L'economia della conoscenza.
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- Опубликовано: 16 сен 2024
- Se le nuove tecnologie ridurranno l'occupazione nei settori tradizionali, e se
la crescita dell'economia non sarà sufficiente per assorbire la cospicua
disoccupazione che si sta creando, che cosa accadrà?
Quando i Populisti
arriveranno alla conclusione che sono le innovazioni e non gli emigranti e
neppure i beni importati dai Paesi emergenti la causa della stagnazione
salariale, e della diseguaglianza, che cosa accadrà?
Si cercherà di imporre -
per avere stabilità sociale - il congelamento delle nuove tecnologie?
Il timore è che cresceranno i lavori che richiedono o una qualificazione molto elevata, oppure molto bassa...
Bibliografia
- Francesco Farina - Lo stato sociale. Storia, politica ed economia - capitolo 11
- Torben Iversen e David Soskice - Democracy and Prosperity: Reinventing Capitalism through a Turbulent Century Hardcover - capitolo 4
[PB] I libri citati da Giorgio
- Francesco Farina - Lo stato sociale. Storia, politica ed economia - capitolo 11
- Torben Iversen e David Soskice - Democracy and Prosperity: Reinventing Capitalism through a Turbulent Century Hardcover - capitolo 4
Giorgio Arfaras, lo ascolterei per giorni. Bravissimo a far comprendere gli argomenti che spiega. Grazie mille a Liberi Oltre
riesce a conciliare aderenza ala realtà con semplicità e umorismo in un modo incantevole :)
È sempre interessante ascoltare Giorgio Arfaras e anche divertente con gli esempi che fa!
Giorgio Arfaras è la scoperta più bella da quando seguo Liberi Oltre
Bellissima live, grazie a tutti
Questi video creano....dipendenza.
Grazie
Cari LiberiOltre,
prima di tutto grazie per questa live! Grazie a Giorgio per essere partito da Adamo ed Eva ed essere stato chiaro, semplice e dritto al punto per tutta la durata del video e grazie a Paolo per aver mediato il tutto.
Al min 53:33 viene riassunto il problema principale come segue:
accettiamo un'economia stagnante (nanoimprese, burocrazia, partite IVA) e ridistribuiamo il poco che produciamo e andiamo avanti cosí - oppure accettiamo la crescita dell'economia con lo sviluppo tecnologico che in un primo momento inevitabilmente aumenta le diseguaglianze per poi ridistribuire a posteriori?
È palese che, almeno in linea teorica e guardando alla societá intera, la seconda strategia sia quella piu produttiva.
la mia domanda concerne la ridistribuzione a posteriori:
come facciamo a essere sicuri (e a convincere a questo punto dato che siamo in democrazia chi non é disposto a guardare oltre la collina della sua partita IVA) che la ridistribuzione a posteriori avvenga con successo senza che fenomeni di corruzione favoriscano il passaggio da un'economia regolata dagli Stati a un'economia dove le grandi aziende diventano cosí potenti da non rientrare nemmeno piu nello schema di ridistribuzione? (penso alle grandi aziende americane che pagano zero tasse).
E ammesso che i grandi centri produttivi del Paese siano disposti a ridistribuire: in che percentuale lo si dovrebbe fare perché anche il bracciante calabrese trasferitosi a Torino per lavorare alla Fiat abbia dei vantaggi concreti e in un limite di tempo che sia disposto ad accettare?
Vi ringrazio immensamente se vorrete rispondere alle mie domande!
Una delle vostre puntate migliori, il vostro scambio è sempre pertinente e dinamico, grazie davvero, non vedo l'ora di sentirvi sviscerare la questione del merito, è stata così esasperatamente banalizzata nel dibattito corrente
Grazie per questo contenuto con Giorgio e Paolo
Tutto molto interessante. Grazie
Rubrica top, chiara ed ecumenica.
Spammatele abbbestia!!!
Video interessantissimo.
Complimenti come sempre.
Ragionamento:
Ma se la tecnocrazia fosse integrata con forme di partecipazione democratiche? Quindi una democrazia divisa per ambiti di conoscenza potrebbe ad esempio consentire ad ognuno di esprimersi solo limitatamente a quanto studiato ed eleggere rappresentanti solo per il proprio ambito con programmi circoscritti all’ambito stesso.
Un modo diverso per aiutare chi si trova e si troverà nell'ampia fascia sociale mediana non potrebbe essere quella che lo Stato (in modo diretto o meglio indiretto) fornisca gli strumenti di formazione che aiutino a migliorarsi? Accesso a scuole di formazione, MOOC e simili? Così i soldi sarebbero spesi per aiutare a formarsi con vantaggi per il singolo e la comunità?
