda marginalmente la questione. Premessa: vivo in Indonesia e spesso, parlando con altri occidentali, capita di sentire utilizzare il termine "loro" (La loro acqua, i loro ristoranti, i loro farmaci) per distinguere le pratiche o gli oggetti usati dagli indonesiani rispetto a quelli utilizzati dagli stranieri. Per non parlare poi dell'utilizzo del termine "omino" per descrivere un lavoratore (gli indonesiani sono mediamente più bassi quindi il giardiniere diventa "l'omino del giardino", l'idraulico diventa " l'omino della piscina" e così via). Domanda: sono io ad essere strano se trovo questi distinguo e l'uso di questi termini razzista, ghettizzante e neocolonialista?
@@YasminaPani su quello siamo d'accordo. È che, per me, usare la parola "omino" equivale ad usare la parola "servo". Sott'intende un senso di superiorità. Non credo che la stessa gente usi quei termini per descrivere gli operai in Italia.
Beh questo però non è vero, può essere usata anche senza connotazione. Ripeto, dipende. E poi che c'entrano gli operai in Italia? Gli indonesiani sono minuti, gli italiani no
A casa mia si diceva "Storpio" senza nessuna componente di disprezzo, anzi, con compassione/comprensione. Siamo arrivati a "Diversamente Abile". ... Diversamente/Diverso ?? En Español no tenemos el mismo lio. Negro es y Negro se queda. Ya está !! ¿ He dicho Español ? ... ¡¡ Castellano !! :-D
Finché la disabilità è un problema sociale, qualcosa che imbarazza e mette a disagio, ogni parola per denotarla finirà col diventare un insulto, anche se originariamente non lo era. Lo stesso vale, appunto, per il colore della pelle.
@@marilenapetrella5285 Nel video linkato, Salvini è forse ubriaco, e sta solo cantando una canzoncina. Non riesco a capire bene le parole perché l'audio è poco chiaro, ma in ogni caso, come dice Yasmina, le frasi vanno contestualizzate. Innanzitutto la canzone potrebbe essere stata scritta da un'altra persona, e Salvini magari la sta solo ripetendo. E potrebbe passare per scherzosa, più che razzista. Inoltre forse Salvini non sapeva di essere registrato in quella circostanza; è verosimile che l'autore del video abbia messo in internet illegalmente quelle riprese. Mi piacerebbe invece una frase di Salvini detta pubblicamente, e che lui stesso sia al corrente di dirla pubblicamente, e in cui lui intende esprimere esattamente il significato della frase che sta affermando, e magari senza alcol. Questi dettagli sono importanti perché in genere quando le persone dicono che Salvini sia razzista, non intendono dire semplicemente che Salvini pensa in modo razzista benché si tenga i pensieri per se stesso, ma intendono dire che i suoi pensieri razzisti si traducono in una politica razzista e discriminatoria. Ci vorrebbe quindi una frase più "ufficiale", e magari che abbia almeno vagamente a che fare con la politica. Altrimenti, se non esistesse da nessuna parte una frase del genere, risulterebbe difficoltoso ritenere che la sua politica sia "razzista"; e rischieresti il reato di diffamazione. Cmq grazie mille. Se trovate qualcos'altro fatemi sapere. Un saluto.
Penso che tutto sommato il tentativo di additare certi termini come termini da non utilizzare sia positivo se viene preso così: io ho difficoltà a vivere la mia vita, è giusto che la lingua ti segnali un imbarazzo, come minimo, nel riferirti a me, nel parlare di me, cercando di trasformare l'imbarazzo in malessere se cerchi di parlare addirittura al mio posto. Infatti il fatto che i vari termini (ne*ro, nero, persona di colore) siano stati via via eliminati è determinato da un lato dal fatto che quei termini sono stati via via caricati della stessa valenza razzista, dall'altro dal fatto che proprio l'immutabilità della questione razziale nella sostanza fa spostare sempre più in alto l'asticella linguistica. Ad esempio prendiamo il termine queer nella comunità LGBT. Nessuno definirebbe 'queer' ('ch*cca', tradotto alla meglio ... uso questo termine perché era la traduzione almeno fino a vent'anni fa del titolo di un romanzo di Burroughs) un'altra persona: sono le persone queer a definirsi tali riappropriandosi di un termine in senso polemico. Cosa simile quando le persone afroamericane si riferiscono l'una all'altra utilizzando il termine 'my n*gga', 'hey n*gga' ... tu non lo puoi fare, loro tra loro lo fanno ma con una ambiguità differente (ne parla Wu Ming 1 in un libro intitolato "New Thing"), segno che il razzismo è più antico dell'omofobia e quindi ha lasciato segni più forti sulla pelle delle persone razializzate rispetto a quelle non conformi a livello di orientamento sessuale. E che dire poi delle persone che hanno una disabilità, che il discorso rivendicativo o 'cancellatorio' non l'hanno nemmeno iniziato perché ancora si vergognano del loro stato per colpa di come vengono trattati? Insomma, la verità starà anche nel mezzo, ma il problema che l'uso della lingua e le sue eventuali modificazioni riflettono è reale. Attenzione infine a parlare di 'comunità dei parlanti' come se ce ne fosse una sola o come se questa fosse monolitica nell'accettare o rifiutare certe modifiche alla tradizione.
"Comunità dei parlanti" è un termine tecnico, non l'ho inventato io. Comunque non ho ben capito il commento, dato che ciò che io contesto nel video è la pretesa di cambiare la società cambiando la lingua, cosa che non è dimostrata e allo stato attuale non pare aver funzionato minimamente.
@@YasminaPani in realtà la società è sia più avanti che più indietro rispetto alle questioni che evidenzia il dibattito sulla lingua. Dipende da qual è la tua 'bolla' sociale di riferimento. Io frequento ambiti queer e interraziali, e questi dibattiti spesso ci sembrano arretrati. Tra noi utilizzare la 'u' o lo schwa, o il femminile al posto del maschile inclusivo, è operazione normale. Quando ancora si dibatte di "la lingua può spingere la società a cambiare?" spesso ci viene da ridere, almeno a me, perché il vero problema è "la lingua può evitare di tagliare fuori alcuni di noi o parti di alcuni di noi? e come?" che è tutto un altro dibattito. In altre 'bolle' sociali, chessè quelle neofasciste, o quelle delle persone "normali" (nel senso, frequento anche persone che mi dicono "guarda che i veri discriminati siamo noi eterosessuali .... " spiegandomene i motivi, cose che adesso non riporto per non allungare la risposta) ci si sente minacciati da una realtà in cambiamento. Quindi il problema è, a mio avviso: la lingua vuole riflettere un cambiamento in atto? Tieni conto che della lingua 'ufficiale' mi interessa poco, intendo quella delle 'istituzioni', che comunque DOVREBBE essere inclusiva per rappresentare tutti. Ma mi interessano di più le mutazioni dal basso. Come quelle della mia 'comunità aperta' di riferimento. L'inclusività non è un problema intellettuale. Qui, come ti dicevo, la lingua cerca solo di adattarsi a una realtà che è GIA' più varia di quanto spesso la lingua coglie. E per questo nascono le sue mutazioni, e si spinge perché vengano ufficializzate.
@@GianPaoloGalasi ma chi l'ha detto che la lingua deve rappresentare le persone? Non è per niente così, la lingua non serve a quello, e non è scritto da nessuna parte che la morfologia debba rispecchiare la società. Come sempre si fanno assunti che hanno validità scientifica e 0 e sulla base di essi si costruiscono battaglie.
@@YasminaPani strano! Io tra le tante persone che seguo qui sul tubo c'è un cabalista russo di origine anche se ha sempre vissuto in Italia, che quindi parla russo, italiano e essendoselo studiato anche l'ebraico, che dice spesso che se si imparano più lingue si imparano più cose su di sé, perché le lingue non dicono tutte le stesse cose e quindi essere bilingue significa conoscersi il doppio rispetto a chi è monolingua. E essendo trilingue anch'io (il dialetto milanese, l'italiano, l'inglese) posso dire che è vero. Non ragiono infatti allo stesso modo in inglese o in italiano, ad esempio. Quindi sono una persona diversa se parlo l'una o l'altra lingua. Pensa cosa significhi avere una lingua che non supporta chi è genderneutral. Vuol dire che non ti puoi pensare in quella lingua. Che non esisti. Vedi un po' tu ...
A proposito della questione, visto che di linguistica e di storia della lingua ne sai infinito, una parola può variare di percezione e passare da dispregiativa a termine normale per descrivere qualcosa? Mettiamo caso che usiamo la parola ne*ro (censuro per paura di yt) in modo sempre più normale per riferirci a persone nere sempre di più, quel termine potrà perdere forza fino a diventare un termine non più dispregiativo, ma normale e privo di quella accezione discriminatoria? Per caso conosci esempi storici di un termine che ha subito un simile trattamento? Io, come fai tu, non do colpa alla lingua in sé per un termine, ma alle persone che usano quel termine per discriminare. Allo stesso modo spero sempre che una parola non scompaia dal nostro dizionario, ma che piuttosto perda efficacia e venga quindi resa normale.
Quando penso a tutti questi eufemismi per litote, mi viene sempre in mente Amici miei Atto II, quando il Mascetti rimane su una sedia a rotelle: "...ora te tu sei un paraplegico non-trombante!"
Il comico Cacioppo aveva raccontato una divertente storia inventata. Era in un ufficio di un paese africano. Lì c'erano due file: una per i neri e una per le persone di colore. Secondo gli abitanti di quel paese, le persone di colore erano i bianchi 😂.
Ma il punto che rimane è questo: è davvero necessario parlare del colore della pelle di qualcuno o, per meglio dire, identificare una persona in base alla sua etnia? Capisco nel caso di un identikit, dove la carnagione rientra fra gli elementi del fenotipo che identificano un soggetto, o nella descrizione di un personaggio nella narrativa; ma in tutti gli altri campi, perché dovrei dire ad una persona di colore "tu sei una persona di colore" o "voi neri" ecc...? E' questo che andrebbe censurato, il concetto stesso di misurare e valutare una persona in base al fenotipo (perché di razza oggi non ha più senso parlare!). Dopotutto, trovo sciocco che una persona mi dia del "biondino"... io sono io, il colore della pelle o dei capelli o degli occhi non è ciò che mi determina e distingue!
Non credo francamente che la gente vada in giro a dire agli altri "tu sei di colore", ma noi descriviamo e denotiamo le persone in base ai tratti che le compongono: il colore della pelle è uno di questi ed è ovviamente uno dei più vistosi. Guarda che anche i neri lo fanno con i bianchi, non c'è niente di male. Le parole per descrivere le realtà che abbiamo sotto gli occhi nasceranno sempre, e la censura è inutile.
In realtà gli originali dolci "N*gretti" (che ricordo bene da tante "santelucie", cioè quando arrivavano i regali per i bambini) erano italiani, prodotti dalla azienda dolciaria Bulgari in provincia di Brescia.
Il fatto che non sappiamo come chiamarci o chiamare le cose è una conquista in quanto vuol dire che la parola che usiamo non si scrolla di dosso un limite, il limite linguistico di non poter banalizzare una persona una razza o qualsiasi cosa dentro un termine. Se dire °nero o °negro° risulta difficile, vivaddio, significa che il problema della discriminazione rimane presente persino nella piu banale delle conversazioni, non possiamo piu scappare rilassarci, nessun escapismo! eheh è la nuova civiltà e non è giusta ne sbagliata, è interessante.
Io sono meridionale e quando mi chiamano "terrone" in un contesto scherzoso non me la prendo. Non sono le parole in sè che feriscono, ma la circostanza in cui vengono pronunciate.
E' leggermente diverso, terrone nella maggior parte dei casi è utilizzato in modo dispregiativo, mentre ngro era usato semplicemente per definire quelli con la pelle nera.
Ciao Yasmina, premetto che sono una persona diversamente colta. A parte gli scherzi, sono davvero ignorante. vorrei chiederti, per quale motivo quando viene uccisa una donna, si usa dire femminicidio? La donna è un essere umano, quindi trovo giusto parlare di omicidio, anche perché, se viene ucciso un uomo, non si dice maschicidio. Qualcuno mi ha detto che si dice femminicidio, perché di solito è un uomo che uccide una donna, comunque non mi convince. Potresti aiutarmi a capire?
