A lungo il "Regno di Sardegna" fu una cosa a sé stante (in pratica, solo l'omonima isola), ben separato/a dagli Stati subalpini (Ducato di Savoia, Principato di Piemonte, Contea di Nizza, etc.), per secoli neanche appannaggio di Casa Savoia ma degli Asburgo di Spagna, poi per un brevissimo periodo degli Asburgo d'Austria e infine, sì, appannaggio di Casa Savoia, ma solo in unione personale (un po' come Regno Unito, Canada, Australia, Nuova Zelanda di oggi, o se il paragone è troppo esagerato, diciamo allora come i suddetti fra le due guerre mondiali), con leggi, statuti e parlamenti feudali e uffici (e inni) distinti e separati (come si diceva in inizio), da quelli subalpini. Solo dal 1847 (per effetto della famosa "Fusione perfetta", stranamente chiesta proprio dal Parlamento feudale della Sardegna) fu in effettiva unitarietà giuridica con Piemonte, Liguria, Nizza etc. - Ma, da lì, fu più "Sardo di nome ma mica tanto di fatto" che "Sardo veramente del tutto". E i contemporanei se n'erano ben accorti, difatti, al di fuori delle occasioni cerimoniali (in cui, allora sì, Sua Maestà era "Sua Maestà Sarda", l'esercito era l'Armata "Sarda", etc.) nel linguaggio di tutti i giorni parlavano di "Piemonte che avrebbe guidato l'unificazione italiana", del fatto che "arrivano i piemontesi", etc. - Mica dicevano "Sardegna che avrebbe guidato...", "Arrivano i sardi", e così via... Peraltro anche questo periodo "sardo-piemontese" del Regno di Sardegna lo possiamo storicamente limitare al breve periodo (12 anni) 1847-1859, dopodiché, con le annessioni di diverse altre regioni italiane a seguito della seconda guerra d'indipendenza e dell'impresa garibaldina dei Mille, per un paio d'anni si poteva anche parlare d'un Regno di Sardegna "di nome, nel linguaggio ufficiale", ma "sardo-piemontese, o soltanto piemontese, per struttura amministrativa e impianto legislativo di base", ma comunque ormai "italiano nazionale, di fatto". Dopodiché, dopo un paio d'anni, per l'esattezza nel 1861, il nome del Regno fu cambiato per legge in "Regno d'Italia", e non ci furono più ambiguità. Tutte considerazioni, quelle di cui sopra, in base alle quali io direi: quando si esclama "Viva il Regno di Sardegna!" bisognerebbe prima essersi chiariti le idee su QUALE "Regno di Sardegna" (quello limitato all'omonima isola? Quello con capitale Torino, che radunava Sardegna, Nizza, Savoia, Aosta, Piemonte e Liguria? Oppure quello dalle Alpi lombarde alla Sicilia?).
Боже храни Короля, Спаси Сардинское Королевство! И слава Штандарту, Даруй его Королю! Да чахнет в нас душа наша и подтвердится доблесть Силой или ужасом никогда не бойся, о Царь! Боже храни Короля, Спаси Сардинское Королевство! И слава Штандарту, Даруй его Королю! Да чахнет в нас душа наша и подтвердится доблесть Силой или ужасом никогда не бойся, о Царь! Боже храни Короля, Спаси Сардинское Королевство! И слава Штандарту, Даруй его Королю!
@@italianknight25 Naturalmente la Sardegna, ad eccezione del titolo reale, ebbe maggiore importanza per i duchi di Savoia-Piemonte solo durante le guerre napoleoniche, quando il regno fu ridotto proprio a quest'isola. Carlo Alberto ha finalmente fuso le due parti del paese.
La Savoie a fait partis du Royaume de Sardaigne jusqu'en 1860. Cet hymne avait-il une version française? La Savoia fece parte del Regno di Sardegna fino a 1860. Chissà se c'era una versione francese di questo inno?
Non esiste la versione in francese perché pur essendo il francese usato a corte, ľitaliano era la lingua ufficiale, soprattutto in Piemonte e in Sardegna si parlava quasi esclusivamente solo il sardo.
Il ne peut y avoir de version française ou italienne, car cet hymne a été composé uniquement pour le royaume de Sardaigne, qui, jusqu'en 1848, ne comprenait que l'île. Les autres domaines de la Maison de Savoie ne partageaient que le monarque, pas les institutions (avec l'hymne et le drapeau) du Royaume de Sardaigne.
@@fabriziosavoldini8397 io sono un matto che ha cantato l'inno pontificio sul campo della battaglia di Castelfidardo, presso Loreto, dove ci fu la battaglia tra pontifici e piemontesi. Sono stato pure a porta Pia per una contro-manifestazione del XX Settembre e alla Tomba del Gen. Kanzler.
Lo stemma che hai messo é lo stemma di casa Savoia non dlo Stato Quello dello Stato, dal 1324 al 1848, é quello dei 4 mori. Vedi articolo su Wikipedia in inglese Flag of Sardinia.
