Restaurata la Tavola di San Domenico

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  • Опубликовано: 28 авг 2024
  • 12PORTE - 18 luglio 2024: È la più antica raffigurazione di San Domenico che sia giunta fino a noi. Al termine dei lavori di restauro e dei rilievi scientifici realizzati dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, promossi in occasione del Giubileo Domenicano, la Tavola della Mascarella è rientrata a Bologna e rimarrà esposta nel coro della Basilica di San Domenico fino alla festa di Tutti i Santi per fare ritorno alla Chiesa delle Mascarella. Si tratta della tavola del refettorio del primo convento bolognese dei domenicani, che fino al 1219 rimasero alla Mascarella per poi trasferirsi nell’attuale convento, allora chiamato San Nicola alle Vigne.
    Alla presentazione erano presenti con il Cardinale Arcivescovo, il priore del convento fra Fausto Arici, fra Gianni Festa dell’Istituto Storico Domenicano, mons. Alessandro Benassi, parroco alla Mascarella e Mauro Felicori, Assessore al Patrimonio culturale dell Emilia-Romagna.
    Lucia Bresci, restauratrice dell’Opificio delle pietre dure, ha illustrato gli interventi compiuti.
    La tavola è considerata anche un reliquia di contatto, sia perché utilizzata dal Santo fondatore dell’Ordine dei Predicatori, sia perché associata ad un evento miracoloso, testimoniato da fra Rodolfo da Faenza nel Processo di canonizzazione: «quando nella casa mancava il pane o altro cibo o il vino, andavo dal detto frate Domenico e gli dicevo: “Non abbiamo pane o vino”. Ed egli diceva: “Va’ e prega, perché il Signore vi provvederà”. Il detto frate Domenico lo seguiva, e così Dio faceva sì che essi avessero sempre cibo a sufficienza. Talvolta, per suo ordine, metteva a tavola quel po’ di pane che avevano, e il Signore sopperiva a ciò di cui essi mancavano».
    San Domenico e i suoi confratelli raffigurati davanti ad una mensa riccamente imbandita con pani e con varie suppellettili quali piatti, coltelli, brocche e calici. Una teoria di archi e colonne doviziosamente decorate inquadra gruppi di due frati ad eccezione di san Domenico, che occupa da solo lo spazio condiviso da una coppia. San Domenico non emerge con forza rispetto agli altri frati: la figura del santo si differenzia soltanto grazie alle dimensioni maggiori, alla posizione centrale e all’aureola. Da notare che l’iconografia domenicana si distingue nettamente da quella francescana, volta a esaltare san Francesco come uomo straordinario. San Domenico, al contrario, viene spesso raffigurato in mezzo agli altri frati, come un primus inter pares. I frati, nella raffigurazione dei volti che ne fa l’anonimo pittore, sembrano provenire da varie parti d’Europa: oltre al fatto che la primitiva comunità domenicana bolognese accolse fin dall’inizio studenti e docenti universitari provenienti da tutto il continente, è possibile che a ispirare questa scena sia stato uno dei primi capitoli dell’ordine celebrati frequentemente a Bologna.
    Nel 1332, la chiesa della Mascarella subisce alcuni rinnovamenti e, in questa occasione, la tavola venne dipinta sul retro, con una verniciatura a coprire l’originaria pittura duecentesca di cui si perse memoria. La nuova raffigurazione rappresenta in modo più esplicito il miracolo: Domenico è a tavola con dodici frati, mentre due angeli ai lati servono il pane. Solo nel 1882 fu riscoperta casualmente la pittura originale e nel 1931 la versione trecentesca venne trasportata su tela.
    Il 14 novembre del 1497, i frati di San Domenico tentarono di rubare la reliquia dalla Mascarella per portarla nella loro sede. Si arrivò ad uno scontro tra i frati e i parrocchiani della Mascarella, che recuperano la tavola e la riportano in chiesa in processione. In questa occasione viene pacificamente esposta nel magnifico coro intarsiato dei religiosi, realizzato a inizio ‘500 da fra Damiano da Bergamo, per poi fare ritorno in una nuova collocazione nella sua sede originaria.

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