Ringrazio la Domus Orobica per avermi ospitato, e per creduto e aver lanciato sul suo canale il progetto "The Italian Way of War". Le mie presentazioni non hanno l'intenzione di raccontare lo svolgimento di campagne e battaglie specifiche, quanto di raccontare lo sviluppo dottrinale delle tattiche dell'esercito italiano dalla sua fondazione alla fine della Guerra Fredda, 1861 - 2000. Lo spunto nasce dall'assenza di un testo specifico sull'argomento [con la possibile eccezione di Filippo Stefani, Storia della dottrina e degli ordinamenti dell'esercito italiano, 3 voll, Roma 1984-1989], e dalla presenza di due opere che hanno fortemente stimolato il mio interesse: Military Effectiveness, edito da Alla R. Millet e Williamson Murray, 3 voll., Cambridge 1988, e Robert Citino, The German Way of War, Lawrence 2005. La domanda iniziale che mi sono posto è stata la seguente: esiste una via italiana alla guerra? Seguendo l'idea di Citino, e in base ai miei studi, ricerche e esperienze personali, la via italiana alla guerra prende il via nel corso del XVIII secolo, e il padre fondatore del nostro esercito, l'Armata Sarda, ha creato nel bene e nel male le basi tattiche, operative e strategiche dalle quali si sono sviluppate le nostre forze terrestri in tre secoli di storia. Le fonti utilizzate per questo video sono piuttosto numerose. Chi fosse interessato ad ulteriori approfondimenti, può scrivermi a giovanni.cerinobadone[chiocciola]gamailDOTcom
Livello altissimo, la grande professionalità del relatore si vede nel fatto che è riuscito a comunicare concetti tecnici con grande semplicità e senza annoiare. Una delle migliori conferenze, grazie davvero.
Il problema grosso è che per dei decenni i politici prospettavano di fare la guerra alla francia (quindi in montagna e difensiva) e poi si finiva sempre per attaccare l’austria.
Giovanni è un grande critico dell'arte della guerra italiana. Non si limita a quello che dicono i generali ed i protagonisti dell'epoca ma crea un ragionamento sulle possibili dinamiche e soluzioni ottimali per portare una pesante sconfitta ad una strutturata vittoria.
“Grave” e non “Greve” di Papadopoli. Le Grave di Papadopoli sono un'isola lambita dal Piave e compresa nei comuni di Maserada, Cimadolmo e, in minima parte, Spresiano. L'isola si è formata nel 1882 in seguito a un'alluvione che suddivise il corso del fiume in due rami. Quanto al toponimo, Grave ("ghiaie") si riferisce alla natura sassosa del luogo, mentre Papadopoli ricorda la ricca famiglia veneziana che ne fu proprietaria durante l'Ottocento. È l'isola fluviale italiana più estesa.
Bella conferenza, mentre l ascoltavo pesavo ai miei bisnonni, specialmente a Primo che partecipo agli eventi nell armata del duca di Aosta , e all unica foto che ho di lui , lo guardo in faccia e cerco di immaginare le sue emozioni , ovviamente non l ho conosciuto ,ma mi sono sempre sentito vicino a lui . Grazie
Sembra che questa tendenza dell'esercito Italiano ad una guerra di posizione sia più viva che mai, anzi... Basti vedere come i soldati intervengano in città per assolvere compiti di sicurezza pubblica. Dove negli altri paesi (Francia, Inghilterra) girano armati nelle stazioni ed aeroporti a gruppi di due o tre, dotati di armi moderne e probabilmente coordinati attraverso telecamere, in centrale a Milano i soldati a gruppi di 5,6 rimangono fermi davanti ai loro mezzi. E che pena per quei due soldati, ormai lì da anni, di sentinella fissa a Milano nei pressi di Porta Venzia sotto la casa di un qualche personaggio (magistrato, giornalista?).
01:29:27 prof. Badone, pochi mesi prima a Caporetto gli austro-ungarici avevano nella controffensiva il forte appoggio e punta di lancia nei tedeschi. Sul Piave poi i tedeschi, dopo l'aiuto dato, se n'erano andati. Questo ha omesso di dirlo. Il fatto determinante, a mio avviso, con l'arrivo di Diaz, oltre alla ricreazione dei soldati, rancio migliore, licenze ecc. è la responsabilizzazione del comando agli ufficiali sul campo, senza attendere i contrordini del comando centrale prima di ogni operazione. Un ufficiale tenente o capitano o maggiore decideva e perseguiva l'obiettivo. Ciò che esisteva già nell'esercito tedesco.
