Mi sembra la barzelletta che raccontavamo alle elementari. Dottore. mia moglie è convinta di essere una Lambretta/ Deve lasciarla una settimana intera in osservazione/. E io come vado al lavoro? Le sfumature sono troppe per apparire nei documenti e cambiare nomi e pronomi. Rispetto per tutti ma Caos meglio di no, o già da domani io mi sentirò senza prove un rinoceronte ( Ok, Rino per gli amici ). Vogliamoci bene, la vita è un soffio.😊❤
Sono orientato (molto) a sinistra, e progressista. E considero queste trasformazioni linguistiche pure farneticazioni. In primis, l'errore più comune viene compiuto quando si parla di "assegnazione del genere alla nascita"; ebbene, in realtà il genere non viene "assegnato", bensì "riconosciuto": se ne prende atto, punto. Se parlo di assegnazione, il che è del tutto sbagliato (proprio logicamente, visto che la parola "genere" esprime esattamente il sesso, ne è un mero riflesso), allora il passo successivo è affermare che, essenndo tale assegnazione evidentemente eterodiretta, io possa considerarla convenzionale, decisa da altri, e possa pertanto a mia volta pensare di aver l'ultima parola sul mio "vero" genere di appartenenza. In secundis, un conto è l'identità di genere, in assenza della quale si deve parlare di distonia del sè con sè, non di una presunta "anima sessuata" (che poteva al nassimo essere concepita ai tempi di Csmpanella e Paracelso) orientata verso un genere distinto da quello indicato dal proprio corpo biologico, ed un altro è il comportamento che la società si aspetta da "maschietti" e "femminucce". Si sta qui confondendo il "genere" con gli "stereotipi di genere", ed è a questi ultimi che il ragazzino, ad esempio, si ribella quando non vi si vuole conformare! Non riconoscersi, invece, nel proprio genere autorizzerà chiunque in futuro (anzi, sta già accadendo con la disforia di specie...) a non riconoscersi neppure nel "genere umano" (se vogliamo giocare con le parole, chi stabilisce il limite?). Summa summarum: da oggi io mi sento un gatto, pertanto non voglio più avere responsabilità, e neppure un lavoro. Voglio, anzi esigo, di mangiare e ronfare sul sofà tutto il giorno. Rispettatemi, grazie.
non credo che si stiano confondendo genere con stereotipi di genere, anzi credo che gli esempi siano stati fatti proprio per far conoscere come certi stereotipi siano legati ad ignoranza o anche malignità sul tema. È un aspetto molto interessante lo studio sull'identità di genere, anche su Wikipedia vengono citati studi eseguiti negli anni da ricercatori. Però credo che non bisogna confondere questo aspetto delle nostre vite con altri aspetti che possono essere persino patologici o clinici. Chi dice di sentirsi un gatto non è certamente una persona che gode di una buona salute mentale, e certamente ha bisogno di aiuto. Ma questo non è da confondersi con chi invece percepisce il proprio sè diversamente da come i canoni comuni della società imporrebbero. È molto semplice perché questo trascende dall'essere una persona, fino a percepirsi come un animale domestico, ma un essere umano non può essere un animale domestico, nè esiste una transizione per poterlo diventare. Quindi il limite stà tutto qua. Secondo me riconoscere le diverse identità di genere non autorizza niente a nessuno. Se qualcuno ha questa disforia di specie va riconosciuto non come identità di genere va trattato adeguatamente per il caso specifico. In breve, sono due cose distinte e separate.
