Veleni di Sicilia. Milazzo

Поделиться
HTML-код
  • Опубликовано: 31 июл 2014
  • www.fainotizia.it - Veleni di Sicilia. Lo stabilimento di Milazzo
    (a cura di Saul Caia e Rosario Sardella)
    Il polo industriale di Milazzo, nella valle del Mela, è il terzo in Sicilia per dimensione dopo quelli di Siracusa e di Gela. Nel 2002 è stato dichiarato “area ad elevato rischio di crisi ambientale”. I dati sull'inquinamento sono allarmanti, così come la quantità di polveri sottili rilasciate dalla raffineria.
    “La vivibilità a Milazzo e in tutta la valle del Mela è a rischio. La Regione dovrebbe intervenire installando tutte le centraline che non ha mai messo”. La pensano così Giovanni Billa e Giuseppe Pagano, ex operai del petrolchimico che ora chiedono, insieme ad altri 200 ex dipendenti di Eni, il riconoscimento della malattia professionale: hanno contratto l'asbestosi, una malattia che colpisce i polmoni ed è causata dalla lavorazione quotidiana delle fibre di amianto senza le dovute precauzioni.
    Le centraline a cui si riferiscono gli ex operai sono quelle per il monitoraggio dell'inquinamento atmosferico dell'Arpa, l'Azienda regionale protezione ambiente. A Milazzo ce ne sono soltanto due, a cui vanno aggiunte quelle di proprietà della Provincia e del Comune. Comunque troppo poche per rilevare le emissioni provenienti dalla raffineria. La dotazione delle centraline dovrebbe essere presto allargata a 50, ma saranno distribuite in tutta la Sicilia, come conferma Salvatore Licata di Baucina, direttore generale di Arpa Sicilia. Per questo motivo numerosi cittadini milazzesi, hanno fondato il comitato “Aria Pulita” e, guidati dalla presidente Silvana Giglione, hanno avviato una class-action contro la raffineria di Milazzo per chiedere un “risarcimento “per i danni causati dall'inquinamento atmosferico”.
    Intanto a Milazzo, a destare preoccupazione c'è un ulteriore studio, pubblicato dalla rivista scientifica Epigenomics e realizzato su 200 bambini residenti nel territorio di Milazzo, che avrebbe riscontrato la presenza della metilazione del Dna, cioè “un'alterazione di alcuni gruppi dell'acido desossiribonucleico che comporta un errata lettura nella catena del Dna”, come spiega Pasquale Andaloro, delegato in Sicilia dell'Organizzazione mondiale della sanità.
    Dopo le denunce di diversi comitati, nel novembre 2011 la Procura di Barcellona Pozzo di Gotto ha avviato un'inchiesta per verificare il funzionamento degli impianti di trattamento delle acque reflue della raffineria. Le perizie hanno accertato che gli impianti “non erano conformi, né ai progetti a suo tempo predisposti, né alle prescrizioni dell'Aia, l'Autorizzazione integrata ambientale”. Quasi un anno dopo la Procura ha sequestrato gli impianti di trattamento delle acque reflue, con l'accusa per alcuni dirigenti e funzionari della raffineria di Milazzo che avrebbero “omesso di adottare tutte le procedure d'emergenza previste per evitare lo sversamento in mare di oltre 61 metri cubi di sostanze idrocarburiche”. Tra i reati contestati ci sono il disastro ambientale colposo, lo smaltimento illecito di rifiuti, l'effettuazione di scarichi industriali senza autorizzazione e la violazione delle prescrizioni dell'Aia concernenti i controlli automatici e la conservazione dei dati.
    Giuseppe Marano, coordinatore regionale dei Verdi, che ci ha accompagnato durante il nostro viaggio nella Valle del Mela ci lascia con un'ultima amara riflessione: “In Italia non esiste solo in l'Ilva di Taranto: anche in Sicilia abbiamo le nostre Ilva”.

Комментарии • 2

  • @margoxlxl3462
    @margoxlxl3462 5 лет назад

    choccccc......

  • @dariofama8255
    @dariofama8255 5 лет назад +2

    Ok ma prima di guardare le polveri sottili guarda i fumi che ti porti dentro del sigaro