Buongiorno e grazie per il suo intervento. I reparti tedeschi rimasero presenti sul fronte italiano fino alla fine del 1917. A novembre erano in linea nel settore del Grappa-Tomba la 200.ID, la Jager.D e l'Alpenkorps bavarese - quello di Rommel per intenderci. A fronteggiarli c'erano le nostre 56^, 24^ e 17^ Divisione, sostituite queste ultime due a metà dicembre dalla 47e DIM francese, che condusse a fine anno un fortunato e vittorioso contrattacco che garantì- il possesso del Tomba. Tratteggiando in meno di un'ora la storia del Regio Esercito Italiano dal 1861 al 1918 molte cose sono state omesse, volontariamente o meno. Sul delegare e rendere maggiormente autonomi gli ufficiali inferiori, (Aspiranti, STen, Ten e Cap) ho i miei forti dubbi. A parte i reparti Arditi, le unità di fanteria ricevettero maggiore potenza di fuoco, ma la dottrina tattica fu, all'incirca, del tutto simile a quella dottata dall'esercito francese nel dicembre 1917, anche se mancavava ancora della sufficiente potenza di fuoco e articolazione tattica, per non parlare dei carri armati, che impedirono lo sviluppo di tattiche molto più manovriere, sia nel 1918 che nella decade successiva. Rimando per ulteriore approfondimenti anche al bell'intervento di Giovanni Cecini che trova qui. ruclips.net/video/QSc1ooHxvfA/видео.html
@@GiovanniCerinoBadone76 - Non ero al corrente che erano rimaste truppe tedesche in Italia sul finire del 1917. Sapevo che le forze francesi fecero a pezzi gli austro-ungarici sul Monte Tomba, però ignoravo che ci fossero anche i tedeschi. Sì Giovanni Cecini l'ho ascoltato diverse volte nei suoi interventi sui socials. Tra l'altro ho letto anche il suo libro sui generali di Mussolini. Vedrò sicuramente il video del cui link mi ha indicato. Grazie prof. Badone.
Posso permettermi un appunto? sono necessari tutti questi termini in creolo itanglese? la maggior parte sono pronunciati in maniere errata, incomprensibile o snaturati dal loro significato.
Re Vittorio era molto coraggioso ma non capiva niente di strategia militare. Vorrei sapere come mai gli inventori del modo moderno di cavalcare fossero così scarsi.
Solo una piccola precisazione: Palmiro Togliatti fu 'alpino' del 2° regg. e frequentò un corso all. uff. cpl. a Caserta nel 1918 che superò, senza però rivestire mai il grado in quanto contrasse una pleurite, ossia i giorni di assenza per malattia resero nullo il risultato. Si congedò infatti come caporal maggiore, grado che normalmente è conferito a chi non supera il corso. Peccato per la parte relativa al 1866 che - a mio parere - fu il vero anno della svolta nell’Italian Way of War. Sul modello tedesco fu istituita la Scuola di Guerra l’anno dopo, ma in realtà tutta la cultura italiana ebbe una svolta ‘hegeliana’ prendendo come riferimento l’idealismo tedesco come nel caso di Bertrando Spaventa. Quanto all'intelligence a Caporetto, le informazion c'erano ed erano pure vere, ma mancò la capacità di analisi, ovvero l'interpretazione, anche se sarebbe più corretto dire che alcuni non vollero nemmeno prenderle in considerazione.
Grazie Giovanni per le precisazioni su Togliatti. Sono d'accordo con te sul 1866: tale guerra merita una puntata dedicata. Pianificazione e approccio manovriero furono praticamente gli stessi di Madonna dell'Olmo del 1744, e di Adua del 1896.
Una cosa sulla quale mi piace che l'autore insista è che la Francia e non la Germania è sempre stato il nostro nemico storico più acerrimo. Amo la lingua e la cultura francesi ma la politica è un'altra cosa.
