LUOMO CHE RUBÒ UN SOMMERGIBILE PER COMBATTERE DA SOLO UN IMPERO. L'AVVENTURA DI ANGELO BELLONI

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  • Опубликовано: 8 сен 2024
  • È possibile che un uomo progetti di rubare un sommergibile per combattere - novello capitano Nemo - una sua guerra privata? Il fatto - per quanto inverosimile - è accaduto realmente nell’ottobre del 1914. Oggi vi vogliamo raccontare l’avventura che vide protagonista Angelo Belloni, l’uomo che nel 1914 fu interprete di una trama rocambolesca che ricorda quella di «Caccia a Ottobre Rosso», il celebre film tratto dal romanzo di Tom Clancy, nel quale il comandante di un sottomarino nucleare sovietico fuggiva con il suo battello verso gli Stati Uniti. Anche in questa storia c’è di mezzo un sommergibile che, in qualche modo, è legato alla Russia. Ma chi è Angelo Belloni. Belloni è stato uno dei padri della subacquea italiana. Progettista, sperimentatore di nuove apparecchiature navali, ufficiale della Regia Marina,
    sommergibilista, direttore dei corsi della scuola sommozzatori oltre che consulente tecnico per la Marina stessa. È nato a Pavia il 4 marzo 1882 e ha sempre coltivato l’idea di frequentare l’Accademia Navale. Quando però presenta domanda di ammissione viene scartato per insufficienza toracica. Ma non si arrende. Nel 1899 si immatricola all'Università di Pavia, dove frequenta la facoltà di matematica, e - nel frattempo - si iscrive anche alla Canottieri Ticino
    passando sull’acqua giornate intere. In un anno la circonferenza del suo torace aumenta di 14 centimetri e così, quando nell’anno 1900, presenta di nuovo domanda all’Accademia, questa volta viene ammesso a frequentarne i corsi. Nel corso della sua giovinezza si appassiona alla causa irredentista, passione che fiorisce completamente quando nel 1910 è inviato come ufficiale di Marina a Fiume con la missione di collaudo dei nuovi siluri Whitehead ad aria calda. Qui frequenta studenti irredentisti, italiani e slavi, abbracciando convintamente la loro causa.
    Purtroppo per lui, una grave forma di otite contratta per motivi di servizio, riduce il suo udito in maniera tale da non renderlo più idoneo alla Marina che lo congeda il 16 settembre 1911. Ha preso parte ad una lunga serie di esperimenti subacquei che hanno minato il suo gracile fisico.
    Per Belloni si tratta di un duro colpo ma le sue qualifiche gli spalancano le porte dell’industria privata facendolo entrare alla Fiat San Giorgio dove si occupa del collaudo e della consegna dei sommergibili che il cantiere di Muggiano a La Spezia costruisce anche per altre nazioni.
    Quando nel 1914 scoppia la Grande Guerra Belloni è sin da subito un acceso interventista che mal digerisce la neutralità italiana. Vorrebbe che il nostro paese scendesse in campo al fianco di Francia, Inghilterra e Russia. Nella sua mente, concepisce dunque un piano che dovrebbe favorire l’ingresso del Regno d’Italia nella prima guerra mondiale e soprattutto da quella lui ritiene la «parte giusta». Vuole provocare un incidente internazionale clamoroso e tale
    da trasformarsi in casus belli che costringa il nostro paese alla guerra contro l’Austria-Ungheria. Nell’ottobre del 1914, Belloni è incaricato delle prove in mare della cosiddetta
    «Costruzione 43», un sommergibile della serie «F» commissionato al cantiere spezzino
    dall’Impero Russo che intende battezzarlo «San Giorgio». Sabato 3 ottobre, ai suoi ordini, il sommergibile F-43 dovrà uscire in mare, per le prove all’apparato radiotelegrafico «Marconi». L’Italia non può più consegnarlo alla Russia, a causa del suo stato di Paese neutrale, ma i cantieri della Fiat San Giorgio sono comunque autorizzati a completare i collaudi in mare fino alla piena operatività del battello. Il sommergibile ha già effettuato altre prove in mare nei giorni precedenti senza che nulla di strano sia accaduto. Anche quella mattina di sabato 3 ottobre Belloni si comporta come al solito. Prima di prendere il mare ordina però che al battello sia fatto il pieno di nafta. L'operazione appare inutile visto che il sommergibile deve affrontare solo qualche ora di navigazione. Infatti il direttore amministrativo del cantiere Giuseppe Boselli si oppone e fa ripompare il carburante nei depositi lasciando a bordo solo la quantità necessaria alle prove in programma. Ma qual è il piano di Belloni? Semplice: impadronirsi del sommergibile e condurlo - raccontando all’equipaggio una storia di copertura - fino ad una base francese o inglese per imbarcare un coppia di siluri e il carburante necessario a risalire l’Adriatico fino all’Istria. Là intende attaccare una corazzata austro-ungarica così da obbligare il governo italiano a dichiarare guerra a Vienna.

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