BIOPOLITICA e Lager. Critica della filosofia di AGAMBEN

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  • Опубликовано: 21 окт 2021
  • www.academia.edu/48924922/La_...

Комментарии • 12

  • @photographerlucavecoli5857
    @photographerlucavecoli5857 6 месяцев назад

    Non conosco Agamben ma mi sorge una domanda. Le carceri sono una struttura di concentramento secondo Agamben? Perché anche in questo caso possiamo parlare di bio politica, eppure le carceri sono sempre esistite. La questione terminologica, che a molti italiani sfugge, sulla denominazione di queste strutture del nazionalsocialismo, gioca un ruolo in Agamben? Lo chiedo perché Lager significa letteralmente magazzino ( forme estese Warenlager oppure Lagerhaus) in tedesco oltre che campo, nel senso lato della parola. Non a caso è una parola di uso comunissimo in ambito aziendale. Mentre campo in italiano non significa per nulla magazzino. Inoltre vorrei sapere se c'è una riflessione sulla società di massa, visto che si tratta anche e purtroppo di numeri e quantità.

    • @librofago-libricultura
      @librofago-libricultura  6 месяцев назад

      Ciao Luca, una risposta decente alla tua domanda dovrebbe risultare lunghissima... me la cavo dicendo:
      no, il carcere non è una struttura concentrazionaria, e l'eventuale sovraffollamento di una cella o di un reparto non pregiudica la differenza - che in Agamben è ontologica (nel senso dell'ontologia politica) - tra campo e carcere; del resto una delle affermazioni preliminari da cui muove Agamben è proprio relativa alla constatazione che in uno dei suoi principali ispiratori, Michel Foucault, manca un'indagine di matrice biopolitica sul campo di concentramento. Nel caso volessi approfondire ti consiglio comunque alcuni testi: di Agamben, il capitolo intitolato "Che cos'è un campo?" contenuto nel libro "Mezzi senza fine. Note sulla politica", e il capitolo intitolato "Il campo come nòmos del moderno" presente in "Homo sacer". Di Foucault invece la parte quarta di "Sorvegliare e punire", intitolata proprio "La prigione", con particolare attenzione al capitolo terzo di questa sezione, dal titolo "Il carcerario". Leggendo questi scritti troverai una risposta più esauriente di quella che in questo spazio ristretto ti posso dare io...
      P.s.: no, in Agamben non c'è una riflessione sulla società di massa, il che in effetti è uno dei suoi limiti del suo approccio (la sola filosofia, teoretica o politica che sia, in relazione a una questione immensa come il Lager non è sufficiente, almeno a mio parere)

    • @photographerlucavecoli5857
      @photographerlucavecoli5857 6 месяцев назад

      @@librofago-libricultura Comunque sottoscrivo in pieno le critiche che muovi all'approccio filosofico a tale questione. Ascoltandoti mi veniva in mente la cantonata paurosa che Foucault prese con Komeyni e il regime da lui instaurato. Grazie della risposta!

    • @librofago-libricultura
      @librofago-libricultura  6 месяцев назад

      ​@@photographerlucavecoli5857 eh già, la mancanza di senso pratico della maggior parte dei filosofi di professione ogni tanto li conduce, nel momento in cui si confrontano con la sporca e dura realtà, a delle castronerie clamorose 😅 l'ideale sarebbe contemperare l'indole teoretica con un minimo di senso della realtà, ma il problema è che spesso (non sempre ma spesso) i pensatori se ne stanno arroccati al calduccio nei loro pensatoi, universitari o meno, e la realtà la vedono solo dal binocolo 😬😅 esperienze di vita zero

  • @antoniopompili5795
    @antoniopompili5795 9 месяцев назад

    Bolzaneto nel 2001 non fu campo? La reclusione dei non vaccinati altrettanto? I campi in libia x i migranti?

    • @librofago-libricultura
      @librofago-libricultura  9 месяцев назад +3

      Ciao Antonio,
      le eventuali risposte alla questione implicita nelle tue domande le puoi trovare nel saggio che ho messo nel link che trovi sotto il video; è un mio saggio su Agamben di una trentina di pagine (un po' lungo quindi), ma puoi pure saltare i primi paragrafi; abbi pazienza ma non posso liquidare un argomento a cui ho dedicato più di qualche anno della mia vita, con una rispostina di qualche riga a un commento su RUclips. Il succo è che se hai letto i libri di Agamben saprai che da un riscontro incrociato dei luoghi testuali in cui lui si occupa della nozione di campo di concentramento, ne esce un dispositivo concettuale che è talmente generico da poter includere nel suo ambito praticamente ogni spazio delimitato in cui siano stati posti degli uomini: e questo, sia su un piano teoretico che politico fa problema, in ogni caso va passato al vaglio. Ti faccio un esempio: Primo Levi, che non era certo una persona a caso, considerava campo di concentramento in senso stretto solo il Lager nazista, perché a suo avviso il grado di disumanizzazione lì raggiunto sopravanzava qualsiasi realtà apparentemente analoga (come ad esempio il gulag sovietico, che lui considerava più che altro campo di lavoro). In questa luce, è molto probabile che degli esempi che riporti tu, solo quelli libici risulterebbero tecnicamente dei Lager. Comunque sia come vedi il discorso sarebbe lungo, articolato e complesso, senza contare che dovrebbe contemplare tutta una serie di tassonomie e distinguo su cui non mi posso dilungarmi qui (il campo di concentramento non è il campo di transito, ecc ecc). In ogni caso se t'interessa approfondire il tema ci ho scritto un libro sopra, il testo s'intitola "L'esperienza dell'estremo. Vita e pensiero nei campi di concentramento", lo puoi scaricare gratis in pdf dal mio profilo academia.edu. Buona lettura!

  • @fabiodemartino1981
    @fabiodemartino1981 Год назад

    mi pare di capire
    (e spero) che sei anarchico

    • @librofago-libricultura
      @librofago-libricultura  Год назад +5

      Ciao Fabio, guarda, in realtà non amo molto le etichette... sicuramente non ragiono in termini ideologici e non sono religioso nel senso confessionale della parola; perciò se col termine "anarchico" intendi uno che non si inchina di fronte ad alcuna presunta o sedicente autorità (politica o religiosa o intellettuale che sia), che non sopporta le disuguaglianze, che diffida a prescindere di stato e chiese di ogni risma, che crede nel singolo ma non nella società, e quindi che non riconosce a nessuno il monopolio della forza o del potere, beh allora chiamami pure anarchico