Davvero utile! Devo fare ricette in cui capire quali interiora usare e ora è tutto chiaro, oltre al modo in cui pulire la seppia in modo efficace. Grazie del video!
Grazie. Io, non essendo particolarmente intelligente, mi sono avventurata a pulire la seppia come se fosse un totano ( totani sapevo pulire) 😂😂😂😂 ... Fatto come ho fatto, diciamo. Poi ho guardato il video e ora, per la prossima volta, so come devo fare. Anzi, prima vado a rimuovere la pelle, che i totani ovviamente non hanno. Grazie ancora.
Se ne potrebbe parlare lungamente. Di sicuro siamo favorevoli a una soppressione rapida delle "prede" per molti motivi, sia etici sia funzionali (migliori qualità delle carni).
Se la seppia è fresca l'inchiostro ha l'aspetto di un liquido denso. Se durante la conservazione la temperatura è andata vicina allo 0 o addirittura se è scesa sotto questa soglia, la sacca del nero tende a disidratarsi e il suo contenuto diventa granuloso. Nulla che pregiudichi comunque il consumo!
@@michelepalermo2949 quando le seppie sono cotte "in umido" la pelle tende a sciogliere e dare un colore rosato alle carni. Comunque de gustibus non disputandum est. Se prese con reti a strascico/attive consiglio sempre di rimuoverla.
Reti da posta ecosostenibili?? Uno dei sistemi di pesca più cechi e distruttivi che per forza di cose non tiene conto della taglia degli animali ammagliati !!! 😩
Di reti da posta ne esistono di diversi tipi,non sono tutti,come dice lei, cechi( ci aggiungerei una i) e distruttivi. Mai sentito parlare delle reti serraglie e cogolli?
@@lello111959 nella laguna di Marano Lagunare, dove vivo, viene ancora praticata la pesca con reti da posta chiamate "grasiui". Riporto quanto si può trovare sul sito di PCP Patrimonio culturale della pesca: La pesca con i grasiui è il mestiere “con attrezzi” da posta più antico e completo tra quelli praticati in Laguna di Marano e Grado. Si tratta di uno strumento di pesca tradizionale di laguna che il DM 26 gennaio 2012 classifica tra gli ATTREZZI DA PESCA nella categoria COGOLLI E BERTOVELLI, mentre il precedente DM 26 luglio 1995 classifica tra i SISTEMA DI PESCA nella categoria ATTREZZI DA POSTA. Questo attrezzo vanta radici antiche: inizialmente costruito con reti di cotone e con canne palustri e successivamente evoluto in sole reti, esso è tuttora utilizzato come principale strumento di pesca nella laguna. Trattasi di un sistema di pareti montate in piedi nelle acque della laguna, che creano una barriera che costringe il pesce ad un percorso obbligato fino alle trappole (cogoi). Ci sono due meccanismi riguardanti le trappole: 1) vengono collocate sfruttando le maree: quando la marea cresce il pesce viene intrappolato, così quando la marea cala il pesce alle sue spalle si trova chiuso, rimane in secca e viene raccolto dal pescatore. 2) si intercettano, interrompendole, le rotte abitudinali dello spostamento del pesce, per poi guidarlo nelle trappole. Funziona molto bene con l’acqua intorbidata da eventi atmosferici o per l’apporto di acqua fangosa dai fiumi. I grasiùi consistono dunque in sbarramenti di reti. Piccole porzioni di laguna vengono delimitate con reti da posta (seràie) in primavera ed in autunno. La seraia è formata da pannelli di reti con una lunghezza lineare variabile, composta da 1 e fino a 6 busi: ogni buso è composto da 80-90 pali di legno distanziati di circa 1,5 m che vengono armati alla rete (pessa), che può essere di due altezze standard (pessa ciara, con altezze da 90 a 140 cm e fino ad un massimo di 2 m per la pesca delle anguille durante l’autunno, maglia minima di 14 mm; pessa fissa con altezza da 90 a 100 cm e maglia da 7 a 10 mm). Ogni buso è completato con 4 e fino a 6 bertovelli (cogùi) posizionati lungo la seraia ma soprattutto all’inizio, alla