Maria Valtorta - Evangelo cap. 371: Giovedì avanti Pasqua. Protezione di Claudia
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- Опубликовано: 5 ноя 2024
- Maria Valtorta - Evangelo cap. 371: Giovedì avanti Pasqua. Protezione di Claudia e ricovero nel palazzo di Lazzaro. Lo statuto del Regno.
27 gennaio 1946.
Non brillano certo per il loro eroismo i seguaci di Gesù! La notizia portata da Giuda è simile all’apparizione di uno sparviero su un’aia piena di pulcini, o di un lupo sul ciglio prossimo ad un gregge! Spavento, o per lo meno orgasmo, sono su almeno nove decimi dei volti presenti, e specie dei volti maschili. Io credo che molti hanno già l’impressione del filo della spada o del flagello contro l’epidermide, e il meno che pensano è di avere a provare le segrete delle carceri in attesa di processo. Le donne sono meno agitate. Più che agitate, sono impensierite per i figli o i mariti e consigliano questi e quelli di squagliarsi a piccoli gruppi spargendosi nelle campagne.
Maria di Magdala insorge contro quest’onda di timore esagerato: «Oh! quante gazzelle sono in Israele! Non vi fa vergogna tremare così? Vi ho detto che nel mio palazzo sarete più sicuri che in una fortezza. Venite dunque! E sulla mia parola vi assicuro che non vi accadrà nulla di nulla. Se oltre ai designati da Gesù ve ne sono altri che pensano essere sicuri nella mia casa, vengano. Ci sono letti e lettucci per una centuria. Andiamo, decidete, in luogo di basire di paura! Soltanto prego Giovanna di farci seguire dai servi con delle cibarie. Perché in palazzo non ce n’è per tanti, ed è sera ormai. Un buon pasto è la miglior medicina per rinfrancare i pusilli». E non è solo imponente nella sua veste bianca, ma è abbastanza ironica negli occhi splendidi mentre, dall’alto della sua statura, guarda il gregge spaurito che si pigia nel vestibolo di Giovanna.
«Provvederò subito. Andate pure, ché Gionata vi seguirà coi servi ed io con lui, perché mi concedo la gioia di seguire il Maestro e senza paura, ve lo assicuro, tanto senza paura che porto con me i bambini», dice Giovanna.
Si ritira a dare ordini, mentre le prime avanguardie dello spaurito esercito mettono caute la testa fuori dal portone e, vedendo che non c’è nulla di pauroso, osano uscire nella via e avviarsi seguiti dagli altri.
Il gruppo verginale è al centro, immediatamente dopo Gesù che è nelle prime file. Dietro, oh!, dietro alle vergini le donne; e poi i più… vacillanti nel coraggio, che hanno le spalle protette da Maria di Lazzaro che si è unita alle romane, decise a non staccarsi da Gesù tanto presto. Ma poi Maria di Lazzaro corre avanti a dire qualcosa alla sorella, e le sette romane restano con Sara e Marcella, rimaste esse pure alla retroguardia per ordine di Maria e nell’intento di far passare ancor più inosservate le sette romane.
Sopraggiunge a passo svelto Giovanna coi bambini per mano, e dietro a lei è Gionata coi servi carichi di borse e ceste, che si mettono in coda alla piccola turba che, in verità, nessuno nota, perché le vie formicolano di gruppi che vanno alle case o agli accampamenti, e la penombra rende meno riconoscibili i volti. Adesso Maria di Magdala insieme a Giovanna, Anastasica e Elisa, è proprio in prima fila e guida, per viette secondarie, i suoi ospiti al palazzo.
Gionata cammina quasi a pari delle romane, alle quali rivolge la parola come a serve delle discepole più ricche. Ne approfitta Claudia per dirgli: «Uomo, ti prego di andare a chiamare il discepolo che ha portato la notizia. Digli che venga qui. E dillo in maniera da non attirare l’attenzione. Va’!». La veste è dimessa, ma il modo è involontariamente potente, di chi è uso al comando. Gionata sbarra gli occhi cercando vedere, attraverso il velo calato, chi è che gli parla così. Ma non riesce che a vedere il balenio di due occhi imperiosi. Però deve intuire che non è una serva la donna che gli parla, e prima di ubbidire si inchina.
Raggiunge Giuda di Keriot, che parla animatamente con Stefano e con Timoneo, e lo tira per la veste.
«Che vuoi?».
«Ti devo dire una cosa».
«Dilla».
«No. Vieni indietro con me. Ti vogliono, per una elemosina, credo…».
La scusa è buona ed è accettata con pace dai compagni di Giuda e con entusiasmo da Giuda, che torna indietro svelto insieme a Gionata.
Eccolo alla fila ultima. «Donna, ecco l’uomo che volevi», dice Gionata a Claudia.
«Grata ti sono per avermi servito», risponde questa stando sempre velata. E poi, volgendosi a Giuda: «Ti piaccia sostare un momento per ascoltarmi».
Giuda, che sente un modo di parlare molto raffinato e vede due occhi splendidi attraverso il velo sottile, e che forse si sente prossimo ad una grande avventura, acconsente senza ostacolo.
Il gruppo delle romane si separa. Restano, con Claudia, Plautina e Valeria; le altre proseguono. Claudia si guarda intorno. Vede solitaria la vietta in cui sono rimasti fermi e con la mano bellissima getta da parte il velo, scoprendo il viso. Giuda la riconosce e, dopo un attimo di sbalordimento, si curva salutando con un misto di atti giudei e di parola romana: «Domina!».
«Sì. Io. Alzati e ascolta. Tu ami il Nazareno. Del suo bene ti preoccupi...