@@diegone080 Credo che anche il Regno di Sardegna dei Savoia avesse mantenuto le stesse armi (ormai passate ad essere del Regno, non più della dinastia) di quello aragonese. Perché fino alla "Fusione Perfetta" del 1847, i domini Savoia di terraferma erano giuridicamente distinti dal Regno di Sardegna, essendo territori soltanto in unione personale delle corone (anzi, più esattamente: della persona regnante) ma distinti per il resto (un po' come Regno Unito e Canada o Australia oggigiorno, ovviamente col grosso discrimine che in questi di oggi comandano Parlamento e Governo, per cui l'unione personale è poco più che simbolica, mentre al tempo comandava il re - o duca - in persona, ragion per cui quando tale persona era la medesima, quando più territori condividevano lo stesso sovrano, era - a quel tempo - l'indipendenza delle corone e dei territori ad essere più teorica che reale. Almeno per la politica estera, l'entrata tutti quanti in guerra contro il comune nemico del sovrano, etc., perché sul piano delle leggi storiche e degli usi e costumi locali, le reciproche autonomie restavano).
Cunservet Deus su Re Salvet su Regnu Sardu Et gloria a s'istendardu Cuncedat de su Re! chi manchet in nois s'animu chi languat su valore Pro fortza o pro terrore Non apas suspetu, o Re. Cunservet Deus su Re Salvet su Regnu Sardu Et gloria a s'istendardu Concedat de su Re! chi manchet in nois s'animu chi languat su valore Pro fortza o pro terrore Non apas suspetu, o Re. Cunservet Deus su Re Salvet su Regnu Sardu Et gloria a s'istendardu Concedat de su Re!
Indro Montanelli ripeté più volte di aver votato per la Monarchia nel 1946, non per simpatie monarchiche o per la dinastia sabauda, ma perché riconosceva ai Savoia, pur con tanti difetti, il merito di aver voluto nell'800 l'unità dell'Italia, a tutti i costi. Una unità che, senza quel "collante", sentiva in pericolo. Forse non aveva torto (vedi le Regioni, sempre più disposte a far da se', contro l'interesse generale.).
@@alfredodistefanolaulhe2212 anticristiana? Insomma, io ho qualche dubbio. P.S. se essere odiati dalla chiesa significa essere anticristiani metà mondo lo è
Indro Montanelli diceva che l'Italia non è mai stata e mai sarà unita. Io, forzatamente italianizzato, sono molto orgoglioso di non sentirmi per niente italiano.
Ceduta da Cavour??? Ma chi, la Corsica? Macché! Semmai, ceduti nel 1859 (prima un accordo fra governi e poi il trattato di Torino, peraltro mai ratificato parlamentarmente) dal Regno di Sardegna al secondo Impero dei Francesi, più che altro per volere del governo Cavour (e di Napoleone III e della Francia, ovviamente) per guadagnarsi l'appoggio militare (obiettivamente determinante) della Francia contro gli austriaci nella seconda guerra d'indipendenza, furono il Ducato di Savoia e la Contea di Nizza. La Corsica è tutta un'altra storia. E la sua annessione da parte della Francia (prima era dei genovesi, ma era in rivolta indipendentista) data da (poco) prima della Révolution Française (e dunque anche prima dell'annessione della Liguria ai ricostituiti Stati Sabaudi (che avverrà solo nel 1814-1815, alla caduta di Napoleone). La vera vicenda delle mani francesi sulla Corsica la possiamo riassumere così: Ultimo quarto del '700: la Corsica, terra di chiarissima cultura e dialetti italiani (ovviamente con declinazione locale, come ovunque in tutta Italia) appartiene ai domini di Genova (che non riesce ad amministrarla bene, e la carica di tasse per cercar di ripianare il deficit proprio e la crisi del Banco di San Giorgio, autentica banca di Stato genovese). Però l'isola è in rivolta (anche a causa del malgoverno genovese). I corsi hanno trovato un leader illuminato e abile: Pasquale Paoli. Sotto la sua guida, si danno una Costituzione (scritta in lingua italiana, sia beninteso) di stampo moderno e liberale (la prima vera e propria Carta Costituzionale organica, di tipo moderno e progressista, autentica gloria della Corsica e dei Còrsi, che precede di pochi anni quella degli Stati Uniti, che anche ad essa si ispireranno). Questa Costituzione Corsa proclama la Repubblica, l'indipendenza dell'isola (nel quadro del panorama dei vari Stati italiani, si badi bene: indipendenza da Genova, non uscita dal mondo italiano), riafferma esplicitamente i caratteri linguistici e culturali italiani della Corsica, auspica una futura partecipazione paritaria della Corsica a una futuribile federazione di Stati italiani. I genovesi non riescono a venire a capo della rivolta. Allora chiedono l'aiuto militare del potente vicino: il Regno di Francia. Che lo concede e invia truppe. Ma che non dà nulla gratis, niente viene dato per niente, e, in cambio (proprio come fa oggigiorno l'UE) chiede gravose obbligazioni finanziarie. Genova, in difficoltà, accetta. Prima fase dell'intervento armato francese. La rivolta viene contenuta, anche se non spenta del tutto. A questo punto i francesi presentano il conto ai genovesi, che però non sono in grado di pagare (quantomeno a breve). Allora i francesi fanno presente ai genovesi che loro possono ancora andare avanti nella repressione militare della rivolta, ma delle due l'una: o i genovesi salderanno il debito a breve, oppure la Francia si ripagherà da