fine e a metà del buso. Fra le seraie viene mantenuta una distanza di rispetto (10-15 m) per permettere il passaggio delle imbarcazioni. I cogùi sono costituiti da reti a sacco tenute aperte da cerchi rigidi e recanti all’interno due inviti di rete a forma di imbuto (gulìni) che permettono al pesce di entrare, ma non fuoriuscire. Il bertovello (cogòl) è formato da tre parti: la boca che arriva fino al primo cerchio (sèrcio), il busto ovvero il corpo principale e la coda ovvero la parte terminale che viene legata al palo (coéta) attraverso una piccola sagola (vèta). Sul primo cerchio viene posizionato un filtro lenticolare costituito da una rete tesa, di maglia di 12-16 mm, con la funzione di prevenire l’entrata dei granchi e degli uccelli acquatici tuffatori. Quando i busi sono posizionati in zone più profonde, possono essere sommersi con l’alta marea creando rischio per la navigazione. Per evitare qualsiasi tipo di rischio l’inizio e la fine della seraia vengono segnalati mediante un palo (coeta) più alto con una bandiera. Le seraie sono condizionate dalla stagione e vengono spostate seguendo gli spostamenti dei latterini che, in primavera, raggiungono le parti più interne e alte della laguna (montata in terrena), mentre, all’aumentare della temperatura dell’acqua, migrano verso la parte più distante dalle coste lagunari come le piane di marea (lame). I cogùi utilizzati sono di due tipi, in relazione alle dimensioni delle maglie della rete ed alla diversa tipologia di pescato: i cogùi ciari (maglia larga) hanno dimensioni delle maglie variabili a seconda delle zone, infatti a Marano misurano 12-40 mm di lato, a Grado da 16 a 18 mm. Cambiano, a seconda della zona, anche le dimensioni della boca che sono 1,2 m di lunghezza e 1,6 m di larghezza a Grado e 1,0 m di altezza e 1,3 m di larghezza a Marano; i cogùi fissi (maglia fine) per ciascuna parte hanno dimensioni delle maglie diverse: la boca, 7-8 e fino a 10 mm; il busto, 6-6,5 mm; la còda, 5 mm. Tratti di laguna (seraie), messi a sorteggio (toco), vengono sbarrati con reti da posta (seraie) ad ogni inizio delle due più importanti stagioni di pesca (in primavera: toco de quaresema ed in autunno: toco de peschere). La seraia è, dunque, sia una porzione di laguna (conosciuta dai pescatori con il proprio toponimo), dove viene posizionata la rete da posta, sia la rete stessa. Anticamente gli sbarramenti venivano realizzati con canne palustri (Phragmites australis) confezionate ad arte dai pescatori durante il lungo periodo di inattività invernale. Il sorteggio (toco) mediante il quale venivano assegnate le porzioni di laguna permette di destinare in “maniera” democratica aree di laguna a tutti i pescatori che, rispettando le regole dettate dal Regolamento Municipale sull’uso e il godimento delle acque comunali e sulla pesca nel Comune di Marano Lagunare (1899), possiedono i requisiti per poter esercitare alla pari l’attività per un periodo stabilito. Il toco viene annunciato con manifesti affissi da parte dell’Amministrazione Comunale e può avvenire in due modi diversi: mediante sorteggio o mediante conta. Gli affidamenti vengono fatti presso la Sede Municipale alla presenza dell’Assessore alla Pesca e della Polizia Municipale che devono verificare i requisiti degli aventi diritto, garantire il regolare svolgimento delle operazioni, registrare gli esiti dei sorteggi e provvede alla pubblica divulgazione del toco. Con il toco si sceglie la seraia dove ogni pescatore ha l’obbligo di lavorare per un mese, dopo di che l’assegnatario può anche spostarsi ed abbandonare il sito, raccogliendo la propria attrezzatura. Per il toco de quaresima, la laguna (el paluo) deve essere libera da qualsiasi seraia mentre per el toco de peschere la seraia può essere lascata