...Forse perché in fondo siamo paesi molto simili, con lingue e culture sorelle, con interessi e ruoli geopolitici sovrapponibili e quindi contrastanti, che ci portano inevitabilmente alla reciproca antipatia, anche nelle cose banali (basti pensare al calcio, alla cucina, alla moda, all'arte). Già, perché Francia e Italia si assomigliano più di quanto non vorremmo ammettere, anche se hanno alle spalle storie politiche diversissime (i nostri cugini d'oltralpe sono una compagine statale unitaria da almeno un millennio, mentre noi siamo riusciti ad unificarci soltanto un secolo e mezzo fa, e di conseguenza l'identità nazionale e politica del nostro paese è molto meno solida e matura): entrambi hanno una grande influenza culturale sul resto del mondo, hanno interessi geopolitici simili in Europa e nel Mediterraneo, nello sviluppo economico sono quasi alla pari, l'unico vantaggio che i francesi hanno su di noi è la forza militare. Difatti quando scoppia una crisi internazionale (specialmente in Africa) i francesi sono tra i primi ad intervenire militarmente, mentre noi agiamo sempre al seguito di missioni internazionali, in cui spesso ricopriamo un ruolo marginale.
Conferenza assolutamente ottima! Avrei preferito una disanima della sconfitta di Custoza che avrebbe evidenziato i problemi strutturali dell'esercito italiano già in fasce. Dissento dal giudizio critico sul testo di Rochat.
Anmetto di non averlo letto ma credo che nell'Italia liberale l'esercito servisse più a perdere le battaglie che a far da forza di polizia. Quanto agli alpini boh. Il battaglione Morbegno disertò in massa a fiume nel 1919
Interessante conferenza, con schemi tattici chiarissimi. Da vedere due volte per comprendere appieno tutti gli aspetti ( prendendo apputi per ulteriori approfondimenti esterni). Salvata in tre delle nostre playlist. In attesa della prossima puntata 1919-2004
Ottima conferenza complimenti. Un appunto: nella reggia di Venaria si menziona come il Piemonte avesse la più alta percentuale di uomini in armi in Europa secondo solo alla Prussia. Lo stesso DeMaistre fa riferimento al Piemonte come uno stato in arme. Il relatore invece cita un reclutamento di soldati Svizzeri che mi sembrerebbe a questo punto ridondante.
Ringrazio la Domus Orobica per avermi ospitato, e per creduto e aver lanciato sul suo canale il progetto "The Italian Way of War". Le mie presentazioni non hanno l'intenzione di raccontare lo svolgimento di campagne e battaglie specifiche, quanto di raccontare lo sviluppo dottrinale delle tattiche dell'esercito italiano dalla sua fondazione alla fine della Guerra Fredda, 1861 - 2000. Lo spunto nasce dall'assenza di un testo specifico sull'argomento [con la possibile eccezione di Filippo Stefani, Storia della dottrina e degli ordinamenti dell'esercito italiano, 3 voll, Roma 1984-1989], e dalla presenza di due opere che hanno fortemente stimolato il mio interesse: Military Effectiveness, edito da Alla R. Millet e Williamson Murray, 3 voll., Cambridge 1988, e Robert Citino, The German Way of War, Lawrence 2005. La domanda iniziale che mi sono posto è stata la seguente: esiste una via italiana alla guerra? Seguendo l'idea di Citino, e in base ai miei studi, ricerche e esperienze personali, la via italiana alla guerra prende il via nel corso del XVIII secolo, e il padre fondatore del nostro esercito, l'Armata Sarda, ha creato nel bene e nel male le basi tattiche, operative e strategiche dalle quali si sono sviluppate le nostre forze terrestri in tre secoli di storia.
Le fonti utilizzate per questo video sono piuttosto numerose. Chi fosse interessato ad ulteriori approfondimenti, può scrivermi a giovanni.cerinobadone[chiocciola]gamailDOTcom
Livello altissimo, la grande professionalità del relatore si vede nel fatto che è riuscito a comunicare concetti tecnici con grande semplicità e senza annoiare. Una delle migliori conferenze, grazie davvero.
Splendida, splendida conferenza!
Il problema grosso è che per dei decenni i politici prospettavano di fare la guerra alla francia (quindi in montagna e difensiva) e poi si finiva sempre per attaccare l’austria.
e già questo la dice lunga..
Grazie per questo video. Un caro saluto a Giovanni Cerino Badone.
