POESIE IN MUSICA - G. Leopardi - Le ricordanze - Roberto Herlitzka

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  • Опубликовано: 7 фев 2014
  • Le ricordanze
    di Giacomo Leopardi
    Voce: Roberto Herlitzka
    Musica: Ludovico Einaudi - Oltremare
    Vaghe stelle dell'Orsa, io non credea
    Tornare ancor per uso a contemplarvi
    Sul paterno giardino scintillanti,
    E ragionar con voi dalle finestre
    Di questo albergo ove abitai fanciullo,
    E delle gioie mie vidi la fine.
    Quante immagini un tempo, e quante fole
    Creommi nel pensier l'aspetto vostro
    E delle luci a voi compagne! Allora
    Che, tacito, seduto in verde zolla,
    Delle sere io solea passar gran parte
    Mirando il cielo, ed ascoltando il canto
    Della rana rimota alla campagna!
    E la lucciola errava appo le siepi
    E in su l'aiuole, susurrando al vento
    I viali odorati, ed i cipressi
    Là nella selva; e sotto al patrio tetto
    Sonavan voci alterne, e le tranquille
    Opre dè servi. E che pensieri immensi,
    Che dolci sogni mi spirò la vista
    Di quel lontano mar, quei monti azzurri,
    Che di qua scopro, e che varcare un giorno
    Io mi pensava, arcani mondi, arcana
    Felicità fingendo al viver mio!
    Ignaro del mio fato, e quante volte
    Questa mia vita dolorosa e nuda
    Volentier con la morte avrei cangiato.
    Né mi diceva il cor che l'età verde
    Sarei dannato a consumare in questo
    Natio borgo selvaggio, intra una gente
    Zotica, vil; cui nomi strani, e spesso
    Argomento di riso e di trastullo,
    Son dottrina e saper; che m'odia e fugge,
    Per invidia non già, che non mi tiene
    Maggior di sé, ma perché tale estima
    Ch'io mi tenga in cor mio, sebben di fuori
    A persona giammai non ne fo segno.
    Qui passo gli anni, abbandonato, occulto,
    Senz'amor, senza vita; ed aspro a forza
    Tra lo stuol dè malevoli divengo:
    Qui di pietà mi spoglio e di virtudi,
    E sprezzator degli uomini mi rendo,
    Per la greggia ch'ho appresso: e intanto vola
    Il caro tempo giovanil; più caro
    Che la fama e l'allor, più che la pura
    Luce del giorno, e lo spirar: ti perdo
    Senza un diletto, inutilmente, in questo
    Soggiorno disumano, intra gli affanni,
    O dell'arida vita unico fiore.
    Viene il vento recando il suon dell'ora
    Dalla torre del borgo. Era conforto
    Questo suon, mi rimembra, alle mie notti,
    Quando fanciullo, nella buia stanza,
    Per assidui terrori io vigilava,
    Sospirando il mattin. Qui non è cosa
    Ch'io vegga o senta, onde un'immagin dentro
    Non torni, e un dolce rimembrar non sorga.
    Dolce per sé; ma con dolor sottentra
    Il pensier del presente, un van desio
    Del passato, ancor tristo, e il dire: io fui.
    Quella loggia colà, volta agli estremi
    Raggi del dì; queste dipinte mura,
    Quei figurati armenti, e il Sol che nasce
    Su romita campagna, agli ozi miei
    Porser mille diletti allor che al fianco
    M'era, parlando, il mio possente errore
    Sempre, ov'io fossi. In queste sale antiche,
    Al chiaror delle nevi, intorno a queste
    Ampie finestre sibilando il vento,
    Rimbombaro i sollazzi e le festose
    Mie voci al tempo che l'acerbo, indegno
    Mistero delle cose a noi si mostra
    Pien di dolcezza; indelibata, intera
    Il garzoncel, come inesperto amante,
    La sua vita ingannevole vagheggia,
    E celeste beltà fingendo ammira.
    O speranze, speranze; ameni inganni
    Della mia prima età! Sempre, parlando,
    Ritorno a voi; che per andar di tempo,
    Per variar d'affetti e di pensieri,
    Obbliarvi non so. Fantasmi, intendo,
    Son la gloria e l'onor; diletti e beni
    Mero desio; non ha la vita un frutto,
    Inutile miseria. E sebben vòti
    Son gli anni miei, sebben deserto, oscuro
    Il mio stato mortal, poco mi toglie
    La fortuna, ben veggo. Ahi, ma qualvolta
    A voi ripenso, o mie speranze antiche,
    Ed a quel caro immaginar mio primo;
    Indi riguardo il viver mio sì vile
    E sì dolente, e che la morte è quello
    Che di cotanta speme oggi m'avanza;
    Sento serrarmi il cor, sento ch'al tutto
    Consolarmi non so del mio destino.
    E quando pur questa invocata morte
    Sarammi allato, e sarà giunto il fine
    Della sventura mia; quando la terra
    Mi fia straniera valle, e dal mio sguardo
    Fuggirà l'avvenir; di voi per certo
    Risovverrammi; e quell'imago ancora
    Sospirar mi farà, farammi acerbo
    L'esser vissuto indarno, e la dolcezza
    Del dì fatal tempererà d'affanno.
    E già nel primo giovanil tumulto
    Di contenti, d'angosce e di desio,
    Morte chiamai più volte, e lungamente
    Mi sedetti colà su la fontana
    Pensoso di cessar dentro quell'acque
    La speme e il dolor mio. Poscia, per cieco
    Malor, condotto della vita in forse,
    Piansi la bella giovanezza, e il fiore
    Dè miei poveri dì, che sì per tempo
    Cadeva: e spesso all'ore tarde, assiso
    Sul conscio letto, dolorosamente
    Alla fioca lucerna poetando,
    Lamentai cò silenzi e con la notte
    Il fuggitivo spirto, ed a me stesso
    In sul languir cantai funereo canto.
    Chi rimembrar vi può senza sospiri,
    O primo entrar di giovinezza, o giorni
    Vezzosi, inenarrabili, allor quando
    Al rapito mortal primieramente
    Sorridon le donzelle; a gara intorno
    Ogni cosa sorride; invidia tace,
    Non desta ancora ovver benigna; e quasi
    (Inusitata maraviglia! ) il mondo
    La destra soccorrevole gli porge,
    Scusa gli errori suoi, festeggia il novo
    Suo venir nella vita, ed inchinando
    ...
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Комментарии • 44