Il femminicidio sarebbe un tipo specifico di omicidio, in cui una donna viene uccisa da un uomo "in quanto donna", cioè perché lui è misogino o possessivo. Dal mio punto di vista è una definizione molto sessista in quanto non c'è il corrispettivo per gli uomini, nonostante il fenomeno esista anche a parti invertite, e sarebbe molto meglio parlare in generale di delitto all'interno della coppia o nelle dinamiche relazionali. In realtà però viene comodo chiamarlo femminicidio perché questa parola permette di fare facile allarmismo tirando fuori numeri a caso (in quanto vengono conteggiati tra i femminicidi anche gli omicidi che coinvolgono donne ma in dinamiche totalmente diverse).
@@YasminaPani ti ringrazio di cuore, perché mi hai tolto ogni dubbio. Non capita tutti i giorni, di avere una risposta così precisa e dettagliata, da parte di una persona così competente. Che dire; mi hai regalato un po' di autostima, perché come ho già detto, non sono certo un letterato, però, sono sempre affamato di conoscenza. Grazie, grazie e ancora grazie.
Partendo dal presupposto che il problema non sono le parole in sè, ma piuttosto il modo e l'intenzione con cui si dicono, io ho conosciuto moltissime persone nere (dico e dirò sempre nere, perché si dice "nere" e non "di colore" e se qualcuno moralista e/o finto buonista si offende, è un problema suo) e loro sono i primi a dire che vogliono essere chiamati "neri" (alcuni dicono che anche "negro" va bene, ma per me personalmente pare dispregiativo; quindi non lo dico) e non "di colore" proprio perché loro sono neri. Molti di loro ridono quando noi bianchi ci riferiamo a loro con il termine "di colore" e partono le battute dicendo che loro non sono colorati, perché se loro usassero la stessa logica di quelli che li definiscono "di colore", pure noi bianchi per i neri siamo "di colore" in quanto non siamo bianchi ma di carnagione rosa carne. Ogni volta che ci penso a questo aneddoto mi viene da ridere. 😂
Il punto non è tanto che "negro" sia una parola offensiva. Potevano prendere strade diverse decenni fa ma se adesso è classificata come offensiva pace. L'assurdo nasce quando si viene ripresi quando si dice una frase come "quel ragazzo è stato chiamato negro da un razzista", non sto usando la parola per rivolgermi ad una persona ma per raccontare che quella persona è stato chiamato con quel termine da uno che lo voleva offendere, tutte le male parole funzionano così. Si sta ignorando sempre di più il contesto, vedi la vicenda di Kendrick Lamar che ha ripreso una fan bianca mentre cantava una strofa in cui c'era la parola. Per black già si stanno verificando situazioni simili, si sta proibendo il termine blacklist/whitelist perchè secondo gli "attivisti" fanno pensare a black cattivo e white buono. Dovrebbe essere ovvio che in blacklist il nero indica semplicemente una lista oscurata che richiama la cancellazione. Ma le aziende già hanno bannato il termine. Ma parlare con chi muove queste battaglie è inutile, trovi solo il muro.
Sta roba infatti non ha senso e concordo. Va da sé però che il tuo discorso sulla cancel culture o come vuoi chiamarla, rischia di diventare il cavallo di battaglia di chi realmente serba rancore e ha idee di matrice razzista. E' facile cadere nel becero discorso "non si può più dire nulla" e "l'importante non è che parole usi ma come le usi" Mi sembra francamente molto complesso come discorso, e sicuramente ci sono persone più studiose di me in merito alla linguistica ma anche sociologia, però per quanto sembri un'ovvietà penso che ci sia un punto di incontro tra le parole e la storia che si portano dietro e il modo in cui vengono usate all'interno della società. Per carità, farò un esempio forzato, ma forse neanche troppo dicendo che non mi piacerebbe che venisse utilizzata la parola terrone come standard per dire che vengo dal sud Italia. In realtà personalmente non mi fa arrabbiare neanche se viene usata come insulto, ma mi infastidisce sapere che ci sono parole e modi di dire che non posseggono una storia controversa come questa qui.
@@lostinthefaq per questo quando parlo di questa cosa specifico sempre con degli esempi. Per distinguere quando il politically correct viene usato con criterio e quando invece viene distorto. Ma anche così ho visto che c’è un totale rifiuto di ammettere gli errori da parte di questi movimenti. Che la destra ci marci sopra è ovvio ma questo non deve essere un motivo per far finta di nulla perché tutti devono dar conto dei propri errori. E più si nasconde la polvere sotto al tappeto, più si fa un favore a chi è realmente razzista, perché gli si offre l’occasione di fare la bella figura facendo notare l’ipocrisia con la quale viene gestito il tutto e farsi pubblicità
@@lostinthefaq è sicuramente un discorso complesso, infatti! È chiaro che oggi non possiamo più dire serenamente "ne*ro", né "terrone" o "fr*cio" ecc, perché sono oggettivamente insulti. Possiamo usarle solo in contesti molto particolari, cioè se la persona che abbiamo davanti ci conosce e sa come le stiamo usando (ho un amico di colore ad esempio con cui la uso, ma perché ci conosciamo e lo diciamo in modo ironico, di certo non chiamo così una persona che incontro per la prima volta). Il punto infatti non è il voler pretendere di poter usare certe parole, perché è anche normale che le parole cambino connotazione e contesto d'uso, ma cercare di far capire che se ci fossilizziamo sulla parola e non sull'atteggiamento e la mentalità che le fanno da sfondo siamo solo ipocriti.
Quando ero ragazzo (anni 60) giocavo a calcio con uno che era per tutti Sandro Negro (era figlio di un soldato americano) e lui non se ne adontò mai. Nel dialetto triestino, poi, "negro" o "moro", non ha alcun significato negativo. "Negron" forse può denotare un popolano di bassissimo ceto, dall'eloquio pesante, ma già "moro" significa semplicemente "fidanzato, ragazzo". "Negra", poi, ha significato decisamente positivo: significa "ragazza spigliata, vivace, alla mano". E neppure in lingua io non ho mai avuto l'impressione che "negro" avesse non dico un significato ma neppure una sfumatura spregiativa. È un problema che riguarda gli Americani non gli Italiani.
@@YasminaPani Se, parlando con una persona grassa, io lo chiamo “ciccione” è naturale che la persona come minimo si risenta, se non addirittura si offenda. Ma se io racconto che ho visto un “ciccione” che mangiava in un ristorante non penso che l’intera categoria delle persone grasse si risenta o si offenda tanto da inibirmi di usare quel termine. Se invece dico che ho udito un negro che cantava ci sarà di sicuro qualcuno “dalla pelle scura” che mi riprenderà. Uno stesso termine può essere offensivo, se usato per offendere, è niente affatto offensivo se usato solo per definire, magari anche comicamente, ironicamente, leggermente… Perché mi si deve vietare di usare una voce della mia lingua, anche se questa voce può essere impegata per offendere, quando io non ho nessuna intenzione di offendere?
Secondo me bisognerebbe semplicemente capire e non fermarsi alla mera forma. Cerco di spiegarmi, io posso usare quel termine senza disprezzare. Anzi, mi dà fastidio che la gente giunga a conclusioni senza nemmeno considerare quell'eventualità. Come dici tu nel video, se non si cambia mentalità ogni termine diventerà, prima o poi, offensivo. Per colpa di pochi ci rimettiamo tutti.
Sono abbastanza d'accordo. Ad esempio c'è una parola che sta prendendo piede da noi che è afroitaliano (ovviamente di derivazione dallo statunitense afroamericano) per definire i neri italiani. Premesso che a ben vedere nero non dovrebbe essere considerato, come dici anche tu, automaticamente razzista, il mio punto è un altro. Usare il termine afroitaliano come sinonimo di nero italiano è profondamente sbagliato perché esclude moltissime persone. Prendiamo ad esempio i nordafricani, che molto raramente sono effettivamente neri. Prendiamo ad esempio gli asiatici e i bianchi che da secoli vivono in Africa e che ovviamente non si possono considerare neri... Il punto che maldestramente cerco di esprimere è che l'equivalenza africano uguale nero è sbagliata (e anche potenzialmente pericolosa) tanto quanto europeo uguale bianco
Beh però un afroitaliano potrebbe essere nero oppure no, non mi sembra così male come proposta. Cioè non pone l'attenzione sulla pelle ma sulla provenienza
@@YasminaPani teoricamente sì, ma vedendo come il termine viene usato negli USA avrei i miei dubbi... Ad esempio un sudafricano bianco che acquisisce la cittadinanza statunitense non viene definito afroamericano
ruclips.net/video/pRz9QT54Uec/видео.html :) Televisione nazionale, unico canale, qualche annetto fa! Sarà, ma a parer mio, nonostante il numero di volte che viene detta, non c'è il benché minimo razzismo in questa parola. A quei tempi semplicemente erano gli abitanti dell'africa sub-sahariana, che poi ci fossero quelli che per questo li consideravano inferiori, quello è un altro paio di maniche! :) E comunque come dicevano qua una volta riferendosi ai vicini piemontesi: piemontese, falso e cortese. A sottolineare che a parole puoi anche essere la persona più cortese al mondo, ma poi sotto-sotto...
@@YasminaPani Mah, sempre dal mio punto di vista, interdire una parola non risolve il problema, ma ne crea di altri. Un po' come per i bambini che fino a ieri schernivano il compagno più pingue dandogli del ciccione ed ora devono dargli del "diversamente normo-peso". Il fatto è che i bambini, nella loro spontaneità scevra ancora da ingerenze politicamente corrette, ci insegnano che la gente è propensa ad ammucchiarsi con altri che considera suoi simili ed a escludere quelli che considera diversi. E poi impoverisce inutilmente il nostro lessico.
@@PEriani67 ma son d'accordo, ci ho fatto un video apposta 😅 ma non bisogna diventare estremisti nel senso opposto, rifiutando a priori qualsiasi interdizione linguistica, perché a volte è inevitabile.
Tutto giusto quello che dici ma a mio parere puoi togliere pure l'asterisco dal titolo, stai parlando di linguistica non stai usando la parola per offendere, quindi perché censurarla?
E quindi??? Il termine Negro resta un termine offensivo e razzista per designare una persona di colore nero. Sarà per voi un termine come tanti altri, ma la vostra è una visione parziale. Questo era usata da schiavisti e coloni per denigrare i neri quando erano ridotti a oggetti e merci. Altroché parola percepita come sgradevole...Si tratta in realtà di un insulto molto grave che una comunità di parlanti utilizzava per vomitare il proprio disprezzo verso un'altra comunità. È per questo motivo che apre sempre ferite nei neri. Forse sono questioni che potete capire...
... Non credo di aver mai detto che non è un insulto o che dobbiamo continuare a usarlo. Forse non ha capito il senso del mio discorso perché è particolarmente sensibile all'argomento. Mi dispiace. Peraltro che apra sempre ferite nei neri mi pare discutibile, perché la mia esperienza personale con le persone di colore è diversa, ad esempio. Ma ripeto, non era quello il punto del mio discorso.
@@YasminaPani Diciamo che ha sdoganato la parola e quindi...l'insulto. A mio avviso la parola Negro apre le ferite perché molti neri hanno una memoria, una memoria che va coltivata per sensibilizzare e per non far ripetere gli errori e gli orrori del passato. Naturalmente non rappresento tutte le persone con la pelle nera e non biasimo quelli che ignorano la propria storia. Nel corso della mia vita e dei miei studi ho capito quanto questa parola fosse carica del razzismo e dei crimini di quelli che l'hanno utilizzato ad un certo momento della storia. D'altra parte si fanno spesso discorsi oziosi e irridenti su questa parola, forse perché la storia e i dolori altrui sono poco interessanti e disprezzati. Per quanto riguarda il rischio di afasia...basta comportarci come succede quando siamo di fronte ad uno svizzero, un francese ecc...Non li chiamiamo bianchi. Viene più facile e conveniente dire cittadino francese, francese, svizzero ecc. Domanda: Non c'è forse una certa volontà di differenziare e di mettere in evidenza il colore della pelle? Detto ciò le faccio i miei complimenti per la qualità dei contenuti dei video pubblicati
@@henriolamachannel non ho affatto sdoganato la parola: ho spiegato che censurare una parola non serve a niente se la mentalità rimane la medesima, perché progressivamente anche la parola sostitutiva diventerà un insulto e si arriva all'afasia. L'esempio che lei fa sugli europei non c'entra: è ovvio che all'interno della nostra comunità di europei siamo in grado di differenziare tra francesi, spagnoli ecc (gli svizzeri sinceramente mi pare difficile che qualcuno riesca a distinguerli dagli altri ma ok); all'interno di comunità di cui non facciamo parte non abbiamo elementi per individuare la nazionalità delle persone, cosa ne so di cosa caratterizza un ghanese o un nigeriano? Non conosco le loro lingue, non distinguo i loro dialetti. Nello stesso modo un africano che venisse in Europa ci vedrebbe tutti come "bianchi" e non distinguerebbe certo un siciliano da un greco. Non è razzismo notare che una persona ha la pelle di colore diverso, perché è un fatto che ce l'abbia. È razzismo discriminarla e insultarla in base a quella pelle. È ben diverso. Quanto ai neri che non soffrono dinanzi alla parola "ne*ro", non è perché non conoscono la loro storia: è perché contestualizzano, perché si appropriano loro stessi della parola e la trasformano, o perché comprendono che il punto non è la parola. Grazie per i complimenti e per la discussione.
