Concordo al 100%. Vedo bambini che già a 2-3 anni mostrano i primi segni di stress e nevrosi. Ormai gli asili nido sono diventati dei piccoli 'centri di formazione' dove i bambini svolgono una serie di attività didattiche già pianificate. I genitori ovviamente sono ignari delle conseguenze di tutto ciò e sono anzi orgogliosi perchè il loro bambino all'asilo fa 'un sacco di cose'. Poi questi bimbi, quando tornano a casa, abituati all'iperattività, vanno in angoscia se non hanno qualcosa da fare, per riempire il tempo. Il tutto ovviamente prosegue man mano che i ragazzi crescono, abituandosi a non avere tempo libero, in modo da diventare in sostanza già dei piccoli impiegati, pronti per il futuro mercato del lavoro e del consumo.
Da mamma confermo che i miei figli, dopo una settimana di scuola, sport, musica e attività extra, il weekend vogliono solo essere liberi di non fare nulla, non vogliono nemmeno uscire, diventano passivi.
Interessante...grazie. Avrei piacere di sentire qualcosa sull'autoregolazione nei bambini piccoli...sono un'educatrice e lavoro in un nido d'infanzia. Grazie
Margherita Tulipano: Hai ragione, i momenti di noia sono preziosi, i bambini possono stare lì a fare niente, ciondolare o inventarsi qualcosa per superare la noia. I bambini dovrebbero avere la libertà di giocare, da soli o in compagnia, libertà di avere tempo per farlo. Il tempo manca, sempre di più, ai genitori e di conseguenza anche ai bambini, collocati dopo la scuola a destra e a manca fino all'ora di cena. I genitori devono lavorare tanto, troppo, non hanno altra scelta che invogliarli (talvolta obbligarli) a una, due, tre attività extrascolastiche. Un bambino che frequenti il tempo pieno è sveglio dalle 7 e prima delle 17 non torna a casa: già con questo ha lavorato quanto un adulto, all'ora di cena è stremato e irritato. Non sorprende che i genitori pensino che tutto ciò sia un bene per il bambino, è l'antipedagogia presentata e imposta come pedagogia.Condivido chi ha detto che anche la scuola materna è diventata un corso intensivo di formazione! Era meglio quando era peggio? Per molti aspetti penso proprio di sì. Ricordo la mia infanzia, la mia preadolescenza... stavo molto all'aperto da sola o con chi c'era in quel momento; giochi con l'acqua e la terra, oggetti trovati in giro, nascondino, pallone, bambole, il cane, il gatto, la bicicletta, le marachelle, le sgridate della mamma, i litigi, le riconciliazioni, pane e marmellata per merenda, tornare a casa sporchi e sbucciati... e nei giorni di pioggia, nei momenti di noia, un libro, le tempere, il collage, aiutare la mamma a impastare la pizza...
Non c'e' cosa peggiore delle "forzature" nei confronti dei bambini! Le frustrazioni dei genitori si scaricano sui figli che sono costretti a seguire i sogni irrealizzati dei genitori... Ma,spesso accade che ottengono un effetto negativo,stancandoli oltremodo,togliendo loro la fantasia , il gioco,in sintesi,la liberta' di sognare di pensare legittimamente in base alla loro eta'...Poi ,saranno i genitori ad assecondare,a guidare la pianticella,dandole il giusto supporto... Non pretendere che i bambini ragionino con la mente dei grandi... Altamente negativo,deleterio, per la loro crescita materiale e spirituale!
La psico-apatia potrebbe essere anche collegata all'eccesso di informazioni? Alla facilità con cui possiamo informarci e guardare qualsiasi cosa quando e dove vogliamo? O sono fuori rotta?
Io penso di si, perché l'apatia di solito fa il paio con un estrema consapevolezza. Tutti tendiamo a volerci dimostrare ipercolti ed intelligenti come se fosse cosa saggia, ma le parole stupidità e stupore condividono la stessa radice etimologica non a caso. Vale davvero la pena vivere senza provare meraviglia per nulla? Inoltre credo che l'estrema facilità con cui troviamo informazioni (e distrazioni) possa in qualche modo collegarsi ad un'atrofizzazione della capacità immaginativa, e con essa della progettualità di una persona. Senza la capacità di proiettarsi nel futuro la persona perde slancio.
