Severino, "La struttura originaria". 1) F- e L-immediatezza

Поделиться
HTML-код
  • Опубликовано: 14 фев 2022
  • Analisi di: E. Severino, "La struttura originaria". 1) F- e L-immediatezza (capitoli 1-3).
    Testo, audio e video di Giuseppe A. Perri.
    Se volete sostenere la ricerca e la produzione dei contenuti del canale: www.paypal.com/paypalme/giuse...
    ko-fi.com/giuseppeaperri

Комментарии • 16

  • @claudioorlandi73
    @claudioorlandi73 2 года назад +4

    Grazie infinite per queste lezioni. cercherò di apprendere il più possibile, ovviamente entro i limiti della mia capacità di comprensione della materia filosofica.

  • @danf.5744
    @danf.5744 2 года назад +1

    Ottima divulgazione, grazie. "La struttura originaria" è un mattone e per la sua prolissità è spesso difficile distinguere i punti fondamentali da quelli secondari o addirittura superflui,.

  • @alessandrovaglia2808
    @alessandrovaglia2808 2 года назад +2

    Per Severino la molteplicità delle coscienze, da la GLORIA, è necessaria e lo mostra.

    • @politicalamity81
      @politicalamity81 Год назад +1

      Hai ragione ma ti riferisci ad un Severino successivo rispetto a quello della Struttura originaria. All'epoca il problema dell'impossibilità di uscire dal solipsismo era non solo presente ma anche non risolto dal bresciano.