in pesca con l’obbligo, da parte del proprietario, della sua rimozione qualora essa venga scelta (sunàda) da un altro pescatore al momento del toco (Aurelio Zentilin, documento allegato al form). Secondo il documento “I mestieri della pesca nella laguna di Marano e Grado: criteri e modalità di esercizio dell’attività di pesca professionale”, Pubblicato dalla Regione Friuli VG, nella laguna di Grado e Marano la pesca con grasiui che, a seconda della maglia delle reti, è finalizzata alla cattura di latterini, gamberi (reti a maglia piccola), o alla cattura di anguille, branzini, passere, sogliole, gò, cefali, granchi (reti a maglia larga) viene praticata tutto l’anno. Questo sistema di pesca permette infatti di catturare molte specie di pesci e crostacei di interesse ai fini della commercializzazione, attraverso l’adozione di piccole varianti e in relazione alla stagione. Con i cogùi fissi, che presentano maglia fine, si pescano pesci e crostacei di piccole dimensioni: gamberi, latterini (Atherina boyeri), gobidi (famiglia Gobiidae) e qualche volta anche acciughe (Engraulis encrasicolus) e triglie (Mullus sp.). Con i cogùi ciari si pescano tutte le specie alieutiche lagunari ed in particolare granchi (Carcinus aestuarii), tutte le specie di cefali (famiglia Mugilidae), passere (Platichthys flesus), anguille (Anguilla anguilla), sogliole (Solea sp.), go’ (Zosterisessor ophiocephalus), branzini, orate, mormore (Lithognathus mormyrus), seppie (famiglia Sepiidae) e triglie. La pesca con i grasiùi è considerata molto sostenibile in quanto estremamente selettiva, mirata, poco “invasiva” e distruttiva. In aggiunta c’è da considerare che la cernita viene effettuata molto tempestivamente, dopo uno o pochi salpamenti dei cogui, questo permette di rilasciare in acqua, ancora vivo, il pesce sottomisura o non commercializzabile. Inoltre, anche il sistema di sostituzione e asciugatura delle pesse può essere considerato sostenibile. Infatti, con la permanenza in acqua, le reti sono soggette al fouling (incrostazioni che ricoprono la superficie degli oggetti sommersi in acqua), diventando via via meno efficienti, poco pescose e pesanti. Le pesse vengono quindi sostituite e portate ad asciugare su alcune barene lagunari (tapi), quasi esclusivamente nel periodo invernale. Là, le reti vengono stese verticalmente conficcando i pali di sostegno nella barena e mantenendo uno spazio di almeno 1 m dal bordo, così da evitarne l’erosione, permettere il passaggio degli animali e garantire l’areazione dei suoli.
Diciamo che ho fatto della passione un lavoro. Ho una laurea in scienze ambientali con un dottorato di ricerca sulla fauna ittica di laguna... ma da 4 anni sono socio di una pescheria un po' particolare.
Bravissimo ... complimenti .. sei un dottore che conosci bene le seppie! Grazie mille
Ottimo tutorial !! Grazie
Video ottimo! Si capisce perfettamente come fare!
Davvero utile! Devo fare ricette in cui capire quali interiora usare e ora è tutto chiaro, oltre al modo in cui pulire la seppia in modo efficace. Grazie del video!
Grazie. Io, non essendo particolarmente intelligente, mi sono avventurata a pulire la seppia come se fosse un totano ( totani sapevo pulire) 😂😂😂😂 ... Fatto come ho fatto, diciamo. Poi ho guardato il video e ora, per la prossima volta, so come devo fare. Anzi, prima vado a rimuovere la pelle, che i totani ovviamente non hanno.
Grazie ancora.
Bravo, video molto esauriente. Mi è piaciuto ed ho imparato come togliere le viscere senza spappolarle. Grazie.
Seguito il video alla lettera, operazione riuscita alla grande ! Grazie !
sei bravissimo per me un principiante di pesca con cana alle seppie e polipi . grazieeeeeeeeeeeeeeee
Bravissimo GRAZIE.
Grazie mille davvero molto utile
Bravissimo!!
troppo gentile!
