Hai ragione, Duca. La risposta m'interessava, non arrivando ho cacciato la cifra a tre zeri e comprato il corso. In effetti, con me, hai utilizzato un'ottima strategia di marketing. A parte gli scherzi il corso è molto valido ed è sacrosanta verità che per apprendere fino in fondo bisogna ripetere, ripetere, ripetere. Io lo devo fare per forza: sono anziano, un po' rincoglionito e masochista a tal punto che mi sto divertendo a scrivere in terza persona al presente.
Bravo. Piaciuto trovarti addosso da subito 90 ore di Live da recuperare? Il bello è che nessuna è inutile, per cui bisogna spararsele tutte per timore che in una ci sia di sfuggita l'esatta cosa che non sai nemmeno di cercare ma che quando la senti ti sblocca un problema. Pensa chi entrerà nel 2022 e ne troverà 200... :-D
Duca, tu sei troppo forte. Hai uno spirito comico impressionante. Riusciresti ad insegnare narratologia anche a un ragazzino di tre mesi che ascoltandoti imparerebbe a parlare e, a leggere e a scrivere
Naturalmente è tutta finzione, lo faccio solo per manipolare il pubblico e aumentare le vendite del Corso Avanzato (che vanno benissimo quindi ok così). In realtà a fine video mi raggomitolo in un angolo, leggo le prediche di San Bernardino e mi picchio con un martello sulle palle.
Per un momento stavo per dire "miracolo, per una volta dopo 5 video non ha citato i genitali di Goering e di Himler per descrivere il sapore della Monster" e poi...
Buongiorno, va bene per i pensieri ma nella narrativa introspettiva dove spesso il PdV affonda nei ricordi (stimolato dai sensi di vista, olfatto, udito) come spalancare il mondo interiore senza scivolare nel raccontato?
Usando correttamente l'immersione come spiegato nel Corso Base, in particolare impiegando la soggettivizzazione il più possibile oltre ai pensieri diretti. Fai il Corso Base gratuito qui: ruclips.net/video/d-bZOSGociw/видео.html
@@DucadiBaionette L'ho visto e mi sta aiutando parecchio nelle scene d'azione. Sui ricordi invece non ho ancora ben chiaro come vadano gestiti. Mi piacerebbe vedere un tuo specifico intervento sull'argomento, grazie ad ogni modo.
Ok, mi pare una buona idea fare un piccolo video dedicato. Non so dirti quando. Ho già 4 video di domande in coda da pubblicare e diverse domande vecchie di mesi da trattare, e visto che da qui a fine anno dovrò dare la priorità nei 2-3 video settimanali al Corso Base di Sceneggiatura è facile che il video finirà a gennaio-febbraio... a meno che non mi venga un'illuminazione improvvisa per fonderlo con qualcosa detto all'interno delle nuove lezioni (ma finché non le rileggo e rimaneggio tutte non so dirlo).
Ho un dubbio. In una riga del tipo: "«Accetto!» Finalmente Gino avrebbe avuto l'occasione di farsi bello con Marta.", al di là del fatto che probabilmente è brutta, quel "Finalmente" è corretto (o per lo meno accettabile)? Sappiamo che normalmente è deprecato, a meno che non sia inserito in un dialogo. In questo caso specifico, trattandosi di un discorso indiretto libero che esprime il pensiero di Gino, l'avverbio in -mente è da considerare come se fosse parte di un dialogo? Se io provo a toglierlo, la frase assume una sfumatura un po' diversa. Grazie!
No, non va bene. Hai proprio sbagliato il tipo di concetto: quello è semplicemente un pensiero diretto che ha buttato male a cazzo facendolo diventare un pensiero del Narratore (che non esiste, c'è solo il PdV). Se vuoi mostrare un pensiero diretto, mostra un pensiero diretto, punto. No stronzate. Il discorso indiretto libero, come già spiegato nel video, va usato per soggettivizzare la realtà, non per esprimere male dei pensieri che andrebbero resi come diretti e che ora suoneranno come interventi del Narratore. Il "finalmente" lì fa schifo, ovviamente, visto che non è un pensiero diretto o un dialogo. Usane pochi solo dove davvero esistono: battute di dialogo (a piacere, se realistici) e pensieri diretti (riducendoli al meno possibile).