Giovanni è un grande critico dell'arte della guerra italiana. Non si limita a quello che dicono i generali ed i protagonisti dell'epoca ma crea un ragionamento sulle possibili dinamiche e soluzioni ottimali per portare una pesante sconfitta ad una strutturata vittoria.
Lezione eccezionale! Da vedere e rivedere.
Una conferenza eccezionale, un piacere avervi assistito 👏👏👏
Aspettiamo con ansia la parte 2 (II GM) ma soprattutto 3 (Guerra fredda).
Live molto interessante (e con le mappe ben fatte e visibili). Grazie e aspetto le altre sul tema.
“Grave” e non “Greve” di Papadopoli. Le Grave di Papadopoli sono un'isola lambita dal Piave e compresa nei comuni di Maserada, Cimadolmo e, in minima parte, Spresiano.
L'isola si è formata nel 1882 in seguito a un'alluvione che suddivise il corso del fiume in due rami. Quanto al toponimo, Grave ("ghiaie") si riferisce alla natura sassosa del luogo, mentre Papadopoli ricorda la ricca famiglia veneziana che ne fu proprietaria durante l'Ottocento. È l'isola fluviale italiana più estesa.
Bella conferenza, mentre l ascoltavo pesavo ai miei bisnonni, specialmente a Primo che partecipo agli eventi nell armata del duca di Aosta , e all unica foto che ho di lui , lo guardo in faccia e cerco di immaginare le sue emozioni , ovviamente non l ho conosciuto ,ma mi sono sempre sentito vicino a lui . Grazie
Servizi sempre interessanti. Grazie.
Lezione interessantissima di altissimo livello complimenti
Sempre interessantissimo. Grazie
Un lavoro eccellente! Ancora grazie per le tante belle lezioni alla S.A. ( come dicevano gli antichi nessuno è profeta ....)
Complimenti per la bella conferenza 👍
Domus sempre una garanzia. Ottimo relatore
complimenti per questa live
Complimenti, ottima conferenza.👏👏👏
Molto interessante ed istruttivo. Mi ha dato molti spunti di riflessione e lettura.
Di disfatta in disfatta, Adua compresa , il soldato Italiano sarà sempre in grado di rialzarsi!
purtroppo non si vince rialzandosi ma mettendo al tappeto l'avversario
@@domusorobica2014 Concordo.Ma se non si è in grado di rialzarsi il nemico non lo stendi.
Meglio non avere nemici, si rischia di morire ed allora tutti i bei discorsi te li cacci in...
@dariotaddei i nemici li troverai sempre, anche se non li vuoi cercare.
Conferenza straordinaria! La parola conclusiva su Cadorna.
Gran bella conferenza, complimenti.
Sembra che questa tendenza dell'esercito Italiano ad una guerra di posizione sia più viva che mai, anzi... Basti vedere come i soldati intervengano in città per assolvere compiti di sicurezza pubblica. Dove negli altri paesi (Francia, Inghilterra) girano armati nelle stazioni ed aeroporti a gruppi di due o tre, dotati di armi moderne e probabilmente coordinati attraverso telecamere, in centrale a Milano i soldati a gruppi di 5,6 rimangono fermi davanti ai loro mezzi. E che pena per quei due soldati, ormai lì da anni, di sentinella fissa a Milano nei pressi di Porta Venzia sotto la casa di un qualche personaggio (magistrato, giornalista?).
Live da non perdere
Visto l'alto livello, le conferenze diverranno mai fruibili tramite podcast?
in šāʾ Allāh
Straordinario
Molto interessante, complimenti
grazie alla Domus e grazie al prof. Cerino Badone.
Viva domus orobica .grazie di esistere
Ottimo❗Semplicemente ottimo❗Come sempre, ottimo❗👋👋👋
Grazie ❤️
peccato non avere commentato - con il Suo specifico criterio di analisi - la guerra in Libia e Abissinia
01:29:27 prof. Badone, pochi mesi prima a Caporetto gli austro-ungarici avevano nella controffensiva il forte appoggio e punta di lancia nei tedeschi. Sul Piave poi i tedeschi, dopo l'aiuto dato, se n'erano andati. Questo ha omesso di dirlo. Il fatto determinante, a mio avviso, con l'arrivo di Diaz, oltre alla ricreazione dei soldati, rancio migliore, licenze ecc. è la responsabilizzazione del comando agli ufficiali sul campo, senza attendere i contrordini del comando centrale prima di ogni operazione. Un ufficiale tenente o capitano o maggiore decideva e perseguiva l'obiettivo. Ciò che esisteva già nell'esercito tedesco.
