TRASCRIZIONE del testo del brano intitolato MARCELLA (è il numero 215 di una lunga serie): ”Io avevo una vita non ancora finita e con i suoi turbamenti presi a viver di stenti ansie e brutti pensieri eran i miei sentimenti il futuro era tetro e il timore era serio e desolato. Venni preso di forza e portato all’ospizio. Io volevo morire morire da dare un taglio all’angoscia. Col sorriso lì dentro mi prendesti per mano mi dicesti son mesi che aspetto in silenzio il tuo arrivo e sei arrivato. Ti osservavo di sguincio tu carina di fianco, sorridevi a qualsiasi mia espressione di umore. Ritenevi preziosa anche sacra l’unione che la vita ha concesso a noi di metterci in relazione e ci amiamo, ci amiamo. Accudivo i bisogni tuoi tu accudivi i miei in mezzo a tanti pazienti lasciati soli per giorni. Noi a tenerci per mano come teneri amanti in un mondo non più vitale trasformato per gli altri in squallore, in squallore. L’amore per sempre è tornato tra noi. Un fiore può nascere qui. L’amore per sempre salverà chi abbandonato è stato in vita … e in stretti abbracci ci terremo … e forti saremo contro il mondo che ignora noi due quaggiù … Marcella … oh … te ne sei andata pure tu … te ne sei andata pure tu … te ne sei andata pure tu … te ne sei andata pure tu … te ne sei andata pure tu …".
CONTINUA DAL POST … Ormai quasi tutti credono di distinguersi comportandosi alla stessa maniera. Ognuno è clone dell’altro. Tutti col tatuaggetto; tutti con i jeans sdruciti sulle cosce; tutti col cane da accompagnare sui marciapiedi per le sue defecate quotidiane da farsi; oppure per il capello tagliato alla coda di rospo … oppure ancora tinti in maniera “fluida” con i colori dalle tinte dei pastelli elettrizzanti. Se poi ci si aggiunge la plastica (e si allude al solito silicone per rigonfiare le parti che si vogliono mettere in mostra), allora siamo arrivati alla frutta. Erano meglio i punk, i dark … se non addirittura gli Hare Krishna ai tempi in cui ero ragazzo e si amava evadere dai valori tramandati dai nostri avi. Il ripensamento era contemplato … e se si fosse presentato, per rimediare a quanto intrapreso, sarebbe bastato buttare il giacchetto in pelle (denominato “a chiodo”) … oppure vestire nella maniera classica se non addirittura buttare al secchio quelle tonache di stracci con cui si vestivano i soliti Hare Krishna di allora nel mentre tamburellavano per accompagnarsi in strada in una improbabile danza. Il gioco sarebbe cambiato, tornando sul binario corretto come, del resto, hanno fatto le varie Claudia Kolla o le Sare Tommassi. Oggi appaiono delle santarelline … a confronto di quel che hanno cavalcato con la loro arte (artefatta per soddisfare una massa votata all’usa e getta). In natura tutto nasce per caso. È una legge divina a cui nessuno si potrà mai sottrarre. Ma è una legge che esiste, persiste ed esisterà sempre per i millenni a seguire. Tutto si rimedia, tutto è risolvibile. Posso farmi anche un gatto … da ritenerlo come essere vivente complementare alla mia specie … ma quella umana ha bisogno di spalle. Spalle vere … su cui contare nel trovare un conforto di un pianto o di risate estreme seguite da pacche goliardiche da darsi con amore. Una sorta del classico “Io ci sono” da pronunciare al momento opportuno. Triste è non averlo a disposizione. Il brano di oggi, nello scriverlo, l’ho voluto intendere proprio in questa direzione. Tra i disagi e le opportunità che la vita impone e concede … condividere il tutto con altra persona, da considerarsi al proprio pari, permette di raggiungere la massima espressione di amore vero (altroché le femministe che vorrebbero dividere per isolare la gente … altroché i cagnolini con le loro tenerezze). L’unione fa la forza … e la forza, ai giorni