1915: IL FALLIMENTO DEL COSIDDETTO «PRIMO SBALZO» ITALIANO.
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- Опубликовано: 19 окт 2024
- L’estrema lentezza con cui il Regio esercito italiano si mette in moto il 24 maggio 1915 condiziona tutto il futuro lo sviluppo delle operrazioni. Il generale Cadorna aveva chiesto un attacco improvviso, rapido ed energico. Ma le cose, come vedremo, non vanno proprio così...
L'ordine di operazioni n. 1, indirizzato il 16 maggio 1915 dal Comando Supremo a tutte le grandi unità dipendenti, raggiunge puntuale anche il settore friulano dove la 2ª e la 3ª armata attendono gli eventi. In quell’ordine sono contenute le disposizioni per l'imminente avanzata. Alla 3ª Armata toccano i compiti più importanti ai fini del successo del cosiddetto «primo sbalzo offensivo», destinato a farci raggiungere la linea del fiume Isonzo.
Il disegno operativo elaborato da Cadorna prevede che l'ala sinistra della 2ª Armata scatti in avanti fino all'altezza di Tolmino, villaggio oggi in territorio sloveno, mentre la destra della 3ª, dovrà occupare tutto il settore del basso Isonzo, creando così le premesse per continuare ad avanzare verso Est. In queste fasi - raccomanda il generale - la rapidità di esecuzione è la vera chiave del successo. L'azione delle singole armate deve dunque avere carattere di «energica e improvvisa irruzione». Ma le cose vanno davvero così? Siamo sul serio rapidi ed efficaci come sarebbe necessario?
All'alba del 24 maggio, le nostre unità iniziano il movimento in avanti senza incontrare particolari resistenze. È nel settore della 3ª Armata però che si registrano i primi ritardi perchè la sua ala destra sembra muoversi con grande prudenza. In quel settore del fronte operano i reparti della 1ª Divisione di Cavalleria affidata al comando del generale Nicolò Pirozzi. Il suo compito è quello di catturare interi i ponti di Pieris prima che gli austriaci possano farli saltare. La missione è stata affidata a reparti di cavalleria proprio per la celerità di movimento che questi dovrebbero assicurare. Ma nella realtà le cose vanno diversamente.
Pirozzi vede pericoli ovunque e avanza ad andatura ridotta. In effetti i nostri avversari hanno distrutto il ponte ferroviario alle cinque 5.55 del mattino. Quello stradale invece, struttura in legno, verrà abbattuto soltanto nel pomeriggio del 24 maggio. Gli Imperiali lo lasciano intatto fino all'ultimo momento - sembra - per permettere l'esodo oltre l'Isonzo delle popolazioni di lingua non italiana. Nei giorni che precedono l'inizio delle operazioni, al comando della 1ª Divisione di Cavalleria sono arrivate notizie inquietanti che Pirozzi ha preso per buone senza preoccuparsi di sottoporle a verifica. Secondo queste voci, gli austriaci hanno predisposto potenti difese sulle direttrici della nostra avanzata.
Pirozzi intende procedere alla conquista dei ponti di Pieris solo nel momento in cui la situazione gli apparirà del tutto chiara. Sul fronte isontino si riproduce dunque la stessa esperienza fatta di tentennamenti e attendismo che stiamo vivendo su quello carnico. I nostri comandi si muovono con una prudenza esasperante. Nel settore trentino, durante le prime ore di guerra, le forze del Regio Esercito potrebbero operare in una condizione di assoluto favore ma non riescono a sfruttarle.
La conquista dei ponti di Pieris è un'operazione di importanza cruciale, eppure, la sera del 24 maggio, la cavalleria di Pirozzi è ancora a ben 7 km dagli obiettivi. Lungo il suo cammino non ha incontrato che qualche trascurabile ostacolo fisso. Nulla di più. Eppure il generale ha continuato ad avanzare a passo di lumaca. L'azione si è risolta in un fallimento clamoroso. Il movimento della cavalleria che, di fatto, non ha compiuto che una scampagnata, si ferma all'altezza della linea Campolongo - Cavenzano. Cadorna è furibondo.
Nel settore della 4a Armata le cose purtroppo non vanno diversamente. A comandarla è il generale Luigi e anche a lui Cadorna ordina di attaccare con rapidità perchè le forze austriache sono impreprata e bisogna sfruttare questo vantaggio. Al generale Nava, si chiede di conquistare settori cruciali del fronte avversario che, negli intendimenti di Cadorna, saranno poi fondamentali per il successivo sviluppo del conflitto. La necessità di adottare fin da subito un atteggiamento offensivo è stata rappresentata con chiarezza a Nava per telegrafo da Cadorna il 22 maggio 1915.
Nava però non la pensa in questo modo e, soprattutto, non sembra avere fretta. Contatta i comandanti dei corpi d'armata da lui dipendenti e indica quelli che, a suo parere, sono gli obiettivi da raggiungere, secondo quello che egli ritiene essere lo spirito delle disposizioni ricevute dal comando. Propone quindi di conquistare il Monte Piana, la Conca di Cortina d'Ampezzo, il Monte Pore e il Passo di San Pellegrino. Nel suo messaggio Nava, scrive ai sottoposti di rimanere in attesa di quelle che lu ichiama le loro «meditazioni».
Grazie : un aspetto della guerra che veramente merita and meritera’approfondimenti . Prudenza quando necessitava semplice rapidità e attacchi senza senso quando necessitava semplicemente essere obiettivi.