Non dimentico il risotto con seppie mangiato a Murano 😅
Spettacolo
Grazie mille molto chiaro
Ottima dimostrazione! Ogni volta faccio un macello...spero di migliorare con questo video😁
Bravissimo
Lo fai sembrare quasi facile! 😅👍🏻
Che ne pensate dell' Ikejime per un uccisione efficace ?
Se ne potrebbe parlare lungamente. Di sicuro siamo favorevoli a una soppressione rapida delle "prede" per molti motivi, sia etici sia funzionali (migliori qualità delle carni).
Se le si vuole far ripiene?
Metterle in lavatrice a 90 gradi e centrifugare, alla fine imbottire con trippa e cozze pelose
Cuocere al forno per 3 ore a 250 gradi. Ottime
@@roccobattista6506 😂😂😂
Quanti neri di seppia per 100 grammi di pasta?
Con una sacca di nero ci fai tranquillamente anche 1 kg di pasta
Mezzo chilo di malandra dovrebbe bastare
Grazie per questo video! Ma il nero esce solido dalla sacca?non so se ho riconosciuto la sacca giusta mentre pulivo la seppia
Se la seppia è fresca l'inchiostro ha l'aspetto di un liquido denso. Se durante la conservazione la temperatura è andata vicina allo 0 o addirittura se è scesa sotto questa soglia, la sacca del nero tende a disidratarsi e il suo contenuto diventa granuloso. Nulla che pregiudichi comunque il consumo!
Sono l'unico al mondo che sia la seppia che il polpo li cucino come escono dal mare e non mangio solo il becco?
Meglio aprirla al contrario
Io ho cucinato anche le branchie 😢😢😢,pensando fosse nero pure quello..🤦♀️
Ma vedi che nn ne capisci niente di come si toglie il nero.. devi togliere solo la sacca..come fai? Fallo vedere
La malandra sbattuta
Per pulirle basta lavarle in lavatrice a 80 gradi con bio presto
Grazie, ma mai mangiata la pelle di calamari o seppie sempre "scarto" non è gradevole da vedere e in bocca
@@michelepalermo2949 quando le seppie sono cotte "in umido" la pelle tende a sciogliere e dare un colore rosato alle carni. Comunque de gustibus non disputandum est. Se prese con reti a strascico/attive consiglio sempre di rimuoverla.
Comunque grazie per la bella spiegazione, tutto molto chiaro @@ITTICO-SOS
Reti da posta ecosostenibili?? Uno dei sistemi di pesca più cechi e distruttivi che per forza di cose non tiene conto della taglia degli animali ammagliati !!! 😩
Di reti da posta ne esistono di diversi tipi,non sono tutti,come dice lei, cechi( ci aggiungerei una i) e distruttivi. Mai sentito parlare delle reti serraglie e cogolli?
@@vittorionalon d’accordo per la “i”: il correttore è più ignorante di me!
Per il resto : non so di cosa parli , quindi, spiegaci
Grazie
@@lello111959 nella laguna di Marano Lagunare, dove vivo, viene ancora praticata la pesca con reti da posta chiamate "grasiui".
Riporto quanto si può trovare sul sito di PCP Patrimonio culturale della pesca:
La pesca con i grasiui è il mestiere “con attrezzi” da posta più antico e completo tra quelli praticati in Laguna di Marano e Grado.
Si tratta di uno strumento di pesca tradizionale di laguna che il DM 26 gennaio 2012 classifica tra gli ATTREZZI DA PESCA nella categoria COGOLLI E BERTOVELLI, mentre il precedente DM 26 luglio 1995 classifica tra i SISTEMA DI PESCA nella categoria ATTREZZI DA POSTA.
Questo attrezzo vanta radici antiche: inizialmente costruito con reti di cotone e con canne palustri e successivamente evoluto in sole reti, esso è tuttora utilizzato come principale strumento di pesca nella laguna. Trattasi di un sistema di pareti montate in piedi nelle acque della laguna, che creano una barriera che costringe il pesce ad un percorso obbligato fino alle trappole (cogoi). Ci sono due meccanismi riguardanti le trappole: 1) vengono collocate sfruttando le maree: quando la marea cresce il pesce viene intrappolato, così quando la marea cala il pesce alle sue spalle si trova chiuso, rimane in secca e viene raccolto dal pescatore. 2) si intercettano, interrompendole, le rotte abitudinali dello spostamento del pesce, per poi guidarlo nelle trappole. Funziona molto bene con l’acqua intorbidata da eventi atmosferici o per l’apporto di acqua fangosa dai fiumi.