sé, tenendosi la Corsica assoggettata alle loro armi. I genovesi, di fronte all'aut-aut (e alla prospettiva di rimanere finanziariamente debitori e al contempo di perdere pure l'isola, non riuscendo a contenerne la rivolta indipendentista, senza le armi francesi), si trovano in pratica col cappio al collo, prima protestano che i patti non erano quelli, che è un sopruso, ma poi finiscono per sottoscrivere (forzatamente) la cessione della Corsica alla Francia. Manco a dirsi, in tutti questi frangenti, della volontà (chiaramente espressa) del popolo Còrso di costituirsi in Repubblica propria, le cancellerie genovesi, parigine e di tutta Europa beatamente se ne fregano (democrazia? Autodeterminazione? Una bella pernacchia!). Seconda (e stavolta soverchiante) fase dell'intervento armato francese. I còrsi (Pasquale Paoli consenziente) tentano allora una mossa della disperazione: accettano di rinunciare alla pregiudiziale repubblicana pur di preservare almeno l'indipendenza e la loro cultura, modificano la loro Costituzione e accettano di diventare un Regno separato, con propria Costituzione comunque liberale, appannaggio d'una corona e dinastia d'un re di LORO scelta (non quello di Francia, ovviamente) e a cui LORO spontaneamente offrono la corona, dietro garanzia del rispetto d'una loro amplissima autonomia interna e culturale e linguistica (còrso-italiana) e, ovviamente, a patto che li difenda militarmente dai nemici (francesi in testa). E, non senza genialità, offrono la corona al principale nemico, in quel periodo storico, della Francia: al re del Regno Unito di Gran Bretagna (che era, in unione personale, anche re del Regno d'Irlanda - la fusione col Regno Unito di Gran Bretagna avverrà solo nel 1800-1801 - e Principe Elettore imperiale del Principato elettorale - anni dopo, Regno - di Hannover, nel Sacro Romano Impero, in pratica in Germania). La speranza è che l'interesse geopolitico britannico per il Mediterraneo e il loro interesse a contenere egemonie altrui in tale area (che fossero quelle francesi, o spagnole, od ottomane o tentativi russi d'affacciarsi su tale mare) spinga gli inglesi a impegnarsi militarmente contro la Francia, facendo poi della Corsica un protettorato largamente autonomo, come per le isole ionie veneziano-greche. La trovata della disperazione sarebbe anche intelligente, e il re britannico a titolo personale avrebbe anche accettato, ma tutto ciò arriva troppo tardi: la situazione militare s'è ormai consolidata troppo a vantaggio dei francesi, un eventuale intervento britannico sarebbe ad alto rischio di fallimento e dispendioso, pertanto il governo di Sua Maestà Britannica non s'impegna. È finita: i francesi prevalgono definitivamente, si installano, annettono la Corsica, spengono gli ultimi focolai di rivolta. Pasquale Paoli e molti altri indipendentisti sono costretti, se non vogliono rischiare la pelle, a fuggire all'estero, dove vivranno da esuli che invano busseranno a tante porte. FINE PRIMA PARTE (SEGUE)
(SEGUE): SECONDA PARTE: In questi frangenti, naturalmente, non mancano (come sempre accade) quelli che reputano più proficuo saltare sul carro del vincitore. Tra questi, il padre di Napoleone, indipendentista e seguace di Pasquale Paoli &c. a lungo, ma che poi, annusato come andrà a finire, e dove saranno da lì in poi le reali opportunità di fare carriera, tradisce la causa, i compagni e la patria (còrsa e italiana) e si butta nel campo francese, lasciando in punto di morte precise raccomandazioni a moglie e figli (che difatti non si faranno pregare) di seguire il suo esempio, in nome dei vantaggi e delle carriere (detto, fatto). Il futuro imperatore Napoleone B(u)onaparte nasce poche settimane dopo l'annessione alla Francia. Francese di passaporto per una questione di poche settimane, ma còrso e italiano per etinicità, cultura e lingua (a dispetto dei suoi futuri studi all'Accademia militare di Saint-Cyr nella Francia continentale e dei lunghi anni nei palazzi parigini del potere, continuerà fino alla morte a parlare francese con un pesante accento italiano). Un italiano, di pochi scrupoli e grandi abilità, di successo in Francia ed Europa, grazie al trampolino di lancio parigino (autentica fonte, in quei tempi, delle carriere) e grazie agli eserciti (parzialmente, ma non totalmente) francesi. Ma comunque anche lui uno che ripudiò e tradì la patria (còrsa e italiana) e perseguì l'opposto dei suoi interessi, in nome della carriera. La Corsica comunque rimase a lungo di largamente diffusi sentimenti antifrancesi, indipendentisti e italianeggianti (e linguisticamente italiana, ovviamente con declinazione dialettale còrsa, la più affine a quella toscana). Almeno fino al novecento e più oltre (per certi versi fino alla Seconda Guerra Mondiale). Anche l'ammirazione per Napoleone all'inizio non ci fu (anzi, a lungo fu visto con freddezza, come un venduto ai francesi), nonostante dal periodo (1848-1870) di governo di suo nipote Napoleone III egli avesse cercato in molti modi di promuovere anche nell'isola il culto della memoria dell'augusto zio. Culto che in pratica ha cominciato ad attecchire dopo la seconda guerra mondiale, anche grazie allo sforzo propagandistico gollista. Gli anni del fascismo parevano preludere