d’oggi, in fin troppe cose ce la siamo trovata persa. Si diventa burberi se non la si trova all’abbisogna. Anche da “vecchi”, amare nel modo più appropriato per la specie umana, un tempo era molto ambita; oggi lo si esclude a priori. Se si è conosciuti l’amore vero … facile sarà ritrovarne un altro uguale uguale; sempreché, ovviamente, si sia in due ad offrire i valori sani da tramandare con sapienza e saggezza (qualità sempre più rare, purtroppo). Con ottimi propositi si può campare anche 100 anni; e se ci sapevi fare (si veda in giro quanti centenari oggi esistono … ancora vestiti di valori veri) … nuove vite e nuove prospettive si sarebbero potute dare inizio a non finire. Vivere una vita sana, piena di valori e sacrosanti principi, fa sì che non esistano malattie serie quali Sla, Alzheimer, leucemie varie, autismo, Parkinson … e il diabete (che non vi nego, quest’ultima malattia, già stava facendo capolino alla società intera in cui si viveva allora). Gli stili di vita sono cambiati ormai da decenni … ma la speranza odierna sa solamente rendere nero tutto ciò che si ha davanti. Il protagonista del brano MARCELLA, giusto per descriverne un poco la trama, ha modo di stringere un sodalizio affettivo con una donna presente nell’ospizio in cui ci si è trasferito. Entrambi soli e con i valori di una volta … non sono ricorsi al tatuaggio da imprimersi sulla pelle … né sono ricorsi all’adozione di un cagnolino (o gatto) per simulare la famiglia riunita … bensì, una volta trovati, si sono presi per mano consapevoli di infondere coraggio reciprocamente. Ma, ripeto, dal troppo amare si diventa burberi o tristi quando viene a mancare la componente più essenziale. E Marcella lo era diventata di nuovo per il suo amore lasciato a piangere in mezzo a tanta arrendevole desolazione. Gente trasformata dagli stili di vita volti allo stare soli con o come i cani … che non la si riconosce più per preziosa … come lo fu una volta. Le scorte del bene, del bello, del profondo … prima o poi … si esauriranno. Rimarrà solo gente che si autocondannerà alla solitudine più estrema. Gente … stinta di inchiostro sulla pelle, tra l’altro, a rappresentare quel che furono stati a suo tempo. Nemmeno si saprebbe capire a quali santi raccomandarsi … per il futuro. Olè … dite voi … e ditemi se il brano vi è piaciuto oppure ho esagerato come sempre alla maniera mia nel ragionare di sentimenti, di intelligenza e di profondità d’animo.
TRASCRIZIONE del testo del brano intitolato MARCELLA (è il numero 215 di una lunga serie): ”Io avevo una vita non ancora finita e con i suoi turbamenti presi a viver di stenti ansie e brutti pensieri eran i miei sentimenti il futuro era tetro e il timore era serio e desolato.
Venni preso di forza e portato all’ospizio. Io volevo morire morire da dare un taglio all’angoscia. Col sorriso lì dentro mi prendesti per mano mi dicesti son mesi che aspetto in silenzio il tuo arrivo e sei arrivato.
Ti osservavo di sguincio tu carina di fianco, sorridevi a qualsiasi mia espressione di umore. Ritenevi preziosa anche sacra l’unione che la vita ha concesso a noi di metterci in relazione e ci amiamo, ci amiamo.
Accudivo i bisogni tuoi tu accudivi i miei in mezzo a tanti pazienti lasciati soli per giorni. Noi a tenerci per mano come teneri amanti in un mondo non più vitale trasformato per gli altri in squallore, in squallore.
L’amore per sempre è tornato tra noi. Un fiore può nascere qui. L’amore per sempre salverà chi abbandonato è stato in vita … e in stretti abbracci ci terremo … e forti saremo contro il mondo che ignora noi due quaggiù … Marcella … oh … te ne sei andata pure tu … te ne sei andata pure tu … te ne sei andata pure tu … te ne sei andata pure tu … te ne sei andata pure tu …".