@@YasminaPani Credo che l'esempio sugli europei c'entri molto. Anche i nigeriani, camerunesi ecc fanno ormai parte della "vostra" comunità di europei (alla quale fanno parte molti Italiani, Francesi...di origine africana, asiatica o americana). A mio avviso questi nuovi cittadini andrebbero semplicemente indicati come amici, colleghi o in maniera più generica cittadini e non solo come nero, negro o uomo di colore. Il problema è forse di questa cultura che ama tanto classificare...
Imagino che per te sia un grave insulto anco «ebreo», per esempio; e «cristiano», e «pagano», ed «eretico», ed «ateo», e «comunista», e «zingaro», e «indiano», e «saraceno», e…
E se alle persone, in questo caso di origine africana, creasse disagio il termine? Forse meglio evitarlo. Poi ovvio che come sempre si lavora anche sulla cultura per migliorare le persone, renderle più riflessivo e acculturate.
A dire il vero loro lo usano. Il punto è sempre chi e come usa le parole. Detto questo io non stavo certo sostenendo che dobbiamo chiamare "ne*gri" le persone provenienti dall'Africa, non è che sono affezionata a quella parola e vorrei che si potesse usare, non era quello il discorso 🙂
Una volta ebbi l'onore di parlare col presidente dell'Unione Italiana Ciechi e quando feci riferimento ai "non vedenti" mi interruppe e mi disse "chi non ci vede si chiama cieco, noi non ci vergogniamo di esserlo, è la parola che indica la nostra condizione" .. io ero giovanissimo e quella esperienza mi segnò molto, imparai che non è con edulcorati eufemismi che si lenisce il disagio di chi vive certe situazioni. Se mi danno del "bianco" o del "sardo" perché dovrei offendermi, è quello che sono. Se qualcuno utilizza questi stessi termini per offendermi, se volesse mi offenderebbe comunque, non è vietando le parole che si educano le persone al rispetto
Non nascondiamoci dietro un dito nel caso di Negroes, Nigger o Negro non c'entrano una fava gli eufemismi o le edulcorazioni, c'entra (e Yasmina lo ha indicato all'inizio del suo discorso) il reale ed intrinseco significato che quella parola ha avuto per secoli, il fatto che quel termine venisse utilizzato non in maniera neutra ma con uno scopo ben preciso e da una "parte" ben precisa, il fatto che ancora oggi chi la usa (tolto lo slang autoreferenziale tra afroamericani) lo fa con uno scopo ben preciso non certo perché allergico agli eufemismi o agli "edulcoranti"...😉
In subordine: per una parte non minoritaria del mondo occidentale (anglosassoni in primis ma non solo) tu non eri e non sei affatto "bianco" (o comunque non lo erano e lo sono la maggior parte dei sardi) semmai "Mediteranean", "scuro di pelle", "Italiano o Latino" (era usato in senso spregiativo) in USA ti prenderebbero per "Hispanic o Latinos" (cioè dal messico a scendere) e fino ai primi anni 80 non ti avrebbero fatto entrare (per fare un esempio concreto) nelle piscine di parecchi hotel e/o quartieri "bianchi" (dovevi tirarti giù il costume e fargli vedere che eri abbronzato😉 divertente vero?), La tua carnagione veniva e verrebbe definita olivastra ed in conclusione, basandoci sul reale colore della tua pelle si può dire tu sia di una qualche sfumatura di rosa (sicuramente non bianco). In Italia qualcuno parlerebbe di "Sardegnolo" quando non direttamente di "Terrone".
Ora raccontami di nuovo di quanto facesse freddo quando Cristo morì (di freddo, ovvio)...😅😏
Verissimo! Vale lo stesso per i Sordi, è inappropriato definirli Sordomuti, ma solo perché il loro canale verbale è intatto.
@@O.F.1891anche io all'università avevo un amico studente cieco che mi fece notare la stessa identica ipocrisia
Ma sono gli americani che impongono ste stupidate. Già 30 anni c'erano libri all'università a linguistica che spiegavano come cambiando i termini in realtà non cambiavi la problematica, ma la spostavi solo. È evidente che chi decide di cambiare i termini addirittura imponendone nuovi all'interno di una lingua, ignora questi meccanismi linguistici. Inoltre la differenza sta che x noi il termine negro è storico e derivato dal latino, mentre nei paesi anglosassoni nero si dice Black, ne consegue ch
E la differenza linguistica è netta e assoluta, perciò si è optato x Black, non sapendo che significa la stessa cosa. Cmq invece di essere orgogliosi, pensano di cancellare cambiando la terminologia, un loro tratto caratteristico, in realtà, secondo me, peggiorando molto la situazione
Però essere sardo è brutto dai
C'è stato un incidente con tre non superstiti e cinque non incolumi ...
Incidente è brutto. Io direi evento non piacevole.
@@francesco1691 “brutto” è brutto, direi non bello
@@pierineri "direi"..???
Acuta analisi di questa parola, complimenti non solo per la spiegazione e relative argomentazioni, ma anche e specialmente per le tue riflessioni e digressioni personali e digressioni così "poco accademiche" e ancor meno "poilically correct" che rendono i tuoi video così vivi, interessanti e per nulla banali. Ti seguo volentieri grazie per il tuo contributo
Ammiro il fervore di questo discorso con la stessa intensità che RUclips avrà a demonetizzare questo video
Non ho mai neanche tentato di monetizzare tramite i video, non si pone proprio il problema 😂
@@YasminaPani Negro non viene da "Nigger", ma proprio da "negro" (pronunciato nigro in inglese). Quanto al termine "afroamericano" è curioso quanto successo ha avuto sebbene sia discriminatorio. Se si parte dall'idea che i "veri" americani sono i bianchi di origine europea allora ha senso. Ma se si parte dal concetto che tutti gli americani hanno pari dignità afro-americano è un po' assurdo, perché con la stessa logica allora i bianchi dovrebbero essere definiti euro-americani.
PS: oltre a tutti i termini menzionati il più idiota secondo me è "diversamente abile" 😅😅
@@giuliom3564 sia la parola italiana che quella inglese vengono dal latino niger. Come ho spiegato nel video, l'accezione negativa del termine non esisteva in italiano, ma viene dagli Stati Uniti: non esista, qui, "negro", come insulto. È arrivato dopo. Sul resto, concordo, ma vedo che negli Stati Uniti, almeno adesso, usano "black" (almeno lo usano i neri, non so se ai bianchi sia consentito)
@@YasminaPani In un episodio della serie Boston Public, ci sono due compagni di scuola afroamericani che si chiamano "negro" fra loro. Quando un compagno di classe bianco utilizza lo stesso termine lo accusano di razzismo, spiegando poi che la parola può essere usata solo fra gli afroamericani. Per quanto si tratti di un telefilm, presumo vi sia un fondo di verità.
@@giuliom3564 Afroamericano è il termine che i "negri" americani usano per identificare se stessi, pertanto non è discriminatorio. E' la stessa differenza che c'è fra chiamare un abitante del Bel Paese "italiano" o "mangiaspaghetti": quest'ultimo è un termine denigratorio usato nei nostri confronti dai tedeschi, cioè Spaghettifresser, dove fra l'altro Fresser non è il comune termine per "mangiare", ma è usato solo per gli animali...
La nostra lingua, e qualunque altra lingua, deve riconoscere che tutte le parole sono valide ma alcune sono più rispettose di altre perché usate dal soggetto per identificarsi. E' come il caso dei cosiddetti Zingari o Gitani, che identificano se stessi come Rom e con tale termine dovremmo identificarli. Questa, almeno, è la mia posizione, più o meno discutibile.
Il caso di "diversamente abile", invece, è imbarazzante nel parlato comune. Non conosco "diversamente abili" che si riferiscano a se stessi con questo termine che rimane confinato nel burocratese e difficilmente può entrare nell'uso comune, altrimenti si finisce nel mostro linguistico orwelliano del Newspeak in "1984".
Comunque, mi si permetta un'osservazione da studioso della questione: nell'America anglofona "negro" non è nato come termine offensivo, a differenza di "nigger," che lo è sempre stato. È molto probabile che il termine (pronunciato "Nigro") sia una derivazione metonimica dall'ispano-portoghese della tratta schiavistica, al punto che da essere sinonimo di "slave" (schiavo). È anche per questa ragione che negli USA il termine è sempre stato un po' ambiguo, anche se usato e rivendicato dagli stessi afroamericani almeno fino alla prima metà degli anni Sessanta (lo stesso MLK parlava di "negroes"). In Italia il processo è proprio avvenuto per emulazione dei cambiamenti oltreoceano e, se mi si permette, la cosa è un po' inquietante. Lo stesso non si può dire del mondo latinoamericano dove si continua ad usare il termine senza che emergano particolari diatribe in merito.
Mi è spuntato ora questo video nella home dato che seguo il canale da un po', ma non l'avevo mai visto.
Molto interessante, apprezzo come sempre la tua schiettezza e onestà intellettuale nell'argomentare con semplicità certe tematiche. Da studente di linguistica mi offri anche molti spunti di riflessione per approfondire determinati aspetti più nello specifico.
Non commento spesso, per cui approfitto anche per farti i complimenti e dirti che apprezzo molto il tuo lavoro su RUclips.
Passando alla parte ironica del commento, non mi stupirei se qualche privilegiato abitante del mondo occidentale proponesse un cambio di nome al fiume Niger in Nirer o addirittura Colorum, data la delirante situazione sociale in cui ci troviamo 😂
😂
bannato da FB per aver scritto "la negra terra" e vallo a spiegare a quegli ignoranti di FB che è un termine poetico molto in uso nei secoli scorsi.
Sto giusto preparando un video su questa assurda censura di facebook e compagnia bella
carducci
Algoritmo. Non può ragionare.
Adesso anche Carducci... la terra negra!!!! Ihhhhh!!!!
@@rw442 l'algoritmo è stato programmato da qualcuno che ragiona: direi che non va data colpa a un'entità astratta, ma a chi lo ha programmato.
Sei molto coraggiosa e intelligente, complimenti.
La questione di considerare anche "Nero" come offensivo l'ho provata io, ho avuto per un periodo un vero problema a ricordarmi quale fosse offensivo fra nero e negro spingendomi per optare per "persona di colore". Peccato che recentemente mi hanno detto che anche "persona di colore" era offensivo e sinceramente non so più dove andare a sbattere con la testa.
Se non erro mi avevano detto che era offensivo in quanto partiva con l'idea che quelli "colorati" fossero gli altri, quindi mentendo in quanto anche il bianco è un colore e che quindi li si esclude e... non ricordo più cosa.
fino agli anni 90 si diceva ne.gro perchè in italia non è mai stata una parola razzista
@@eioritorno4611 Non so sinceramente la storia del termine in Italia, se sia mai stato usato come insulto o meno, ma trovo molto particolare il fatto che si tenda a censurare il termine anche quando si parla del termine stesso. Sembra essersi trasformato in un Tabù eppure non mi pare che siamo diventati magicamente più inclusivi, questo per sottolineare il fatto che non usare determinate parole non è che trasformi la società in qualche modo.
@@anonimo6603 ora si chiamano "risorse".
@@Windof Questa mi è nuova... e mi pare pure il peggior termine che abbiano mai inventato. XD
Le risorse solitamente sono quelle cose che si sfruttano, si gestiscono e quant'altro.
@@anonimo6603 infatti è una definizione data dalla sinistra e nasce dalle teorie marxiste, comuniste, le quali trasformano in letame tutto ciò che toccano.
