La salute mentale ai tempi di Tik Tok - con Gerardo Favaretto e Gennaro Romagnoli

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  • Опубликовано: 7 янв 2025

Комментарии • 29

  • @dardoinritardo
    @dardoinritardo Год назад +33

    Io ho 20 anni e sono un nativo digitale. Sono sempre stato immerso in questo "mondo virtuale" e credo proprio di averlo conosciuto in praticamente ogni suo aspetto: sono molto appassionato di videogiochi, sono stato grande fruitore di tutti i più grandi social, ho avuto relazioni di ogni tipo con ogni tipo di persona immaginabile su internet, ho amato, ho odiato, ci ho soddisfatto i miei desideri sessuali, l'ho usato come via di fuga o rifugio, ed un'infinità di altre cose (insomma il digitale ha influenzato OGNI aspetto della mia vita). La quarantena ha aumentato esponenzialmente questa mia "immersione". Tutto questo si è fatto presto soffocante e la situazione ha cominciato a farsi insostenibile per tutta una serie di motivi. Questo mondo (il MIO mondo) si può dire che sia diventato la causa principale di ogni mio malessere, tanto che mi sono trovato costretto a doverlo combattere, a doverlo domare. Credetemi quando vi dico che non è stato affatto immediato o semplice come possiate magari pensare. E' stata veramente un'enorme prova di forza di volontà che ha messo in discussione moltissimi aspetti della mia vita e della mia intera esistenza, oltre al fatto che è ovviamente stato incredibilmente drenante di energie e che ha coinvolto molti aspetti della mia vita anche negativamente (soprattutto inizialmente). Ora è già più di un anno che mi sono quasi completamente separato dal mondo social media, eliminando per sempre account Instagram e compagnia bella, e che cerco di vivere una vita più pulita e "reale" (se possibile minimizzo l'uso dello smartphone e cerco una miglior qualità di contenuti, ho scoperto molti passatempi tra cui i libri e la letteratura e mi ci sono appassionato moltissimo, di rado mi capita persino di scrivere poesie, ho ripreso a studiare anche se a fatica dopo molti insuccessi in ambito scolastico). Ora io non sono qua a voler fare la supercazzola o convincere la gente a seguire la mia parola o che so io, però parlo con la più profonda onestà quando dico che vivo VERAMENTE MEGLIO, e non sento minimamente la mancanza di tutta quella roba che prima sembrava indispensabile. Per farla breve: ho estirpato tutto ciò che mi procurava qualche sorta di malessere ed ho tenuto ciò che realmente è indispensabile nella vita sociale contemporanea (tranquilli non ho intenzione di rifugiarmi in un bosco vivendo lontano dalla tecnologia ad eccezion fatta degli ordigni esplosivi che costruisco ed in seguito spedisco per posta 😉).
    Tutto questo mega-preambolo un po' patetico era per dare giusto qualche considerazione direttamente da qualcuno che queste cose le ha vissute e le vivrà per tutta la vita: penso che "la mossa" non sia tanto quella di agire a posteriori cercando di sistemare una tecnologia vastissima e in rapidissima evoluzione, ma più che altro di Insegnare - ma Insegnare veramente - che il mondo cosiddetto virtuale e la vita vera sono cose che possono coesistere in modo SANO, Insegnare ad utilizzare gli strumenti in modo giusto e sicuro; senza che al bambino ipotetico venga dato in mano un aggeggio, indescrivibilmente utile e pericoloso allo stesso momento, e lasciare che se lo comprenda per i fatti suoi o per il sentito dire (come accadde a me, ed al resto della mia generazione di depressi e malati mentali).
    Io spero solamente che l'intelligenza artificiale non venga trattata allo stesso modo dei social e con la stessa ignoranza e "cluelessness". Mi rendo conto sia difficile (diciamocelo: è praticamente impossibile) però zio pera penso che tutti possano concordare almeno in parte con ciò che ho detto e che comunque le tecnologie si stanno facendo, sì sempre più incredibili, ma anche sempre più pericolose.
    Grazie di aver letto carissimi! 😘

    • @Matteoarotta
      @Matteoarotta Год назад +3

      Non sei assolutamente patetico! Semplicemente hai tanta forza d'animo e voglia di metterti in discussione, cose rare e preziose

    • @dardoinritardo
      @dardoinritardo Год назад

      @@Matteoarotta ti ringrazio :)

    • @scarlettgiordano9978
      @scarlettgiordano9978 Год назад +1

      Dopo la crisi è arrivata una nuova consapevolezza. Chapeau, condivido ogni tua parola, io che sono più grande di te mi sono identificata in quanto hai scritto. Durante il covid, con un neonato di 1 mese, sola come tutti ma con necessità di supporto per essere diventata neomamma, ero praticamente immersa nei social. Era diventata un'assuefazione . Poi, lentamente, ho ripreso a respirare, ed ora uso i social con molta parsimonia. Ascolto molti podcast, leggo per quanto possibile. Concordo sul fatto che sono strumenti rivoluzionari ma, nel momento dell'adolescenza, possono essere ancora più dannosi rispetto ad un adulto.

