Maria Valtorta - Evangelo cap. 519: Inspiegabile assenza di Giuda Iscariota e sosta a Betania

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  • Опубликовано: 5 ноя 2024
  • Maria Valtorta - Evangelo cap. 519: Inspiegabile assenza di Giuda Iscariota e sosta a Betania, da Lazzaro che non è lebbroso.
    28 ottobre 1946.
    Gesù licenzia i discepoli Levi, Giuseppe, Mattia e Giovanni, trovati non so dove e ai quali affida il neo-discepolo Sidonia detto Bartolmai. Questo avviene alle prime case di Betania. E i discepoli pastori se ne vanno con il nuovo venuto e con altri sette uomini che avevano con loro. Gesù li guarda andare e poi si volta a guardare i suoi apostoli e dice: «Ed ora attendiamo qui Giuda di Simone…».
    «Ah! Ti sei accorto che se ne è andato?», dicono stupiti gli altri. «Credevamo che non te ne fossi avveduto. Era tanta la gente. E Tu hai sempre parlato, col giovane prima e coi pastori poi…».
    «Ho visto dal primo momento che egli si era allontanato. Non mi sfugge nulla. Per questo sono entrato nelle case amiche dicendo di mandare a Betania Giuda, se cercasse di Me…».
    «Dio voglia che no», brontola fra i denti l’altro Giuda.
    Gesù lo guarda, ma mostra di non rilevare la frase e continua, parlando a tutti perché li vede tutti del parere del Taddeo (i visi parlano meglio delle parole, delle volte): «Sarà buono questo riposo in attesa del suo ritorno. Darà a tutti conforto. Poi andremo verso Tecua. Il tempo è freddo, ma volge al sereno. Evangelizzerò quella città e poi risaliremo passando per Gerico e andremo sull’altra sponda. Mi hanno detto i pastori che molti malati mi cercano e ho mandato a dir loro che non affrontino il viaggio, ma che mi attendano in questi luoghi».
    «Andiamo pure», sospira Pietro.
    «Non sei contento di andare da Lazzaro?», interroga Tommaso.
    «Sono contento».
    «Lo dici in un certo modo».
    «Non lo dico per Lazzaro. Lo dico per Giuda…».
    «Sei un peccatore, Pietro», ammonisce Gesù.
    «Lo sono. Ma… lui, Giuda di Keriot, che se ne va, che è impertinente, che è un tormento, non lo è?», scatta inquieto Pietro che non ne può più.
    «Lo è. Ma se lui lo è, tu non lo devi essere. Nessuno di noi lo deve essere. Ricordatevi che Dio ci chiederà conto - dico: ci chiederà, perché a Me prima che a voi Dio Padre ha affidato quell’uomo - di quanto avremo fatto per redimerlo».
    «E Tu speri di riuscirvi, fratello? Non lo posso credere. Tu, questo lo credo, Tu sai il passato, il presente e il futuro. E perciò non puoi ingannarti su quell’uomo. E… Ma è meglio che non dica il resto».
    «Infatti saper tacere è una grande virtù. Però sappi che il prevedere più o meno esattamente il futuro di un cuore non esonera nessuno dal perseverare sino alla fine per strappare alla rovina un cuore. Non cadere tu pure nel fatalismo dei farisei, che sostengono che ciò che è destinato si deve compiere e nulla impedisce il compiersi di ciò che è destinato, con la qual ragione avallano anche le loro colpe e avalleranno anche l’ultimo atto del loro odio per Me. Molte volte Dio attende il sacrificio di un cuore, che supera le sue nausee e i suoi sdegni, le sue antipatie, anche giustificati, per strappare uno spirito dal pantano in cui sprofonda. Sì, Io ve lo dico. Molte volte Dio, l’Onnipotente, il Tutto, attende che una creatura, un nulla, faccia o non faccia un sacrificio, una preghiera, per segnare o non segnare la condanna di uno spirito. Non è mai tardi, mai troppo tardi per tentare e sperare di salvare un’anima. E ve ne darò delle prove. Anche sulle soglie della morte, quando tanto il peccatore come il giusto che per lui si affanna sono prossimi a lasciare la Terra per andare al primo giudizio di Dio, si può sempre salvare ed essere salvati. Fra la coppa e le labbra, dice il proverbio, c’è sempre luogo alla morte. Io invece dico: fra l’estrema agonia ed il morire c’è sempre tempo a ottenere un perdono, per sé stessi o per coloro che vogliamo perdonati».
    Nessuno ribatte parola.
    Gesù, ormai giunto al pesante cancello, dà la voce ad un servo per farsi aprire. Ed entra. E chiede di Lazzaro.
    «Oh! Signore! Lo vedi? Torno dall’aver colto foglie di lauri e canfore e bacche di cipresso e altre foglie e frutti odorosi per farle bollire con vino e resine, e farne bagni al padrone. La sua carne cade a pezzi e non si resiste al fetore. Sei venuto, ma non so se ti faranno passare…». Per tema che anche l’aria senta, il servo spegne la voce in un sussurro: «Ora che non si può più nascondere che ha le piaghe, le padrone respingono tutti… per paura… Tu sai… Lazzaro è amato veramente da pochi… E molti, per molti motivi godrebbero di… Oh! non mi far pensare a questo che è la paura di tutta la casa».
    «Esse fanno bene. Ma non temete. Non accadrà questa sventura».
    «Ma… guarire potrà? Un tuo miracolo…».
    «Non guarirà. Ma questo servirà a glorificare il Signore».
    Il servo è deluso… Gesù che guarisce tutti e che qui non fa nulla!… Ma non ha che un sospiro per unica manifestazione del suo pensiero. Poi dice: «Vado dalle padrone ad annunciarti».
    Gesù viene circondato dagli apostoli interessati alle condizioni di Lazzaro, costernati quando Gesù le dice. Ma già vengono le due sorelle....

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