Grazie professore per questo prezioso contenuto. Sembra ieri che ci dava le tre lezioni sui Sillogismi della Filosofia per approfondire l'argomento del corso. Ancora oggi le considero tra i migliori e più stimolanti spunti nella mia esperienza a Ca' Foscari.
Dev'essere stato parecchi anni fa. I sillogismi della filosofia mi hanno "intrigato" fin da quando ho cominciato a confrontarmi seriamente con Hegel negli anni novanta (per poi ritornarci più volte).
Salve professore, grazie infinite per questi magnifici spunti. Volevo chiederle che rapporto vede tra la negazione determinata e la negazione assoluta analizzata nell'essenza come riflessione ai fini del procedimento dialettico?
La negazione determinata è rivolta nei confronti della finitezza (nelle sue varie forme: logico-categoriali, naturali, empiriche, storiche, spirituali, etc.). Hegel spesso la collega alla “negatività semplice”, quella che caratterizza il finito (l suo essere se stesso e il proprio opposto). La “negazione assoluta” dell’essenza è la negatività che l’assoluto rivolge a se stesso, la sua impossibilità di essere sostanziale, essenza, fondamento, ovvero il suo essere costituito esclusivamente dalla incessante negazione della finitezza. Nelle pagine finali della Logica Hegel qualificherà questa negazione assoluta come “negazione della negazione” (che per Hegel è un “positivo”, ma solo nel senso che quella negazione della negazione non si capovolge nell’opposto, ovvero - in altri termini - è una mediazione “tolta”, dunque immediatezza). La negazione assoluta è necessariamente preceduta dal processo della negazione determinata, è il suo risultato. Altrimenti sarebbe un presupposto. Ma è quel risultato che rende possibile ("ontologicamente") il processo che lo ha ("geneticamente") preceduto e legittimato. Le due negazioni perciò si implicano reciprocamente (anche se in sensi diversi).
Grazie professore per questo prezioso contenuto. Sembra ieri che ci dava le tre lezioni sui Sillogismi della Filosofia per approfondire l'argomento del corso. Ancora oggi le considero tra i migliori e più stimolanti spunti nella mia esperienza a Ca' Foscari.
Dev'essere stato parecchi anni fa. I sillogismi della filosofia mi hanno "intrigato" fin da quando ho cominciato a confrontarmi seriamente con Hegel negli anni novanta (per poi ritornarci più volte).
Hegel è meraviglioso, sono innamorato. Grazie, professore
Salve professore, grazie infinite per questi magnifici spunti.
Volevo chiederle che rapporto vede tra la negazione determinata e la negazione assoluta analizzata nell'essenza come riflessione ai fini del procedimento dialettico?
La negazione determinata è rivolta nei confronti della finitezza (nelle sue varie forme: logico-categoriali, naturali, empiriche, storiche, spirituali, etc.). Hegel spesso la collega alla “negatività semplice”, quella che caratterizza il finito (l suo essere se stesso e il proprio opposto).
La “negazione assoluta” dell’essenza è la negatività che l’assoluto rivolge a se stesso, la sua impossibilità di essere sostanziale, essenza, fondamento, ovvero il suo essere costituito esclusivamente dalla incessante negazione della finitezza. Nelle pagine finali della Logica Hegel qualificherà questa negazione assoluta come “negazione della negazione” (che per Hegel è un “positivo”, ma solo nel senso che quella negazione della negazione non si capovolge nell’opposto, ovvero - in altri termini - è una mediazione “tolta”, dunque immediatezza).
La negazione assoluta è necessariamente preceduta dal processo della negazione determinata, è il suo risultato. Altrimenti sarebbe un presupposto. Ma è quel risultato che rende possibile ("ontologicamente") il processo che lo ha ("geneticamente") preceduto e legittimato. Le due negazioni perciò si implicano reciprocamente (anche se in sensi diversi).
Professore, la ringrazio vivamente sia per la profondità che per la chiarezza della risposta, le auguro una buona serata.