C'è da dire che il British, come anche la National Gallery, sono musei fruibili gratuitamente che si trovano nel cuore di una delle megalopoli meglio collegate e più economiche da raggiungere anche dall'estero. Se si sente spesso parlare di scandali legati al museo è perché ormai le notizie spiacevoli sono più accattivanti, mentre delle fiumane di persone che quotidianamente accedono gratis ad un museo che permette di entrare in contatto con il passato di mezzo mondo in una sola giornata non parla nessuno
Però attenzione, quello rientra nella fallacia logica del “ha fatto anche cose buone”. Che un museo faccia il museo è il minimo sindacale, non è un merito; e la tutela e valorizzazione delle opere d’arte pubbliche non è un “regalo” che lo Stato fa a noi cittadini, ma una responsabilità culturale e sociale che ha a priori. Il merito di un museo andrebbe a quel punto misurato sul fattore gestionale, che è però stato gravemente carente negli ultimi tempi al BM (tanto da portare alle dimissioni del direttore). Così come trovarsi in una delle città più grandi e frequentate non è un merito, è un dato di fatto (e sulla questione che sia un vantaggio, è un campo di discussione non così semplice come sembra: qualunque testimonianza di civiltà, più “alloggia” in prossimità del luogo che le pertiene, meglio è, questo vale a prescindere dal fatto che poi vadano a fruirne due persone anziché milioni. La cultura è anche cultura del “raggiungere” i luoghi d’interesse, non eradicarli per essere più comodi e fortunati noi). Senza contare altre problematiche più profonde come la teoria del restauro inglese, che è completamente agli antipodi rispetto alla nostra e porta a interventi estremamente aggressivi sulle opere. L’unico merito significativo tra quelli elencati rispetto al minimo sindacale è la gratuità (ma anche quella ha i suoi effetti collaterali). Il fatto è che la conservazione di opere d’arte non è da trattare come un all in capitalistico (“più abbiamo meglio è”), ma una bilancia. E quella relativa a questi grandi musei non è in equilibrio.
Bravissima, ottimo video! Detto questo condivido quasi tutte le tue osservazioni nel filmato e anche in questa risposta. Tuttavua posso comprendere le affermazioni dell'interlocutore, perché mi ha richiamato alla mente il mio viaggio a Londra nel lontano 1981. Questo straordinario Museo, gratuito, con all'interno un'ottima caffetteria dove ci poteva rifocillare a prezzi modici, per chi veniva dall'Italia è stato una scoperta incredibile: da noi era tutto a pagamento, i servizi ai visitatori erano inesistenti e quelli che c'erano nelle vicinanze erano costosissimi, almeno per chi come me non aveva all'epoca grandi disponibilità economiche. Inoltre gli allestimenti dei musei italiani- almeno quelli che avevo visto io- erano antiquati, poco accattivanti e anche poco esplicativi. Insomma in Italia tutto sembrava non voler avvicinare i visitatori. Così ho passato un'intera settimana dentro al BM e ho potuto vedere le testimonianze di tutte le civiltà del mondo. Grande impressione e grande godimento.
@@marcofratucello413 Sì non bisogna prenderlo come un problema di "questo museo è il Bene" VS "questo museo è il Male", come dicevo in un'altra risposta bisogna considerarla una bilancia tra pro e contro: per esempio, la testimonianza dell'utente GiudittaeOloferne spiega il "malus" della gratuità. Il punto è chiedersi se la bilancia stia pendendo più dalla parte dei pregi o quella dei problemi. Per esempio, dal punto di vista della "messa in scena", noi mangiamo la polvere degli inglesi: loro riescono letteralmente a creare musei e punti turistici persino sulla fiction (il Binario 9 e 3/4, la casa di Sherlock Holmes...), per anni invece in Italia ci siamo fatti forti del nostro patrimonio per illuderci che bastasse un custode che ti apre la porta. Di contro, ci sono anche dei pro nella nostra "austerità" e dei contro nell'eccesso di spettacolarizzazione. Il lavoro è proprio trovare un equilibrio tra le parti.
Brillante conversazione. Argomento complesso. Le plurime richieste e le svariate motivazioni a supporto, rendono più difficile sia distinguire tra rivendicazioni legitime e i tentativi di utilizzi da sagra di paese o, forse, peggio, sia elaborare equi e validi protocolli di pacificazione culturale. Rilevante il perdurare di migliorabili gestioni del bene culturale. Ritrovare in vendita reperti museali senza reazione adeguata, la dice lunga.
