Kant: idealista o realista? Riflessioni sulla kantiana cosa in sé [1/4].

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  • Опубликовано: 6 окт 2024
  • Kant e il problema dell'Idealismo.
    Il problema del residuo realistico: noumeno e cose in sé determinano la realtà del fenomeno?

Комментарии • 19

  • @edoardomottola6126
    @edoardomottola6126 3 года назад

    Sei comunque il più preparato divulgatore filosofico su questa piattaforma. Grazie infinite Paolo .

  • @alexdelarge702
    @alexdelarge702 7 лет назад +3

    Stupendo, meraviglioso. Grazie Paolo questa è vera divulgazione !!!

  • @antoniodellostritto1967
    @antoniodellostritto1967 7 лет назад +1

    me lo lasci dire:Io sono un vecchio 55,"ne viste cose che voi umani non potreste immaginare:astronavi in fiamme al largo dei bastioni di Orione...................................................................e tutto questo si perderà,come lagrime nella pioggia" fuori citazione,lodi a lei per un' esposizione chiara ed esauriente.I miei più affettuosi auguri.

  • @glukopikro2273
    @glukopikro2273 7 лет назад

    Ciao, davvero un approfondimento interessante! Posso chiederti dove studi filosofia?

    • @fenomenologicamente
      @fenomenologicamente  7 лет назад

      Ti ringrazio. Purtroppo credo che questo approfondimento (proprio in quanto sta sotto la dicitura "approfondimento") non l'abbia seguito, per intero, nessuno. Comunque, Bologna è il mio ateneo.

  • @antoniodellostritto1967
    @antoniodellostritto1967 7 лет назад

    avevo già intuito la sua risposta.Banalmente,mi chiedevo,se la soluzione,forse ,può stare nella fenomenologia"l inizio coincide con la fine ,come proprio fine"attraverso la mediazione del soggetto.Ovviamente è banale,dire alei queste cose.Piuttosto a quando video sulla filosofia contemporanea.?

    • @fenomenologicamente
      @fenomenologicamente  7 лет назад +2

      Ho caricato diverse cose in merito alla filosofia contemporanea (filosofia del linguaggio e soprattutto Wittgenstein). Più in là spero di riuscire a concentrarmi ancora sulla filosofia più recente.

  • @dalmaziorossi1161
    @dalmaziorossi1161 3 года назад

    Lo dico in termini molto schematici. È mia convinzione che Kant sia realista nell'Estetica trascendentale e idealista nell'Analitica trascendentale. Non posso qui motivare questa mia convinzione. Mi limito ad aggiungere che la cosa in sé va pensata come concetto-limite, posto dal pensiero stesso per collocare la conoscenza entro l'ambito della mera fenomenicità, non della totalità del reale (come aveva tentato per secoli la metafisica tradizionale). L'idealismo tedesco successivo -a partire da Fichte-, togliendo la cosa in sé, pensa la totalità del reale e da esso ne deduce sia l'attività teoretica sia l'attività pratica. Non a caso Fichte aveva privilegiato questa, alla quale Kant aveva permesso l'accesso alla metafisica (la libertà, l'immortalità dell'anima e l'esistenza di Dio). Solo che, mentre in Kant l'attività dell'io penso è limitata al piano della conoscenza, in Fichte tanto l'attività della conoscenza quanto quella della morale vengono dedotte dall'io. Nessun filosofo, nella storia della filosofia, ha mai negato l'esistenza di una realtà esterna alla mente. Il problema è come questa realtà viene pensata e conosciuta.

    • @fenomenologicamente
      @fenomenologicamente  3 года назад

      Effettivamente il passaggio dalla cose in sé dei primi passaggi della KrV al noumeno (questo sì concetto limite) della Analitica fa pensare ad una correzione di rotta, in direzione di un protoidealismo "classico" poi evidente negli scritti etici e filosofico-politici.