CONTINUA DAL POST … Ormai quasi tutti credono di distinguersi comportandosi alla stessa maniera. Ognuno è clone dell’altro. Tutti col tatuaggetto; tutti con i jeans sdruciti sulle cosce; tutti col cane da accompagnare sui marciapiedi per le sue defecate quotidiane da farsi; oppure per il capello tagliato alla coda di rospo … oppure ancora tinti in maniera “fluida” con i colori dalle tinte dei pastelli elettrizzanti. Se poi ci si aggiunge la plastica (e si allude al solito silicone per rigonfiare le parti che si vogliono mettere in mostra), allora siamo arrivati alla frutta. Erano meglio i punk, i dark … se non addirittura gli Hare Krishna ai tempi in cui ero ragazzo e si amava evadere dai valori tramandati dai nostri avi. Il ripensamento era contemplato … e se si fosse presentato, per rimediare a quanto intrapreso, sarebbe bastato buttare il giacchetto in pelle (denominato “a chiodo”) … oppure vestire nella maniera classica se non addirittura buttare al secchio quelle tonache di stracci con cui si vestivano i soliti Hare Krishna di allora nel mentre tamburellavano per accompagnarsi in strada in una improbabile danza. Il gioco sarebbe cambiato, tornando sul binario corretto come, del resto, hanno fatto le varie Claudia Kolla o le Sare Tommassi. Oggi appaiono delle santarelline … a confronto di quel che hanno cavalcato con la loro arte (artefatta per soddisfare una massa votata all’usa e getta).
In natura tutto nasce per caso. È una legge divina a cui nessuno si potrà mai sottrarre. Ma è una legge che esiste, persiste ed esisterà sempre per i millenni a seguire. Tutto si rimedia, tutto è risolvibile. Posso farmi anche un gatto … da ritenerlo come essere vivente complementare alla mia specie … ma quella umana ha bisogno di spalle. Spalle vere … su cui contare nel trovare un conforto di un pianto o di risate estreme seguite da pacche goliardiche da darsi con amore. Una sorta del classico “Io ci sono” da pronunciare al momento opportuno. Triste è non averlo a disposizione. Il brano di oggi, nello scriverlo, l’ho voluto intendere proprio in questa direzione. Tra i disagi e le opportunità che la vita impone e concede … condividere il tutto con altra persona, da considerarsi al proprio pari, permette di raggiungere la massima espressione di amore vero (altroché le femministe che vorrebbero dividere per isolare la gente … altroché i cagnolini con le loro tenerezze).
L’unione fa la forza … e la forza, ai giorni d’oggi, in fin troppe cose ce la siamo trovata persa. Si diventa burberi se non la si trova all’abbisogna. Anche da “vecchi”, amare nel modo più appropriato per la specie umana, un tempo era molto ambita; oggi lo si esclude a priori. Se si è conosciuti l’amore vero … facile sarà ritrovarne un altro uguale uguale; sempreché, ovviamente, si sia in due ad offrire i valori sani da tramandare con sapienza e saggezza (qualità sempre più rare, purtroppo).
Con ottimi propositi si può campare anche 100 anni; e se ci sapevi fare (si veda in giro quanti centenari oggi esistono … ancora vestiti di valori veri) … nuove vite e nuove prospettive si sarebbero potute dare inizio a non finire. Vivere una vita sana, piena di valori e sacrosanti principi, fa sì che non esistano malattie serie quali Sla, Alzheimer, leucemie varie, autismo, Parkinson … e il diabete (che non vi nego, quest’ultima malattia, già stava facendo capolino alla società intera in cui si viveva allora). Gli stili di vita sono cambiati ormai da decenni … ma la speranza odierna sa solamente rendere nero tutto ciò che si ha davanti.
Il protagonista del brano MARCELLA, giusto per descriverne un poco la trama, ha modo di stringere un sodalizio affettivo con una donna presente nell’ospizio in cui ci si è trasferito. Entrambi soli e con i valori di una volta … non sono ricorsi al tatuaggio da imprimersi sulla pelle … né sono ricorsi all’adozione di un cagnolino (o gatto) per simulare la famiglia riunita … bensì, una volta trovati, si sono presi per mano consapevoli di infondere coraggio reciprocamente. Ma, ripeto, dal troppo amare si diventa burberi o tristi quando viene a mancare la componente più essenziale. E Marcella lo era diventata di nuovo per il suo amore lasciato a piangere in mezzo a tanta arrendevole desolazione. Gente trasformata dagli stili di vita volti allo stare soli con o come i cani … che non la si riconosce più per preziosa … come lo fu una volta. Le scorte del bene, del bello, del profondo … prima o poi … si esauriranno. Rimarrà solo gente che si autocondannerà alla solitudine più estrema. Gente … stinta di inchiostro sulla pelle, tra l’altro, a rappresentare quel che furono stati a suo tempo. Nemmeno si saprebbe capire a quali santi raccomandarsi … per il futuro. Olè … dite voi … e ditemi se il brano vi è piaciuto oppure ho esagerato come sempre alla maniera mia nel ragionare di sentimenti, di intelligenza e di profondità d’animo.