LA SCONFITTA DEL BENE

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  • Опубликовано: 26 июн 2024
  • LA SCONFITTA DEL BENE - opera a suo tempo esposta e recensita da un critico d'arte presso la Galleria d'arte MARGUTTA a Roma.
    Quella di Cristiano Sandonà è un'arte di mezzo che, come il dio latino Giano bifronte, tiene tanto uniti il ​​passato, il presente e il futuro, il visibile e l'invisibile, il finito e l'infinito, quanto crea una liaison tra gli opposti come il bene e il male, la morte e la vita, gli abissi e le altezze, le cadute ei voli.
    Su questa linea di pensiero nasce l'opera qui esposta, dall'affascinante titolo La sconfitta del bene .
    La realizzazione con una tecnica particolare - porcellana fredda, colori acrilici e resina epossidica - riesce a dare un effetto materico e volumetrico all'opera, sicché lo spettatore ha l'impressione di avere di fronte una statua, in un rimando alle grandi sculture classiche arrivate però a noi senza braccia o senza testa.
    In un richiamo alla Nike di Samotracia, con un titolo e un effetto contrario, La sconfitta del bene si presenta come un corpo angelico caduto in un abisso di terra, senza più mani, gambe e testa, ma con le ali ancora lì, ardenti e vibranti.
    Nonostante il titolo evocativo, l'abisso che si apre sotto il corpo dilaniato e le mutilazioni che sembrano la sua forma, il profilo alato dell'angelo sembra ancora capace di volare.
    Come una creatura mitica, Cristiano invita a scrutare il baratro con occhi nuovi, trasformando la sconfitta in una danza di bellezza eterna. In questa tela, la tragedia si fonde con l'estasi, la fragilità dell'umano si congiunge con l'eternità dell'arte, laddove il dolore non è cancellabile, ma l'abisso lo è solo se gli esseri umani lo rendono tale.
    Arthur Rimbaud scriveva: Due abissi, dietro a me l'eternità, sotto il mio sguardo l'immortalità, ed io al loro confine.

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