Ma certamente, avendo tutto pronto, sottomano, tutto già fatto, si annulla la creatività e la fantasia, che sono i motori del fare, il passatempo che impedisce la noia, da sempre. È questo l'enorme problema della rete, la parte più negativa, soprattutto perché mancano filtri adeguati, si può accedere a tutto. Non è per essere nostalgici, anzi, ma quando non c'erano internet e i cellulari, si aveva SEMPRE qualcosa da fare, non ci si annoiava mai perché la mente era sempre in moto per ideare, inventare e creare cose da fare e provare... Questo manca drammaticamente a questa generazione.
...il concetto riguardo alla percezione emotiva è un pò confuso...Alexander Lowen, il padre della bioenergetica parla di "paura di vivere" ed ancora prima, il suo Maestro Wihlelm Reich parla di corazza caratteriale...Galimberti parla benissimo, grande stima, ma in tutto quel che dice manca sempre " il corpo" veicolo nel quale si manifestano le emozioni. Contrariamente alla ratio che rappresenta un concetto logico funzionale di natura quasi computazionale il corpo sente la vita vera, quella che avertono i bambini attraverso le emozioni forti della vita e per le quali non sanno darsi una ragione e si difendono bloccando la vita stessa attraverso il blocco del respiro e quindi delle emozioni!!
Mhhh, non so mi sembra strana questa cosa, secondo me dipende pure da come un bambino, o un adolescente, elabora questi stimoli. Se un bambino ha tante passioni, e senza forzature, vuole lui stesso lanciarsi in queste cose, con la libertà di decidere se e quando smettere, allora non penso ci siano problemi. Se invece un bambino è forzato ad imparare e studiare un sacco di cose, con molte pressioni esterne, allora ovvio che si sentirà stressato. Andrebbe fatta questa differenza.
@@BrunoMereu non è vero che l'ambiente trasmette le passioni. Mia figlia studia pianoforte da quando aveva 7 anni e in famiglia n on c'era nessuno appassionato o che facesse musica, anzi pensavamo fosse una fantasia da bambina. Invece no... È un suo talento. Come altre cose.... Concordo che bisogna fare una distinzione su ciò che vogliono i bimbi e cosa si aspettano i genitori da loro.
@@Quadr1foglio mi permetta di dirle che sta facendo un po' di confusione. L'ambiente esterno non è solo la famiglia. Io sono diventato pianista, nonostante sia cresciuto in una famiglia dove nessuno ha mai studiato musica. Toccai per la prima volta il pianoforte all'asilo. Nel salone della ricreazione ce n'era uno lasciato in disparte, come se fosse stato un mobile vecchio abbandonato a se stesso. Un giorno mi decisi incuriosito di aprire il coperchio dei tasti e di vedere cosa sarebbe accaduto toccandoli. Da quel giorno non volli fare altro per il resto della mia vita. Il talento e le passioni vanno coltivate ma prima ancora stimolate. Che sia il caso o altro, poco importa; basta che non derivi da forzature. L'ambiente esterno può suscitare o imporre entrambe. Sta ai genitori capire. Purtroppo spesso capiscono poco o non ascoltano i figli.
@@Quadr1foglio i nostri comportamenti possono essere innati o rinforzati dall' ambiente e da come lo interpretiamo. Culturalmente la maggior parte di cio che facciamo è influenzato dall ambiente (paese, classe sociale, frequentazioni, mode, periodo storico, valori condivisi e/o appresi, ecc.) in tutti i contesti possibile di scelta
Quel che dici e' corretto, ma Galimberti credo si rivoga allo standard cognitivo, senza inserire le variabili che giustamente evidenzi. Molta parte della gestione emotiva del bambino dipende infatti sia dai genitori, nella speranza che non vogliano girare sui figli i propri insuccessi, sia dagli ambienti all'interno dei quali i bambini si troveranno ad interagire. Se saranno stimolanti i bimbi saranno educati alla passione, diversamente, al di là del talento che nel tempo potrà essere piu' o meno manifestato, sarà difficile. Conosco tanti bimbi e adolescenti che non essendo stati educati ad interessarsi ed a chiedersi il perche' delle cose vivono di routine e senza entusiasmo, pur avendo dentro di se tanto potenziale.
Analisi eccelsa, come Lei sa sempre fare, grazie
🥰
Alleluia.
Finalmente qualcuno che ha capito
Concordo al 100%. Vedo bambini che già a 2-3 anni mostrano i primi segni di stress e nevrosi. Ormai gli asili nido sono diventati dei piccoli 'centri di formazione' dove i bambini svolgono una serie di attività didattiche già pianificate. I genitori ovviamente sono ignari delle conseguenze di tutto ciò e sono anzi orgogliosi perchè il loro bambino all'asilo fa 'un sacco di cose'. Poi questi bimbi, quando tornano a casa, abituati all'iperattività, vanno in angoscia se non hanno qualcosa da fare, per riempire il tempo. Il tutto ovviamente prosegue man mano che i ragazzi crescono, abituandosi a non avere tempo libero, in modo da diventare in sostanza già dei piccoli impiegati, pronti per il futuro mercato del lavoro e del consumo.