  • @rosariarametta3873
    @rosariarametta3873 Год назад +6

    Si resta senza parole a tanta bellezza! Meravigliosi i versi pur nella loro immensa tristezza. Stupenda la voce dell'interprete che ha saputo far suo e ridire il dolore del poeta . Dalla sofferenza nascono capolavori, dalla gioia non so!

  • @mirellatei7336
    @mirellatei7336 2 года назад +2

    Grazie per questa opportunità, c'è un bisogno urgente, sintonizzare, armonizzando, le parole, il timbro ,il tono,il ritmo, perché : l' Adoperare, le Parole giuste a tutto il resto , fa la differenza, fra il mondo Animale e il mondo Umano, " LA VOCE " . LA VOCE PUÒ CAMBIARE IL DESTINO DELL' UOMO. Si può iniziare da QUI' GRAZIE

  • @lucaallio7554
    @lucaallio7554 Год назад +2

    Sembra di ascoltare "lui" mentre la scrive,una notte,nella sua stanza...Da far sentire nelle scuole,che emozioni...

  • @gabrieletani6210
    @gabrieletani6210 Год назад +7

    Vaghe stelle dell’Orsa, io non credea
    tornare ancor per uso a contemplarvi
    sul paterno giardino scintillanti,
    e ragionar con voi dalle finestre
    di questo albergo ove abitai fanciullo,
    e delle gioie mie vidi la fine.
    Quante immagini un tempo, e quante fole
    creommi nel pensier l’aspetto vostro
    e delle luci a voi compagne! allora
    che, tacito, seduto in verde zolla,
    delle sere io solea passar gran parte
    mirando il cielo, ed ascoltando il canto
    della rana rimota alla campagna!
    E la lucciola errava appo le siepi
    e in su l’aiuole, susurrando al vento
    i viali odorati, ed i cipressi
    lá nella selva; e sotto al patrio tetto
    sonavan voci alterne, e le tranquille
    opre de’ servi. E che pensieri immensi,
    che dolci sogni mi spirò la vista
    di quel lontano mar, quei monti azzurri,
    che di qua scopro, e che varcare un giorno
    io mi pensava, arcani mondi, arcana
    felicitá fingendo al viver mio!
    ignaro del mio fato, e quante volte
    questa mia vita dolorosa e nuda
    volentier con la morte avrei cangiato.
    Né mi diceva il cor che l’etá verde
    sarei dannato a consumare in questo
    natio borgo selvaggio, intra una gente
    zotica, vil, cui nomi strani, e spesso
    argomento di riso e di trastullo
    son dottrina e saper; che m’odia e fugge,
    per invidia non giá, ché non mi tiene
    maggior di sé, ma perché tale estima
    ch’io mi tenga in cor mio, sebben di fuori
    a persona giammai non ne fo segno.
    Qui passo gli anni, abbandonato, occulto,
    senz’amor, senza vita; ed aspro a forza
    tra lo stuol de’ malevoli divengo:
    qui di pietá mi spoglio e di virtudi,
    e sprezzator degli uomini mi rendo,
    per la greggia c’ho appresso: e intanto vola
    il caro tempo giovanil, piú caro
    che la fama e l’allòr, piú che la pura
    luce del giorno, e lo spirar: ti perdo
    senza un diletto, inutilmente, in questo
    soggiorno disumano, intra gli affanni,
    o dell’arida vita unico fiore.
    Viene il vento recando il suon dell’ora
    dalla torre del borgo. Era conforto
    questo suon, mi rimembra, alle mie notti,
    quando fanciullo, nella buia stanza,
    per assidui terrori io vigilava, sospirando il mattin. Qui non è cosa
    ch’io vegga o senta, onde un’immagin dentro
    non torni, e un dolce rimembrar non sorga;
    dolce per sé; ma con dolor sottentra
    il pensier del presente, un van desio
    del passato, ancor tristo, e il dire: - Io fui. -
    Quella loggia colá, vòlta agli estremi
    raggi del dí; queste dipinte mura,
    quei figurati armenti, e il sol che nasce
    su romita campagna, agli ozi miei
    porser mille diletti allor che al fianco
    m’era, parlando, il mio possente errore
    sempre, ov’io fossi. In queste sale antiche,
    al chiaror delle nevi, intorno a queste
    ampie finestre sibilando il vento,
    rimbombaro i sollazzi e le festose
    mie voci al tempo che l’acerbo, indegno
    mistero delle cose a noi si mostra
    pien di dolcezza; indelibata, intera
    il garzoncel, come inesperto amante,
    la sua vita ingannevole vagheggia,