Buongiorno e grazie per il suo intervento. I reparti tedeschi rimasero presenti sul fronte italiano fino alla fine del 1917. A novembre erano in linea nel settore del Grappa-Tomba la 200.ID, la Jager.D e l'Alpenkorps bavarese - quello di Rommel per intenderci. A fronteggiarli c'erano le nostre 56^, 24^ e 17^ Divisione, sostituite queste ultime due a metà dicembre dalla 47e DIM francese, che condusse a fine anno un fortunato e vittorioso contrattacco che garantì- il possesso del Tomba. Tratteggiando in meno di un'ora la storia del Regio Esercito Italiano dal 1861 al 1918 molte cose sono state omesse, volontariamente o meno. Sul delegare e rendere maggiormente autonomi gli ufficiali inferiori, (Aspiranti, STen, Ten e Cap) ho i miei forti dubbi. A parte i reparti Arditi, le unità di fanteria ricevettero maggiore potenza di fuoco, ma la dottrina tattica fu, all'incirca, del tutto simile a quella dottata dall'esercito francese nel dicembre 1917, anche se mancavava ancora della sufficiente potenza di fuoco e articolazione tattica, per non parlare dei carri armati, che impedirono lo sviluppo di tattiche molto più manovriere, sia nel 1918 che nella decade successiva. Rimando per ulteriore approfondimenti anche al bell'intervento di Giovanni Cecini che trova qui. ruclips.net/video/QSc1ooHxvfA/видео.html
@@GiovanniCerinoBadone76 - Non ero al corrente che erano rimaste truppe tedesche in Italia sul finire del 1917. Sapevo che le forze francesi fecero a pezzi gli austro-ungarici sul Monte Tomba, però ignoravo che ci fossero anche i tedeschi. Sì Giovanni Cecini l'ho ascoltato diverse volte nei suoi interventi sui socials. Tra l'altro ho letto anche il suo libro sui generali di Mussolini. Vedrò sicuramente il video del cui link mi ha indicato. Grazie prof. Badone.
attesi sempre con trepidazione!! grazie
Posso permettermi un appunto?
sono necessari tutti questi termini in creolo itanglese?
la maggior parte sono pronunciati in maniere errata, incomprensibile o snaturati dal loro significato.
prisencolinensinainciusol ol rait
Bravissimo , la miglior conferenza vista su questo canale , vergognosa l'opera di riabilitazione di Cadorna che sta compiendo quel suo nipote .
Anche Barbero (che in linea di massima amo) ci sta mettendo del suo. Fa passare Cadorna come uno bravo
Bravissimo
Re Vittorio era molto coraggioso ma non capiva niente di strategia militare. Vorrei sapere come mai gli inventori del modo moderno di cavalcare fossero così scarsi.
Solo una piccola precisazione: Palmiro Togliatti fu 'alpino' del 2° regg. e frequentò un corso all. uff. cpl. a Caserta nel 1918 che superò, senza però rivestire mai il grado in quanto contrasse una pleurite, ossia i giorni di assenza per malattia resero nullo il risultato. Si congedò infatti come caporal maggiore, grado che normalmente è conferito a chi non supera il corso.
Peccato per la parte relativa al 1866 che - a mio parere - fu il vero anno della svolta nell’Italian Way of War. Sul modello tedesco fu istituita la Scuola di Guerra l’anno dopo, ma in realtà tutta la cultura italiana ebbe una svolta ‘hegeliana’ prendendo come riferimento l’idealismo tedesco come nel caso di Bertrando Spaventa.
Quanto all'intelligence a Caporetto, le informazion c'erano ed erano pure vere, ma mancò la capacità di analisi, ovvero l'interpretazione, anche se sarebbe più corretto dire che alcuni non vollero nemmeno prenderle in considerazione.
Grazie Giovanni per le precisazioni su Togliatti. Sono d'accordo con te sul 1866: tale guerra merita una puntata dedicata. Pianificazione e approccio manovriero furono praticamente gli stessi di Madonna dell'Olmo del 1744, e di Adua del 1896.