a una pressione irredentistica da parte dell'Italia nei confronti della Corsica, ma le ambiguità mussoliniane al riguardo (prima si rivendica la Corsica, poi si sospendono le rivendicazioni, poi scoppia la guerra e la Francia s'arrende ma l'Italia la Corsica non la occupa, poi più tardi la occupa, però esita ad annettersela, poi in pratica la abbandona ai tedeschi finché non tornano i francesi) certo non giovarono alla causa dei còrsi filoitaliani. Da dopo la seconda guerra mondiale, il nazionalismo còrso ha preso ad essere declinato di nuovo nel senso indipendentista, più che in quello d'un ipotetico ricongiungimento allo Stato italiano (comunque pur sempre sottolineando la fondamentale appartenenza al mondo culturale italiano). Ma avvalendosi dei maggiori margini di manovra disponibili ai tempi nostri per gli interventi a direzione pubblica, la Francia dopo la seconda guerra mondiale ha esponenzialmente aumentato il processo di assimilazione e francesizzazione della Corsica: innanzitutto col diffondersi della scolarizzazione delle classi sociali più popolari e dell'istruzione pubblica (che è inflessibilmente soltanto in lingua francese standard), poi, dopo l'indipendenza dell'Algeria e la fuga forzosa di tanti francesi che vivevano lì (i cosiddetti "pieds noirs"), il reinserimento guidato dal governo parigino di molti di loro proprio in Corsica, con un (voluto) effetto di mutamento demografico e sostituzione etnica. Da ultimo, con la grande influenza sulle generazioni più giovani dei mezzi di comunicazione di massa (televisione, radio, pubblicità, giornali) e dei moderni social media (tutti in francese), con un effetto di massa di "sculturizzazione" e assimilazione. Oggi come oggi, la storica identità culturale e linguistica còrsa (sia nella sua più generale appartenenza al mondo culturale italiano, sia nelle sue più specifiche declinazioni regionale e locale) appare in grave declino e fortemente in pericolo, a rischio d'estinzione. Ecco, questa è la vera storia...
@@mariocoppadoro8617 Ma quale ceduta da Cavour?? Ma quando mai??? Si vada a leggere, se ne ha voglia, la vera storia che ho tratteggiato in un intervento qui sotto (avviso: è un po' lungo, tant'è vero che ho dovuto spezzarlo in due post consecutivi, ma credo che, avendo 5-6-7 minuti liberi, possa valerne la pena, per farsi un'idea della vera storia di come i francesi misero le mani sulla Corsica...).
Sicuramente avrebbero dovuto mantenere l'inno sardo o commissionare la marcia reale ad un musicista di Chiara fama che in quell'epoca l ' Italia era piena la marcia reale sembra una musica da operetta.
Gloria a Carlo Alberto, Vittorio Emanuele II e Umberto I! W la Patria, w lo Statuto e la fratellanza 🇮🇹
Viva il Regno di Sardegna!
Viva il Regno d'Italia
A lungo il "Regno di Sardegna" fu una cosa a sé stante (in pratica, solo l'omonima isola), ben separato/a dagli Stati subalpini (Ducato di Savoia, Principato di Piemonte, Contea di Nizza, etc.), per secoli neanche appannaggio di Casa Savoia ma degli Asburgo di Spagna, poi per un brevissimo periodo degli Asburgo d'Austria e infine, sì, appannaggio di Casa Savoia, ma solo in unione personale (un po' come Regno Unito, Canada, Australia, Nuova Zelanda di oggi, o se il paragone è troppo esagerato, diciamo allora come i suddetti fra le due guerre mondiali), con leggi, statuti e parlamenti feudali e uffici (e inni) distinti e separati (come si diceva in inizio), da quelli subalpini.
Solo dal 1847 (per effetto della famosa "Fusione perfetta", stranamente chiesta proprio dal Parlamento feudale della Sardegna) fu in effettiva unitarietà giuridica con Piemonte, Liguria, Nizza etc. - Ma, da lì, fu più "Sardo di nome ma mica tanto di fatto" che "Sardo veramente del tutto". E i contemporanei se n'erano ben accorti, difatti, al di fuori delle occasioni cerimoniali (in cui, allora sì, Sua Maestà era "Sua Maestà Sarda", l'esercito era l'Armata "Sarda", etc.) nel linguaggio di tutti i giorni parlavano di "Piemonte che avrebbe guidato l'unificazione italiana", del fatto che "arrivano i piemontesi", etc. - Mica dicevano "Sardegna che avrebbe guidato...", "Arrivano i sardi", e così via...
Peraltro anche questo periodo "sardo-piemontese" del Regno di Sardegna lo possiamo storicamente limitare al breve periodo (12 anni) 1847-1859, dopodiché, con le annessioni di diverse altre regioni italiane a seguito della seconda guerra d'indipendenza e dell'impresa garibaldina dei Mille, per un paio d'anni si poteva anche parlare d'un Regno di Sardegna "di nome, nel linguaggio ufficiale", ma "sardo-piemontese, o soltanto piemontese, per struttura amministrativa e impianto legislativo di base", ma comunque ormai "italiano nazionale, di fatto". Dopodiché, dopo un paio d'anni, per l'esattezza nel 1861, il nome del Regno fu cambiato per legge in "Regno d'Italia", e non ci furono più ambiguità.
Tutte considerazioni, quelle di cui sopra, in base alle quali io direi: quando si esclama "Viva il Regno di Sardegna!" bisognerebbe prima essersi chiariti le idee su QUALE "Regno di Sardegna" (quello limitato all'omonima isola? Quello con capitale Torino, che radunava Sardegna, Nizza, Savoia, Aosta, Piemonte e Liguria? Oppure quello dalle Alpi lombarde alla Sicilia?).