@@sergecarrozza L'unica esperienza che una persona disforica può avere del genere opposto a quello indicato dal proprio sesso biologico è legata alla conoscenza dello stereotipo (quello che viene definito "costrutto sociale"), perchè "dall'interno" è impossibile sentire/sentirsi quel che non si è. Ergo, il concetto di identità di genere risente di una fallacia logica di base, ineludibile. Trattasi di un ragionamento circolare, che si apre con la domanda: che cos'è una donna, o un uomo? È chiaro che non può esser risposto facendo riferimento al proprio sesso biologico o allo stereotipo, perchè in entrambi i casi la disforia si trasformerebbe d'incanto in psicopatologia; il problema è che "tertium non datur", ed in ultima analisi chi adotta un criterio di analisi di tipo razionale rimarrà in attesa della suddetta risposta (da parte di chi postula il dogma di una fantomatica "identità di genere" inscritta nell'"anima sessuata" dell'individuo) per l'eternità.
@guidopetrucci249 chi dice o chi stabilisce che "dall'interno" è (addirittura senza congiuntivo) impossibile sentire/sentirsi quel che non si è? Il concetto di identità di genere può sembrare moderno ma ha radici antiche. Per dimostrare che sia una fallacia non bastano le convinzioni strettamente personali. Il sesso e il genere sono due cose separate esattamente come un uomo non è uguale ad un altro uomo. Alle volte le risposte che sembrano eterne sono molto più semplici di quello che sembrano, se non addirittura davanti agli occhi. Che cos'è un uomo o una donna? È tutto ridotto all'apparato riproduttivo o è qualcosa che va oltre il corpo? Gli stereotipi tendono a legare le due cose escludendo le differenze sociali e comportamentali di chi invece non si rispecchia. E allora l'essere umano deve rispondere ad un preciso format preimpostato o c'è spazio per qualcosa di più di una categoria per essere etichettati?
Quindi a scuola decidono (chi sta più al passo con i tempi) che un bimbo di 5 anni debba ricevere (senza che i genitori siano informati) di somministrare ormoni sterilizzati (per sempre, a vita) con ormoni? Su quali basi?
@@Peter-a_dubber10 c'erano stati dei video di genitori, Comunque negli ultimi mesi, data la mobilitazione "contro" hanno fatto, stanno facendo leggi, sono oltre 100 nei vari stati USA. Molte associazioni politici si sono mossi e hanno spiegato cosa stava accadendo (anche per assenza di leggi sul settore). Vedi il Barbara bush hospital. E ci sono anche dei casi di genitori che hanno pensato di far diventare il figlio di 5 anni "Lucy". Comunque io non. C'ero, ma sul tema c'è stata e c'è una grande partecipazione.
I CROMOSOMI, LO SI VOGLIA O NO, RIMANGONO SEMPRE MASCHILI XY O FRMMINILI XX, POI UNO PUÒ ESSERE ANCHE TRANSMICIO, VISTO CHE ALLA FINE VECCHIO POTREI ESSERE TRATTATO MEGLIO, CON AMORE. +
Molto informante anche per chi solo vorrebbe saperne un po’di più ed approcciarsi in modo graduale al tema. Spesso opporsi con male parole od anche solo ignonare le domande che sono poste per pura ignoranza anche di come solo una persona possa sentirsi in quel frangente interrogativo pone in atteggiamento oppositivo ed ostracizzante la stessa comunita sulla auale ci si interroga.
Il video non è convincente. Si dice che "la percezione che una persona ha di sé" è la sua identità di genere. Ma perché gli altri dovrebbero riconoscere tale percezione, a prescindere dall'aspetto esteriore? E che cosa si intende con la parola "percezione"? La percezione normalmente passa attraverso i sensi, come la vista. La vista non restituisce forse un'immagine esteriore oggettiva? Forse sarebbe stato più corretto usare l'espressione "desiderio", anziché "percezione"; ma allora si sarebbe svelato l'arcano, e cioè che chi crede nell'esistenza di un'identità di genere aspira ad indurre gli altri a trattarci per come ci sentiamo, per ciò che desideriamo essere. E con tutta evidenza, ciò è irrazionale: se mi sento un grande artista, gli altri devono trattarmi come tale, a prescindere dai dati oggettivi? Credo che non possa funzionare.
