I circoli sardi in Toscana.
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- Опубликовано: 8 фев 2025
- Andrea Mura, regista di Transumanze, un film documentario che fa luce sulla migrazione di molti pastori sardi verso la Toscana negli anni Sessanta del secolo scorso. In particolare, Transumanze descrive la vita di sei famiglie provenienti da sei piccoli paesi sardi, Austis, Busachi, Galtellì, Illorai, Orune e Paulilatino, per metterne in luce la vicenda storica. Quello della migrazione dei pastori sardi in Toscana è un fenomeno poco conosciuto e poco raccontato, in Sardegna come in Toscana; spesso è stato ingiustamente associato a fenomeni che con quell'impresa non hanno avuto nulla a che vedere, come i sequestri di persona. La popolazione locale all'inizio non accolse bene i nuovi arrivati, considerati rozzi e delinquenti. Nel film uno dei protagonisti afferma di aver subito, nel periodo cruciale dei sequestri di persona, moltissimi controlli negli ovili di sua proprietà da parte delle forze dell'ordine.
Transumanze parla anche di emancipazione femminile. In merito, nel corso della nostra intervista, Mura ha parlato dell'importante ruolo che hanno avuto le donne, che con il tempo, grazie al lavoro nell'ambito della pastorizia, sono riuscite ad affermarsi nel mondo del lavoro e a diventare protagoniste dello sviluppo delle aziende di famiglia.
Il documentario, frutto di tre anni di lavoro, è una produzione GinkoFilm con il contributo della Regione Autonoma della Sardegna e il supporto della Fondazione Sardegna Film Commission, Società Umanitaria-Cineteca Sarda e Circolo dei sardi Peppino Mereu di Siena.
Sig. Mura, il film documentario Transumanze, da lei diretto, fa luce sulla migrazione di molti pastori sardi verso la Toscana, un fenomeno poco conosciuto e poco raccontato, verificatosi negli anni Sessanta del secolo scorso. Come e quando è nata l'idea di realizzare questo film documentario? Dove sono state effettuate le riprese?
L'idea del film è venuta a Nicola Contini, coautore del soggetto. Come me, anche Nicola è sardo, ma ha studiato a Siena, dove è venuto in contatto con una nutrita comunità di pastori. Frequentandoli, è venuto a conoscenza della loro storia. Ha deciso di scrivere un soggetto in merito e ha deciso di affidarmi la regia di questa storia. Molto importanti nella fase iniziale sono state le ricerche fatte dall'antropologo Tommaso Sbriccoli, che ha studiato in maniera approfondita il fenomeno della migrazione dei pastori sardi in Toscana. Volevamo fare luce su una storia importante, ma cinematograficamente mai raccontata da nessuno. Il progetto è durato in tutto tre anni: uno di ricerca sul campo, nel corso del quale abbiamo potuto conoscere bene i protagonisti della nostra storia; un anno l'abbiamo dedicato alle riprese, che si sono svolte in varie tappe, dal momento che abbiamo voluto documentare la stagionalità di questo lavoro; nel corso dell'ultimo anno abbiamo curato la ricerca d’archivio e il montaggio. Le riprese si sono concentrate in Val d'Orcia, in provincia di Siena, una zona con paesaggi straordinari dove approdarono i pastori.
A quali fonti avete attinto per realizzare questo film?
La ricerca d'archivio è stata molto approfondita. A causa della pandemia non è stato possibile realizzare riprese nell’ultimo periodo, per cui il film è stato completato attingendo agli archivi dei filmati di famiglia della Cineteca sarda, di "8mmezzo", associazione livornese che digitalizza vecchie pellicole in super8, ma anche attingendo ad immagini d’archivio dell’Università di Siena e a spezzoni del film “L’ultimo pugno di terra” di Fiorenzo Serra. Transumanze è un continuo intrecciarsi di immagini attuali, girate da noi, e immagini di repertorio.
Cosa indusse i pastori sardi ad imbarcarsi con famiglie e animali per lasciare la Sardegna e partire alla volta della Toscana? In quale zona della Toscana si stanziarono?
Ogni famiglia ha avuto un motivo particolare. Molti, la maggior parte, partirono per cercare fortuna e trovare uno spazio dove poter fondare un'azienda. Qualcuno veniva mandato "al confino" lì per motivi di sicurezza. In Toscana negli anni Sessanta del '900 andò in crisi la mezzadria: tutti lasciavano le campagne per stabilirsi in città. L'abbandono delle campagne provocò l'abbassamento dei prezzi dei terreni, che vennero acquistati dai pastori sardi che si erano spostati lì per cercare fortuna. Grazie a loro quelle terre sono ripartite ed è stato mantenuto il paesaggio. Quei pastori furono coraggiosi: lasciarono tutto per un sogno, un progetto imprenditoriale che poi si è rivelato vincente. Nel film racconto il territorio della Val d’Orcia, ma lo stesso fenomeno ha riguardato anche l’alto Lazio, l’Umbria, l’Emilia.
Uno dei protagonisti del documentario afferma che negli anni Settanta e Ottanta, il periodo dei sequestri di persona, subì perquisizioni e controlli da parte dei carabinieri negli ovili: due, tre, cinque volte al mese. Come erano considerati gli immigrati sardi dalla popolazione locale? Come furono accolti?