Taliani
Mi complimento per il lavoro straordinario che fate costantemente. Dato che vi seguo da parecchio tempo, mi permetto di suggerire di integrare le spiegazioni con delle mappe.
Naturalmente questa non è una critica.
Grazie ancora
il nostro amato Conservatore è sempre bravissimo, e soprattutto intellettualmente onesto! ormai ho finito gli aggettivi superlativi... complimenti al Conservatore!!!!
Grazie per aver affrontato questo argomento che mi ha sempre incuriosito molto. Un'insieme di errori che ci sono costati terribilmente...
Purtroppo la titubanza in guerra soprattutto in determinati periodi dovrebbe essere inesistente....
Un caro saluto e grazie.
Un video esplicativo davvero eccezionale 👏👏👏
Bravissimi. Ps. "verso Tolmino villaggio oggi in territorio sloveno". Basta questo particolare per avere contezza del valore di quella "inutile strage" (B. XV)
A Tolmino nessuno parlava italiano.
grazie
Va considerato i precedenti storici delle campagne del nuovo stato Italiano, dalla 3 guerra d'indipendenza ad Adua apparte la pausa Libica del 1911 diciamo favorevole anche se non risolta. La paura di fallire che ci perseguitava. Certo se al posto nostro ci fossero stati i Tedeschi sicuramente l'Austria avrebbe preso una bella batosta da subito.
quadro desolante dei comandi italiani, mi piacerebbe un filmato che tratti specificatamente le gerarchie militari la preparazione bellica e i criteri con cui venivano designati strateghi e comandanti, visto che sembra di capire che competenza e spirito combattivo non erano tra i requisiti premianti per la carriera militare.
È evidentissimo che la prudenza era conseguenza della paura. Ed erano generali!
Ecco che finalmente spuntano i nomi dei responsabili. A parte il caso Nava, non conoscevo i nomi dei pirla in oggetto. Cadorna era un "buono" (con gli alti gradi): questi tipi andavano congedati con disonore o, meglio, degradati a soldato semplice e mandati in linea.
Non successe allora, non succede oggi, non succederà mai. I gradi e le carriere politiche fanno avanzare quelli che possono far contare più morti. Ultimo della serie " La Mummia". Lui ne conta almeno 7500.
In realtà non lo era per nulla
Ordini dati il 22 maggio da Cadorna mi sembrano già velleitari. Gli austriaci avevano preparato la loro difesa su posizioni forti per tempo, protetti dal confine, perché loro avevano ben chiaro che l'Italia sarebbe stata il nemico.
Quando invece il governo italiano disse a Cadorna che il nemico sarebbe stato l'Austria e non la Francia?
Fritz Weber racconta i primi giorni di guerra sul fronte dei forti trentini, quando la fanteria italiana attaccava il suo forte accompagnata dalla banda, ignara dei reticolati, accampata in piena vista del forte.
La guerra era in corso da 10 mesi, c'era stato il precedente della guerra russo-giapponese, lo stato del nostro esercito era noto dalla guerra in Libia, c'era del tempo per preparare piani e truppe alla guerra di trincea. Cadorna era stato nominato anche perché non si era compromesso con la guerra di Libia, non c'era andato. Nella sua carriera aveva comandato solo caserme e mai un reparto operativo. C'era ben altro che ordini diramati il 22 maggio, al solo scopo di dire: ma io ve lo avevo detto.
Comunque io mi sono fatto l’idea che Cadorna il mestiere lo conosceva, ma che non conosceva se stesso, ne il suo nemico, per usare le parole di Sun Tzu. Quindi la colpa è comunque sua, ma anche di chi doveva addestrare e preparare gli uomini, ci troviamo di nuovo di fronte alle cose fatte all’italiana….
Cadorna doveva misurarsi con un sistema, quello del Regio Esercito, i cui limiti gli erano noti. Per il resto concordiamo con Lei: era un perfetto conoscitore delle tattiche e delle strategie in uso all'epoca. Un cordiale saluto.
Scusa una domanda, ma noi non abbiamo dichiarato guerra alla Germania nel 1916, come mai c'erano truppe tedesche nel giugno 1915 sul fronte italiano?
Pirozzi
Grazie non conoscevo il nome di questo generale
In conclusione, un paio hanno fatto di testa loro.
W il museo della grande guerra di Vittorio Veneto
perche nn ci andava lui il "general" cadorna all assalto delle trincee nemiche ???????
E per questi errori madornali Cadorna ha "meritato" l'enorme mausoleo in riva al lago Maggiore, nella sua città natale, Verbania.
Non fate caso a me, sono qui per godermi la pochezza dei commenti...
Lei è comunque il benvenuto. Un cordiale saluto da tutto lo staff del Museo.
Sempre pavidi gli italiani.🙄
commento insensato
Bravi a parole, l’esercito era stato addestrato per queste manovre? Aveva i mezzi per effettuare queste manovre? Mi sa di no, quindi la prima lacuna del generale è che non conosce lo stato dei suoi uomini….
Nessun Esercito all'epoca era addestrato per queste manovre per un semplice motivo: non c'era alcuna manovra...
Il ponte stradale fu lasciato intero per permettere L esodo di tutti i fedeli all impero la maggioranza dei quali era PROPRIO di lingua italiana… per il resto documentario perfetto come sempre! Bravissimo 👍