Dipende il tipo di testo. I testi comici pesantemente basati sulla voce del Narratore che commenta ironizzando su ciò che accade, non sono narrativa immersiva. Come non lo sono gli articoli dei blog ben fatti, con forti voci narranti dell'autore che ci guida nell'argomento divertendoci. Pur non essendo narrativa immersiva ciò non toglie che ci sono articoli di blog molto più interessanti da leggere di molti romanzi, ma siamo in un altro campo. In ogni caso, anche col Narratore che commenta, eviterei tutte le parole vuote e vaghe o riassuntive, limitando al minimo gli avverbi in -mente ecc., trattandolo come se fosse un vero e proprio personaggio: solo cose chiare, precise, evocative.
Comunque qualche video fa hai detto che il 90% delle volte i racconti fanno cagare perché non è possibile concludere un movimento a tre atti ma secondo te è possibile risolvere questo problema in un'antologia che presenta personaggi ricorrenti e che è una sorta di ibrido romanzo-insieme di racconti collegati e autoconclusivi? Un po' come la Mostra delle Atrocità di Ballard ad esempio
Penso di sì. In fondo i racconti sono episodi autoconclusivi e anche nei romanzi esistono molti episodi autoconclusivi (un conflitto che si apre e chiude interamente dentro il romanzo occupando una porzione ridotta), e tramite quegli episodi esploriamo la resistenza, il cambiamento e infine il pieno superamento (o il fallimento) del protagonista. Se fai una serie di racconti che mostrano l'evoluzione del personaggio nei confronti delle sfide che toccano il suo difetto fatale e li metti assieme, soprattutto se c'è un solido filo conduttore che li collega, puoi creare la sensazione dell'evoluzione in tre atti anche se sono tutte storie che si avviano e chiudono in sé stesse (singole sconfitte, vittorie di pirro, vittorie) come episodi in certe serie TV. Ha una struttura molto episodica, eppure con un chiaro atto di trasformazione grazie anche a un filo conduttore di fondo di tutte le vicende, la prima stagione del cartone "Harley Quinn" (2019). Devo ancora decidere se la sua analisi diventerà parte del Corso Avanzato di Sceneggiatura o se proporla gratis qui... ci rifletterò. Tanto devo per forza rivedere la serie un paio di volte ancora per pensare meglio all'analisi (spiego il metodo per fare le analisi correttamente, riducendo l'effetto dei bias, nel Corso Avanzato di Sceneggiatura). Se mi vengono in mente altre cose utili (o magari "perché sì") faccio un video per ampliare questa risposta... ma non prestissimo: ho altri video già fatti in coda, altre domande prenotate e voglio partire con i nuovi video del Corso Base di Sceneggiatura. :-)
Nella domanda si parlava di terza persona al presente ma poi il discorso è passato ad una terza al passato ( citando anche l'esempio di EW): perciò è possibile anche passare da una terza al passato ad un pensiero in prima persona al presente ( differenziandolo in corsivo)? non si perde di immersione?
