Carmelo Bene: Essere nell'abbandono: la lettura come non-ricordo

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  • Опубликовано: 7 окт 2024
  • "Il teatro, il grande teatro è un non-luogo soprattutto, quindi è al riparo da qualsivoglia storia. È intestimoniabile. Cioè, lo spettatore per quanto Martire, testimone, nell'etimo (da marthyr), per quanti sforzi possa compiere lo spettatore, dovrebbe non poter mai raccontare ciò che ha udito, ciò di cui è stato posseduto nel suo abbandono a teatro. Ecco che l'attore non basta più, il grande attore nemmeno. Bisogna essere una macchina, eh..., come io (tra parentesi) l'ho definita, 'attoriale'. Che cos'è una macchina attoriale?... Comunque deve essere amplificata... L'amplificazione è un strana cosa... L'amplificazione non è assolutamente [...] un ingrandimento, ma è come guardare questa pagina... Se io la guardo in questo modo, ecco, così, ecco... io vedo e così sento; ma se io avvicino questo [foglio], più l'avvicino, più i contorni svaniscono. I contorni svaniscono e non vedo più un bel niente. [...] Cos'è la macchina attoriale?... È la lettura intanto, come nella poesia, nella concertistica [...] Il teatro è nell'atto, cioè nell'immediato, in quello che un filosofo chiamò l'immediato svanire, la presenza e al tempo stesso, assenza. Questo è il superamento del grande attore. Cioè della macchina attoriale, di cui, ripeto, questo di Macbeth Orror Suite è soltanto una esemplificazione, tra le altre. [...] Se io leggo, anche in concerto, ho bisogno di leggere, non per ricordare, o nella presunzione che lo scritto corrisponda all'orale. No, v'è invece una profonda idiosincrasia tra scritto e orale... Lo faccio per dimenticare. La lettura come oblio. La lettura paradossalmente come non-ricordo. [...] Lo spettatore deve solo abbandonarsi all'ascolto. Ma anche, non solo l'orecchio è ascolto, ma l'occhio è ascolto. [...] Bisogna complicarsi la vita, ... diceva Eduardo. Ecco. Complicarsi la vita vuol significa crearsi una serie di handicap... Questa è la preparazione, al di là, a dispetto del testo. Non ci sono testi. A dispetto dell'umanesimo, del museo, dell'arte, sempre consolatoria, sempre decorativa. A dispetto della cultura... che, ha ragione Derrida, [...] nell'etimo ... deriva da colo, colonizzare... Quindi non c'è niente ... a dispetto dell'intelligenza bisogna essere stupidi, infinitamente stupidi, per essere nell'abbandono."

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