Il paragone non regge, dal momento in cui l'essere grandi artisti è misurabile in qualche modo, il sentirsi appartenenti ad un genere no, solo la persona interessata può sapere cosa e quanto si sente uomo o donna.
@@andrecix lei commette un grave errore logico: confonde "il sentirsi" con "l'essere" ed adotta due criteri diversi nello stesso ragionamento. Usi invece il medesimo criterio nei due termini del paragone. Partiamo con l'ipotesi che conti come uno "si sente". Se uno "si sente" un grande artista può non esserlo, ma si sente tale, proprio come per il genere: uno può sentirsi donna, anche se tutte le sue cellule del corpo dicono che è un uomo. Adesso analizziamo il criterio oggettivo. Lei dice che l'essere un grande artista è verificabile, cioè è un fatto oggettivo; ma così è anche per il genere, perché il genere è un fatto oggettivo, scritto nei geni. Perciò il paragone regge benissimo.
@@edoardogianfagna2991 Non stiamo parlando di "essere fisicamente, biologicamente" per l'appunto, stiamo parlando di sentirsi appartenenti ad un genere, ed è qui che ha commesso lei il grave errore: una persona può sentirsi un grande artista, ma se non c'è oggettività può non essere considerato tale, diverso è il ragionamento da fare col genere di appartenenza, perché non è la biologia a dare l'oggettività della percezione ma la psicologia (che è percepita personalmente) e questo conferma il suo paragone fuorviante.
@@edoardogianfagna2991 ah no? Se lei percepisce disagio alla vista di un quadro, per esempio, non è oggettivo quel disagio? È opinabile? Può rimbalzare quel disagio pensando che non esista? Ma dai..
Mi sembra la barzelletta che
raccontavamo alle elementari.
Dottore. mia moglie è convinta
di essere una Lambretta/ Deve
lasciarla una settimana intera
in osservazione/. E io come vado al lavoro? Le sfumature
sono troppe per apparire nei
documenti e cambiare nomi e
pronomi. Rispetto per tutti ma
Caos meglio di no, o già da domani io mi sentirò senza
prove un rinoceronte ( Ok,
Rino per gli amici ). Vogliamoci
bene, la vita è un soffio.😊❤
Sono orientato (molto) a sinistra, e progressista. E considero queste trasformazioni linguistiche pure farneticazioni. In primis, l'errore più comune viene compiuto quando si parla di "assegnazione del genere alla nascita"; ebbene, in realtà il genere non viene "assegnato", bensì "riconosciuto": se ne prende atto, punto. Se parlo di assegnazione, il che è del tutto sbagliato (proprio logicamente, visto che la parola "genere" esprime esattamente il sesso, ne è un mero riflesso), allora il passo successivo è affermare che, essenndo tale assegnazione evidentemente eterodiretta, io possa considerarla convenzionale, decisa da altri, e possa pertanto a mia volta pensare di aver l'ultima parola sul mio "vero" genere di appartenenza. In secundis, un conto è l'identità di genere, in assenza della quale si deve parlare di distonia del sè con sè, non di una presunta "anima sessuata" (che poteva al nassimo essere concepita ai tempi di Csmpanella e Paracelso) orientata verso un genere distinto da quello indicato dal proprio corpo biologico, ed un altro è il comportamento che la società si aspetta da "maschietti" e "femminucce". Si sta qui confondendo il "genere" con gli "stereotipi di genere", ed è a questi ultimi che il ragazzino, ad esempio, si ribella quando non vi si vuole conformare! Non riconoscersi, invece, nel proprio genere autorizzerà chiunque in futuro (anzi, sta già accadendo con la disforia di specie...) a non riconoscersi neppure nel "genere umano" (se vogliamo giocare con le parole, chi stabilisce il limite?). Summa summarum: da oggi io mi sento un gatto, pertanto non voglio più avere responsabilità, e neppure un lavoro. Voglio, anzi esigo, di mangiare e ronfare sul sofà tutto il giorno. Rispettatemi, grazie.