POST SCRIPTUM: beninteso, a fine medioevo, prima d'essere stato appannaggio degli Asburgo di Spagna, lo era stato dei Trastàmara d'Aragona...
concordo
E la nostra patria
*Avanti Savoia!*
Avanti Samedra
e quel che passa il convento.hanno avuto cadute di stile e sostanza ma coraggio e carattere non sono loro mai mancati.
oh no benzino napoloni no!
Sempre avanti Savoia!🇮🇹👑
gone but not forgotten
Viva il Regno!
FERT
Боже храни Короля,
Спаси Сардинское Королевство!
И слава Штандарту,
Даруй его Королю!
Да чахнет в нас душа наша
и подтвердится доблесть
Силой или ужасом никогда не бойся, о Царь!
Боже храни Короля,
Спаси Сардинское Королевство!
И слава Штандарту,
Даруй его Королю!
Да чахнет в нас душа наша
и подтвердится доблесть
Силой или ужасом никогда не бойся, о Царь!
Боже храни Короля,
Спаси Сардинское Королевство!
И слава Штандарту,
Даруй его Королю!
Grazie per aver unificato la nostra patria 🇮🇹❤️
Però ci hanno fatto perdere nissa
Tutte cazzate
@@H.M.KingGeorge 06.....?
@@italiamia ?
@@italiamia 99,87% per staccarsi dal regno con proteste successive a me sembra un po' illegale
Bunghjornu i sardi
E viva la Sardegna e ari a dapoi
Viva Cerdeña
Fides Est Regni Tutela
La storia del Regno di Sardegna sotto i Savoia è davvero interessante. Carlo Emmanuele lll era a mio avviso uno dei migliori re.
@@alexanderkaspari8787 assolutamente d'accordo, tuttavia fino a Carlo Alberto il rapporto con l'isola fu un po' altalenante
@@italianknight25 Naturalmente la Sardegna, ad eccezione del titolo reale, ebbe maggiore importanza per i duchi di Savoia-Piemonte solo durante le guerre napoleoniche, quando il regno fu ridotto proprio a quest'isola. Carlo Alberto ha finalmente fuso le due parti del paese.
@@alexanderkaspari8787 esattamente
Salus reipublicae suprema l'ex esto!!!
O anche......regni
A me piace molto.
Onore al regno sardo da Milano 🏴🤝🏻🇩🇰
concordo.
DANMARK DANMARK DANMARK
Il mio regno
*Written and sung in Sardinian, the closest living language to latin*
La Savoie a fait partis du Royaume de Sardaigne jusqu'en 1860. Cet hymne avait-il une version française?
La Savoia fece parte del Regno di Sardegna fino a 1860. Chissà se c'era una versione francese di questo inno?
Probable
Je crois que non, n' existe pas une version français. Et neanmoins italienne, soulament Sarde.
Non esiste la versione in francese perché pur essendo il francese usato a corte, ľitaliano era la lingua ufficiale, soprattutto in Piemonte e in Sardegna si parlava quasi esclusivamente solo il sardo.
If a french version would exist it would be in arpitan, since in the region of savoy there was spoken the savoyard dialect of the arpitan language.
Il ne peut y avoir de version française ou italienne, car cet hymne a été composé uniquement pour le royaume de Sardaigne, qui, jusqu'en 1848, ne comprenait que l'île. Les autres domaines de la Maison de Savoie ne partageaient que le monarque, pas les institutions (avec l'hymne et le drapeau) du Royaume de Sardaigne.
Viva Pio IX!
Viva l'Italia!
Oddio Pio IX...
Viva il papa re!
W il Re e i bersaglieri! W Porta Pia!
@@fabriziosavoldini8397 io sono un matto che ha cantato l'inno pontificio sul campo della battaglia di Castelfidardo, presso Loreto, dove ci fu la battaglia tra pontifici e piemontesi. Sono stato pure a porta Pia per una contro-manifestazione del XX Settembre e alla Tomba del Gen. Kanzler.
si ma senza pio
FERT
Che poi significherebbe? Non lo si sa mica….
Lo stemma che hai messo é lo stemma di casa Savoia non dlo Stato Quello dello Stato, dal 1324 al 1848, é quello dei 4 mori. Vedi articolo su Wikipedia in inglese Flag of Sardinia.
Grazie per l'informazione
Grazie per averlo precisato, come ho fatto anch'io prima di notare il tuo commento.
Quello è il regno di Sardegna aragonese, non quello dei savoia
@@diegone080 Credo che anche il Regno di Sardegna dei Savoia avesse mantenuto le stesse armi (ormai passate ad essere del Regno, non più della dinastia) di quello aragonese.
Perché fino alla "Fusione Perfetta" del 1847, i domini Savoia di terraferma erano giuridicamente distinti dal Regno di Sardegna, essendo territori soltanto in unione personale delle corone (anzi, più esattamente: della persona regnante) ma distinti per il resto (un po' come Regno Unito e Canada o Australia oggigiorno, ovviamente col grosso discrimine che in questi di oggi comandano Parlamento e Governo, per cui l'unione personale è poco più che simbolica, mentre al tempo comandava il re - o duca - in persona, ragion per cui quando tale persona era la medesima, quando più territori condividevano lo stesso sovrano, era - a quel tempo - l'indipendenza delle corone e dei territori ad essere più teorica che reale. Almeno per la politica estera, l'entrata tutti quanti in guerra contro il comune nemico del sovrano, etc., perché sul piano delle leggi storiche e degli usi e costumi locali, le reciproche autonomie restavano).
ruclips.net/video/J4P3vwDSpMw/видео.html
Viva il regno sardo👑
Cunservet Deus su Re
Salvet su Regnu Sardu
Et gloria a s'istendardu
Cuncedat de su Re!
chi manchet in nois s'animu
chi languat su valore
Pro fortza o pro terrore
Non apas suspetu, o Re.