Da mamma confermo che i miei figli, dopo una settimana di scuola, sport, musica e attività extra, il weekend vogliono solo essere liberi di non fare nulla, non vogliono nemmeno uscire, diventano passivi.
Sono assolutamente d'accordo con lei!! È dannoso stressarli troppo.
Grazie...interessantissimo
Interessante...grazie.
Avrei piacere di sentire qualcosa sull'autoregolazione nei bambini piccoli...sono un'educatrice e lavoro in un nido d'infanzia.
Grazie
Margherita Tulipano: Hai ragione, i momenti di noia sono preziosi, i bambini possono stare lì a fare niente, ciondolare o inventarsi qualcosa per superare la noia.
I bambini dovrebbero avere la libertà di giocare, da soli o in compagnia, libertà di avere tempo per farlo. Il tempo manca, sempre di più, ai genitori e di conseguenza anche ai bambini, collocati dopo la scuola a destra e a manca fino all'ora di cena. I genitori devono lavorare tanto, troppo, non hanno altra scelta che invogliarli (talvolta obbligarli) a una, due, tre attività extrascolastiche. Un bambino che frequenti il tempo pieno è sveglio dalle 7 e prima delle 17 non torna a casa: già con questo ha lavorato quanto un adulto, all'ora di cena è stremato e irritato. Non sorprende che i genitori pensino che tutto ciò sia un bene per il bambino, è l'antipedagogia presentata e imposta come pedagogia.Condivido chi ha detto che anche la scuola materna è diventata un corso intensivo di formazione!
Era meglio quando era peggio? Per molti aspetti penso proprio di sì. Ricordo la mia infanzia, la mia preadolescenza... stavo molto all'aperto da sola o con chi c'era in quel momento; giochi con l'acqua e la terra, oggetti trovati in giro, nascondino, pallone, bambole, il cane, il gatto, la bicicletta, le marachelle, le sgridate della mamma, i litigi, le riconciliazioni, pane e marmellata per merenda, tornare a casa sporchi e sbucciati... e nei giorni di pioggia, nei momenti di noia, un libro, le tempere, il collage, aiutare la mamma a impastare la pizza...
Non c'e' cosa peggiore delle "forzature"
nei confronti dei bambini! Le frustrazioni dei genitori si scaricano sui figli che sono costretti a seguire i sogni irrealizzati
dei genitori...
Ma,spesso accade che ottengono un effetto negativo,stancandoli oltremodo,togliendo loro la fantasia ,
il gioco,in sintesi,la liberta' di sognare
di pensare legittimamente in base alla loro eta'...Poi ,saranno i genitori ad assecondare,a guidare la pianticella,dandole il giusto supporto...
Non pretendere che i bambini
ragionino con la mente dei grandi...
Altamente negativo,deleterio, per la loro crescita materiale e spirituale!
La noia mi sembra un buon antidoto all'apatia, apparentemente sembrano simili ma la noia porta a cercare, mentre l'apatia ad evitare.
A supporto della sua tesi a parer mio giusta e suggestiva, si legga "Filosofia della noia " Lars F. H. Svendsen. Un libro interessante edito da Guanda
La psico-apatia potrebbe essere anche collegata all'eccesso di informazioni? Alla facilità con cui possiamo informarci e guardare qualsiasi cosa quando e dove vogliamo? O sono fuori rotta?
Io penso di si, perché l'apatia di solito fa il paio con un estrema consapevolezza. Tutti tendiamo a volerci dimostrare ipercolti ed intelligenti come se fosse cosa saggia, ma le parole stupidità e stupore condividono la stessa radice etimologica non a caso. Vale davvero la pena vivere senza provare meraviglia per nulla?
Inoltre credo che l'estrema facilità con cui troviamo informazioni (e distrazioni) possa in qualche modo collegarsi ad un'atrofizzazione della capacità immaginativa, e con essa della progettualità di una persona. Senza la capacità di proiettarsi nel futuro la persona perde slancio.
@@vanderpoz9910 grazie per la risposta esaustiva :)
@@s.g.9911 È solo la mia opinione eh, non sono psicologo ;)
Ma certamente, avendo tutto pronto, sottomano, tutto già fatto, si annulla la creatività e la fantasia, che sono i motori del fare, il passatempo che impedisce la noia, da sempre. È questo l'enorme problema della rete, la parte più negativa, soprattutto perché mancano filtri adeguati, si può accedere a tutto.