non credo che si stiano confondendo genere con stereotipi di genere, anzi credo che gli esempi siano stati fatti proprio per far conoscere come certi stereotipi siano legati ad ignoranza o anche malignità sul tema. È un aspetto molto interessante lo studio sull'identità di genere, anche su Wikipedia vengono citati studi eseguiti negli anni da ricercatori. Però credo che non bisogna confondere questo aspetto delle nostre vite con altri aspetti che possono essere persino patologici o clinici. Chi dice di sentirsi un gatto non è certamente una persona che gode di una buona salute mentale, e certamente ha bisogno di aiuto. Ma questo non è da confondersi con chi invece percepisce il proprio sè diversamente da come i canoni comuni della società imporrebbero. È molto semplice perché questo trascende dall'essere una persona, fino a percepirsi come un animale domestico, ma un essere umano non può essere un animale domestico, nè esiste una transizione per poterlo diventare. Quindi il limite stà tutto qua. Secondo me riconoscere le diverse identità di genere non autorizza niente a nessuno. Se qualcuno ha questa disforia di specie va riconosciuto non come identità di genere va trattato adeguatamente per il caso specifico. In breve, sono due cose distinte e separate.
@@sergecarrozza L'unica esperienza che una persona disforica può avere del genere opposto a quello indicato dal proprio sesso biologico è legata alla conoscenza dello stereotipo (quello che viene definito "costrutto sociale"), perchè "dall'interno" è impossibile sentire/sentirsi quel che non si è. Ergo, il concetto di identità di genere risente di una fallacia logica di base, ineludibile. Trattasi di un ragionamento circolare, che si apre con la domanda: che cos'è una donna, o un uomo? È chiaro che non può esser risposto facendo riferimento al proprio sesso biologico o allo stereotipo, perchè in entrambi i casi la disforia si trasformerebbe d'incanto in psicopatologia; il problema è che "tertium non datur", ed in ultima analisi chi adotta un criterio di analisi di tipo razionale rimarrà in attesa della suddetta risposta (da parte di chi postula il dogma di una fantomatica "identità di genere" inscritta nell'"anima sessuata" dell'individuo) per l'eternità.
@guidopetrucci249 chi dice o chi stabilisce che "dall'interno" è (addirittura senza congiuntivo) impossibile sentire/sentirsi quel che non si è? Il concetto di identità di genere può sembrare moderno ma ha radici antiche. Per dimostrare che sia una fallacia non bastano le convinzioni strettamente personali. Il sesso e il genere sono due cose separate esattamente come un uomo non è uguale ad un altro uomo. Alle volte le risposte che sembrano eterne sono molto più semplici di quello che sembrano, se non addirittura davanti agli occhi. Che cos'è un uomo o una donna? È tutto ridotto all'apparato riproduttivo o è qualcosa che va oltre il corpo? Gli stereotipi tendono a legare le due cose escludendo le differenze sociali e comportamentali di chi invece non si rispecchia. E allora l'essere umano deve rispondere ad un preciso format preimpostato o c'è spazio per qualcosa di più di una categoria per essere etichettati?
Ci sono solo 2 generi!
grandissimo. hai tutta la mia stima
Esistono solo due generi: uomini e donne, tutto il resto va identificato in uno spettro che va da ipocrisia a stupidità
Quindi a scuola decidono (chi sta più al passo con i tempi) che un bimbo di 5 anni debba ricevere (senza che i genitori siano informati) di somministrare ormoni sterilizzati (per sempre, a vita) con ormoni?
Su quali basi?
No, gli ormoni legalmente se il ragazzo vuole iniziare la transizione bisogna essere maggiorenni
@@Peter-a_dubber10 c'erano stati dei video di genitori,
Comunque negli ultimi mesi, data la mobilitazione "contro" hanno fatto, stanno facendo leggi, sono oltre 100 nei vari stati USA. Molte associazioni politici si sono mossi e hanno spiegato cosa stava accadendo (anche per assenza di leggi sul settore).