  • @alessandrovaglia2808
    @alessandrovaglia2808 2 года назад +2

    Comunque molto ben esposto

  • @ermannovergani3574
    @ermannovergani3574 2 года назад +2

    Complimenti e grazie per il suo generoso sforzo di divulgazione.
    In quanto studioso personalmente sono interessato a fornire spunti di riflessione che non si fermano a quanto imparato dal grande maestro Severino, quindi offro a mia volta un contributo per omaggiare la filosofia e chi è dedito alla ricerca filosofica.
    L'auto-confutazione in cui s'imbatte Severino può essere mostrata a partire dalla comprensione dell'astrattezza dell'identità dell'esser-sé immutabile così come Severino la intende dalla quale discende un'idea astratta del mutare dell'essere del quale egli ritiene di aver mostrato inconfutabilmente l'impossibilità.
    La totalità delle identità-differenze sincroniche (= non diacroniche = simultanee) che è ed appare nella dimensione che Severino chiama "apparire infinito" (cioè nella verità dell'essere dove tutte le contraddizioni sono risolte) si dimostra infatti insufficiente a determinare in modo esaustivo l'essere e l'apparire degli essenti entro la dimensione che Severino chiama "apparire finito".
    In sostanza, la relazione tra finito e infinito così come è stata posta da Severino presenta ancora un residuo nichilistico che, se non viene debitamente corretto, determina la nullificazione dell'esser-sé della determinatezza di ogni differenza diacronica ( = processuale = non simultanea).
    Se seguiamo Severino infatti mi sembra inevitabile imbattersi nel problema di doversi limitare ad affermare il mero APPARIRE della determinatezza di ogni differenza diacronica, senza riuscire ad affermare (come necessario) anche l'ESSERE della determinatezza di ogni differenza diacronica, ossia di ogni specifica diacronia, ossia di ogni nesso ontologico che correla il prima al poi.
    Sono d'accordo con Severino che l'interpretazione del divenire come "diventare altro" sia una cattiva interpretazione, ma allo stesso tempo se vogliamo comprendere a fondo il divenire non basta fermarsi a mostrare l'incontraddittorietà della totalità delle differenze sincroniche.
    La rimozione di valenza ontologica al divenire (perché essa costituirebbe l'affermazione del "diventare altro" dell'essente) implica a mio avviso di porre l'identità dei non identici in quanto l'esser-sé dell'«apparire non più / non ancora» viene ad essere identificato all'esser-sé del «non apparire» simpliciter cioè prescindente dalla determinatezza della specifica diacronia del poi rispetto al prima e del prima rispetto al poi.
    Se l'esser sé diveniente viene annullato allora il "non più" e il "non ancora" non hanno più alcuna consistenza ontologica, sì che l'esser sé di qualcosa che "non appare" è identico all'esser sé di qualcosa che "non appare ancora" ed è identico all'esser sé di qualcosa che "non appare più".
    Si può ricorrere alla seguente formulazione:
    (1): [A = x(t-1) - x(t)] = [x(t-1) - x(t) = A]
    la quale esprime l'esser sé dell'apparire della differenza diacronica determinata del «non apparire più» di ciò che a x(t-1) conveniva PRIMA del sopraggiungere di x(t) e del «non apparire ancora» di ciò che a x(t) converrà DOPO il suo essere sopraggiunto ad x(t-1).
    Severino, come è noto, nega consistenza ontologica alla determinatezza dell'essere il prima una specifica diacronia rispetto al poi e dell'essere il poi una specifica diacronia rispetto al prima in quanto nell'apparire infinito nulla può sopraggiungere in quanto in esso tutto è già da sempre ed eternamente. La situazione prospettata da Severino nell'apparire infinito può essere indicata mediante la formula che esprime l'esser-sé dell'apparire prescindente da ogni riferimento al tempo (t), ossia eliminando dalla (1) l'essere il prima una specifica diacronia rispetto al poi e l'essere il poi una specifica diacronia rispetto al prima, o, che esprime in altri termini l'esser-sé dell'apparire del «non apparire simpliciter» di un determinato processo diacronico, nel modo seguente:
    (2) [A = x] = [x = A]
    Ora: per Severino, la "differenza di essere" della (1) dalla (2) non può sussistere in quanto tra la (1) e la (2) può sussistere SOLTANTO UNA DIFFERENZA DI APPARIRE. Infatti nella (2) la soppressione della "t" che compariva nella (1) sta a indicare che la processualità diacronica nell'orizzonte immutabile dell'apparire infinito non soltanto non deve apparire, ma soprattutto deve essere priva di consistenza ontologica in quanto è necessario che nell'infinito sia nulla la differenza DIACRONICA tra ciò che non appare ancora e ciò che non appare più, laddove invece la (1) esprime l'esser sé dell'apparire della determinatezza del «non apparire più» di ciò che a x(t-1) conveniva PRIMA del sopraggiungere di x(t) e del «non apparire ancora» di ciò che a x(t) converrà DOPO il suo essere sopraggiunto ad x(t-1).
    Alla luce delle considerazioni svolte si comprende perché l'ontologia severiniana sia impossibilitata a porre nell'apparire infinito la distinzione tra la (1) e la (2) che QUANTO AL LORO ESSERE consistono nel medesimo, proprio in virtù del senso dell'immutabilità dell'identità severiniana che è del tutto indifferente al tempo, non essendo riconosciuta al divenire (in quanto diacronia) alcuna concreta consistenza ontologica, ma solo il suo apparire astratto nel finito.
    Per ricorrere ad un esempio che era assai caro al maestro Severino, poniamo che la (1) si riferisca all'esser sé dell'apparire (A) del differire diacronico determinato tra la legna x(t-1) e la cenere x(t) che conviene alla determinazione del processo di combustione (x) considerato.
    Sì che la (1) significa l'esser sé dell'apparire (A) della differenza diacronica fra il «non apparire più» di ciò che alla legna conveniva PRIMA del sopraggiungere della cenere e il «non apparire ancora» della cenere che alla legna converrà DOPO il suo essere sopraggiunta alla legna.
    La (2) significa l'esser sé dell'apparire (A) del «non apparire simpliciter» del processo di combustione (x).
    Stante il senso dell'identità severiniana che si riferisce all'essere immutabile (non diveniente nel tempo) nell'apparire infinito non è consentita ALCUNA DIFFERENZA DI ESSERE tra la (1) e la (2) che quindi sono il medesimo.
    Stante inoltre che nell'apparire infinito essere ed apparire sono il medesimo, ne segue che l'interpretazione non nichilistica del divenire, da ultimo, per Severino deve concludere non soltanto che l'essere-sé diveniente non appare, ma che propriamente non è.
    Questa conclusione tuttavia si regge sull'insolubile aporia in cui si chiude l'ontologia severiniana, poiché essa, da un lato, non può negare l'apparire del divenire processuale e, dall'altro, in quanto esso è necessariamente un nulla ontologico, a rigore, non potrebbe neppure venire affermato come apparire del divenire processuale, in quanto è lo stesso Severino a sostenere (in Essenza del Nichilismo) che il nulla non può apparire.
    Concludendo, Severino non riesce a porre la negazione di valenza ontologica al divenire poiché tale negazione subisce la sorte di auto-negarsi per via di confutazione elenctica, stante la necessità che ad apparire sia sempre ed inevitabilmente un esser-sé e quindi tale negazione si auto toglie in quanto negazione della necessità che il sopraggiungente includa l'esser sé che compete alla propria determinatezza diacronica (= diveniente).