Non è per essere nostalgici, anzi, ma quando non c'erano internet e i cellulari, si aveva SEMPRE qualcosa da fare, non ci si annoiava mai perché la mente era sempre in moto per ideare, inventare e creare cose da fare e provare... Questo manca drammaticamente a questa generazione.
Questo video ormai è datato. Le emozioni spariscono con la droga dei cellulari. Le passioni se restano tali portano grandi emozioni
...il concetto riguardo alla percezione emotiva è un pò confuso...Alexander Lowen, il padre della bioenergetica parla di "paura di vivere" ed ancora prima, il suo Maestro Wihlelm Reich parla di corazza caratteriale...Galimberti parla benissimo, grande stima, ma in tutto quel che dice manca sempre " il corpo" veicolo nel quale si manifestano le emozioni. Contrariamente alla ratio che rappresenta un concetto logico funzionale di natura quasi computazionale il corpo sente la vita vera, quella che avertono i bambini attraverso le emozioni forti della vita e per le quali non sanno darsi una ragione e si difendono bloccando la vita stessa attraverso il blocco del respiro e quindi delle emozioni!!
Come mai non ci interroghiamo sul perché ci vogliono fare vivere all’americana??
Mhhh, non so mi sembra strana questa cosa, secondo me dipende pure da come un bambino, o un adolescente, elabora questi stimoli.
Se un bambino ha tante passioni, e senza forzature, vuole lui stesso lanciarsi in queste cose, con la libertà di decidere se e quando smettere, allora non penso ci siano problemi.
Se invece un bambino è forzato ad imparare e studiare un sacco di cose, con molte pressioni esterne, allora ovvio che si sentirà stressato.
Andrebbe fatta questa differenza.
Le passioni vengono trasmesse dall'ambiente esterno e dalle aspettative dei genitori.
@@BrunoMereu non è vero che l'ambiente trasmette le passioni. Mia figlia studia pianoforte da quando aveva 7 anni e in famiglia n on c'era nessuno appassionato o che facesse musica, anzi pensavamo fosse una fantasia da bambina. Invece no... È un suo talento. Come altre cose.... Concordo che bisogna fare una distinzione su ciò che vogliono i bimbi e cosa si aspettano i genitori da loro.
@@Quadr1foglio mi permetta di dirle che sta facendo un po' di confusione. L'ambiente esterno non è solo la famiglia. Io sono diventato pianista, nonostante sia cresciuto in una famiglia dove nessuno ha mai studiato musica. Toccai per la prima volta il pianoforte all'asilo. Nel salone della ricreazione ce n'era uno lasciato in disparte, come se fosse stato un mobile vecchio abbandonato a se stesso. Un giorno mi decisi incuriosito di aprire il coperchio dei tasti e di vedere cosa sarebbe accaduto toccandoli. Da quel giorno non volli fare altro per il resto della mia vita.
Il talento e le passioni vanno coltivate ma prima ancora stimolate. Che sia il caso o altro, poco importa; basta che non derivi da forzature. L'ambiente esterno può suscitare o imporre entrambe. Sta ai genitori capire. Purtroppo spesso capiscono poco o non ascoltano i figli.
@@Quadr1foglio i nostri comportamenti possono essere innati o rinforzati dall' ambiente e da come lo interpretiamo. Culturalmente la maggior parte di cio che facciamo è influenzato dall ambiente (paese, classe sociale, frequentazioni, mode, periodo storico, valori condivisi e/o appresi, ecc.) in tutti i contesti possibile di scelta
Quel che dici e' corretto, ma Galimberti credo si rivoga allo standard cognitivo, senza inserire le variabili che giustamente evidenzi. Molta parte della gestione emotiva del bambino dipende infatti sia dai genitori, nella speranza che non vogliano girare sui figli i propri insuccessi, sia dagli ambienti all'interno dei quali i bambini si troveranno ad interagire. Se saranno stimolanti i bimbi saranno educati alla passione, diversamente, al di là del talento che nel tempo potrà essere piu' o meno manifestato, sarà difficile. Conosco tanti bimbi e adolescenti che non essendo stati educati ad interessarsi ed a chiedersi il perche' delle cose vivono di routine e senza entusiasmo, pur avendo dentro di se tanto potenziale.
Non devi dare gemme
Ha troppo da dare agli altri ancora......
Andiamo al sodo:
Meglio poco ma buono...