Ricordo l’aneddoto per cui anni fa gli USA restituirono all’Italia un cratere antico che da loro formava le code per vederlo mentre, una volta tornato in Italia, era uno dei tanti in un museo periferico e non se lo calcolava nessuno. Ci sono casi in cui la “condivisione” può avere un senso. Certo il British spicca perché, a differenza di altri musei, non ha un cratere fra i tanti ma delle “star” della storia antica, acquisiti in periodi storici che instillano probabilmente anche grossi desideri di rivalsa. È naturale che diventino pomi della discordia.
Siamo sicuri che questi reperti sarebbero apprezzati (anche in futuro) dai paesi d'origine?Ricordiamo, per esempio, che patrimoni dellumanità, r😮isalenti al VI secolo, le due statue scolpite su un fianco di una rupe nello stile dell'arte Gandhara (una di 55 metri e l'altra di 33), ricorda l'agenzia di stampa Pajhwok, furono pressoché interamente distrutte con la dinamite dagli insorti nella fase finale del loro governo a Kabul, nel marzo 2001.
Io ho in lista su Audible "The Brutish Museum - Colonial violence and cultural restitution" di Dan Hicks. E non è un refuso. Diciamo che ormai tra gli accademici moderni ha veramente una reputazione pessima... Il caso in esame è quello dei Bronzi del Benin ma il principio vale per tutti i "reperti" Aggiungo un aneddoto di cui venimmo a sapere durante una visita a Matera; incrociammo un signore che poi scoprimmo essere l'ex sindaco. Ci raccontò che prima della rinascita di Matera, decenni prima che fosse risanata ed eletta a Capitale della cultura, c'erano turisti che venivano e scalpellavano via dalle grotte gli affreschi delle chiese rupestri della gravina nell'area tra la città nuova e l'insediamento paleolitico... Un tedesco beccato con una maestà in trono nel bagagliaio disse che "nessuno se ne stava prendendo cura e che stava semplicemente facendo un favore"
Basta dire che quando devono richiamarsi a un motivo legale valido per rifiutare le restituzioni fanno riferimento a un Act che il museo stesso ha redatto con la precisa finalità di non restituire i manufatti
Ovviamente no, ma il British Museum è un po' la punta di diamante del problema (il Louvre ha ANCHE arte francese e molte acquisizioni legali, frutto di acquisti, mentre al British predomina l'arte straniera e incamerata con la sopraffazione).
C'è da dire che il British, come anche la National Gallery, sono musei fruibili gratuitamente che si trovano nel cuore di una delle megalopoli meglio collegate e più economiche da raggiungere anche dall'estero. Se si sente spesso parlare di scandali legati al museo è perché ormai le notizie spiacevoli sono più accattivanti, mentre delle fiumane di persone che quotidianamente accedono gratis ad un museo che permette di entrare in contatto con il passato di mezzo mondo in una sola giornata non parla nessuno
Però attenzione, quello rientra nella fallacia logica del “ha fatto anche cose buone”. Che un museo faccia il museo è il minimo sindacale, non è un merito; e la tutela e valorizzazione delle opere d’arte pubbliche non è un “regalo” che lo Stato fa a noi cittadini, ma una responsabilità culturale e sociale che ha a priori.
Il merito di un museo andrebbe a quel punto misurato sul fattore gestionale, che è però stato gravemente carente negli ultimi tempi al BM (tanto da portare alle dimissioni del direttore).
Così come trovarsi in una delle città più grandi e frequentate non è un merito, è un dato di fatto (e sulla questione che sia un vantaggio, è un campo di discussione non così semplice come sembra: qualunque testimonianza di civiltà, più “alloggia” in prossimità del luogo che le pertiene, meglio è, questo vale a prescindere dal fatto che poi vadano a fruirne due persone anziché milioni. La cultura è anche cultura del “raggiungere” i luoghi d’interesse, non eradicarli per essere più comodi e fortunati noi). Senza contare altre problematiche più profonde come la teoria del restauro inglese, che è completamente agli antipodi rispetto alla nostra e porta a interventi estremamente aggressivi sulle opere.
L’unico merito significativo tra quelli elencati rispetto al minimo sindacale è la gratuità (ma anche quella ha i suoi effetti collaterali).
Il fatto è che la conservazione di opere d’arte non è da trattare come un all in capitalistico (“più abbiamo meglio è”), ma una bilancia. E quella relativa a questi grandi musei non è in equilibrio.