Anche la forza lavoro è da considerare una risorsa secondo tali teorie, risorsa che ha valore in quanto tale, da pagarsi un tanto al chilo, all'ora etc. tutto allo stesso prezzo.
Lo sfruttamento della risorsa significa utilizzarla, come si usa una macchina, un ingrediente di una ricetta, etc. Anche in questo caso si è voluto strumentalizzare e dare un tono negativo al termine per accusare una controparte.
sono 6 o 7 anni che devono risolvere il problema dei monopattini selvaggiamente lasciati in ogni dove con un caos calmo o ordine disordinato e confuso, sui marciapiedi, però si preoccupano del termine non vedente invece di cieco, meglio non farlo offendere che fargli spaccare gli stinchi.
Quando mi ritrovo a parlare con o di una persona di colore, pur non passandomi manco per l'anticamera del cervello l'idea di offenderla per il colore della pelle perché non sono razzista, mi sforzo di cercare i termini più opportuni per non ferirla, cadendo proprio in una condizione di afasia. Hai centrato in pieno anche stavolta il nocciolo della questione: è la nostra opinione del referente quella che conta, sebbene certi termini non siano più accettabili
che poi in italia la parola ne.gro non ha mai avuto accezioni razziste...
@@eioritorno4611 Bé, oddio, l'uso che se n'è fatto e che tuttora se ne fa in certi ambiti non è proprio così neutro
@@vannivibra Queste persone vengono disprezzate anche usando termini radical chic. E' come la parola "meridionale" viene usata anche per disprezzare "quello è meridionale", non occorre utilizzare la parola terrone. Posso elencarti qualche migliaio tra canzoni, film, e opere varie, dove questa parola aveva lo stesso significato di bianco. D'altronde anche noi la usavamo solo per descrivere, non certo per insultare,al contrario della parola terrone che viene usata solo come insulto.
@@eioritorno4611 Io invece la parola "terrone" la rivendico e dico sempre di essere una persona orgogliosamente "terrona" quando qualcuno comincia a rompermi le scatole. Un po' come fanno alcune persone che rivendicano la parola "frocio", considerata un insulto da personaggi come Vladi
mir Luxuria e invece rivendicata politicamente da persone come Helena Velena.
Una cosa o una persona non cambiano la loro sostanza e la loro essenza a seconda del nome che gli affibiamo e soprattutto un razzista non cambierà certo la sua mentalità o la sua posizione perchè viene costretto ad usare parole diverse: "Stat rosa pristina nomine, tenemus nomina nuda" dicevano i latini. Shakespeare diceva: Forse che la rosa avrebbe un profumo diverso se noi non la chiamassimo rosa? La lingua è forma e non agisce sulla sostanza, senza contare che questa è una china molto pericolosa che potrebbe portare a forme di censura.
Rega... ho visto un tuo video poi a ruota !!! Tutto giusto con una schiettezza e un distacco intellettuale giusto e puntuale!!! Brava cazzo
Grazie :)
Però quella che scrivi in chiusura resta una parolaccia, aggressiva
Complimenti yasmina! Ti ho scoperta da poco e mi è piaciuta subito la chiarezza e la compentenza con cui esptimi il tuo pensiero😄
Grazie mille
Credo che mettere sulla lista nera alcune parole sia stupido. Ogni parola può essere buona o cattiva a seconda del contesto e dell'uso che se ne fa. E quindi anche una parola che normalmente sarebbe un complimento può essere offensiva se detta in modo ironico, mentre un'altra parola che normalmente sarebbe un insulto può anche essere detta in modo scherzoso...
Mi viene in mente il discorso per il quale sono stati crocifissi poco tempo fa Pio e Amedeo. Probabilmente non hanno scelto il modo più adeguato di esprimere ciò che volevano dire, il che è perfettamente consono alla caratura dei personaggi, ma io sinceramente non posso dare loro torto quando dicono che il contesto e il modo in cui si dicono le cose sono anche più importanti del singolo vocabolo, perché non conta tanto ciò che dici quanto ciò che intendi. Tra amici ci si insulta e ci si prende in giro innumerevoli volte senza alcun intento offensivo.
La penso nello stesso modo.
Ho parlato di sta roba con una professoressa all'università (una dottoranda che in realtà è anche più giovane di me), non dico cosa studia ma diciamo che riguarda studi culturali (quindi è tutto un programma...), e quando ho cominciato a dire che conta l'intenzione e contesto (citando Claudio Marazzini, cioè eh), lei come una pazza ha cominciato a dire no queste cose alla Pio e Amedeo non contano bla bla come se avessi bestemmiato davanti al papa. Niente, volevo solo dire quanto può essere stupida anche la gente a livello universitario.
@@erporcoiddio9650 Contestualizzare mi sembra ovvio ma ultimamente si nota come per sempre più persone è troppo complesso o faticoso, non saprei. La cancel culture o la più banale incapacità di comprende il Black Humor ne sono esempi tipici.
@@erporcoiddio9650 amen (anche per il tuo nome ahahah)
hai detto bene, TRA AMICI. se domani ti incontro per strada non ti offendo se ti saluto con ciao cogli'one, vero?
nelle comunità nere in america, soprattutto nelle aree urbane, è normale che ci si chiami nigga l'uno con l'altro, ma questo non dà il diritto a te di fare la stessa cosa se non fai parte di quella comunità - e nemmeno parlo di colore della pelle, parlo proprio di appartenenza ad una comunità (è possibile che in quartieri come Harlem a New York ci siano bianchi che usano nigga come un qualsiasi afro americano del posto, come è anche possibile che afro americani di ceto medio alto aborriscano il termine in toto perché non cresciuti in quell'ambiente specifico)
Ho una sorella con trisomia e, negli anni, ho visto questo inutile lavoro di pulitura sui termini per definire i deficit cognitivi. Il risultato è che ho sentito chiedere "quanti cromosomi hai?" come sinonimo di "ma sei scemo?".
Sì, ho notato che ora va di moda!
"...pensare di risolvere i problemi scaricandoli sulla lingua...". Grazie, questa frase da sola spiega tutta l'ipocrisia del politically correct, dell'inclusivita' e via dicendo. Direi che la non si potrebbe rendere con una immagine migliore! Sverniciamo la lingua cosi' abbiamo risolto tutto.
Sono qui dopo aver sentito del caso "Nonciclopedia", che rischia di essere oscurata perché molte sue pagine contengono la parola incriminata (ovviamente a scopo satirico, ma pare che agli amministratori dell'host non freghi nulla). Oggi ci dovrebbe essere il verdetto definitivo sulla questione, incrociamo le dita e speriamo in bene...
Devo ancora guardare il video ma so già che sarò coinvolto emotivamente.
Io quando andavo a scuola avevo un compagno brasiliano ( non era proprio nero nero tipico delle persone subsahariane ) e per scherzare lo chiamavano cioccolatino. Lui non si è mai infastidito perché sapeva che scherzavamo e non c'era dietro del razzismo o presa per il culo. Certo che a uno sconosciuto chiamarlo cosi senza conoscerlo non è molto bello anche perché non conoscendoti potrebbe fraintendere.
Detto questo si può dire che dipende dalle situazioni, dal modo e dal legame con la persona con cui stai dialogando per capire se è opportuno usare certe parole.
Ma certo, è come dire "ah bona" a una tua amica o dirlo a una che passa per strada! Non è la parola il problema ma il contesto e la relazione tra gli interlocutori.
@@YasminaPani quoto :)
In italiano il termine NE%RO non ha valenza di insulto ma è una parola normale.
Ma visto che in America per via della schiavitù ha un significato dispregiativo hanno deciso che non dobbiamo usarla neanche nel resto del mondo.
Ma noi Europei NON siamo Americani e trovo assurdo che venga censurata questa parola ‼️
Wow che video! Io ho riscontrato lo stesso problema con il termine "zingaro". A suo tempo, risposi al mio interlocutore che Salvini ha da tempo iniziato ad usare la parola "rom" al posto della parola "zingaro", ma che la ruspa continua a fare il suo sozzo lavoro e la sua considerazione su quelle persone non è mutata di una virgola. E non è mutata nemmeno la considerazione dell'italiano "medio" (ma anche anulare, mignolo, ecc.) dal momento che, al di là del fatto che vengano chiamate "zingaro" o "rom", quelle persone continuano ad essere considerate "feccia", come le chiamò in maniera vergognosa un politico italiano anni fa in una trasmissione televisiva fra l'indifferenza generale del pubblico.
Già
E gli puoi dare torto?
@@andrea7935 non capisco la tua domanda
Una decina d'anni fa avevo l'incarico di gestire un piccolo Ente (incarico terminato nel 2020). tra gli impiegati c'era un ragazzo che a causa di un incidente aveva perso l'uso dele gambe ed era in sedie a rotelle. Su sua richiesta faceva sportello col pubblico e se la cavava egregiamente. Ovviamente coi suoi tempi perchè anche con gli arti superiori e le mano non era velocisssimo. Un giorno a fine sportello gli dissi "Tu sei diversamente abile!" Si volto quasi incazzato e mi disse"No io sono handicappato non posso muovere le gambe quindi sono handicappato" Alchè gli risposi "Sì le gambe non le puoi muovere ma hai un cervello che molti che camminano se lo sognano". Gli si stampò un sorriso sulle labbra e mi disse "Quello è vero. Ed è per questo che mi devi chiamare handicappato.....o meglio ancora tetraplegico. Se mi chiami tetraplegico si capisce che io ho problemi alle gambe lì non sono diversamente abile sono totalmente inabile mentre come hai detto tu come cervello sono totalmente ABILE. Se mi dici diversamente abile sembra che ho problemi ovunque....quindi meglio tetraplegico grazie!!"....Io tutt'oggi rifletto ancora su quel discorso e sul politicamente corretto!!
l'anno scorso ero a Roma, con un gruppo di ragazzi della scuola serale per Adulti "De Nicola", il mio gruppetto è stato affiancato da un Nigeriano che con la solita storiella del braccialetto regalato poi chiede qualcosa in moneta. Al sentire il nostro accento, mi guarda, mi sorride è mi fa "Siciliano! Voi siete i Negri Bianchi". ed abbiamo chiaccherato un po'. Avrei dovuto sentirmi offesso? (e si che ho la pelle dura per i tanti "Terrone" della mia adolescenza). Siamo rimasti li a parlare un quarto d'ora e passa, e ci siamo salutati con un ciao Nero reciproco tra le faccie stravolte di qualche iprocrituccio. P.S. Cosa simile mi è successa a Verona all'uscita della stazione, ci sarà un passaparola? In quanto Nero bianco sono autorizzato a chiamare gli altri neri, o divento razzista?
Io continuo a non sentire offensiva la parola negro. Intanto avendola prima imparata in dialetto che in italiano (negher=nero), fa parte del mio patrimonio mnemonico come una parola molto molto neutra, che uso per descrivere il colore nero, anche quello della pelle degli africani. Poi, non ho ancora assorbito quella cultura fastidiosa in cui le parole valgono più del non vedere alcuna differenza tra uomo e uomo: le differenze sono culturali, non nel colore della pelle. Un nero testa di caffo equivale a un bianco testa di caffo
@@fabioconsonni3232 il testa di caffo mi ricorda il 4 american pie
@@nic0tina77 no idea of what you're talking about.
Sono d'accordo con te sul fatto che il linguaggio non andrebbe regolato dall'alto, il linguaggio nasce (e si trasforma continuamente) dal modo di parlare della gente e i dizionari devono solo registrarlo.
Credo di ricordare che in Norvegia, invece, sia successo qualcosa di simile a un assemblaggio di dialetti locali dai quali è nato il norvegese standard.
@@fabioconsonni3232 non lo sapevo, comunque sia i governi puntano sempre a controllare più territorio possibile, io salverei le diversità.
@@ManuelaGarreffa e di nuovo in Norvegia hano disastrato culturalmente, anche obbligandole alla nuova lingua, le popolazioni Sami
@@fabioconsonni3232 dei Sami me ne ha parlato una cara amica che vive in Finlandia, molto triste.
Sono a metà del video per ora, concordo sul non scaricare il peso sul termine, come quello di andicappato che è via via cambiato ma adesso per prendere in giro si dice speciale quindi anche quel termine è bruciato
È inevitabile
Sei troppo una grande! Ti condivido ovunque
Nel mio piccolo di una famiglia multietnica abbiamo risolto..., rosa, marroni ed ocra
❤❤❤
La parola in sé non sarebbe il problema ma gli atteggiamenti da ambo le parti. Il non più poter usare i termini non cambia il problema. Anzi gli interessati, forti della ondata, ne approfittano. È un dato di fatto, purtroppo, tolte le eccezioni.