I grasiùi consistono dunque in sbarramenti di reti. Piccole porzioni di laguna vengono delimitate con reti da posta (seràie) in primavera ed in autunno. La seraia è formata da pannelli di reti con una lunghezza lineare variabile, composta da 1 e fino a 6 busi: ogni buso è composto da 80-90 pali di legno distanziati di circa 1,5 m che vengono armati alla rete (pessa), che può essere di due altezze standard (pessa ciara, con altezze da 90 a 140 cm e fino ad un massimo di 2 m per la pesca delle anguille durante l’autunno, maglia minima di 14 mm; pessa fissa con altezza da 90 a 100 cm e maglia da 7 a 10 mm). Ogni buso è completato con 4 e fino a 6 bertovelli (cogùi) posizionati lungo la seraia ma soprattutto all’inizio, alla fine e a metà del buso.
Fra le seraie viene mantenuta una distanza di rispetto (10-15 m) per permettere il passaggio delle imbarcazioni. I cogùi sono costituiti da reti a sacco tenute aperte da cerchi rigidi e recanti all’interno due inviti di rete a forma di imbuto (gulìni) che permettono al pesce di entrare, ma non fuoriuscire. Il bertovello (cogòl) è formato da tre parti: la boca che arriva fino al primo cerchio (sèrcio), il busto ovvero il corpo principale e la coda ovvero la parte terminale che viene legata al palo (coéta) attraverso una piccola sagola (vèta). Sul primo cerchio viene posizionato un filtro lenticolare costituito da una rete tesa, di maglia di 12-16 mm, con la funzione di prevenire l’entrata dei granchi e degli uccelli acquatici tuffatori.
Quando i busi sono posizionati in zone più profonde, possono essere sommersi con l’alta marea creando rischio per la navigazione. Per evitare qualsiasi tipo di rischio l’inizio e la fine della seraia vengono segnalati mediante un palo (coeta) più alto con una bandiera. Le seraie sono condizionate dalla stagione e vengono spostate seguendo gli spostamenti dei latterini che, in primavera, raggiungono le parti più interne e alte della laguna (montata in terrena), mentre, all’aumentare della temperatura dell’acqua, migrano verso la parte più distante dalle coste lagunari come le piane di marea (lame).
I cogùi utilizzati sono di due tipi, in relazione alle dimensioni delle maglie della rete ed alla diversa tipologia di pescato:
i cogùi ciari (maglia larga) hanno dimensioni delle maglie variabili a seconda delle zone, infatti a Marano misurano 12-40 mm di lato, a Grado da 16 a 18 mm. Cambiano, a seconda della zona, anche le dimensioni della boca che sono 1,2 m di lunghezza e 1,6 m di larghezza a Grado e 1,0 m di altezza e 1,3 m di larghezza a Marano;
i cogùi fissi (maglia fine) per ciascuna parte hanno dimensioni delle maglie diverse: la boca, 7-8 e fino a 10 mm; il busto, 6-6,5 mm; la còda, 5 mm.