Realismo e immersione consistono nel rappresentare le cose "come sono" da dentro il personaggio. Le battute di dialogo sono scritte IDENTICHE sia in terza al passato che in terza al presente: per quale ragione al mondo i pensieri diretti, che sono IDENTICI a battute di dialogo parola-per-parola ma pronunciate dentro la testa del PdV invece che ad alta voce, dovrebbero diventare degli aborti in passato? Non c'è ovviamente motivo. Da sempre, perfino nel livello bassissimo della narrativa là fuori, questa cosa riuscivano a farla giusta: terza al passato con battute di dialogo e pensieri diretti al presente è tipo lo standard di quasi tutti i romanzi fantasy che si trovavano in libreria fino a pochi anni fa. Tutto spiegato già nel video. :-)
@@DucadiBaionette proprio perché così comune nei romanzi fantasy del passato pensavo che qualcosa non cozzasse in termini di narrativa immersiva. Ora che mi ci fai pensare, le battute di dialogo non sono differenti dal pensiero diretto, in entrambi i casi la sospensione d'incredulità del lettore, nonostante il cambio di tempi e persona, non ne risente. Ti ringrazio molto del chiarimento
In effetti, visto come erano scritti di merda, viene sempre il dubbio che se qualcosa è scritto lì allora è sbagliato... :-D Il problema grosso della convenzione della terza in passato è che visto che quel passato usato nelle azioni/descrizioni per la mente umana è identico al presente, e visto che il resto è al presente per davvero... perché non fare proprio TUTTO in terza al presente? Alcuni autori usano infatti la terza al presente e, a mio avviso, può essere una scelta migliore della terza al passato (pur rimanendo scelte molto vicine, praticamente uguali), ma SOLO nei casi in cui siamo davvero sicuri di non poter sostenere la prima persona al posto della terza (ricordiamo che con la terza dovremo lavorare il doppio: concepire tutto in prima, tradurlo in terza e adattare ciò che dal passaggio prima-terza ci crea problemi). Casi rari e molto specifici, che ho trattato nel Corso Avanzato assieme ai problemi di scrittura/adattamento della terza persona. :-)
@@DucadiBaionette penso che da un punto di vista teorico lei abbia ragione, ma basti pensare quante persone possano storcere il naso alla lettura di una terza al presente. Penso che oramai i lettori siano abituati ad una lettura al passato e questo non vale solo nel confronto con la terza persona al presente ma anche con la prima al presente, la quale può raggiungere un grado di immersione sicuramente migliore di tutte le altre ma perde potenziali lettori... forse perché nell'immaginario collettivo è ormai radicata l'idea che una storia non possa essere disgiunta dalla sua natura più intima, ossia quella di racconto di un qualcosa già compiuto? Non se ci sia una risposta certa a questa domanda, comunque la ringrazio nuovamente del confronto e del suo lavoro
Non costruire sovrastrutture interpretative, non esistono, non sono reali. Questi problemi non esistono se non, dati alla mano lavorando per anni con decine di autori e ricevendo feedback da centinaia di lettori, al contrario... prima contro terza. Questo è il dato osservabile, reale, nel mercato. Ti faccio un video tra 1 o 2 settimane per espanderti la risposta visto che è un po' lunga... e visto che richiama il Corso Avanzato viene fuori un altro video prodottocentrico per spingere le vendite. :-D
Io mi sto accorgendo che sto avendo problemi coi pensieri scrivendo in prima persona. Visto che normalmente una persona non pensa in frasi ma in concetti, idee ecc. trascriverli poi in modo corretto mi viene difficile.
No, quello non è un problema. Mai esistito in anni di formazione e decine di autori seguiti, punto. Le persone verbalizzano nelle lingue per loro di livello madrelingua ciò che pensano visto che molti pensieri sono concetti astratti inesistenti nella realtà e sono giudizi, non immagini. Se la gente pensasse in forma di dialogo usando immagini (???) non dovremmo spiegare il concetto di Mostrato perché ti sarebbe impossibile concepire di scrivere idee astratte. Le persone parlano continuamente nella propria testa, e di solito lo fanno per raccontarsi cazzate create per rovinarsi la vita. Vedasi le spiegazioni in ambito REBT, per esempio. Se non percepisci cosa davvero penserebbe il personaggio è perché NON SEI nel personaggio. Hai totalmente abbandonato qualsiasi tua idea e qualsiasi cosa tu possa concepire come te stesso e sei divenuto il personaggio fino al punto di rifiutare integralmente la tua esistenza nei punti in cui non coincida con le idee del personaggio e odiarti profondamente in ogni tratto che il personaggio odierebbe? La risposta è "No, non lo hai fatto". Se lo avessi fatto non avresti il problema: è il check di verifica, è questo il test per capire se SEI DIVENTATO il personaggio: i pensieri, la visione del mondo, i giudizi che ha. Se non sei il personaggio, nelle ore in cui devi essere il personaggio, non puoi scriverne.
Hai ragione, Duca. La risposta m'interessava, non arrivando ho cacciato la cifra a tre zeri e comprato il corso. In effetti, con me, hai utilizzato un'ottima strategia di marketing. A parte gli scherzi il corso è molto valido ed è sacrosanta verità che per apprendere fino in fondo bisogna ripetere, ripetere, ripetere. Io lo devo fare per forza: sono anziano, un po' rincoglionito e masochista a tal punto che mi sto divertendo a scrivere in terza persona al presente.