@@GiovanniCerinoBadone76 Grazie! Ci risentiremo dopo la mia cataratta! Manca poco per fortuna ...
Una cosa sulla quale mi piace che l'autore insista è che la Francia e non la Germania è sempre stato il nostro nemico storico più acerrimo. Amo la lingua e la cultura francesi ma la politica è un'altra cosa.
...Forse perché in fondo siamo paesi molto simili, con lingue e culture sorelle, con interessi e ruoli geopolitici sovrapponibili e quindi contrastanti, che ci portano inevitabilmente alla reciproca antipatia, anche nelle cose banali (basti pensare al calcio, alla cucina, alla moda, all'arte). Già, perché Francia e Italia si assomigliano più di quanto non vorremmo ammettere, anche se hanno alle spalle storie politiche diversissime (i nostri cugini d'oltralpe sono una compagine statale unitaria da almeno un millennio, mentre noi siamo riusciti ad unificarci soltanto un secolo e mezzo fa, e di conseguenza l'identità nazionale e politica del nostro paese è molto meno solida e matura): entrambi hanno una grande influenza culturale sul resto del mondo, hanno interessi geopolitici simili in Europa e nel Mediterraneo, nello sviluppo economico sono quasi alla pari, l'unico vantaggio che i francesi hanno su di noi è la forza militare. Difatti quando scoppia una crisi internazionale (specialmente in Africa) i francesi sono tra i primi ad intervenire militarmente, mentre noi agiamo sempre al seguito di missioni internazionali, in cui spesso ricopriamo un ruolo marginale.
Conferenza assolutamente ottima! Avrei preferito una disanima della sconfitta di Custoza che avrebbe evidenziato i problemi strutturali dell'esercito italiano già in fasce. Dissento dal giudizio critico sul testo di Rochat.
Anmetto di non averlo letto ma credo che nell'Italia liberale l'esercito servisse più a perdere le battaglie che a far da forza di polizia. Quanto agli alpini boh. Il battaglione Morbegno disertò in massa a fiume nel 1919
Non mi capaciteró mai di come la Marmora sia riuscito a perdere 2 volte la stessa battaglia, la seconda oltretutto in modo tragicomico.
Grazie.
Grazie a te!
Interessante conferenza, con schemi tattici chiarissimi. Da vedere due volte per comprendere appieno tutti gli aspetti ( prendendo apputi per ulteriori approfondimenti esterni). Salvata in tre delle nostre playlist.
In attesa della prossima puntata 1919-2004
seconda puntata 1918-1945
@@domusorobica2014 già pubblicata? Non l'ho trovata nelle playlist
@@cosedamondo non ancora fatta, era in programma ma il capitano s'è infortunato
Tappe della disfatta, gran bel libro.
grande lettura
👏🏻👏🏻👏🏻
Scuola di strategia e tattica militare per principianti.
Quando la Domus vorrà aprire le iscrizioni per corsi serali 😁?
Video interessante, esiste una bibliografia dei fatti narrati? grazie
non uno studio specifico, quanto ai fatti narrati coprono un arco temporale di 80 anni per cui probabilmente la bibliografia è sterminata
Ottima conferenza complimenti. Un appunto: nella reggia di Venaria si menziona come il Piemonte avesse la più alta percentuale di uomini in armi in Europa secondo solo alla Prussia. Lo stesso DeMaistre fa riferimento al Piemonte come uno stato in arme. Il relatore invece cita un reclutamento di soldati Svizzeri che mi sembrerebbe a questo punto ridondante.
arruolamento dei coscritti per la territoriale e mercenari come truppe operative
Ci sarà un seguito?
a brevissimo
Legnago
Stato maggiore di Cadorna e pieno di giovani.
Certo che era pieno di giovani, il generalissimo non voleva persone che si arrischiassero a contraddirlo.
La Sardegna come e'stata rafforzata?
Livello Accademia Militare
Si magari ....
1861/ 1863 guerra civile sud . Rappresaglie grande sofferenza civili
a settembre partiamo con il risorgimento
Interessante ma... Aridatece Cimmino!
Sono d'accordo! 😎
Bravissimo scriva un libro!!!