Una di queste un cuoco nigeriano che ha avuto la " sfacciataggine" ( secondo i woke" ) di non voler cambiare il nome del ritrovo che conteneva la denominazione " Moro". Il nome esiste da secoli assieme al caseggiato.
In contropartita una certa
Sarah Lee Heinrich. La ragazzina ha sempre vissuto di assistenza sociale con la sua dolce mammina. In una trasmissione si lamentava di quanto facesse schifo " la società vecchia bianca maschilista". Diventata nel frattempo maggiorenne, orbita nei Verdi, aspettando la sua occasione per sistemarsi a vita senza fare niente. Come tutti i membri di questo partito.
6:28 confermo in piena. La azienda si chiama Dobler. Detta azienda si è rifiutata di ridenominare il prodotto, venendo estromessa come ditta fornitrice. Poco male. i clienti arrivano a frotte al negozio della ditta , portandosi via il prodotto a cartoni e non a pacchi da 4 o 12.
Il grande distributore ha incassato:
a) il colpo di immagine
b) perdita di fatturato nello specifico settore mercealogico.
Ma che canale meraviglioso ho scoperto.
Grazie :)
Nel mio luogo di origine quando ero più giovane il termine marocchino era usato spesso in maniera spregiativa nonostante dovrebbe essere neutro almeno quanto spagnolo o tedesco o russo e così via. Questa era una di quelle situazioni di cortocircuito per cui poi si doveva cercare una perifrasi che sarebbe subito stata sentita come innecessaria per spagolo o tedesco o russo. Inoltre offriva la maschera a chi lo usava male perchè poteva dirti che eri tu ad interpretare male in quanto neutro
Mai dato peso al razzismo. La maestra (quando ancora era unica) ci insegnava l'uguaglianza, aldilà delle cosiddette razze, religioni... mettendo in luce altri valori umani, dall'onestà alla laboriosità e simili e mai nessuno si sognava di associare alla parola "negro" qualcosa di negativo. Per noi, quindi, è stata un'aggiunta inutile a ciò che era lapalissiano. Poi sono arrivate le varie scemenze, tipo "non vedente, operatore ecologico, diversamente abile..." che oltre a complicare ed allungare le definizioni, molto inutilmente, non fanno altro che ribadire ancor più beffardamente la definizione.
A Milano, la parola "negher" si riferisce anche al colore nero. ( es "Gh'è el negher" vuol dire che ci sono le nuvole nere che minacciano pioggia). Inoltre c'è un detto :"El va m'en negher" ,per dire una persona che cammina velocemente o che corre, in riferimento al fatto che ai tempi delle prime olimpiadi i vincitori delle gare di corsa erano tutti africani. Quindi in milanese, il temine, in questa locuzione, assume una connotazione positiva!
Litòte. Per il resto, d'accordissimo su tutto e complimenti.
Il fatto che ci sia nella società anglosassone un gruppo di persone che possa usare una certa parola, mentre a un altro gruppo sia vietato anche pronunciarla, è ipocrita e discriminatorio di per sé. O tutti o nessuno.
Che bel finale
La puntata di South Park intitolata "The F word" è la versione animata di questo video
Non ho mai guardato quel cartone, lo ammetto
Io lo adoro, smonta con irriverenza tutti i tabù.
ruclips.net/video/yskrelBCD0g/видео.html
Qui c'è uno dei protagonisti che spiega al giudice cosa vuol dire f*g per loro bambini (non così tanto bambini)
@@ivanuzzo8870 ma è fantastico!
@@ivanuzzo8870 Bellissima questa! Soliti South Park e Griffin che spesso calzano molto bene, ed espongono bene degrado simile con la loro satira.
@@YasminaPani ma questa è una cosa gravissima😱😱😱
Mi piacerebbe se facessi un video anche sul termine "antisemitismo", in questo periodo quantomai attuale. Molte persone sostengono, spesso in modo strumentale, che il termine non può essere applicato alle sole ostilità rivolte agli ebrei, ma andrebbe esteso anche alla violenza contro gli arabi essendo questi ultimi anch'essi semiti. Ovviamente queste persone fingono di ignorare che ormai il termine è entrato nell'uso comune unicamente per indicare l'antiebraismo. A questo punto tanto varrebbe eliminare anche il termine razzismo a proposito delle ostilità contro le persone di colore o verso i gay dal momento che il genere umano, per fortuna, non può essere distinto in razze.
Me ne hanno parlato proprio qualche giorno fa e son rimasta stupita dall'idiozia della cosa
@@YasminaPani Se facessi un video a tal proposito sarebbe cosa utile anche se, temo, si scatenerebbe il finimondo.
Giusto per proporre un aggiornamento, l'ultima novità che ho letto (per non essere 'razzisti') è usare il termine 'afro-discendente'. Finchè anche questo non sarà ritenuto offensivo...
😂
Fierissimo di definirmi "cieco"
(non per la cecità in sé s'intende, bensì per una parola che qualifica, definisce, e non lo fa per sottrazione)
Video molto intelligente, come sempre 👍
In Friuli il fidanzato, moroso, amante, amore della vita si dice al miè neri. Cioè il mio bel moro. Evidentemente i bruni un tempo erano più apprezzati dei biondi in regioni dove erano più rari. Come ci ricorda il professor Barbero quando ci parla dell'integrazione dei barbari nell'impero romano.
Io sapevo che il anche il termine "di colore" era offensivo, il termine giusto era nero. Molto bella la desamina e l' argomentazione, tema toccato molto bene.
Alcuni dicono che è offensivo, altri no, sinceramente queste seghe mentali hanno anche stancato
Le seghe mentali lasciamole a chi sega su questi termini.
Altrimenti come potrebbe fare visualizzazioni?
Oggi si usano termini come "diversamente abile" per chi è portatore di handicap perché nell'uso comune si usa il termine handicappato come dispregiativo: "ma che sei handicappato ??". Allora mi chiedo quale termine si userà quando nel lessico comune sarà utilizzato "ma che sei diversamente abile ??" come forma di offesa ? Quale altro termine conieranno i benpensanti ipocriti per il politicamente corretto?
Il problema non è il politicamente corretto, ma chi insulta, offende,discrimina,discrimina,denigra.
Perché mai, che il termine sia handicappato, disabile, diversamente abile, speciale, diverso o quanto altro, dovrebbe equipararsi ad un 'offesa.?
Perché mai l' intento è sempre denigrare?
Le parole sono MOLTO importanti, ma molto di più è l' uso che ne si fa.
Malgrado il politicamente corretto,o purtroppo grazie a questo,le parole vengono sempre più usate per ferire e denigrare.
Rimanendo in tema, vedo sui social ma che, hai la 104", sempre più usato come insulto.
Si attacca chi è più debole o diverso per il gusto,le parole si trovano sempre.
@@Francesco-kd4vf La diffusione di un certo lessico politicamente corretto la fanno principalmente i media, non la gente comune. La gente comune "si adegua" e riutilizza quel lessico denigrando perché questo è un comportamento insopprimibile dell'essere umano. Anche tra 5000 anni ci sarà l'offesa verbale pur con un lessico completamente diverso da quello di oggi. C'era ai tempi del latino, c'è oggi nei nostri tempi dell'italiano e ci sarà domani con una nuova lingua.
io sono sempre stato del parere che le persone vanno definite al limite,quando è proprio necessario per la loro etnia o meglio continente o paese, ma lasciando da parte il colore i tratti somatici o il credo.
Complimenti per il tema e la sua esposizione. Io credo che questa questione sia di un importanza enorme. Lei ha usato spesso la parola "arbitrariamente" secondo me la più appropriata è unilateralmente, perché il vero nocciolo di questa questione è :chi decide cosa e perché. Ho qui davanti a me "le avventure di tom sawyer" comprato a mio figlio tempo fa, a pagina 5 c'è :"... Il garzone di colore.." e non credo questa sia un espressione di un uomo nato ad inizio 800 nel sud degli stati uniti. Tra l'altro se ricordo bene Twain è stato vietato in alcune scuole degli USA perché accusato di razzismo, mentre, secondo me ha fatto più lui con i suoi libri contro il razzismo che non un secolo di politica progressista americana. Ma tornando al suo video forse si sottovaluta la portata di questa tendenza culturale che certamente non è plebiscitaria. Perché fra 100 anni le generazioni future leggeranno solo libri rivisti e corretti da una piccola cerchia di persone (elite). Oggi la parola da eliminare è negro (e potrebbe andare anche bene ma...), domani magari sarà pensiero o democrazia. E poi perché privare le nuove generazioni (e con quale diritto) di fare confronti con il passato? C'è in questa corrente (political correct) l'intento di cambiare forma(in questo caso le parole), per cambiarne la sostanza e il ricordo di quello che hanno rappresentato. Cioè questa corrente culturale ha una visione molto particolare (per altri fini) dell' evoluzione sociale umana :come se fossimo passati dalla clava direttamente allo shuttle. Ed invece ci sono tanti piccoli passi nel mezzo, magari meno spettacolari ma faticosissimi e formativi come tutto quello che c è voluto all'uomo per passare dalla parola negro a nero o di colore.
Ps ho dimenticato di menzionare la cancel culture
Un'analisi che non fa una piega! Mi vengono in mente certi insulti di uso comune, come imbecille o deficiente. Entrambi gli aggettivi sono stati coniati dagli psichiatri per definire persone con deficit cognitivi e/o comportamentali, e ben presto adottati dai parlanti come insulti! Tra l'altro, sarebbe interessante un post sulla storia della terminologia medica e psichiatrica, che dando un nome a determinate condizioni ha letteralmente inventato malattie e malati!
uno per tutti: isterica
Un esempio assurdo può essere "Marocchino" che diventa il 90% delle volte un insulto razzista. E quindi si prova quasi ansia a chiamare una persona nata in Marocco marocchina.
Non è che il nome "sarebbe offensivo", il nome è offensivo. E lo è in quanto il "referente", che in questo caso è un gruppo umano, si offende (per motivi storici ben precisi).
La "comunità dei parlanti" dovrebbe prendere atto di un fatto evidente: le minoranze sono realtà composte di individui reali e non ipotetici.
Tante volte non sappiamo come definire perché abbiamo la presunzione di non dover mai chiedere; la presunzione che le nostre intenzioni siano sufficienti a determinare in modo univoco la comunicazione.
La prossima volta che incontriamo una persona di colore, invece di decidere in modo arbitrario che, siccome secondo noi la stiamo trattando bene, allora le "etichette" non contano e possiam dire quello che ci pare, chiediamo piuttosto perché sono inopportune le parole che usiamo.
La lingua cambia dal basso se iniziamo a chiedere e ad ascoltare.
Quale minoranza?
La nostra!!
Tutto molto molto comprensibile e condivisibile. Ma se pra voglio comprare un mazzo di carte di marca buona, devo chiedere un mazzo di carte da scopa del “dal-diversamente-bianco”?
Sono d'accordo e voglio fare una domanda: da un lato la lingua s'impoverisce accogliendo sempre piu inglesismi o usando sempre gli stessi termini che ci propina internet dall'altro si cercano sempre piu parole nuove (almeno credo lo siano),per non offendere questa o quella minoranza...è dovuto il tutto all'ipocrisia della nostra societa o ad un enorme senso di colpa?
Ti dirò che anche la corsa agli eufemismi politicamente corretti l'abbiamo presa dagli Stati Uniti
Comunque, il senso di colpa per cosa? Molti immigrati di ogni colore possibile arrivano da noi e sono aiutati o comunque se la passano meglio che nel luogo di origine, perché dovremmo essere in colpa? Le colonie(tte) italiane? è comunque qualcosa di finito, e dopo l'Italia, non è che quelle zone se la passino molto meglio anzi...
In tempi di politically correct a ogni costo come questi (a parte il problema vero e proprio del razzismo) ma chi la parola Ne*ro, se l'è ritrovata come cognome ad esempio Paolo Negro ex giocatore e bandiera della Lazio, come si deve sentire?!?
vedo che non è stato preso in considerazione che la parola nero, in generale in altri contesti, è quasi sempre un termine negativo: nero è il colore del lutto, "giornata nera", "lista nera", il film "nuar", "ti faccio un occhio nero", "la paura dell'uomo nero" intimata ai bambini non era riferita assolutamente all'uomo africano o di colore. E' la parola "nero" che in sè porta connotazioni negative. Jung considerava il razzismo per gli africani quale proiezione dell'OMBRA (come parte negativa di se), elemento psichico da lui teorizzato in psicologia del profondo e l'ombra è per definizione scura/nera.