Bravissima, ottimo video! Detto questo condivido quasi tutte le tue osservazioni nel filmato e anche in questa risposta. Tuttavua posso comprendere le affermazioni dell'interlocutore, perché mi ha richiamato alla mente il mio viaggio a Londra nel lontano 1981. Questo straordinario Museo, gratuito, con all'interno un'ottima caffetteria dove ci poteva rifocillare a prezzi modici, per chi veniva dall'Italia è stato una scoperta incredibile: da noi era tutto a pagamento, i servizi ai visitatori erano inesistenti e quelli che c'erano nelle vicinanze erano costosissimi, almeno per chi come me non aveva all'epoca grandi disponibilità economiche. Inoltre gli allestimenti dei musei italiani- almeno quelli che avevo visto io- erano antiquati, poco accattivanti e anche poco esplicativi. Insomma in Italia tutto sembrava non voler avvicinare i visitatori. Così ho passato un'intera settimana dentro al BM e ho potuto vedere le testimonianze di tutte le civiltà del mondo. Grande impressione e grande godimento.
@@marcofratucello413 Sì non bisogna prenderlo come un problema di "questo museo è il Bene" VS "questo museo è il Male", come dicevo in un'altra risposta bisogna considerarla una bilancia tra pro e contro: per esempio, la testimonianza dell'utente GiudittaeOloferne spiega il "malus" della gratuità. Il punto è chiedersi se la bilancia stia pendendo più dalla parte dei pregi o quella dei problemi.
Per esempio, dal punto di vista della "messa in scena", noi mangiamo la polvere degli inglesi: loro riescono letteralmente a creare musei e punti turistici persino sulla fiction (il Binario 9 e 3/4, la casa di Sherlock Holmes...), per anni invece in Italia ci siamo fatti forti del nostro patrimonio per illuderci che bastasse un custode che ti apre la porta. Di contro, ci sono anche dei pro nella nostra "austerità" e dei contro nell'eccesso di spettacolarizzazione.
Il lavoro è proprio trovare un equilibrio tra le parti.
Brillante conversazione. Argomento complesso. Le plurime richieste e le svariate motivazioni a supporto, rendono più difficile sia distinguire tra rivendicazioni legitime e i tentativi di utilizzi da sagra di paese o, forse, peggio, sia elaborare equi e validi protocolli di pacificazione culturale. Rilevante il perdurare di migliorabili gestioni del bene culturale. Ritrovare in vendita reperti museali senza reazione adeguata, la dice lunga.
Ricordo l’aneddoto per cui anni fa gli USA restituirono all’Italia un cratere antico che da loro formava le code per vederlo mentre, una volta tornato in Italia, era uno dei tanti in un museo periferico e non se lo calcolava nessuno. Ci sono casi in cui la “condivisione” può avere un senso. Certo il British spicca perché, a differenza di altri musei, non ha un cratere fra i tanti ma delle “star” della storia antica, acquisiti in periodi storici che instillano probabilmente anche grossi desideri di rivalsa. È naturale che diventino pomi della discordia.
Siamo sicuri che questi reperti sarebbero apprezzati (anche in futuro) dai paesi d'origine?Ricordiamo, per esempio, che patrimoni dellumanità, r😮isalenti al VI secolo, le due statue scolpite su un fianco di una rupe nello stile dell'arte Gandhara (una di 55 metri e l'altra di 33), ricorda l'agenzia di stampa Pajhwok, furono pressoché interamente distrutte con la dinamite dagli insorti nella fase finale del loro governo a Kabul, nel marzo 2001.
Sicuramente è bene pensarci due volte prima di restituirli a paesi in guerra perenne o con regimi autoritari senza scrupoli.
Io ho in lista su Audible "The Brutish Museum - Colonial violence and cultural restitution" di Dan Hicks. E non è un refuso. Diciamo che ormai tra gli accademici moderni ha veramente una reputazione pessima... Il caso in esame è quello dei Bronzi del Benin ma il principio vale per tutti i "reperti"
Aggiungo un aneddoto di cui venimmo a sapere durante una visita a Matera; incrociammo un signore che poi scoprimmo essere l'ex sindaco. Ci raccontò che prima della rinascita di Matera, decenni prima che fosse risanata ed eletta a Capitale della cultura, c'erano turisti che venivano e scalpellavano via dalle grotte gli affreschi delle chiese rupestri della gravina nell'area tra la città nuova e l'insediamento paleolitico... Un tedesco beccato con una maestà in trono nel bagagliaio disse che "nessuno se ne stava prendendo cura e che stava semplicemente facendo un favore"
Basta dire che quando devono richiamarsi a un motivo legale valido per rifiutare le restituzioni fanno riferimento a un Act che il museo stesso ha redatto con la precisa finalità di non restituire i manufatti
@@Artalia8 😂 fantastici
E tutti gli altri musei hanno la coscienza pulita? Louvre in primis con le razzie di Bonaparte?
Ovviamente no, ma il British Museum è un po' la punta di diamante del problema (il Louvre ha ANCHE arte francese e molte acquisizioni legali, frutto di acquisti, mentre al British predomina l'arte straniera e incamerata con la sopraffazione).
Commento Tattico
Nucleare