È una sentenza fondata su argomentazioni ridicole, peraltro gravemente discriminatoria, in quanto la convivenza more uxorio, che praticamente non riceve tutela alcuna dalla legge, la riceverebbe solamente se e quando essa si "consolidi" in matrimonio, il quale, ai fini della quantificazione dell'assegno divorzile, acquisisce un effetto retroattivo a partire dall'inizio della stabile convivenza... Ciò anche sul presupposto erroneo che la convivenza debba essere necessariamente finalizzata al matrimonio... Ma ci rendiamo conto? È una follia
La ringrazio per il suo commento e comprendo le perplessità. Mi permetto di segnalare, qualora l'argomento fosse di suo interesse, che negli ultimi anni la convivenza sta assumendo in giurisprudenza un certo rilievo, quanto agli effetti che produce. Ad esempio, in caso di convivenza stabile con un nuovo partner, si può perdere il diritto all'assegno divorzile dall'ex coniuge (da ultimo Cass. civ., Sez. I, Ordinanza, 12/12/2023, n. 34728). Un cordiale saluto
@@carlavoria Quella da lei citata è una questione completamente diversa: la cessazione dell'assegno divorzile si spiega con la ratio dell'istituto che, in caso di convivenza stabile con un nuovo partner, verrebbe meno. Rimaniamo pertanto nell'ambito dei normali strumenti interpretativi . Al contrario l'estensione retroattiva dell'assegno di divorzio è contraria al dettato normativo, incoerente con la disciplina del matrimonio, ed irragionevole per i motivi già detti.
Sono questioni diverse, non vi è dubbio, ma in entrambi i casi la Cassazione attribuisce alla convivenza il medesimo valore di nuovo assetto familiare. Infatti, nel caso da me citato, l'assegno divorzile viene meno proprio perchè alla nuova convivenza si applica il modello solidale che caratterizza il matrimonio, quanto ad assistenza morale e materiale. In questo senso ritenevo di metterle a confronto. Ad ogni modo, grazie molte per lo scambio, un buon pomeriggio. @@andrea4354
Molto interessante, grazie mile. E importante che i giovani conoscano queste cose così da evitare di farsi fregare.
È una sentenza fondata su argomentazioni ridicole, peraltro gravemente discriminatoria, in quanto la convivenza more uxorio, che praticamente non riceve tutela alcuna dalla legge, la riceverebbe solamente se e quando essa si "consolidi" in matrimonio, il quale, ai fini della quantificazione dell'assegno divorzile, acquisisce un effetto retroattivo a partire dall'inizio della stabile convivenza... Ciò anche sul presupposto erroneo che la convivenza debba essere necessariamente finalizzata al matrimonio... Ma ci rendiamo conto? È una follia
La ringrazio per il suo commento e comprendo le perplessità. Mi permetto di segnalare, qualora l'argomento fosse di suo interesse, che negli ultimi anni la convivenza sta assumendo in giurisprudenza un certo rilievo, quanto agli effetti che produce. Ad esempio, in caso di convivenza stabile con un nuovo partner, si può perdere il diritto all'assegno divorzile dall'ex coniuge (da ultimo Cass. civ., Sez. I, Ordinanza, 12/12/2023, n. 34728). Un cordiale saluto
@@carlavoria Quella da lei citata è una questione completamente diversa: la cessazione dell'assegno divorzile si spiega con la ratio dell'istituto che, in caso di convivenza stabile con un nuovo partner, verrebbe meno. Rimaniamo pertanto nell'ambito dei normali strumenti interpretativi . Al contrario l'estensione retroattiva dell'assegno di divorzio è contraria al dettato normativo, incoerente con la disciplina del matrimonio, ed irragionevole per i motivi già detti.
Sono questioni diverse, non vi è dubbio, ma in entrambi i casi la Cassazione attribuisce alla convivenza il medesimo valore di nuovo assetto familiare. Infatti, nel caso da me citato, l'assegno divorzile viene meno proprio perchè alla nuova convivenza si applica il modello solidale che caratterizza il matrimonio, quanto ad assistenza morale e materiale. In questo senso ritenevo di metterle a confronto. Ad ogni modo, grazie molte per lo scambio, un buon pomeriggio. @@andrea4354