Questo è indubbiamente vero, ed è normalissimo e comprensibile che il nero sia connotato negativamente rispetto al bianco, è praticamente un archetipo universale. Non sono qualificata per esprimermi sul collegamento tra questo e il razzismo verso i neri dato che il razzismo esiste verso qualunque etnia (anche dai neri verso i bianchi).
Già, strano poi che le auto nere siano le più accattivanti (le bianche sono quelle dei "democristiani"), il nero nella moda è un assoluto molto difficile da cancellare. Tulipani neri e rose nere sono pregiatissimi, manco fossero di ossidiana. Occhi e capelli neri... bellissimi, oltre ogni connotazione, come pure il caffè od il cioccolato fondente, ma non chiamiamolo morettino!!! Guai! La solita caterva di fesserie ipocrite.
Non è così in tutte le culture. In Cina è il bianco il colore del lutto.
PS: Si dice "film noir", non "film nuar". E' una parola francese...
@roberto8693 C'è anche il tubino nero di Audrey Hepburn.....
Non so se l’ha già scritto qualcuno, ma io ho sempre pensato che il termine “di colore”, anche solo etimologicamente parlando, sia molto più offensivo rispetto a “negro”. “Di colore” rispetto a chi? Ai bianchi? Se fossi uno di loro, mi sentirei molto più offeso ad essere definito così.
Infatti molti non lo accettano
noi bianchi saremmo incolori o diversamente colorati?
Nella locuzione "persona di colore" (colored) l'accento non è posto in realtà sulla persona e sugli attributi della persona quanto piuttosto sulla necessità di accorpare neri, ispanici, asiatici ed equipararli in quanto non-bianchi. In italiano questa sfumatura non è percepita e addirittura "di colore" è stata per anni la locuzione più politicamente corretta. In realtà è la peggiore di tutte. Negli Stati Uniti, fino al 1964, le sale d'attesa, i posti sull'autobus, al ristorante, negli uffici erano tutti per bianchi e "colorati" (specialmente in quegli stati confinanti col Messico in cui la presenza degli ispanici rendeva utile questo accorpamento).
Boh , di una persona che , viene dal Congo o , dalla Namibia che dovrei dire ? Che é viola ? Che é un " diversamente bianco " ?
Poi , dire " Persona di colore ", qualcuno ti dira' " Che colore " ? E tu , " Eh , nero ! " . Caschiamo in un loop che , non finisce mai ! E , spesso e volentieri , son quelle stesse persone che , vengono dal Congo o , dalla Namibia , le prime a non farci caso e , a dirsi tra loro " Negro "
Sì, infatti io sostengo che finché esiste il razzismo, qualsiasi parola rischia di diventare razzista. Dipende sempre da come noi le usiamo.
Citazione di alto livello
Devi dire semplicemente nero. Nero non è razzista, negro sì. Non ci vuole tanto a capirlo eh
@@chri371 ni.
Ha sicuramente un "peso" minore, ma per alcuni attivisti è razzista pure dire "nero" (e pure dire "di colore"). Si torna, quindi, al solito punto: non è la parola ad essere razzista, ma il contesto in cui è messa e, quindi, l'uso che ne viene fatto.
La stessa N-word, ad esempio, viene usata tranquillamente fra persone nere (stessa cosa per le declinazione offensive di "gay" che sono usate fra persone LGBT) e, in quel caso, non è usata con intenti razzisti.
Quindi... o una parola NON deve essere usata perchè ha un peso troppo elevato, oppure può essere utilizzata se il contesto non è offensivo, ma non puoi far valere la questione "contesto" solo quando lo desideri tu.
@@lyuk9828 molti attivisti però non capiscono una sega. I fatti parlano chiaro: c’è un movimento chiamato (a lettere cubitali) BLACK LIVES MATTER, da questo si più facilmente dedurre che dire black (o nero) sia la forma più accettata da tutti. Poi qualche pazzo disagiato ci sarà sempre a offendersi anche per gli articoli indeterminativi, ma ciò non significa che dobbiamo dar loro retta.
Sei sicura? Sono bilingue italiano/spagnolo e ho sempre creduto che 'negro' (che in spagnolo significa nero) fosse ritenuto un termine negativo in Italia per via magari di qualche traduzione incompleta di film sul sud America. Cioè tipo un film sugli schiavi nei campi di caffè in cui il doppiatore abbia lasciato quella parola in lingua originale. Comunque sia pensavo che fosse una parola importata dallo spagnolo e non da uno slang americano.
In italiano esiste da moltissimo tempo, ovviamente, non è arrivato tramite l'inglese, ma ha assunto la stessa sfumatura razzista su imitazione di "nigger". Nel Medio Evo, per dire, "negro" era semplicemente la denotazione di una persona dalla pelle scura, senza connotazione negativa.
Da quello che mi é parso di capire dal discorso, non é la parola negro che é stata importata, ma la sua connotazione negativa. Intuitivamente mi viene da pensare che la parola in sé non sia mai stata importata in italiano, ma derivi direttamente dal latino. Spero di non aver sbagliato interpretazione
@@HalcyoneStarling la parola negro in spagnolo indica il colore, non ha nessuna connotazione negativa. Come da noi 'nero'. Certo che se dico, per dire, 'avvoltoio' posso intenderlo in maniera negativa ma il termine in sé non è negativo e non ci sono sinonimi di uso comune. Dal tono della voce o dal contesto della frase si può capire se si stia usando per disprezzare qualcuno, ma il fatto è che qui si è aggiunta alla nostra parola 'nero' come se fosse il dispregiativo di quella parola, il che è una cosa che trovo scorretta. Ma può anche essere che lo spagnolo non c'entri nulla e sia versamente arrivata da noi come riscrittura di nigger dagli USA. Mi sembra strano però, perché abbiamo un triste pezzo di storia in comune con la Spagna colonialista, io ho vissuto a Cadice (dove sbarcavano le navi che trasportavano gli schiavi) e pare in quella cittadina minuscola esistano tutt'ora più di dieci cognomi genovesi. Qualcosa c'è.
Occorre anche dire che gli spagnoli che erano una grande potenza durante la tratta degli schiavi hanno contribuito alla negatività di questa parola, soprattutto quando viene rivolta a un nero. Il resto lo fecero gli schiavisti nelle Americhe e i colonizzatori europei. Questa parola è stata utilizzata a lungo per insultare i neri. Quando studiavo filosofia a Milano ho avuto da sistemare la biblioteca di una vecchia signora. Fui scioccato da come il Corriere dei Piccoli trattava gli africani durante il fascismo...
@@henriolamachannel sì, ma rimane pur sempre l'unico modo di indicare il colore nero in spagnolo, anche se parli della notte o di un vestito elegante. Per questo credo sia stato un problema di traduzione. Bastava far dire agli attori 'nero' con un tono sprezzante.
pensa che problema con una mia amica venezualana di nome proprio "Negra" (nome di battesimo)
secondo me, le parole esistono e ognuno si dovrebbe gestire come meglio crede...di solito e automatico interpretare come portare o mancare di rispetto a qualcuno, la scelta e nostra e anche le conseguenze. non mi piace mi si dica come parlare, lo decido io...di essere educato. sono contrario a qualunque tipo consiglio sul linguaggio. non sono mai stato razzista, esistono delle differenze culturali che dividono le persone, prova ad andare in africa e sarai discriminato se sei bianco e italiano...e umano. non piace a nessuno che sia cosi...ma e comprensibile che succeda. la razza non conta niente...non esiste il razzismo, apparte rare eccezioni, le persone non discriminano per l etnia. la discriminazione riguarda chiunque, basta che vai in un altro paese, o anche in una regione italiana che non e la tua
Come si regolano in Spagna, dove Nero si dice Ne*ro? Che altra parola sono autorizzati a usare? Qualcuno lo sa?
Ovviamente lì non è che censurano la parola a prescindere, è censurato l'insulto
Io ho una domanda che riguarda marginalmente la questione. Premessa: vivo in Indonesia e spesso, parlando con altri occidentali, capita di sentire utilizzare il termine "loro" (La loro acqua, i loro ristoranti, i loro farmaci) per distinguere le pratiche o gli oggetti usati dagli indonesiani rispetto a quelli utilizzati dagli stranieri.
Per non parlare poi dell'utilizzo del termine "omino" per descrivere un lavoratore (gli indonesiani sono mediamente più bassi quindi il giardiniere diventa "l'omino del giardino", l'idraulico diventa " l'omino della piscina" e così via).
Domanda: sono io ad essere strano se trovo questi distinguo e l'uso di questi termini razzista, ghettizzante e neocolonialista?
Un po' sì. Non basta la parola a denotare l'intento: dipende da come viene usata.
@@YasminaPani su quello siamo d'accordo. È che, per me, usare la parola "omino" equivale ad usare la parola "servo". Sott'intende un senso di superiorità. Non credo che la stessa gente usi quei termini per descrivere gli operai in Italia.
Beh questo però non è vero, può essere usata anche senza connotazione. Ripeto, dipende. E poi che c'entrano gli operai in Italia? Gli indonesiani sono minuti, gli italiani no
afasia è la parola chiave; grazie
A casa mia si diceva "Storpio" senza nessuna componente di disprezzo,
anzi, con compassione/comprensione.
Siamo arrivati a "Diversamente Abile". ... Diversamente/Diverso ??
En Español no tenemos el mismo lio. Negro es y Negro se queda. Ya está !!
¿ He dicho Español ? ... ¡¡ Castellano !! :-D
Finché la disabilità è un problema sociale, qualcosa che imbarazza e mette a disagio, ogni parola per denotarla finirà col diventare un insulto, anche se originariamente non lo era. Lo stesso vale, appunto, per il colore della pelle.
Grazie mille
Totalmente d'accordo.
True love for true brain❤
Grazie, bel video.
Premesso che non sono leghista; ci fai un esempio di qualche frase di Salvini che sarebbe discriminatoria?
prego: ruclips.net/video/e2wdCs2BOdo/видео.html
@@marilenapetrella5285 Nel video linkato, Salvini è forse ubriaco, e sta solo cantando una canzoncina. Non riesco a capire bene le parole perché l'audio è poco chiaro, ma in ogni caso, come dice Yasmina, le frasi vanno contestualizzate. Innanzitutto la canzone potrebbe essere stata scritta da un'altra persona, e Salvini magari la sta solo ripetendo. E potrebbe passare per scherzosa, più che razzista.
Inoltre forse Salvini non sapeva di essere registrato in quella circostanza; è verosimile che l'autore del video abbia messo in internet illegalmente quelle riprese.
Mi piacerebbe invece una frase di Salvini detta pubblicamente, e che lui stesso sia al corrente di dirla pubblicamente, e in cui lui intende esprimere esattamente il significato della frase che sta affermando, e magari senza alcol.
Questi dettagli sono importanti perché in genere quando le persone dicono che Salvini sia razzista, non intendono dire semplicemente che Salvini pensa in modo razzista benché si tenga i pensieri per se stesso, ma intendono dire che i suoi pensieri razzisti si traducono in una politica razzista e discriminatoria.
Ci vorrebbe quindi una frase più "ufficiale", e magari che abbia almeno vagamente a che fare con la politica. Altrimenti, se non esistesse da nessuna parte una frase del genere, risulterebbe difficoltoso ritenere che la sua politica sia "razzista"; e rischieresti il reato di diffamazione.