Bravo. Piaciuto trovarti addosso da subito 90 ore di Live da recuperare? Il bello è che nessuna è inutile, per cui bisogna spararsele tutte per timore che in una ci sia di sfuggita l'esatta cosa che non sai nemmeno di cercare ma che quando la senti ti sblocca un problema. Pensa chi entrerà nel 2022 e ne troverà 200... :-D
Duca, tu sei troppo forte. Hai uno spirito comico impressionante. Riusciresti ad insegnare narratologia anche a un ragazzino di tre mesi che ascoltandoti imparerebbe a parlare e, a leggere e a scrivere
Naturalmente è tutta finzione, lo faccio solo per manipolare il pubblico e aumentare le vendite del Corso Avanzato (che vanno benissimo quindi ok così). In realtà a fine video mi raggomitolo in un angolo, leggo le prediche di San Bernardino e mi picchio con un martello sulle palle.
Per un momento stavo per dire "miracolo, per una volta dopo 5 video non ha citato i genitali di Goering e di Himler per descrivere il sapore della Monster" e poi...
devo dire che mi ero preoccupato per l'assenza della super ultra-white che in codesto video vien nel finale....mi-ti-coooo
La mia eterosessualità risente molto del fatto che in questo video non ti baci i bicipiti.
Corro a comprarmi un'autobotte di Ultra White!
Buongiorno, va bene per i pensieri ma nella narrativa introspettiva dove spesso il PdV affonda nei ricordi (stimolato dai sensi di vista, olfatto, udito) come spalancare il mondo interiore senza scivolare nel raccontato?
Usando correttamente l'immersione come spiegato nel Corso Base, in particolare impiegando la soggettivizzazione il più possibile oltre ai pensieri diretti. Fai il Corso Base gratuito qui: ruclips.net/video/d-bZOSGociw/видео.html
@@DucadiBaionette L'ho visto e mi sta aiutando parecchio nelle scene d'azione. Sui ricordi invece non ho ancora ben chiaro come vadano gestiti. Mi piacerebbe vedere un tuo specifico intervento sull'argomento, grazie ad ogni modo.
Ok, mi pare una buona idea fare un piccolo video dedicato. Non so dirti quando. Ho già 4 video di domande in coda da pubblicare e diverse domande vecchie di mesi da trattare, e visto che da qui a fine anno dovrò dare la priorità nei 2-3 video settimanali al Corso Base di Sceneggiatura è facile che il video finirà a gennaio-febbraio... a meno che non mi venga un'illuminazione improvvisa per fonderlo con qualcosa detto all'interno delle nuove lezioni (ma finché non le rileggo e rimaneggio tutte non so dirlo).
Ho un dubbio. In una riga del tipo: "«Accetto!» Finalmente Gino avrebbe avuto l'occasione di farsi bello con Marta.", al di là del fatto che probabilmente è brutta, quel "Finalmente" è corretto (o per lo meno accettabile)? Sappiamo che normalmente è deprecato, a meno che non sia inserito in un dialogo. In questo caso specifico, trattandosi di un discorso indiretto libero che esprime il pensiero di Gino, l'avverbio in -mente è da considerare come se fosse parte di un dialogo? Se io provo a toglierlo, la frase assume una sfumatura un po' diversa. Grazie!
No, non va bene. Hai proprio sbagliato il tipo di concetto: quello è semplicemente un pensiero diretto che ha buttato male a cazzo facendolo diventare un pensiero del Narratore (che non esiste, c'è solo il PdV). Se vuoi mostrare un pensiero diretto, mostra un pensiero diretto, punto. No stronzate. Il discorso indiretto libero, come già spiegato nel video, va usato per soggettivizzare la realtà, non per esprimere male dei pensieri che andrebbero resi come diretti e che ora suoneranno come interventi del Narratore.
Il "finalmente" lì fa schifo, ovviamente, visto che non è un pensiero diretto o un dialogo. Usane pochi solo dove davvero esistono: battute di dialogo (a piacere, se realistici) e pensieri diretti (riducendoli al meno possibile).
Ah, ok, *penso* di aver capito dove ho sbagliato. E invece, la stessa riga, nel contesto di un brano comico, soffrirebbe degli stessi problemi?