    e celeste beltá fingendo ammira.
    O speranze, speranze; ameni inganni
    della mia prima etá! sempre, parlando,
    ritorno a voi; ché, per andar di tempo, per variar d’affetti e di pensieri,
    obbliarvi non so. Fantasmi, intendo,
    son la gloria e l’onor; diletti e beni
    mero desio; non ha la vita un frutto,
    inutile miseria. E sebben vòti son gli anni miei, sebben deserto, oscuro
    il mio stato mortal, poco mi toglie
    la fortuna, ben veggo. Ahi! ma qualvolta
    a voi ripenso, o mie speranze antiche,
    ed a quel caro immaginar mio primo;
    indi riguardo il viver mio sí vile
    e sí dolente, e che la morte è quello
    che di cotanta speme oggi m’avanza;
    sento serrarmi il cor, sento ch’al tutto
    consolarmi non so del mio destino.
    quando pur questa invocata morte
    sarammi allato, e sará giunto il fine
    della sventura mia; quando la terra
    mi fia straniera valle, e dal mio sguardo
    fuggirá l’avvenir; di voi per certo
    risovverrammi; e quell’imago ancora
    sospirar mi fará, farammi acerbo
    l’esser vissuto indarno, e la dolcezza
    del dí fatal tempererá d’affanno.
    E giá nel primo giovanil tumulto
    di contenti, d’angosce e di desio,
    morte chiamai piú volte, e lungamente
    mi sedetti colá su la fontana
    pensoso di cessar dentro quell’acque
    la speme e il dolor mio. Poscia, per cieco malor, condotto della vita in forse,
    piansi la bella giovanezza, e il fiore
    de’ miei poveri dí, che sí per tempo
    cadeva: e spesso all’ore tarde, assiso
    sul conscio letto, dolorosamente
    alla fioca lucerna poetando,
    lamentai co’ silenzi e con la notte
    il fuggitivo spirto, ed a me stesso
    in sul languir cantai funereo canto.
    Chi rimembrar vi può senza sospiri,
    o primo entrar di giovinezza, o giorni
    vezzosi, inenarrabili, allor quando
    al rapito mortal primieramente
    sorridon le donzelle; a gara intorno
    ogni cosa sorride; invidia tace,
    non desta ancora ovver benigna; e quasi
    (inusitata maraviglia!) il mondo
    la destra soccorrevole gli porge,
    scusa gli errori suoi, festeggia il novo
    suo venir nella vita, ed inchinando
    mostra che per signor l’accolga e chiami?
    Fugaci giorni! a somigliar d’un lampo
    son dileguati. E qual mortale ignaro
    di sventura esser può, se a lui giá scorsa
    quella vaga stagion, se il suo buon tempo,
    se giovanezza, ahi giovanezza! è spenta?
    O Nerina! e di te forse non odo
    questi luoghi parlar? caduta forse
    dal mio pensier sei tu? Dove sei gita,
    che qui sola di te la ricordanza
    trovo, dolcezza mia? Piú non ti vede
    questa terra natal: quella finestra,
    ond’eri usata favellarmi, ed onde
    mesto riluce delle stelle il raggio,
    è deserta. Ove sei, che piú non odo
    la tua voce sonar, siccome un giorno,
    quando soleva ogni lontano accento
    del labbro tuo, ch’a me giungesse, il volto
    scolorarmi? Altro tempo. I giorni tuoi
    fûro, mio dolce amor. Passasti. Ad altri
    il passar per la terra oggi è sortito,
    e l’abitar questi odorati colli.
    Ma rapida passasti, e come un sogno
    fu la tua vita. Ivi danzando, in fronte
    la gioia ti splendea, splendea negli occhi quel confidente immaginar, quel lume
    di gioventú, quando spegneali il fato,
    e giacevi. Ahi Nerina! In cor mi regna
    l’antico amor. Se a feste anco talvolta,
    se a radunanze io movo, infra me stesso dico: O Nerina, a radunanze, a feste
    tu non ti acconci piú, tu piú non movi. -
    Se torna maggio, e ramoscelli e suoni
    van gli amanti recando alle fanciulle,
    dico: - Nerina mia, per te non torna
    primavera giammai, non torna amore. -
    Ogni giorno sereno, ogni fiorita
    piaggia ch’io miro, ogni goder ch’io sento,
    dico: - Nerina or piú non gode; i campi,
    l’aria non mira. - Ahi! tu passasti, eterno sospiro mio: passasti; e fia compagna
    d’ogni mio vago immaginar, di tutti
    i miei teneri sensi, i tristi e cari
    moti del cor, la rimembranza acerba.

