Nessun specialista, mi ha mai spiegato quello che lei esprime cosi' chiaramente. Ho passato anni d'inferno , credendo di essere sempre sbagliata. La ringrazio tanto.
Ciao Riccardo, continuerai a soffrire finché continuerai a mantenere il tuo focus all’esterno, facendo dipendere la tua felicità dalle circostanze e le persone. In questo modo rimani concentrato sul “problema” e non vedi la “soluzione”. Seguimi e man mano ti farò cambiare idea attraverso l’acquisizione di nuove consapevolezze che cambieranno per sempre il tuo modo di vedere te stesso e il mondo 💪🏻❤️
Io sono Andrea, traduttore e mediatore culturale, empatico ed emotivo, paraplegico, autonomo automunito una vita piena, eppure l'empatia mi frega. La gente infatti mi ovatta spesso le emozioni ed eventi negativi, spesso con scuse puerili. L'unica cosa che riesco ad attuare è l'allontamento da loro, rinunciando spesso dovendo far a meno di partecipare ad eventi ed argomenti che mi fanno esprimere qualcosa che sì mi tocca al momento (nel senso che non mi lascia indifferente). Possibile che l'unica strada sia allontanarsi da queste persone rinunciando a quel gruppo o a quel determinato evento? Mi sono imposto solo una volta, sono però stato costretto a sbottare, eppure penso che sia sbagliato pure quello. Cosa posso fare per raggiungere il mio obiettivo di poter parlare in pubblico di determinati temi, senza che siano scartati, con scuse puerili, che capisce anche un bambino che sono scuse per evitarmi di provare emozioni? Grazie
Ciao Andrea, grazie della tua condivisione. Porta la tua attenzione sul fatto che PAS e normosensibili hanno codici sociali e comunicativi differenti; per cui è bene che ognuno rispetti quelli dell'altro e quindi anche noi PAS è importante che impariamo ad accettare che i non-PAS affrontano le conversazioni in modo diverso (in alcuni momenti modellarli non ci farebbe male per prendere la vita con più leggerezza). Resta il fatto che possiamo sempre approfondire i temi che ci stanno a cuore con chi - come noi - è già predisposto a farlo. Inutile parlare in italiano a chi parla sanscrito, non credi? Per comunicare è necessario che ognuno impari la lingua dell'altro o trovi un modo per comunicare. Quindi, fare resistenza alla diversità altrui non risolve la situazione, la chiave sta sempre nell'accettazione di ciò che è fuori dal nostro controllo e che non possiamo cambiare perché non riguarda noi in prima persona. E allora chiediti: come posso fare ad affrontare questi temi serenamente? Con chi posso farlo? Con chi no (se ci provo comunque, accetto il rischio di un "rifiuto")? Dove, in che contesto? Ti abbraccio, Fiorella,
@@pas_personealtamentesensibili gentile Fiorella. La ringrazio. Sicuramente non tutti siamo disposti a vivere sulla stessa lunghezza d'onda. Certo, tuttavia non penso che l'ovatta continua sia segno di rispetto verso una persona con determinate caratteristiche. Nel mio contesto specifico mi si filtrano con questa persona continuamente i contesti, salvo poi alzare la voce quando faccio notare che la cosa a me non serve. Comunque stavolta la faccio ridere. Io sono traduttore e mediatore linguistico e culturale con serbo croato, quindi tocco oltre alla lingua, anche la storia degli eventi ed in particolare il contesto della guerra degli anni 90, leggendo testimonianze, diffondendo progetti di sviluppo, e parlando di violenza di genere nei conflitti armati. Argomento che avrei voluto toccare e che mi è stato appunto negato. Proprio stamattina però, la stessa persona, mi ha chiesto di aiutare ad organizzare una serata sul tema, riferito però, alla realtà UCRAINA. Ora...che cambia tra uno stupro bosniaco di 30 anni fa ed uno stupro ucraino di ieri mattina? Non dovrebbero entrambi urtare ed infastidire la mia sensibilità, dal momento che decido io, se approfondire il tema? (certo l'Ucraino non lo parlo, quindi, al contrario del bosniaco, serbo, montenegrino, croato, non ho accesso a fonti primarie, bensì tradotte). Oltretutto a me piace chi mi dice pane se c'è pane e vino se c'è vino. Dall'iperprotezione ho sempre cercato di rifuggire Buon tutto.
Nessun specialista, mi ha mai spiegato quello che lei esprime cosi' chiaramente. Ho passato anni d'inferno , credendo di essere sempre sbagliata. La ringrazio tanto.
Anch'iooooo. Ormai secoli visto che ho 59 anni, secoli in cui credo di esser sbagliata .