Tratti di laguna (seraie), messi a sorteggio (toco), vengono sbarrati con reti da posta (seraie) ad ogni inizio delle due più importanti stagioni di pesca (in primavera: toco de quaresema ed in autunno: toco de peschere). La seraia è, dunque, sia una porzione di laguna (conosciuta dai pescatori con il proprio toponimo), dove viene posizionata la rete da posta, sia la rete stessa. Anticamente gli sbarramenti venivano realizzati con canne palustri (Phragmites australis) confezionate ad arte dai pescatori durante il lungo periodo di inattività invernale. Il sorteggio (toco) mediante il quale venivano assegnate le porzioni di laguna permette di destinare in “maniera” democratica aree di laguna a tutti i pescatori che, rispettando le regole dettate dal Regolamento Municipale sull’uso e il godimento delle acque comunali e sulla pesca nel Comune di Marano Lagunare (1899), possiedono i requisiti per poter esercitare alla pari l’attività per un periodo stabilito. Il toco viene annunciato con manifesti affissi da parte dell’Amministrazione Comunale e può avvenire in due modi diversi: mediante sorteggio o mediante conta. Gli affidamenti vengono fatti presso la Sede Municipale alla presenza dell’Assessore alla Pesca e della Polizia Municipale che devono verificare i requisiti degli aventi diritto, garantire il regolare svolgimento delle operazioni, registrare gli esiti dei sorteggi e provvede alla pubblica divulgazione del toco. Con il toco si sceglie la seraia dove ogni pescatore ha l’obbligo di lavorare per un mese, dopo di che l’assegnatario può anche spostarsi ed abbandonare il sito, raccogliendo la propria attrezzatura.
Per il toco de quaresima, la laguna (el paluo) deve essere libera da qualsiasi seraia mentre per el toco de peschere la seraia può essere lascata in pesca con l’obbligo, da parte del proprietario, della sua rimozione qualora essa venga scelta (sunàda) da un altro pescatore al momento del toco (Aurelio Zentilin, documento allegato al form).
Secondo il documento “I mestieri della pesca nella laguna di Marano e Grado: criteri e modalità di esercizio dell’attività di pesca professionale”, Pubblicato dalla Regione Friuli VG, nella laguna di Grado e Marano la pesca con grasiui che, a seconda della maglia delle reti, è finalizzata alla cattura di latterini, gamberi (reti a maglia piccola), o alla cattura di anguille, branzini, passere, sogliole, gò, cefali, granchi (reti a maglia larga) viene praticata tutto l’anno. Questo sistema di pesca permette infatti di catturare molte specie di pesci e crostacei di interesse ai fini della commercializzazione, attraverso l’adozione di piccole varianti e in relazione alla stagione. Con i cogùi fissi, che presentano maglia fine, si pescano pesci e crostacei di piccole dimensioni: gamberi, latterini (Atherina boyeri), gobidi (famiglia Gobiidae) e qualche volta anche acciughe (Engraulis encrasicolus) e triglie (Mullus sp.). Con i cogùi ciari si pescano tutte le specie alieutiche lagunari ed in particolare granchi (Carcinus aestuarii), tutte le specie di cefali (famiglia Mugilidae), passere (Platichthys flesus), anguille (Anguilla anguilla), sogliole (Solea sp.), go’ (Zosterisessor ophiocephalus), branzini, orate, mormore (Lithognathus mormyrus), seppie (famiglia Sepiidae) e triglie. La pesca con i grasiùi è considerata molto sostenibile in quanto estremamente selettiva, mirata, poco “invasiva” e distruttiva. In aggiunta c’è da considerare che la cernita viene effettuata molto tempestivamente, dopo uno o pochi salpamenti dei cogui, questo permette di rilasciare in acqua, ancora vivo, il pesce sottomisura o non commercializzabile. Inoltre, anche il sistema di sostituzione e asciugatura delle pesse può essere considerato sostenibile. Infatti, con la permanenza in acqua, le reti sono soggette al fouling (incrostazioni che ricoprono la superficie degli oggetti sommersi in acqua), diventando via via meno efficienti, poco pescose e pesanti. Le pesse vengono quindi sostituite e portate ad asciugare su alcune barene lagunari (tapi), quasi esclusivamente nel periodo invernale. Là, le reti vengono stese verticalmente conficcando i pali di sostegno nella barena e mantenendo uno spazio di almeno 1 m dal bordo, così da evitarne l’erosione, permettere il passaggio degli animali e garantire l’areazione dei suoli.
La mia é addestrata...si pulisce da sola tutte le mattine!
Tropo blabla
Video chiarissimo, complimenti! Ma chi sei,un cuoco ,un pescatore, entrambe?
Diciamo che ho fatto della passione un lavoro. Ho una laurea in scienze ambientali con un dottorato di ricerca sulla fauna ittica di laguna... ma da 4 anni sono socio di una pescheria un po' particolare.