  • @mariavittoriacastiglioni7274
    @mariavittoriacastiglioni7274 3 года назад +3

    Grande grande ascoltarti la mia anima va in estasi mi mette pace nel cuore mio (Grazie)

  • @pietrocalcioli8169
    @pietrocalcioli8169 Год назад +2

    Meravigliosi versi.....

  • @sistematic88
    @sistematic88 9 лет назад +15

    Maestosi versi maestosamente interpretati, com'è sovente, per il Maestro Herlitzka. Grazie per questa encomiabile condivisione. Un mio cordiale saluto.

  • @pierdellevene6142
    @pierdellevene6142 7 месяцев назад +1

    quando la nostra civiltà finirà vorrei che una futura specie aliena, arrivando sulla terra, trovasse solo questo video, e capisse da esso - poesia musica e recitazione - cos’era l’essere umano

  • @riccomonda
    @riccomonda 8 лет назад +17

    Ma che c'entra la. Foto di Gasmann? Questa è la voce del grande e unico Herlitzka

    • @poesieinmusica
      @poesieinmusica  7 лет назад +4

      sbagliato il montaggio hai ragione scusa

    • @alps2768
      @alps2768 4 месяца назад +1

      @@poesieinmusica sarebbe bello cambiarla. comunque grazie

  • @giuliarossodis.secondo7980
    @giuliarossodis.secondo7980 3 года назад +2

    Alla perizia tecnica s'affianca un'inimitabile dizione colma di pathos e di equilibrio

  • @riccomonda
    @riccomonda 4 года назад +5

    Scusa Stefano potresti togliere ogni riferimento a Gasmann? Questa è la voce dell'unico, grande Roberto Herlitzka, almeno mille anni luce sopra Gasmann.