Cmq grazie mille. Se trovate qualcos'altro fatemi sapere. Un saluto.
io chiamo tutti fratello faccio prima
Penso che tutto sommato il tentativo di additare certi termini come termini da non utilizzare sia positivo se viene preso così: io ho difficoltà a vivere la mia vita, è giusto che la lingua ti segnali un imbarazzo, come minimo, nel riferirti a me, nel parlare di me, cercando di trasformare l'imbarazzo in malessere se cerchi di parlare addirittura al mio posto. Infatti il fatto che i vari termini (ne*ro, nero, persona di colore) siano stati via via eliminati è determinato da un lato dal fatto che quei termini sono stati via via caricati della stessa valenza razzista, dall'altro dal fatto che proprio l'immutabilità della questione razziale nella sostanza fa spostare sempre più in alto l'asticella linguistica. Ad esempio prendiamo il termine queer nella comunità LGBT. Nessuno definirebbe 'queer' ('ch*cca', tradotto alla meglio ... uso questo termine perché era la traduzione almeno fino a vent'anni fa del titolo di un romanzo di Burroughs) un'altra persona: sono le persone queer a definirsi tali riappropriandosi di un termine in senso polemico. Cosa simile quando le persone afroamericane si riferiscono l'una all'altra utilizzando il termine 'my n*gga', 'hey n*gga' ... tu non lo puoi fare, loro tra loro lo fanno ma con una ambiguità differente (ne parla Wu Ming 1 in un libro intitolato "New Thing"), segno che il razzismo è più antico dell'omofobia e quindi ha lasciato segni più forti sulla pelle delle persone razializzate rispetto a quelle non conformi a livello di orientamento sessuale. E che dire poi delle persone che hanno una disabilità, che il discorso rivendicativo o 'cancellatorio' non l'hanno nemmeno iniziato perché ancora si vergognano del loro stato per colpa di come vengono trattati? Insomma, la verità starà anche nel mezzo, ma il problema che l'uso della lingua e le sue eventuali modificazioni riflettono è reale. Attenzione infine a parlare di 'comunità dei parlanti' come se ce ne fosse una sola o come se questa fosse monolitica nell'accettare o rifiutare certe modifiche alla tradizione.
"Comunità dei parlanti" è un termine tecnico, non l'ho inventato io. Comunque non ho ben capito il commento, dato che ciò che io contesto nel video è la pretesa di cambiare la società cambiando la lingua, cosa che non è dimostrata e allo stato attuale non pare aver funzionato minimamente.
@@YasminaPani in realtà la società è sia più avanti che più indietro rispetto alle questioni che evidenzia il dibattito sulla lingua. Dipende da qual è la tua 'bolla' sociale di riferimento. Io frequento ambiti queer e interraziali, e questi dibattiti spesso ci sembrano arretrati. Tra noi utilizzare la 'u' o lo schwa, o il femminile al posto del maschile inclusivo, è operazione normale. Quando ancora si dibatte di "la lingua può spingere la società a cambiare?" spesso ci viene da ridere, almeno a me, perché il vero problema è "la lingua può evitare di tagliare fuori alcuni di noi o parti di alcuni di noi? e come?" che è tutto un altro dibattito. In altre 'bolle' sociali, chessè quelle neofasciste, o quelle delle persone "normali" (nel senso, frequento anche persone che mi dicono "guarda che i veri discriminati siamo noi eterosessuali .... " spiegandomene i motivi, cose che adesso non riporto per non allungare la risposta) ci si sente minacciati da una realtà in cambiamento. Quindi il problema è, a mio avviso: la lingua vuole riflettere un cambiamento in atto? Tieni conto che della lingua 'ufficiale' mi interessa poco, intendo quella delle 'istituzioni', che comunque DOVREBBE essere inclusiva per rappresentare tutti. Ma mi interessano di più le mutazioni dal basso. Come quelle della mia 'comunità aperta' di riferimento. L'inclusività non è un problema intellettuale. Qui, come ti dicevo, la lingua cerca solo di adattarsi a una realtà che è GIA' più varia di quanto spesso la lingua coglie. E per questo nascono le sue mutazioni, e si spinge perché vengano ufficializzate.
@@GianPaoloGalasi ma chi l'ha detto che la lingua deve rappresentare le persone? Non è per niente così, la lingua non serve a quello, e non è scritto da nessuna parte che la morfologia debba rispecchiare la società. Come sempre si fanno assunti che hanno validità scientifica e 0 e sulla base di essi si costruiscono battaglie.
@@YasminaPani strano! Io tra le tante persone che seguo qui sul tubo c'è un cabalista russo di origine anche se ha sempre vissuto in Italia, che quindi parla russo, italiano e essendoselo studiato anche l'ebraico, che dice spesso che se si imparano più lingue si imparano più cose su di sé, perché le lingue non dicono tutte le stesse cose e quindi essere bilingue significa conoscersi il doppio rispetto a chi è monolingua. E essendo trilingue anch'io (il dialetto milanese, l'italiano, l'inglese) posso dire che è vero. Non ragiono infatti allo stesso modo in inglese o in italiano, ad esempio. Quindi sono una persona diversa se parlo l'una o l'altra lingua. Pensa cosa significhi avere una lingua che non supporta chi è genderneutral. Vuol dire che non ti puoi pensare in quella lingua. Che non esisti. Vedi un po' tu ...
@@GianPaoloGalasi ah be', se lo dice un cabalista...
cercare di risolvere un problema cambiando i nomi..... boh.
A Quentin Tarantino piace questo dibattito!👍
A proposito della questione, visto che di linguistica e di storia della lingua ne sai infinito, una parola può variare di percezione e passare da dispregiativa a termine normale per descrivere qualcosa?
Mettiamo caso che usiamo la parola ne*ro (censuro per paura di yt) in modo sempre più normale per riferirci a persone nere sempre di più, quel termine potrà perdere forza fino a diventare un termine non più dispregiativo, ma normale e privo di quella accezione discriminatoria?
Per caso conosci esempi storici di un termine che ha subito un simile trattamento?
Io, come fai tu, non do colpa alla lingua in sé per un termine, ma alle persone che usano quel termine per discriminare. Allo stesso modo spero sempre che una parola non scompaia dal nostro dizionario, ma che piuttosto perda efficacia e venga quindi resa normale.
Sì, è successo per esempio in inglese con "queer" che ora è una parola usata in senso positivo e con orgoglio.
@@YasminaPani per parole italiane invece? Comunque grazie per la risposta ❤️
argomentazione intelligente
Quando penso a tutti questi eufemismi per litote, mi viene sempre in mente Amici miei Atto II, quando il Mascetti rimane su una sedia a rotelle: "...ora te tu sei un paraplegico non-trombante!"
Vero 😂
Quando parli di "imposizione dall'alto" a cosa ti riferisci?
Al fatto che sono i governi a determinare quali parole sono accettabili o meno
Il comico Cacioppo aveva raccontato una divertente storia inventata.
Era in un ufficio di un paese africano. Lì c'erano due file: una per i neri e una per le persone di colore.
Secondo gli abitanti di quel paese, le persone di colore erano i bianchi 😂.
Non ci sarebbe nulla di strano
Ma il punto che rimane è questo: è davvero necessario parlare del colore della pelle di qualcuno o, per meglio dire, identificare una persona in base alla sua etnia? Capisco nel caso di un identikit, dove la carnagione rientra fra gli elementi del fenotipo che identificano un soggetto, o nella descrizione di un personaggio nella narrativa; ma in tutti gli altri campi, perché dovrei dire ad una persona di colore "tu sei una persona di colore" o "voi neri" ecc...? E' questo che andrebbe censurato, il concetto stesso di misurare e valutare una persona in base al fenotipo (perché di razza oggi non ha più senso parlare!). Dopotutto, trovo sciocco che una persona mi dia del "biondino"... io sono io, il colore della pelle o dei capelli o degli occhi non è ciò che mi determina e distingue!
Non credo francamente che la gente vada in giro a dire agli altri "tu sei di colore", ma noi descriviamo e denotiamo le persone in base ai tratti che le compongono: il colore della pelle è uno di questi ed è ovviamente uno dei più vistosi. Guarda che anche i neri lo fanno con i bianchi, non c'è niente di male. Le parole per descrivere le realtà che abbiamo sotto gli occhi nasceranno sempre, e la censura è inutile.
@@YasminaPani Tutto dipende dal tono con cui lo si dice e dall'intento.
Le razze esistono, fattene una ragione.
In realtà gli originali dolci "N*gretti" (che ricordo bene da tante "santelucie", cioè quando arrivavano i regali per i bambini) erano italiani, prodotti dalla azienda dolciaria Bulgari in provincia di Brescia.
Il fatto che non sappiamo come chiamarci o chiamare le cose è una conquista in quanto vuol dire che la parola che usiamo non si scrolla di dosso un limite, il limite linguistico di non poter banalizzare una persona una razza o qualsiasi cosa dentro un termine. Se dire °nero o °negro° risulta difficile, vivaddio, significa che il problema della discriminazione rimane presente persino nella piu banale delle conversazioni, non possiamo piu scappare rilassarci, nessun escapismo! eheh è la nuova civiltà e non è giusta ne sbagliata, è interessante.
Io sono meridionale e quando mi chiamano "terrone" in un contesto scherzoso non me la prendo. Non sono le parole in sè che feriscono, ma la circostanza in cui vengono pronunciate.
Certo
E' leggermente diverso, terrone nella maggior parte dei casi è utilizzato in modo dispregiativo, mentre ngro era usato semplicemente per definire quelli con la pelle nera.
Approvo, l'ipocrisia della lingua va combattutta.
Ciao Yasmina, premetto che sono una persona diversamente colta. A parte gli scherzi, sono davvero ignorante. vorrei chiederti, per quale motivo quando viene uccisa una donna, si usa dire femminicidio? La donna è un essere umano, quindi trovo giusto parlare di omicidio, anche perché, se viene ucciso un uomo, non si dice maschicidio. Qualcuno mi ha detto che si dice femminicidio, perché di solito è un uomo che uccide una donna, comunque non mi convince. Potresti aiutarmi a capire?
Il femminicidio sarebbe un tipo specifico di omicidio, in cui una donna viene uccisa da un uomo "in quanto donna", cioè perché lui è misogino o possessivo. Dal mio punto di vista è una definizione molto sessista in quanto non c'è il corrispettivo per gli uomini, nonostante il fenomeno esista anche a parti invertite, e sarebbe molto meglio parlare in generale di delitto all'interno della coppia o nelle dinamiche relazionali. In realtà però viene comodo chiamarlo femminicidio perché questa parola permette di fare facile allarmismo tirando fuori numeri a caso (in quanto vengono conteggiati tra i femminicidi anche gli omicidi che coinvolgono donne ma in dinamiche totalmente diverse).
@@YasminaPani ti ringrazio di cuore, perché mi hai tolto ogni dubbio. Non capita tutti i giorni, di avere una risposta così precisa e dettagliata, da parte di una persona così competente. Che dire; mi hai regalato un po' di autostima, perché come ho già detto, non sono certo un letterato, però, sono sempre affamato di conoscenza. Grazie, grazie e ancora grazie.
litote (non vedente) è piana, perché metti l'accento sulla i ? è una pronuncia non bella
Partendo dal presupposto che il problema non sono le parole in sè, ma piuttosto il modo e l'intenzione con cui si dicono, io ho conosciuto moltissime persone nere (dico e dirò sempre nere, perché si dice "nere" e non "di colore" e se qualcuno moralista e/o finto buonista si offende, è un problema suo) e loro sono i primi a dire che vogliono essere chiamati "neri" (alcuni dicono che anche "negro" va bene, ma per me personalmente pare dispregiativo; quindi non lo dico) e non "di colore" proprio perché loro sono neri. Molti di loro ridono quando noi bianchi ci riferiamo a loro con il termine "di colore" e partono le battute dicendo che loro non sono colorati, perché se loro usassero la stessa logica di quelli che li definiscono "di colore", pure noi bianchi per i neri siamo "di colore" in quanto non siamo bianchi ma di carnagione rosa carne. Ogni volta che ci penso a questo aneddoto mi viene da ridere. 😂
Lucidissima👍🏼👍🏼
Il punto non è tanto che "negro" sia una parola offensiva. Potevano prendere strade diverse decenni fa ma se adesso è classificata come offensiva pace. L'assurdo nasce quando si viene ripresi quando si dice una frase come "quel ragazzo è stato chiamato negro da un razzista", non sto usando la parola per rivolgermi ad una persona ma per raccontare che quella persona è stato chiamato con quel termine da uno che lo voleva offendere, tutte le male parole funzionano così. Si sta ignorando sempre di più il contesto, vedi la vicenda di Kendrick Lamar che ha ripreso una fan bianca mentre cantava una strofa in cui c'era la parola. Per black già si stanno verificando situazioni simili, si sta proibendo il termine blacklist/whitelist perchè secondo gli "attivisti" fanno pensare a black cattivo e white buono. Dovrebbe essere ovvio che in blacklist il nero indica semplicemente una lista oscurata che richiama la cancellazione. Ma le aziende già hanno bannato il termine. Ma parlare con chi muove queste battaglie è inutile, trovi solo il muro.
La settimana prossima farò un video in cui parlerò anche di questo!
