VEDRO' QUAL SOMMO INCANTO (Rossini, La scala di seta) - LUCIO LUPOLI, tenore

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  • Опубликовано: 19 окт 2024
  • G.Rossini, LA SCALA DI SETA, "Vedrò qual sommo incanto"
    LUCIO LUPOLI, tenore
    IVAN POLIDORI, direttore
    Orchestra del Teatro Accademico di Castelfranco Veneto
    (TEATRO ALIGHIERI DI RAVENNA, 10 DICEMBRE 1982)
    Furono le scene veneziane ad ospitare le prime esperienze di Rossini come compositore per il teatro d’opera: l’esordio avvenne con cinque farse composte nel triennio 1810-1813. “LA SCALA DI SETA”, terza della serie (comprendente altresì “L’inganno felice”, “Il signor Bruschino”, “La cambiale di matrimonio” e “L’occasione fa il ladro”), fu presentata il 9 maggio 1812 al Teatro di San Moisè. Il testo, denominato ‘farsa comica in un atto’, era firmato da Giuseppe Maria Foppa, che aveva ricavato il soggetto dal libretto di François-Antoine-Eugène de Planard, intitolato “L’Echelle de soie” e messo in musica da Pierre Gaveaux nel 1808. L'operina rossiniana andò in scena con discreto successo, ma dopo un limitato numero di repliche e di riprese in teatri minori scomparve totalmente dal repertorio, per essere recuperata sporadicamente nel secondo Dopoguerra e, con meritata regolarità, soltanto a partire dagli anni ’90 del Novecento. La sinfonia dell'opera, invece, è stata costantemente eseguita come pezzo molto frequentato del repertorio sinfonico. Fenomeno tipico della produzione melodrammatica tra Sette e Ottocento, la ‘farsa’ era strettamente imparentata all’opera buffa settecentesca e ne assumeva alcuni tratti caratteristici, come le tipologie dei personaggi: fanciulle intraprendenti, servi sciocchi, coppie di giovani innamorati, scaltre e navigate soubrette, vecchi burberi e avidi immancabilmente turlupinati. Nonostante la relativa scontatezza della vicenda, “La scala di seta” è peraltro ricca di considerevoli novità formali, come la citata Sinfonia iniziale e, nella penultima scena, uno dei momenti clou dell’opera rossiniana, il ‘concertato dell’imbarazzo’. Sono tratti che rivelano già tutta la personalità comico-surreale del compositore pesarese, anticipatori dell’ultima, inebriante stagione del genere buffo condotta dall’irridente genio rossiniano - con “L’italiana in Algeri”, “Il barbiere di Siviglia”, “La Cenerentola” - prima che il palcoscenico dell’opera fosse pressoché monopolizzato da tematiche e soggetti seri, cari al Romanticismo. Il vecchio tutore Dormont ha destinato la sua protetta Giulia al ricco Blansac. Non sa che la ragazza ha già sposato in segreto l’amato giovane DORVIL (sua è l’aria “VEDRO’ QUAL SOMMO INCANTO”) e che lei lo fa salire nelle sue stanze di nascosto tutte le sere, calando una scala di seta dalla finestra. Giulia deve quindi convincere il nuovo pretendente Blansac a sedurre non lei, ma la cugina Lucilla, peraltro molto interessata: filerebbe tutto liscio, se non ci mettesse il becco anche il servitore Germano, che unisce attenzioni non richieste per Giulia a molesta curiosità e scarso tempismo. Per una serie di imprevisti e divertenti equivoci, a mezzanotte tutti i personaggi si ritroveranno nella stessa stanza: qui Giulia e Dorvil saranno costretti a svelare il proprio segreto, perdonato e accolto con un sospirato lieto fine.

Комментарии • 4

  • @giovannipaisiello289
    @giovannipaisiello289 4 дня назад

    Voglio un maestro di Canto come Lucio Lupoli

    • @luciolupoli8795
      @luciolupoli8795  3 дня назад

      Sempre gentilissimo, grazie! Per la cronaca, questa registrazione del lontano 1982 corrisponde al mio debutto operistico!

    • @giovannipaisiello289
      @giovannipaisiello289 3 дня назад

      @@luciolupoli8795 provenie dal San Pietro a Majella il suo percorso?

    • @luciolupoli8795
      @luciolupoli8795  3 дня назад

      No, ho studiato canto con un maestro privato, un grande Maestro! sancarlochepassione.jimdofree.com/approfondimenti/direttori-d-orchestra/