Dipende il tipo di testo. I testi comici pesantemente basati sulla voce del Narratore che commenta ironizzando su ciò che accade, non sono narrativa immersiva. Come non lo sono gli articoli dei blog ben fatti, con forti voci narranti dell'autore che ci guida nell'argomento divertendoci. Pur non essendo narrativa immersiva ciò non toglie che ci sono articoli di blog molto più interessanti da leggere di molti romanzi, ma siamo in un altro campo.
In ogni caso, anche col Narratore che commenta, eviterei tutte le parole vuote e vaghe o riassuntive, limitando al minimo gli avverbi in -mente ecc., trattandolo come se fosse un vero e proprio personaggio: solo cose chiare, precise, evocative.
Perfetto. Grazie!
Comunque qualche video fa hai detto che il 90% delle volte i racconti fanno cagare perché non è possibile concludere un movimento a tre atti ma secondo te è possibile risolvere questo problema in un'antologia che presenta personaggi ricorrenti e che è una sorta di ibrido romanzo-insieme di racconti collegati e autoconclusivi? Un po' come la Mostra delle Atrocità di Ballard ad esempio
Penso di sì. In fondo i racconti sono episodi autoconclusivi e anche nei romanzi esistono molti episodi autoconclusivi (un conflitto che si apre e chiude interamente dentro il romanzo occupando una porzione ridotta), e tramite quegli episodi esploriamo la resistenza, il cambiamento e infine il pieno superamento (o il fallimento) del protagonista.
Se fai una serie di racconti che mostrano l'evoluzione del personaggio nei confronti delle sfide che toccano il suo difetto fatale e li metti assieme, soprattutto se c'è un solido filo conduttore che li collega, puoi creare la sensazione dell'evoluzione in tre atti anche se sono tutte storie che si avviano e chiudono in sé stesse (singole sconfitte, vittorie di pirro, vittorie) come episodi in certe serie TV.
Ha una struttura molto episodica, eppure con un chiaro atto di trasformazione grazie anche a un filo conduttore di fondo di tutte le vicende, la prima stagione del cartone "Harley Quinn" (2019). Devo ancora decidere se la sua analisi diventerà parte del Corso Avanzato di Sceneggiatura o se proporla gratis qui... ci rifletterò. Tanto devo per forza rivedere la serie un paio di volte ancora per pensare meglio all'analisi (spiego il metodo per fare le analisi correttamente, riducendo l'effetto dei bias, nel Corso Avanzato di Sceneggiatura).
Se mi vengono in mente altre cose utili (o magari "perché sì") faccio un video per ampliare questa risposta... ma non prestissimo: ho altri video già fatti in coda, altre domande prenotate e voglio partire con i nuovi video del Corso Base di Sceneggiatura. :-)
@@DucadiBaionette sei stato piuttosto esauriente nonostante sia solo un commento e non un video, grazie :-)
Gamma cisreader
Nella domanda si parlava di terza persona al presente ma poi il discorso è passato ad una terza al passato ( citando anche l'esempio di EW): perciò è possibile anche passare da una terza al passato ad un pensiero in prima persona al presente ( differenziandolo in corsivo)? non si perde di immersione?
Realismo e immersione consistono nel rappresentare le cose "come sono" da dentro il personaggio. Le battute di dialogo sono scritte IDENTICHE sia in terza al passato che in terza al presente: per quale ragione al mondo i pensieri diretti, che sono IDENTICI a battute di dialogo parola-per-parola ma pronunciate dentro la testa del PdV invece che ad alta voce, dovrebbero diventare degli aborti in passato?
Non c'è ovviamente motivo. Da sempre, perfino nel livello bassissimo della narrativa là fuori, questa cosa riuscivano a farla giusta: terza al passato con battute di dialogo e pensieri diretti al presente è tipo lo standard di quasi tutti i romanzi fantasy che si trovavano in libreria fino a pochi anni fa. Tutto spiegato già nel video. :-)
@@DucadiBaionette proprio perché così comune nei romanzi fantasy del passato pensavo che qualcosa non cozzasse in termini di narrativa immersiva. Ora che mi ci fai pensare, le battute di dialogo non sono differenti dal pensiero diretto, in entrambi i casi la sospensione d'incredulità del lettore, nonostante il cambio di tempi e persona, non ne risente. Ti ringrazio molto del chiarimento
In effetti, visto come erano scritti di merda, viene sempre il dubbio che se qualcosa è scritto lì allora è sbagliato... :-D
Il problema grosso della convenzione della terza in passato è che visto che quel passato usato nelle azioni/descrizioni per la mente umana è identico al presente, e visto che il resto è al presente per davvero... perché non fare proprio TUTTO in terza al presente?