    • @alwhitaker1925
      @alwhitaker1925 6 месяцев назад

      control C
      control V
      Che fantasia

  • @politicalamity81
    @politicalamity81 Год назад +1

    Ottimo video complimenti. Una piccola critica sulle sue considerazioni in merito alla presunta "modifica" apportata da Severino al principio di non contraddizione Aristotelico: non c'è nessuna modifica; qui il principio mostra l'incontradditotietà dell'essere a livello di immediatezza logica. È immediato che l'essere è. L'evirazione del "sotto il medesimo rispetto" è del tutto indifferente rispetto a tale immediatezza. Anzi il fattore tempo (se mi perdona questa accezione grossolana) è proprio ciò che in questa fase preliminare dell'opera non deve intaccare la purezza dell'immediato. Questo per dire che non c'è la volontà di mistificare il principio come lei sembra suggerire ma che, anzi, tale principio verrà minuziosamente analizzato e corretto dal bresciano nelle opere successive. Ma vedo che ha fatto un video anche su Essenza del nichilismo quindi lo saprà meglio di me. Comunque ho apprezzato il video e guarderò sicuramente anche i successivi. Saluti

  • @alessandrorossi5
    @alessandrorossi5 2 года назад

    Aspettiamo il seguito e poi Destino della Necessità. Complimenti vivissimi, maggiormente per il fatto di non dichiararsi severiniano.

  • @AlbaDOttavio
    @AlbaDOttavio Месяц назад

    Buonasera professor Perri seguo molto volentieri i suoi video. Gentilmente potrebbe togliermi un dubbio? In un punto della sua esposizione (22,23') Lei dice che la filosofia di Severino, a differenza di Hegel, il quale aveva mostrato il carattere di ogni nozione per il legame inestricabile che essa intrattiene con l'altro da sé, parte dall'immediato...
    Poco dopo... (26'38) sento che Severino ribadisce che l'immediato è mediazione perché l'essere non è in sé un puro platonico ma è anche un essere per altro... questa ultima parte mi pare, come capisco senz'altro erroneamente, contraria al punto in cui si espone l'immediatezza dell'essere (22,30').
    Mi scusi, non so se mi sono ben spiegata. Grazie moltissimo.

    • @giuseppe_perri_Filosofia
      @giuseppe_perri_Filosofia  Месяц назад

      Salve e grazie per l'attenzione. Subito dopo dico infatti che la questione dell'immediatezza non è molto chiara in Severino. Comunque, nel secondo caso da lei citato con "mediato" s'intende dire che questo immediato fenomenologico non è l'Uno trascendente eleatico o neoplatonico, ma è una pluralità fatta di relazioni. E' un immediato "mediato" dalla propria pluralità.

    • @AlbaDOttavio
      @AlbaDOttavio Месяц назад

      @@giuseppe_perri_Filosofia Grazie mille

  • @AlbaDOttavio
    @AlbaDOttavio Месяц назад

    Pardon, al rigo ottavo saltavo il termine "mediato" dopo carattere

  • @vrasneaggeorge2732
    @vrasneaggeorge2732 2 года назад

    Professore farebbe un video sul Donbass?