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rif minuto 20:00 - apprezzatissima la citazione di zalone :) tutto quello che creiamo come umanità ci parla di chi siamo e cosa vogliamo, senza distinzione tra cultura alta e bassa :)
Sull'Istruzione il discorso funziona fino a un certo punto. Le lezioni erano già riproducibili prima coi libri. Ma le biblioteche non hanno sostituito i professori, anzi. Certo la resa forse non è la stessa; ascoltare Feynman e leggere le sue lezioni di fisica non è la stessa cosa, ma nei contenuti non cambia nulla.
Ci sono due aspetti che sono legati. Uno è l'importanza, nell' insegnamento, del rapporto umano e interpersonale (chiunque abbia insegnato online negli scorsi anni ha visto che è molto poco sostituibile, semmai parzialmente integrabile). Un altro, legato a quello, è la possibilità di interazione diretta. ovvero quello di fare domande, discussioni e di avere una guida diretta. Il professore non parla ma spiega (o almeno dovrebbe), e il farti capire le cose per ora una macchina non riesce a farlo.
(Se poi in qualche momento del futuro anche questo sarà sostituito da professori nel metaverso con AI vedremo.)
Vabbè, detta così sembra quasi che la nostra furia di innovare sia qualcosa di titanico e faustiano, una volontà di spazzare via tutto ciò che è umano: addirittura creare intelligenze artificiali che sostituiscano i professori? E perché allora non creare delle IA che vivano per noi, così ci possiamo estinguere e farla finita?
L'innovazione deve seguire un'etica, deve servire a farci vivere meglio; meno lavori per tutti a causa delle macchine? Benissimo, tutti si dovrà lavorare 6 ore al giorno, poi 4, ecc., completamente a prescindere da produttività e parametri validi per la società attuale, ma non necessariamente validi per una società da ridisegnare.
Ciò che deve rimanere come unico riferimento costante, sempre e comunque, è il miglioramento della qualità della vita dell'essere umano.
@@andreagalasso5586 L'abbiamo gia provata in italia questa cosa. Abbiamo frenato l'innovazione a tutti i costi perché creava disuguaglianza. Il risultato? Le invenzioni le hanno fatte negli Stati Uniti per esempio. E quello che ha inventato RUclips per esempio non ti darà mai i benefici di quello che ha inventato se non paghi (o guardi la pubblicità, quindi paghi). Finché sarà libero non lo farà mai. L'innovazione sempre più veloce è INELUTTABILE, a meno di togliere le libertà fondamentali a tutti impedendogli di inventare. Togliere queste libertà non può che portare alla povertà o alla violenza. Perché chi avrà voglia di inventare, andrà sempre in quel metro quadro di mondo dove avrà più libertà di farlo.
@@marcoturra5086, va benissimo innovare, anzi si deve, ma lo scopo dev'essere il miglioramento della qualità della vita degli umani.
@@andreagalasso5586 E lo è. Ignori come ha già migliorato e continua a migliorare ogni giorno la vita di miliardi di persone?
@@marcoturra5086, assolutamente no, anzi, non sono ingenuo; però l'ha anche peggiorata a molti in occidente che si scontrano con la disoccupazione o con la più subdola sottoccupazione (chi lavorerebbe volentieri a tempo pieno ma è costretto ad esempio a lavorare 5 ore in una settimana al mese, quindi di media un'ora e un quarto alla settimana, ed è follemente considerato occupato dalle statistiche!).
Bisogna migliorare da tutti i lati, non solo da uno.
Mammete e pappete ❤️
Un minuto di silenzio per la celebre Orchestra Sinfonica di Forlì 🥀 😢
Cosa si intende x 'fare a pezzi ' le nano imprese e le PI?
D'accordissimo sulla burocrazia e, per essere più precisi, sulla gestione dell'amministrazione che della società della conoscenza se ne sbatte alquanto
Farle crescere o farle chiudere, in particolare le meno efficienti.
Quali sono i libri che voleva consigliare Giorgio sull'argomento?
minuto 20:55
Aggiunti ora in descrizione, grazie.
@@pibizza Grazie. Sarebbe bello se in questa rubrica di Arfaras lo si facesse più spesso di consigliare libri da mettere in descrizione. Ho iniziato a leggiucchiare quel libro di Soskice e Iversen e sembra molto interessante, anche se alcune anticipazioni le abbiamo già avute in questa live
Come dice Taleb con i computers siamo passati dal Mediocristan all'Extremistan...
No, non è la lezzi, che era una semplice impiegata…, poi “ministro per il sud”, ma la castelli…che ha dato 4 esami in “economia”…🤮
Corretto. A volte la memoria fa brutti scherzi.
Fino a che punto la destra svedese vince su questo e invece vince sulla questione " sicurezza/ immigrazione/ identità" ?
Non conosco molto la politica svedese. Per il pochissimo che so sembra piu' un problema di gestione dell'immigrazione.
Mr. Arfaras ha un solo pregio : usa una grande intelligenza con enorme intelligenza