Cunservet Deus su Re
Salvet su Regnu Sardu
Et gloria a s'istendardu
Concedat de su Re!
chi manchet in nois s'animu
chi languat su valore
Pro fortza o pro terrore
Non apas suspetu, o Re.
Cunservet Deus su Re
Salvet su Regnu Sardu
Et gloria a s'istendardu
Concedat de su Re!
a me piace tanto.
It's Old & Modern Italian?
It's sardinian
No no it's not Italian it's Sardinian
Evviva i Savoia
Compreso l'assassino che prima di sparare urlava "italiani di merda?" Non che avesse tutti i torti, a quanto pare...
Indro Montanelli ripeté più volte di aver votato per la Monarchia nel 1946, non per simpatie monarchiche o per la dinastia sabauda, ma perché riconosceva ai Savoia, pur con tanti difetti, il merito di aver voluto nell'800 l'unità dell'Italia, a tutti i costi.
Una unità che, senza quel "collante", sentiva in pericolo.
Forse non aveva torto (vedi le Regioni, sempre più disposte a far da se', contro l'interesse generale.).
Mi trovo d'accordo, Montanelli era un grande
@@alfredodistefanolaulhe2212 anticristiana? Insomma, io ho qualche dubbio.
P.S. se essere odiati dalla chiesa significa essere anticristiani metà mondo lo è
Solo Vittorio Emanuele II in risposta alla Breccia di Porta Pia, poi ritirata in punto di morte
Bo zi a me attualmente sembra che non ci sia problema di scissioni o secessioni lol
Indro Montanelli diceva che l'Italia non è mai stata e mai sarà unita. Io, forzatamente italianizzato, sono molto orgoglioso di non sentirmi per niente italiano.
Onori ai sardi e ai corsi, perchè io non ho scordato la Corsica fottuta dai francesi.
"Fottuta"...gliel'abbiamo venduta noi genovesi 😅😂
@@yurimameli3422 In realtà non fu così, non fu una vera vendita, ma fu in pratica estorta dai francesi. Ma sarebbe lungo da spiegare qui, ora.
Ceduta da Cavour???
Ma chi, la Corsica? Macché!
Semmai, ceduti nel 1859 (prima un accordo fra governi e poi il trattato di Torino, peraltro mai ratificato parlamentarmente) dal Regno di Sardegna al secondo Impero dei Francesi, più che altro per volere del governo Cavour (e di Napoleone III e della Francia, ovviamente) per guadagnarsi l'appoggio militare (obiettivamente determinante) della Francia contro gli austriaci nella seconda guerra d'indipendenza, furono il Ducato di Savoia e la Contea di Nizza.
La Corsica è tutta un'altra storia.
E la sua annessione da parte della Francia (prima era dei genovesi, ma era in rivolta indipendentista) data da (poco) prima della Révolution Française (e dunque anche prima dell'annessione della Liguria ai ricostituiti Stati Sabaudi (che avverrà solo nel 1814-1815, alla caduta di Napoleone).
La vera vicenda delle mani francesi sulla Corsica la possiamo riassumere così:
Ultimo quarto del '700: la Corsica, terra di chiarissima cultura e dialetti italiani (ovviamente con declinazione locale, come ovunque in tutta Italia) appartiene ai domini di Genova (che non riesce ad amministrarla bene, e la carica di tasse per cercar di ripianare il deficit proprio e la crisi del Banco di San Giorgio, autentica banca di Stato genovese). Però l'isola è in rivolta (anche a causa del malgoverno genovese).
I corsi hanno trovato un leader illuminato e abile: Pasquale Paoli. Sotto la sua guida, si danno una Costituzione (scritta in lingua italiana, sia beninteso) di stampo moderno e liberale (la prima vera e propria Carta Costituzionale organica, di tipo moderno e progressista, autentica gloria della Corsica e dei Còrsi, che precede di pochi anni quella degli Stati Uniti, che anche ad essa si ispireranno). Questa Costituzione Corsa proclama la Repubblica, l'indipendenza dell'isola (nel quadro del panorama dei vari Stati italiani, si badi bene: indipendenza da Genova, non uscita dal mondo italiano), riafferma esplicitamente i caratteri linguistici e culturali italiani della Corsica, auspica una futura partecipazione paritaria della Corsica a una futuribile federazione di Stati italiani.
I genovesi non riescono a venire a capo della rivolta.
Allora chiedono l'aiuto militare del potente vicino: il Regno di Francia.
Che lo concede e invia truppe.
Ma che non dà nulla gratis, niente viene dato per niente, e, in cambio (proprio come fa oggigiorno l'UE) chiede gravose obbligazioni finanziarie.
Genova, in difficoltà, accetta.
Prima fase dell'intervento armato francese. La rivolta viene contenuta, anche se non spenta del tutto.