Vedi il Barbara bush hospital. E ci sono anche dei casi di genitori che hanno pensato di far diventare il figlio di 5 anni "Lucy".
Comunque io non. C'ero, ma sul tema c'è stata e c'è una grande partecipazione.
Nauseante
Le basi : le basi sono solo queste : xx donna Xy uomo . Fine dei discorsi . Poi sentiti come vuoi il problema non mi riguarda
I CROMOSOMI, LO SI VOGLIA O NO, RIMANGONO SEMPRE MASCHILI XY O FRMMINILI XX, POI UNO PUÒ ESSERE ANCHE TRANSMICIO, VISTO CHE ALLA FINE VECCHIO
POTREI ESSERE TRATTATO MEGLIO, CON AMORE. +
Molto informante anche per chi solo vorrebbe saperne un po’di più ed approcciarsi in modo graduale al tema. Spesso opporsi con male parole od anche solo ignonare le domande che sono poste per pura ignoranza anche di come solo una persona possa sentirsi in quel frangente interrogativo pone in atteggiamento oppositivo ed ostracizzante la stessa comunita sulla auale ci si interroga.
Il video non è convincente. Si dice che "la percezione che una persona ha di sé" è la sua identità di genere. Ma perché gli altri dovrebbero riconoscere tale percezione, a prescindere dall'aspetto esteriore? E che cosa si intende con la parola "percezione"? La percezione normalmente passa attraverso i sensi, come la vista. La vista non restituisce forse un'immagine esteriore oggettiva? Forse sarebbe stato più corretto usare l'espressione "desiderio", anziché "percezione"; ma allora si sarebbe svelato l'arcano, e cioè che chi crede nell'esistenza di un'identità di genere aspira ad indurre gli altri a trattarci per come ci sentiamo, per ciò che desideriamo essere. E con tutta evidenza, ciò è irrazionale: se mi sento un grande artista, gli altri devono trattarmi come tale, a prescindere dai dati oggettivi? Credo che non possa funzionare.
Il paragone non regge, dal momento in cui l'essere grandi artisti è misurabile in qualche modo, il sentirsi appartenenti ad un genere no, solo la persona interessata può sapere cosa e quanto si sente uomo o donna.
@@andrecix lei commette un grave errore logico: confonde "il sentirsi" con "l'essere" ed adotta due criteri diversi nello stesso ragionamento. Usi invece il medesimo criterio nei due termini del paragone.
Partiamo con l'ipotesi che conti come uno "si sente". Se uno "si sente" un grande artista può non esserlo, ma si sente tale, proprio come per il genere: uno può sentirsi donna, anche se tutte le sue cellule del corpo dicono che è un uomo.
Adesso analizziamo il criterio oggettivo. Lei dice che l'essere un grande artista è verificabile, cioè è un fatto oggettivo; ma così è anche per il genere, perché il genere è un fatto oggettivo, scritto nei geni.
Perciò il paragone regge benissimo.
@@edoardogianfagna2991 Non stiamo parlando di "essere fisicamente, biologicamente" per l'appunto, stiamo parlando di sentirsi appartenenti ad un genere, ed è qui che ha commesso lei il grave errore: una persona può sentirsi un grande artista, ma se non c'è oggettività può non essere considerato tale, diverso è il ragionamento da fare col genere di appartenenza, perché non è la biologia a dare l'oggettività della percezione ma la psicologia (che è percepita personalmente) e questo conferma il suo paragone fuorviante.
@@andrecix non esiste l'oggettività della percezione; la percezione è per definizione soggettiva.
@@edoardogianfagna2991 ah no? Se lei percepisce disagio alla vista di un quadro, per esempio, non è oggettivo quel disagio? È opinabile? Può rimbalzare quel disagio pensando che non esista? Ma dai..
Primoo