    • @poesieinmusica
      @poesieinmusica  4 года назад +2

      La foto nel video è sicuramente sbagliata per un errore nel montaggio. Nella scaletta è riportato correttamente il nome di Herlitzka. In ogni caso questa poesia fa parte di una raccolta che Gassman stesso aveva selezionato scegliendo personalmente gli interpreti. Si tratta infatti della "Antologia personale" creata, spiegata e raccontata, dallo stesso autore. Per questo motivo ho deciso di lasciare la sua foto.

  • @mp9678
    @mp9678 Год назад +1

    ........Cosa c'entra la foto del grande Gassman.........mettici quella di Herlitzka......che e' pure...grandissimo........

  • @giuliafioretti7465
    @giuliafioretti7465 7 лет назад +2

    ha saltato un pezzo...."E sprezzator degli uomini mi rendo"

  • @alps2768
    @alps2768 4 месяца назад +1

    La foto messa come immagine è di Gassman, non di Herzlika. Prego sarebbe bello cambiarla.

  • @calogerolentini5740
    @calogerolentini5740 7 месяцев назад

    Leopardi e Gassman insieme nella fonte ispirativa......L' incontro scolastico antico e' di ventato il bisogno assiduo di commozione viva palpitante sull' onda di un' analogia di vita quasi identica.Qua,triste stordimento, la', lassu', canto di voce purissima Tml

  • @gianvit88
    @gianvit88 Год назад +1

    Si ma perché nel video c'è Gassman?

  • @giovannistella3167
    @giovannistella3167 2 года назад

    Leopardi, l'assoluto.Vittorio Gassman,il mattatore.Si può chiedere di più?

    • @primulaneraband
      @primulaneraband Год назад

      Trae in inganno la foto e la voce simile,ma è Herlitzka il narratore

  • @luciosattamini
    @luciosattamini 3 года назад +1

    Herliktza o Foà???

  • @theitalianjob1979
    @theitalianjob1979 9 лет назад

    Gassman ?

    • @poesieinmusica
      @poesieinmusica  7 лет назад +1

      si non lo e' ho sbagliato il montaggio video la descrizione e' corretta

    • @paolomorelli3804
      @paolomorelli3804 6 лет назад +1

      Si è evidentemente Gassman e del buon Herlitzka neanche una foto !!

  • @GianLoc1955
    @GianLoc1955 4 года назад +3

    Scusate, ma la musica disturba la lettura e distrae

  • @ReBravo80
    @ReBravo80 4 года назад

    mi piace di più l'interpretazione di Carmelo Bene

  • @paulfelixread
    @paulfelixread 4 года назад +3

    Non si mette la musica in accompagnamento alle poesie!

    • @marcoantoniocampos8068
      @marcoantoniocampos8068 10 месяцев назад

      Perché la poesía es consustancial a la poesía y la poesía nació como canto. La poesía tiene todas las posibilidades combinarse, siempre y cuando se haga bien. Tal vez sólo los poetas lo entiendan del todo bien.

  • @era8060
    @era8060 4 года назад +2

    sara anche un grande interprete ma non ci sento l' animo di Leopardi

    • @mp9678
      @mp9678 Год назад +1

      ......ce ne faremo una ....ragione.........

  • @guidomusco8219
    @guidomusco8219 5 лет назад +1

    Chissà qual è l'obiettivo - stupido - di chi mette nelle icone il nome di Gassman e la sua foto nel quadro. Bah! Herlitzka l'ho già ascoltato da altra parte e qui chiudo.

  • @fabiofermani7203
    @fabiofermani7203 8 лет назад +2

    non è gassman, cazzo

    • @poesieinmusica
      @poesieinmusica  7 лет назад +3

      si ho sbagliato scusa

    • @pinco_pallo
      @pinco_pallo 6 лет назад

      Fabio Fermani Vedo che abbiamo qui un vero poeta.. Come diceva? "Gente zotica,vil".

  • @danycalderone
    @danycalderone Год назад

    Peccato rovinare la splendida interpretazione di Herlitzka in questo modo.

  • @margherita123
    @margherita123 Год назад

    Comunque, che fastidio il rumore della saliva

  • @marcomattei4913
    @marcomattei4913 Год назад

    Si sa, questa poesia è meravigliosa, l'interpretazione efficace, ma la musica... davvero inutile, Leopardi non ha certo bisogno delle banalità di Einaudi