    • @dardoinritardo
      @dardoinritardo Год назад +1

      Ti ringrazio del commento ed auguro il meglio a te e a tuo/a figlio/a!

  • @classiocasula
    @classiocasula Год назад +92

    Grande Rick che hai invitato il Maestro Galimberti

  • @michaelmanera8489
    @michaelmanera8489 Год назад +2

    Gerardo al primo intervento mi ha sbloccato un ricordo potentissimo... le chat 2000-2002 mIRC, IRC, pizze ecc. con le quali mia madre passava ora ed ore...

  • @SteevsMusic
    @SteevsMusic Год назад +11

    Ho dato l'esame di psichiatria proprio con Gerardo, gran bella cogitata!

  • @martagalli8243
    @martagalli8243 Год назад +2

    Grazie per questi contenuti veramente di valore

  • @silviastocco4789
    @silviastocco4789 Год назад

    Cogitata bellissima, piacevole e riflessiva. 😊Grazie 👍

  • @marcovillani4427
    @marcovillani4427 Год назад

    Sempre ospiti di altissimo profilo e contenuti di qualità.Complimenti!

  • @sergiopellegrino37
    @sergiopellegrino37 Год назад

    Puntata molto interessante!

  • @pazzicuriosi6660
    @pazzicuriosi6660 Год назад

    Bellissimo dibattito! Grazie mille!! Tommaso

  • @RiccardoGrc
    @RiccardoGrc Год назад

    dove trovo l'articolo di the economist sul tik tok come l'oppio? con google non escono risultati

  • @elenacaffi9535
    @elenacaffi9535 Год назад +2

    La declinazione della tecnologia in ambito terapeutico( come in altri ambiti parimenti complessi) fatta da Romagnoli mi lascia tuttavia perplessa ...se l errore è un passaggio fondamentale per l apprendimento, una tecnologia che ci guida , ci suggerisce e ci dice quello che sarebbe augurabile fare, cosa toglie ( a me e alla relazione) in termini di competenze emotive e cognitive...? Nel nome dell esito e del benessere , quanto spazio siamo disposti a dare al nostro bisogno di controllo? Quali aspetti sottili deleghiamo del processo? Tra potenziare competenze e sostituirle mi sembra che, in ambito tecnologico, il confine non sia chiarissimo. Io non sarei così ottimista... Mah

  • @willpassarella7031
    @willpassarella7031 Год назад +3

    Qualcuno conosce il nome del canale di Gerardo Favaretto?

    • @frmnt341
      @frmnt341 Год назад

      Non credo ne abbia uno

    • @gerardofavaretto8955
      @gerardofavaretto8955 Год назад +7

      Associazione di psichiatria e filosofia e anche liberi oltre stem o per alcune chiacchierate il canale di Michele boldrin

    • @willpassarella7031
      @willpassarella7031 Год назад

      @@gerardofavaretto8955 grazie Gerardo!

  • @georgiava5614
    @georgiava5614 Год назад +2

    Si è vero che le vecchie generazioni hanno sempre criticato le nuove, ma oggi più che mai ci sono diverse ragioni ben precise e sensate per farlo: a partire dalle regole per camminare sulla strada, come dico sempre metteremo le frecce per loro, altro che comunicazione, non riescono nemmeno a mantenere lo sguardo quando parlano con qualcuno e a scuola non mettono piu i voti perché sono troppo fragili, pensiamoci! Io noto tanto ma tanto disagio e banalità in questi giovani, che rispetto al passato hanno in mano tutti gli strumenti per fare meglio delle generazioni passate.

    • @SB-jy1iv
      @SB-jy1iv Год назад +2

      Mi domando però quanto di questa fragilità sia fragilità di per sé o mancanza di capacità di accompagnare e far crescere i ragazzi oltre alla propria intrinseca fragilità.