Bellissimo video 🙏🏻
Io vorrei solo liberarmi da questo fardello dell'alta sensibilità, perché per quanto possiamo fare ci farà soffrire sempre!
Ciao Riccardo, continuerai a soffrire finché continuerai a mantenere il tuo focus all’esterno, facendo dipendere la tua felicità dalle circostanze e le persone. In questo modo rimani concentrato sul “problema” e non vedi la “soluzione”. Seguimi e man mano ti farò cambiare idea attraverso l’acquisizione di nuove consapevolezze che cambieranno per sempre il tuo modo di vedere te stesso e il mondo 💪🏻❤️
Io sono Andrea, traduttore e mediatore culturale, empatico ed emotivo, paraplegico, autonomo automunito una vita piena, eppure l'empatia mi frega. La gente infatti mi ovatta spesso le emozioni ed eventi negativi, spesso con scuse puerili. L'unica cosa che riesco ad attuare è l'allontamento da loro, rinunciando spesso dovendo far a meno di partecipare ad eventi ed argomenti che mi fanno esprimere qualcosa che sì mi tocca al momento (nel senso che non mi lascia indifferente). Possibile che l'unica strada sia allontanarsi da queste persone rinunciando a quel gruppo o a quel determinato evento? Mi sono imposto solo una volta, sono però stato costretto a sbottare, eppure penso che sia sbagliato pure quello. Cosa posso fare per raggiungere il mio obiettivo di poter parlare in pubblico di determinati temi, senza che siano scartati, con scuse puerili, che capisce anche un bambino che sono scuse per evitarmi di provare emozioni? Grazie
Ciao Andrea, grazie della tua condivisione. Porta la tua attenzione sul fatto che PAS e normosensibili hanno codici sociali e comunicativi differenti; per cui è bene che ognuno rispetti quelli dell'altro e quindi anche noi PAS è importante che impariamo ad accettare che i non-PAS affrontano le conversazioni in modo diverso (in alcuni momenti modellarli non ci farebbe male per prendere la vita con più leggerezza). Resta il fatto che possiamo sempre approfondire i temi che ci stanno a cuore con chi - come noi - è già predisposto a farlo. Inutile parlare in italiano a chi parla sanscrito, non credi? Per comunicare è necessario che ognuno impari la lingua dell'altro o trovi un modo per comunicare. Quindi, fare resistenza alla diversità altrui non risolve la situazione, la chiave sta sempre nell'accettazione di ciò che è fuori dal nostro controllo e che non possiamo cambiare perché non riguarda noi in prima persona. E allora chiediti: come posso fare ad affrontare questi temi serenamente? Con chi posso farlo? Con chi no (se ci provo comunque, accetto il rischio di un "rifiuto")? Dove, in che contesto? Ti abbraccio, Fiorella,
@@pas_personealtamentesensibili gentile Fiorella. La ringrazio. Sicuramente non tutti siamo disposti a vivere sulla stessa lunghezza d'onda. Certo, tuttavia non penso che l'ovatta continua sia segno di rispetto verso una persona con determinate caratteristiche. Nel mio contesto specifico mi si filtrano con questa persona continuamente i contesti, salvo poi alzare la voce quando faccio notare che la cosa a me non serve. Comunque stavolta la faccio ridere. Io sono traduttore e mediatore linguistico e culturale con serbo croato, quindi tocco oltre alla lingua, anche la storia degli eventi ed in particolare il contesto della guerra degli anni 90, leggendo testimonianze, diffondendo progetti di sviluppo, e parlando di violenza di genere nei conflitti armati. Argomento che avrei voluto toccare e che mi è stato appunto negato. Proprio stamattina però, la stessa persona, mi ha chiesto di aiutare ad organizzare una serata sul tema, riferito però, alla realtà UCRAINA. Ora...che cambia tra uno stupro bosniaco di 30 anni fa ed uno stupro ucraino di ieri mattina? Non dovrebbero entrambi urtare ed infastidire la mia sensibilità, dal momento che decido io, se approfondire il tema? (certo l'Ucraino non lo parlo, quindi, al contrario del bosniaco, serbo, montenegrino, croato, non ho accesso a fonti primarie, bensì tradotte). Oltretutto a me piace chi mi dice pane se c'è pane e vino se c'è vino. Dall'iperprotezione ho sempre cercato di rifuggire
Buon tutto.
👍🏻
Pensiamo solo quando non sappiamo ancora di esserlo ciò che abbiamo vissuto
Curiosità, lei è psicologa, psichiatra o cosa per parlare di questo argomento?
È una coach e formatrice ha scritto anche libri sull'argomento