Alcuni autori usano infatti la terza al presente e, a mio avviso, può essere una scelta migliore della terza al passato (pur rimanendo scelte molto vicine, praticamente uguali), ma SOLO nei casi in cui siamo davvero sicuri di non poter sostenere la prima persona al posto della terza (ricordiamo che con la terza dovremo lavorare il doppio: concepire tutto in prima, tradurlo in terza e adattare ciò che dal passaggio prima-terza ci crea problemi). Casi rari e molto specifici, che ho trattato nel Corso Avanzato assieme ai problemi di scrittura/adattamento della terza persona. :-)
@@DucadiBaionette penso che da un punto di vista teorico lei abbia ragione, ma basti pensare quante persone possano storcere il naso alla lettura di una terza al presente. Penso che oramai i lettori siano abituati ad una lettura al passato e questo non vale solo nel confronto con la terza persona al presente ma anche con la prima al presente, la quale può raggiungere un grado di immersione sicuramente migliore di tutte le altre ma perde potenziali lettori... forse perché nell'immaginario collettivo è ormai radicata l'idea che una storia non possa essere disgiunta dalla sua natura più intima, ossia quella di racconto di un qualcosa già compiuto? Non se ci sia una risposta certa a questa domanda, comunque la ringrazio nuovamente del confronto e del suo lavoro
Non costruire sovrastrutture interpretative, non esistono, non sono reali. Questi problemi non esistono se non, dati alla mano lavorando per anni con decine di autori e ricevendo feedback da centinaia di lettori, al contrario... prima contro terza. Questo è il dato osservabile, reale, nel mercato. Ti faccio un video tra 1 o 2 settimane per espanderti la risposta visto che è un po' lunga... e visto che richiama il Corso Avanzato viene fuori un altro video prodottocentrico per spingere le vendite. :-D
Io mi sto accorgendo che sto avendo problemi coi pensieri scrivendo in prima persona. Visto che normalmente una persona non pensa in frasi ma in concetti, idee ecc. trascriverli poi in modo corretto mi viene difficile.
No, quello non è un problema. Mai esistito in anni di formazione e decine di autori seguiti, punto. Le persone verbalizzano nelle lingue per loro di livello madrelingua ciò che pensano visto che molti pensieri sono concetti astratti inesistenti nella realtà e sono giudizi, non immagini. Se la gente pensasse in forma di dialogo usando immagini (???) non dovremmo spiegare il concetto di Mostrato perché ti sarebbe impossibile concepire di scrivere idee astratte. Le persone parlano continuamente nella propria testa, e di solito lo fanno per raccontarsi cazzate create per rovinarsi la vita. Vedasi le spiegazioni in ambito REBT, per esempio.
Se non percepisci cosa davvero penserebbe il personaggio è perché NON SEI nel personaggio. Hai totalmente abbandonato qualsiasi tua idea e qualsiasi cosa tu possa concepire come te stesso e sei divenuto il personaggio fino al punto di rifiutare integralmente la tua esistenza nei punti in cui non coincida con le idee del personaggio e odiarti profondamente in ogni tratto che il personaggio odierebbe?
La risposta è "No, non lo hai fatto". Se lo avessi fatto non avresti il problema: è il check di verifica, è questo il test per capire se SEI DIVENTATO il personaggio: i pensieri, la visione del mondo, i giudizi che ha. Se non sei il personaggio, nelle ore in cui devi essere il personaggio, non puoi scriverne.
Mi è venuto in mente un video da fare a tema. Segno in lista.
@@DucadiBaionette Felice di essere di ispirazione :D
Secondo Fausto Leali, la Monster ha anche fatto bevande buone
Ma quindi un cisgender può usare la terza persona? E un personaggio cisgender ragionerebbe in prima o terza persona?
Schwa.