A questo punto i francesi presentano il conto ai genovesi, che però non sono in grado di pagare (quantomeno a breve).
Allora i francesi fanno presente ai genovesi che loro possono ancora andare avanti nella repressione militare della rivolta, ma delle due l'una: o i genovesi salderanno il debito a breve, oppure la Francia si ripagherà da sé, tenendosi la Corsica assoggettata alle loro armi.
I genovesi, di fronte all'aut-aut (e alla prospettiva di rimanere finanziariamente debitori e al contempo di perdere pure l'isola, non riuscendo a contenerne la rivolta indipendentista, senza le armi francesi), si trovano in pratica col cappio al collo, prima protestano che i patti non erano quelli, che è un sopruso, ma poi finiscono per sottoscrivere (forzatamente) la cessione della Corsica alla Francia.
Manco a dirsi, in tutti questi frangenti, della volontà (chiaramente espressa) del popolo Còrso di costituirsi in Repubblica propria, le cancellerie genovesi, parigine e di tutta Europa beatamente se ne fregano (democrazia? Autodeterminazione? Una bella pernacchia!).
Seconda (e stavolta soverchiante) fase dell'intervento armato francese.
I còrsi (Pasquale Paoli consenziente) tentano allora una mossa della disperazione: accettano di rinunciare alla pregiudiziale repubblicana pur di preservare almeno l'indipendenza e la loro cultura, modificano la loro Costituzione e accettano di diventare un Regno separato, con propria Costituzione comunque liberale, appannaggio d'una corona e dinastia d'un re di LORO scelta (non quello di Francia, ovviamente) e a cui LORO spontaneamente offrono la corona, dietro garanzia del rispetto d'una loro amplissima autonomia interna e culturale e linguistica (còrso-italiana) e, ovviamente, a patto che li difenda militarmente dai nemici (francesi in testa).
E, non senza genialità, offrono la corona al principale nemico, in quel periodo storico, della Francia: al re del Regno Unito di Gran Bretagna (che era, in unione personale, anche re del Regno d'Irlanda - la fusione col Regno Unito di Gran Bretagna avverrà solo nel 1800-1801 - e Principe Elettore imperiale del Principato elettorale - anni dopo, Regno - di Hannover, nel Sacro Romano Impero, in pratica in Germania). La speranza è che l'interesse geopolitico britannico per il Mediterraneo e il loro interesse a contenere egemonie altrui in tale area (che fossero quelle francesi, o spagnole, od ottomane o tentativi russi d'affacciarsi su tale mare) spinga gli inglesi a impegnarsi militarmente contro la Francia, facendo poi della Corsica un protettorato largamente autonomo, come per le isole ionie veneziano-greche.
La trovata della disperazione sarebbe anche intelligente, e il re britannico a titolo personale avrebbe anche accettato, ma tutto ciò arriva troppo tardi: la situazione militare s'è ormai consolidata troppo a vantaggio dei francesi, un eventuale intervento britannico sarebbe ad alto rischio di fallimento e dispendioso, pertanto il governo di Sua Maestà Britannica non s'impegna.
È finita: i francesi prevalgono definitivamente, si installano, annettono la Corsica, spengono gli ultimi focolai di rivolta. Pasquale Paoli e molti altri indipendentisti sono costretti, se non vogliono rischiare la pelle, a fuggire all'estero, dove vivranno da esuli che invano busseranno a tante porte.
FINE PRIMA PARTE (SEGUE)
(SEGUE): SECONDA PARTE:
In questi frangenti, naturalmente, non mancano (come sempre accade) quelli che reputano più proficuo saltare sul carro del vincitore. Tra questi, il padre di Napoleone, indipendentista e seguace di Pasquale Paoli &c. a lungo, ma che poi, annusato come andrà a finire, e dove saranno da lì in poi le reali opportunità di fare carriera, tradisce la causa, i compagni e la patria (còrsa e italiana) e si butta nel campo francese, lasciando in punto di morte precise raccomandazioni a moglie e figli (che difatti non si faranno pregare) di seguire il suo esempio, in nome dei vantaggi e delle carriere (detto, fatto).
Il futuro imperatore Napoleone B(u)onaparte nasce poche settimane dopo l'annessione alla Francia. Francese di passaporto per una questione di poche settimane, ma còrso e italiano per etinicità, cultura e lingua (a dispetto dei suoi futuri studi all'Accademia militare di Saint-Cyr nella Francia continentale e dei lunghi anni nei palazzi parigini del potere, continuerà fino alla morte a parlare francese con un pesante accento italiano). Un italiano, di pochi scrupoli e grandi abilità, di successo in Francia ed Europa, grazie al trampolino di lancio parigino (autentica fonte, in quei tempi, delle carriere) e grazie agli eserciti (parzialmente, ma non totalmente) francesi. Ma comunque anche lui uno che ripudiò e tradì la patria (còrsa e italiana) e perseguì l'opposto dei suoi interessi, in nome della carriera.
La Corsica comunque rimase a lungo di largamente diffusi sentimenti antifrancesi, indipendentisti e italianeggianti (e linguisticamente italiana, ovviamente con declinazione dialettale còrsa, la più affine a quella toscana). Almeno fino al novecento e più oltre (per certi versi fino alla Seconda Guerra Mondiale). Anche l'ammirazione per Napoleone all'inizio non ci fu (anzi, a lungo fu visto con freddezza, come un venduto ai francesi), nonostante dal periodo (1848-1870) di governo di suo nipote Napoleone III egli avesse cercato in molti modi di promuovere anche nell'isola il culto della memoria dell'augusto zio. Culto che in pratica ha cominciato ad attecchire dopo la seconda guerra mondiale, anche grazie allo sforzo propagandistico gollista.
