Aggiungo solo un paio di cose: La sfiducia del personaggio di John Turturro verso la società descritta nella pellicola io l'ho intesa come la sfiducia stessa di Almodovar verso al purtroppo regredente mondo di oggi. Un film anche parzialmente politico da questo punto di vista. Inoltre almodovar la morte ce la fa percepire in maniera consistente anche con un costante rallentamento del ritmo del film, evidenziato dalla quantità sempre minore di dialoghi presenti, in relazione alla costante regressione delle capacità vitali di Tilda Swinton data dalla sua malattia.
Un film potente nella sua vivida nitidezza espressiva, complesso nei rimandi, nelle sovrapposizioni delle immagini evocate o riflesse sulle superfici vitree di una casa dove la vita si muove con l’incantevole fragilità dei fiocchi di neve; una narrazione ricca di spunti colti e profondi sul senso della vita e della morte nella società sgomenta e smarrita di oggi Il film di Almodovar indaga emozioni più sotterranee e raffinate della commozione e il dolore davanti allo smacco della malattia e della morte; evoca una nostalgia per la giovinezza che si è placata nel tempo, si affaccia a un’era inedita con nuove angosce e questioni difficili da risolvere, si accosta con tatto alla fragilità umana e all’abisso davanti al quale ci siamo ritrovati per nostra incauta scelleratezza. la casa nel bosco è una presenza silenziosa e vitrea ma potente, gli elementi colorati e vitali fanno da sfondo alla danza fragile dei corpi delle due donne che riaccendono la loro amicizia; e intanto i fiocchi cadono sui vivi e sui morti come ci narra Joyce. Un tessuto emotivo, struggente, profondo poetico che non ricorre agli stereotipi emotivi di fronte alla malattia e alla morte. è quell’emozione che si prova guardando la neve cadere, fragile, gelata, che seppellisce tutto sotto una coltre silenziosa ed eterna come può essere quella dello spazio infinito, eppure che danza incantevole!
Sono andato a vederlo oggi pomeriggio. Sinceramente non mi ha convinto molto. Avevo discrete aspettative, visto il Leone D'oro a Venezia e i voti altissimi assegnati da molti critici. Non mi ha emozionato molto. Mi ha lasciato un po' freddo.
Sì, certo possiamo analizzare tutti i concetti, i simbolismi, i riferimenti artistici, letterari, ma resta un film noioso, senza evoluzioni, senza dilemmi etici che almeno si tenti di approfondire; sono presenti stanchi flashback di cui non si capisce il senso nella storia; le attrici sembrano leggere in maniera impeccabile un copione invece di recitare; le cose vengono dette ma non MOSTRATE. Mai successo che durante la visione di un suo film avessi necessità di distrarmi sfogliando un libro o un giornale: Almodóvar mi ha sempre incollata allo schermo. Delusione totale.
Aggiungo solo un paio di cose: La sfiducia del personaggio di John Turturro verso la società descritta nella pellicola io l'ho intesa come la sfiducia stessa di Almodovar verso al purtroppo regredente mondo di oggi. Un film anche parzialmente politico da questo punto di vista.
Inoltre almodovar la morte ce la fa percepire in maniera consistente anche con un costante rallentamento del ritmo del film, evidenziato dalla quantità sempre minore di dialoghi presenti, in relazione alla costante regressione delle capacità vitali di Tilda Swinton data dalla sua malattia.
Un film potente nella sua vivida nitidezza espressiva, complesso nei rimandi, nelle sovrapposizioni delle immagini evocate o riflesse sulle superfici vitree di una casa dove la vita si muove con l’incantevole fragilità dei fiocchi di neve; una narrazione ricca di spunti colti e profondi sul senso della vita e della morte nella società sgomenta e smarrita di oggi
Il film di Almodovar indaga emozioni più sotterranee e raffinate della commozione e il dolore davanti allo smacco della malattia e della morte; evoca una nostalgia per la giovinezza che si è placata nel tempo, si affaccia a un’era inedita con nuove angosce e questioni difficili da risolvere, si accosta con tatto alla fragilità umana e all’abisso davanti al quale ci siamo ritrovati per nostra incauta scelleratezza. la casa nel bosco è una presenza silenziosa e vitrea ma potente, gli elementi colorati e vitali fanno da sfondo alla danza fragile dei corpi delle due donne che riaccendono la loro amicizia; e intanto i fiocchi cadono sui vivi e sui morti come ci narra Joyce. Un tessuto emotivo, struggente, profondo poetico che non ricorre agli stereotipi emotivi di fronte alla malattia e alla morte.
è quell’emozione che si prova guardando la neve cadere, fragile, gelata, che seppellisce tutto sotto una coltre silenziosa ed eterna come può essere quella dello spazio infinito, eppure che danza incantevole!
Sono andato a vederlo oggi pomeriggio. Sinceramente non mi ha convinto molto. Avevo discrete aspettative, visto il Leone D'oro a Venezia e i voti altissimi assegnati da molti critici. Non mi ha emozionato molto. Mi ha lasciato un po' freddo.
ne hai parlato con uno bravo?
Ho espresso una mia opinione personale. Non c'è bisogno che fai il saccente. Non fai ridere a nessuno.
Sì, certo possiamo analizzare tutti i concetti, i simbolismi, i riferimenti artistici, letterari, ma resta un film noioso, senza evoluzioni, senza dilemmi etici che almeno si tenti di approfondire; sono presenti stanchi flashback di cui non si capisce il senso nella storia; le attrici sembrano leggere in maniera impeccabile un copione invece di recitare; le cose vengono dette ma non MOSTRATE. Mai successo che durante la visione di un suo film avessi necessità di distrarmi sfogliando un libro o un giornale: Almodóvar mi ha sempre incollata allo schermo. Delusione totale.