  • @robertoantoniello3268
    @robertoantoniello3268 5 лет назад

    Effettivamente ha toccato un punto assai problematico; tuttavia volevo soltanto aggiungere una precisazione che spero possa risultare fruttuosa per ulteriori discussioni. Questa apparente aporia di un Kant idealista, alla maniera di Berkeley, potrebbe essere approfondita prendendo direttamente in esame il testo della Kritik der reinen vernunft in tedesco, dal momento che il filosofo di Konigsberg definisce l'oggetto in due modi differenti (cosa che nelle traduzioni non viene evidenziata) ovvero "Objekt" e "Gegestand". "Objekt" è l'oggetto la cui possibilità interna è determinata dalle forme a priori dell'intelletto umano, è l'entità fenomenica costruita attivamente dal principio sintetico originario. Mentre con "Gegestand" Kant si riferisce all'oggetto che, a contatto con l'intuizione sensibile, fornisce il materiale rappresentativo (il come ancora mi sfugge). Il Gegestand è ciò che più si avvicina al "Ding an Sich", l'Objekt all'oggetto in quanto prodotto dell'attività sintetica delle facoltà della conoscenza (nella Kritik der Urtheilskraft Kant le definisce Erkenntnibvermögen, ossia Vernunft, Verstand e Urtheil). L'analisi trascendentale della possibilità formale dell'oggetto edificato dal soggetto epistemico (Objekt) rientra nel campo della Metafisica generale, mentre l'oggetto (Gegestand) nella Metafisica tout-court. La Metafisica in generale, ossia l'Ontologia, concepita come analisi a priori della possibilità degli oggetti dell'esperienza (di qui il lato Idealistico dell'opera Kantiana) non solo è legittima per Kant ma anche propedeutica per indagare i limiti della Metafisica propriamente detta, ossia quella indagata nella Dialettica trascendentale. In altri termini "Objekt" è l'oggetto pensato, mentre il "Gegestand" è l'oggetto in quanto realtà esterna ed indipendente al pensiero. Io penso che Kant non risulti essere mai ambiguo quando utilizza queste definizioni di "Oggetto", almeno nella prima Critica. Il problema Kantiano è quello tipico della Filosofia Moderna inaugurata da Cartesio : tentare di ri-conciliare la sfera del Pensiero e dell'Essere. Ho utilizzato il verbo riconciliare non a caso, dal momento che tale scissione è anch'essa figlia della filosofia moderna. Pensiamo anche solo alle rispettive prove Ontologiche (Pensiero) e Cosmologiche (Realtà) che Kant adduce nella terza parte della Dialettica quando deve analizzare l'Idea di Dio nelle sue rispettive contraddizioni. Da una parte ,nella prova ontologica, Kant sostiene che non è possibile attribuire il predicato dell'esistenza per via puramente analitica (cioè partendo dal mero concetto mentale dell'Ens Realissimum), dall'altra, nella prova cosmologica, egli avanza l'ipotesi che potrebbe esistere, nella catena delle cause, un Ens Necessarium, a cui attribuire il predicato di esistenza e ciò non porterebbe ad una contraddizione analitica. Tuttavia Kant rigetta questo punto perché aveva già dimostrato nella prova ontologica che non era possibile passare dall'Ens realissimum a quello Necessario. Questa giustificazione non mi sembra conseguente. Il Dio Kantiano è un Dio scisso, smembrato in due sfere distinte, inconciliabili. Anche questo potrebbe essere un punto oscuro nel pensiero di Kant che meriterebbe di essere approfondito. La scissione tra Pensare ed essere non è un problema da risolvere, bensì un presupposto ineliminabile nella weltanschauung moderna e contemporanea. Trovare la risoluzione ad un problema causato da colui che dovrebbe scovarne il rimedio.Lei cosa ne pensa?

    • @fenomenologicamente
      @fenomenologicamente  5 лет назад

      La critica recente all'unanimità ha affermato che, filologicamente, la celebre distinzione Objekt/Gegestand non è accurata. Kant faceva casini anche nelle definizioni, figuriamoci sui singoli termini! Ed è proprio sulle definizioni che ci dobbiamo concentrare. L'evoluzione della definizione data al termine "idealismo", che va dalla prima alla seconda edizione della KrV, passando per i Prolegomeni, porta con sé criticità ben più radicali della maualistica distinzione sopra menzionata.

    • @robertoantoniello3268
      @robertoantoniello3268 5 лет назад

      @@fenomenologicamente Si forse questi due termini sono assai più problematici nella terza critica. Da un altro punto di vista,lei non pensa che il problema della definizione della cosà in sé sia da ricercare anche nella formazione pietistica di Kant? Il pietismo, cosi come il protestantesimo luterano, fu una corrente di pensiero che sostenne l'assoluta impossibilità da parte dell'essere umano di conoscere Dio e la sua imperscrutabile volontà. Dall'altra parte essa conferi all'azione morale dell'individuo un ruolo di primaria importanza. La cosa in sé per Kant è inconoscibile ma solo da un punto di vista teoretico e non pratico.

    • @fenomenologicamente
      @fenomenologicamente  5 лет назад

      terrei sempre distinte le nozioni di "cosa in sé" e di "noumeno". Difficilmente la cosa in sé si presta ad emanciparsi dalle "angustie dell'intelletto". Tutt'altra cosa il noumeno, ma è un passo ulteriore

    • @robertoantoniello3268
      @robertoantoniello3268 5 лет назад

      @@fenomenologicamente si il noumeno nella sua definizione etimologica è "ciò che è pensato", o l'idea intelligibile della ragione, tutt'altra cosa rispetto alla cosa in sé.

    • @robertoantoniello3268
      @robertoantoniello3268 5 лет назад

      @@fenomenologicamente So che in tedesco "objekt" si riferisce all'oggetto neutro, mentre "gegestand" è più oggetto fisico ma il problema è che possono anche essere usati come sinonimi. In Kant ciò non accade. Dovrò approfondire la mia conoscenza filologica di Kant! la ringrazio per la sua risposta. Sempre puntuale e gentile.

  • @antoniodellostritto1967
    @antoniodellostritto1967 7 лет назад

    so di essere banale,mi perdoni,ma come e'possibile un pensato fuori dal pensiero che lo pensa?

    • @fenomenologicamente
      @fenomenologicamente  7 лет назад +2

      Per rispondere a questa sua domanda bisogna leggere la Fenomenologia dello Spirito. La sua osservazione è precisamente quella che muove tutto l'antikantiano hegelismo. Dice Hegel: Kant mette il soggetto fuori dal mondo, e così facendo intellettualizza, cioè pone due assoluti (soggetto e oggetto), ma per definizione l'assoluto è uno.
      E poi: Kant vuol conoscere non gli oggetti, ma le condizioni che rendono possibile la conoscenza. Ma, obietteranno praticamente tutti nell'Ottocento (hegeliani e non): come è possibile conoscere ciò che solo permette le conoscenza?
      Questa celebre obiezione al kantismo che pone è sacrosanta, a mio avviso. Kant non riesce a porre una contro-obiezione convincente, anche se nella terza Critica cerca di farlo. È tuttavia anche vero che tale obiezione hegeliana che lei propone si apre ad altrettante feroci critiche.