Sta roba infatti non ha senso e concordo. Va da sé però che il tuo discorso sulla cancel culture o come vuoi chiamarla, rischia di diventare il cavallo di battaglia di chi realmente serba rancore e ha idee di matrice razzista. E' facile cadere nel becero discorso "non si può più dire nulla" e "l'importante non è che parole usi ma come le usi"
Mi sembra francamente molto complesso come discorso, e sicuramente ci sono persone più studiose di me in merito alla linguistica ma anche sociologia, però per quanto sembri un'ovvietà penso che ci sia un punto di incontro tra le parole e la storia che si portano dietro e il modo in cui vengono usate all'interno della società.
Per carità, farò un esempio forzato, ma forse neanche troppo dicendo che non mi piacerebbe che venisse utilizzata la parola terrone come standard per dire che vengo dal sud Italia. In realtà personalmente non mi fa arrabbiare neanche se viene usata come insulto, ma mi infastidisce sapere che ci sono parole e modi di dire che non posseggono una storia controversa come questa qui.
@@lostinthefaq per questo quando parlo di questa cosa specifico sempre con degli esempi. Per distinguere quando il politically correct viene usato con criterio e quando invece viene distorto. Ma anche così ho visto che c’è un totale rifiuto di ammettere gli errori da parte di questi movimenti. Che la destra ci marci sopra è ovvio ma questo non deve essere un motivo per far finta di nulla perché tutti devono dar conto dei propri errori. E più si nasconde la polvere sotto al tappeto, più si fa un favore a chi è realmente razzista, perché gli si offre l’occasione di fare la bella figura facendo notare l’ipocrisia con la quale viene gestito il tutto e farsi pubblicità
@@lostinthefaq è sicuramente un discorso complesso, infatti! È chiaro che oggi non possiamo più dire serenamente "ne*ro", né "terrone" o "fr*cio" ecc, perché sono oggettivamente insulti. Possiamo usarle solo in contesti molto particolari, cioè se la persona che abbiamo davanti ci conosce e sa come le stiamo usando (ho un amico di colore ad esempio con cui la uso, ma perché ci conosciamo e lo diciamo in modo ironico, di certo non chiamo così una persona che incontro per la prima volta). Il punto infatti non è il voler pretendere di poter usare certe parole, perché è anche normale che le parole cambino connotazione e contesto d'uso, ma cercare di far capire che se ci fossilizziamo sulla parola e non sull'atteggiamento e la mentalità che le fanno da sfondo siamo solo ipocriti.
Quando ero ragazzo (anni 60) giocavo a calcio con uno che era per tutti Sandro Negro (era figlio di un soldato americano) e lui non se ne adontò mai. Nel dialetto triestino, poi, "negro" o "moro", non ha alcun significato negativo. "Negron" forse può denotare un popolano di bassissimo ceto, dall'eloquio pesante, ma già "moro" significa semplicemente "fidanzato, ragazzo". "Negra", poi, ha significato decisamente positivo: significa "ragazza spigliata, vivace, alla mano". E neppure in lingua io non ho mai avuto l'impressione che "negro" avesse non dico un significato ma neppure una sfumatura spregiativa. È un problema che riguarda gli Americani non gli Italiani.
Originariamente sì, ma adesso non è così
@@YasminaPani Perché siamo culturalmente servi degli Americani fino al ridicolo.
@@YasminaPani Se, parlando con una persona grassa, io lo chiamo “ciccione” è naturale che la persona come minimo si risenta, se non addirittura si offenda. Ma se io racconto che ho visto un “ciccione” che mangiava in un ristorante non penso che l’intera categoria delle persone grasse si risenta o si offenda tanto da inibirmi di usare quel termine. Se invece dico che ho udito un negro che cantava ci sarà di sicuro qualcuno “dalla pelle scura” che mi riprenderà. Uno stesso termine può essere offensivo, se usato per offendere, è niente affatto offensivo se usato solo per definire, magari anche comicamente, ironicamente, leggermente… Perché mi si deve vietare di usare una voce della mia lingua, anche se questa voce può essere impegata per offendere, quando io non ho nessuna intenzione di offendere?
Ecco! Ma poi anche le persone "di colore" non si rispecchiano in questa definizione.
Men che meno in America, visto che "coloureds" era la parola con cui marchiavano i sedili destinati agli afroamericani sui mezzi pubblici.
Secondo me bisognerebbe semplicemente capire e non fermarsi alla mera forma. Cerco di spiegarmi, io posso usare quel termine senza disprezzare. Anzi, mi dà fastidio che la gente giunga a conclusioni senza nemmeno considerare quell'eventualità. Come dici tu nel video, se non si cambia mentalità ogni termine diventerà, prima o poi, offensivo. Per colpa di pochi ci rimettiamo tutti.
Sono abbastanza d'accordo. Ad esempio c'è una parola che sta prendendo piede da noi che è afroitaliano (ovviamente di derivazione dallo statunitense afroamericano) per definire i neri italiani. Premesso che a ben vedere nero non dovrebbe essere considerato, come dici anche tu, automaticamente razzista, il mio punto è un altro. Usare il termine afroitaliano come sinonimo di nero italiano è profondamente sbagliato perché esclude moltissime persone. Prendiamo ad esempio i nordafricani, che molto raramente sono effettivamente neri. Prendiamo ad esempio gli asiatici e i bianchi che da secoli vivono in Africa e che ovviamente non si possono considerare neri... Il punto che maldestramente cerco di esprimere è che l'equivalenza africano uguale nero è sbagliata (e anche potenzialmente pericolosa) tanto quanto europeo uguale bianco
Beh però un afroitaliano potrebbe essere nero oppure no, non mi sembra così male come proposta. Cioè non pone l'attenzione sulla pelle ma sulla provenienza
@@YasminaPani teoricamente sì, ma vedendo come il termine viene usato negli USA avrei i miei dubbi... Ad esempio un sudafricano bianco che acquisisce la cittadinanza statunitense non viene definito afroamericano
ruclips.net/video/pRz9QT54Uec/видео.html :) Televisione nazionale, unico canale, qualche annetto fa! Sarà, ma a parer mio, nonostante il numero di volte che viene detta, non c'è il benché minimo razzismo in questa parola. A quei tempi semplicemente erano gli abitanti dell'africa sub-sahariana, che poi ci fossero quelli che per questo li consideravano inferiori, quello è un altro paio di maniche! :) E comunque come dicevano qua una volta riferendosi ai vicini piemontesi: piemontese, falso e cortese. A sottolineare che a parole puoi anche essere la persona più cortese al mondo, ma poi sotto-sotto...
Certo, il punto non è la parola in sé, anche se è normale che una parola possa venire interdetta.
@@YasminaPani Mah, sempre dal mio punto di vista, interdire una parola non risolve il problema, ma ne crea di altri. Un po' come per i bambini che fino a ieri schernivano il compagno più pingue dandogli del ciccione ed ora devono dargli del "diversamente normo-peso". Il fatto è che i bambini, nella loro spontaneità scevra ancora da ingerenze politicamente corrette, ci insegnano che la gente è propensa ad ammucchiarsi con altri che considera suoi simili ed a escludere quelli che considera diversi. E poi impoverisce inutilmente il nostro lessico.
@@PEriani67 ma son d'accordo, ci ho fatto un video apposta 😅 ma non bisogna diventare estremisti nel senso opposto, rifiutando a priori qualsiasi interdizione linguistica, perché a volte è inevitabile.
Non potrò più vedere mezzogiorno e mezzo di fuoco...😂
Preparata. Intelligente. Eloquente. Profonda. Affascinante.
Tutto giusto quello che dici ma a mio parere puoi togliere pure l'asterisco dal titolo, stai parlando di linguistica non stai usando la parola per offendere, quindi perché censurarla?
Perché youtube ti penalizza
Non vuole farsi penalizzare per non perdere visual, capito?
Hai fonti per questo? Ho tradotto una grammatica per una lingua con un nome politicamente scoretto, è lo bisogno per la introduzione.
‘Litòte’ :)
E quindi??? Il termine Negro resta un termine offensivo e razzista per designare una persona di colore nero. Sarà per voi un termine come tanti altri, ma la vostra è una visione parziale. Questo era usata da schiavisti e coloni per denigrare i neri quando erano ridotti a oggetti e merci. Altroché parola percepita come sgradevole...Si tratta in realtà di un insulto molto grave che una comunità di parlanti utilizzava per vomitare il proprio disprezzo verso un'altra comunità. È per questo motivo che apre sempre ferite nei neri. Forse sono questioni che potete capire...
... Non credo di aver mai detto che non è un insulto o che dobbiamo continuare a usarlo. Forse non ha capito il senso del mio discorso perché è particolarmente sensibile all'argomento. Mi dispiace. Peraltro che apra sempre ferite nei neri mi pare discutibile, perché la mia esperienza personale con le persone di colore è diversa, ad esempio. Ma ripeto, non era quello il punto del mio discorso.
@@YasminaPani Diciamo che ha sdoganato la parola e quindi...l'insulto. A mio avviso la parola Negro apre le ferite perché molti neri hanno una memoria, una memoria che va coltivata per sensibilizzare e per non far ripetere gli errori e gli orrori del passato. Naturalmente non rappresento tutte le persone con la pelle nera e non biasimo quelli che ignorano la propria storia. Nel corso della mia vita e dei miei studi ho capito quanto questa parola fosse carica del razzismo e dei crimini di quelli che l'hanno utilizzato ad un certo momento della storia. D'altra parte si fanno spesso discorsi oziosi e irridenti su questa parola, forse perché la storia e i dolori altrui sono poco interessanti e disprezzati. Per quanto riguarda il rischio di afasia...basta comportarci come succede quando siamo di fronte ad uno svizzero, un francese ecc...Non li chiamiamo bianchi. Viene più facile e conveniente dire cittadino francese, francese, svizzero ecc. Domanda: Non c'è forse una certa volontà di differenziare e di mettere in evidenza il colore della pelle? Detto ciò le faccio i miei complimenti per la qualità dei contenuti dei video pubblicati
@@henriolamachannel non ho affatto sdoganato la parola: ho spiegato che censurare una parola non serve a niente se la mentalità rimane la medesima, perché progressivamente anche la parola sostitutiva diventerà un insulto e si arriva all'afasia. L'esempio che lei fa sugli europei non c'entra: è ovvio che all'interno della nostra comunità di europei siamo in grado di differenziare tra francesi, spagnoli ecc (gli svizzeri sinceramente mi pare difficile che qualcuno riesca a distinguerli dagli altri ma ok); all'interno di comunità di cui non facciamo parte non abbiamo elementi per individuare la nazionalità delle persone, cosa ne so di cosa caratterizza un ghanese o un nigeriano? Non conosco le loro lingue, non distinguo i loro dialetti. Nello stesso modo un africano che venisse in Europa ci vedrebbe tutti come "bianchi" e non distinguerebbe certo un siciliano da un greco. Non è razzismo notare che una persona ha la pelle di colore diverso, perché è un fatto che ce l'abbia. È razzismo discriminarla e insultarla in base a quella pelle. È ben diverso.
Quanto ai neri che non soffrono dinanzi alla parola "ne*ro", non è perché non conoscono la loro storia: è perché contestualizzano, perché si appropriano loro stessi della parola e la trasformano, o perché comprendono che il punto non è la parola.
Grazie per i complimenti e per la discussione.
@@YasminaPani Credo che l'esempio sugli europei c'entri molto. Anche i nigeriani, camerunesi ecc fanno ormai parte della "vostra" comunità di europei (alla quale fanno parte molti Italiani, Francesi...di origine africana, asiatica o americana). A mio avviso questi nuovi cittadini andrebbero semplicemente indicati come amici, colleghi o in maniera più generica cittadini e non solo come nero, negro o uomo di colore. Il problema è forse di questa cultura che ama tanto classificare...
Imagino che per te sia un grave insulto anco «ebreo», per esempio; e «cristiano», e «pagano», ed «eretico», ed «ateo», e «comunista», e «zingaro», e «indiano», e «saraceno», e…
E se alle persone, in questo caso di origine africana, creasse disagio il termine? Forse meglio evitarlo. Poi ovvio che come sempre si lavora anche sulla cultura per migliorare le persone, renderle più riflessivo e acculturate.
A dire il vero loro lo usano. Il punto è sempre chi e come usa le parole. Detto questo io non stavo certo sostenendo che dobbiamo chiamare "ne*gri" le persone provenienti dall'Africa, non è che sono affezionata a quella parola e vorrei che si potesse usare, non era quello il discorso 🙂
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