Gli anni del fascismo parevano preludere a una pressione irredentistica da parte dell'Italia nei confronti della Corsica, ma le ambiguità mussoliniane al riguardo (prima si rivendica la Corsica, poi si sospendono le rivendicazioni, poi scoppia la guerra e la Francia s'arrende ma l'Italia la Corsica non la occupa, poi più tardi la occupa, però esita ad annettersela, poi in pratica la abbandona ai tedeschi finché non tornano i francesi) certo non giovarono alla causa dei còrsi filoitaliani.
Da dopo la seconda guerra mondiale, il nazionalismo còrso ha preso ad essere declinato di nuovo nel senso indipendentista, più che in quello d'un ipotetico ricongiungimento allo Stato italiano (comunque pur sempre sottolineando la fondamentale appartenenza al mondo culturale italiano).
Ma avvalendosi dei maggiori margini di manovra disponibili ai tempi nostri per gli interventi a direzione pubblica, la Francia dopo la seconda guerra mondiale ha esponenzialmente aumentato il processo di assimilazione e francesizzazione della Corsica: innanzitutto col diffondersi della scolarizzazione delle classi sociali più popolari e dell'istruzione pubblica (che è inflessibilmente soltanto in lingua francese standard), poi, dopo l'indipendenza dell'Algeria e la fuga forzosa di tanti francesi che vivevano lì (i cosiddetti "pieds noirs"), il reinserimento guidato dal governo parigino di molti di loro proprio in Corsica, con un (voluto) effetto di mutamento demografico e sostituzione etnica. Da ultimo, con la grande influenza sulle generazioni più giovani dei mezzi di comunicazione di massa (televisione, radio, pubblicità, giornali) e dei moderni social media (tutti in francese), con un effetto di massa di "sculturizzazione" e assimilazione.
Oggi come oggi, la storica identità culturale e linguistica còrsa (sia nella sua più generale appartenenza al mondo culturale italiano, sia nelle sue più specifiche declinazioni regionale e locale) appare in grave declino e fortemente in pericolo, a rischio d'estinzione.
Ecco, questa è la vera storia...
@@mariocoppadoro8617 Ma quale ceduta da Cavour?? Ma quando mai???
Si vada a leggere, se ne ha voglia, la vera storia che ho tratteggiato in un intervento qui sotto (avviso: è un po' lungo, tant'è vero che ho dovuto spezzarlo in due post consecutivi, ma credo che, avendo 5-6-7 minuti liberi, possa valerne la pena, per farsi un'idea della vera storia di come i francesi misero le mani sulla Corsica...).
Ζήτω η Βυζαντινή Αυτοκρατορία....!!!!.....Σύντομα ο Αυτοκράτορας της Κωνσταντινούπολης θα σας ένωση και πάλι με τα ορθόδοξα αδέρφια σας......
Sardi 🤨👉🏻 👈🏻🤨Piemontesi
"che ci fai nel mio regno"
Il Regno era della Sardegna. Il Piemonte aveva solo il ducato di Savoia
Potevate dimenticare il veneto stavamo bene lo stesso
Viva il Re
FERT
Ma quale? Non siamo inglesi purtroppo
Il duca d'Aosta, Aimone
@@alessandrocaboni5882 i passati, viva Vittorio Emanuele di Savoia, Principe di Napoli!
@@italianknight25 no
Fert fert fert
Cosa vuol dire?
@@carlogambacurta548 è lo slogan di famiglia creato in tempi passati da un mio antenato ma che del significato si sono perse le tracce
@@VittorioEmanueleIIIDs grazie
@@carlogambacurta548 prego
Sounds like portugese 🧐
e la h ?
….magari sottotitoli in italiano corrente, sarebbero meglio….
Non trovo il testo difficile.
Lunga vita al Capo e Gran Maestro Sua Altezza Reale Vittorio Emanuele di Savoia!
Sua bassezza delle fogne
Ma quale GM? Vittorio Emanuele non era un Fratello...boja faus!
@@MrMoshedayan1 gran Maestro degli Ordini dinastici
@@emilianopreziosi4599 Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh, va bin! Per noi esiste un solo Gran Maestro.
Lunga vita al Duca Aimone, capo di casa Savoia e ai suoi due figli Umberto e Amedeo
Sicuramente avrebbero dovuto mantenere l'inno sardo o commissionare la marcia reale ad un musicista di Chiara fama che in quell'epoca l ' Italia era piena la marcia reale sembra una musica da operetta.
Proprio non son d'accordo.linno e lento e solenne ,certamente dinastico ,a me piace così.
L'unico inno solenne. Al confronto Marcia Reale e Fratelli d'Italia sembrano marcette.
Vero. Infatti è meglio Va' pensiero
Questo non è sardo, nemmeno campidanese
ma itte ser nande.. l'unica cosa di sardo che ha questo inno
ruclips.net/video/J4P3vwDSpMw/видео.html
Est Sardu Logudoresu
A ME pIAcE.LENTO E SOLENNE.E breve!
@@calasalos A ME PIACE