Ep. 264 - Papale papale - "Mitezza"

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  • Опубликовано: 25 сен 2024
  • Francesco, Angelus 1 novembre 2020
    Fratelli e sorelle, la mitezza! La mitezza è caratteristica di Gesù, che dice di sé: «Imparate da me che sono mite e umile di cuore» (Mt 11,29). Miti sono coloro che sanno dominare sé stessi, che lasciano spazio all’altro, lo ascoltano e lo rispettano nel suo modo di vivere, nei suoi bisogni e nelle sue richieste. Non intendono sopraffarlo né sminuirlo, non vogliono sovrastare e dominare su tutto, né imporre le proprie idee e i propri interessi a danno degli altri. Queste persone, che la mentalità mondana non apprezza, sono invece preziose agli occhi di Dio, il quale dà loro in eredità la terra promessa, cioè la vita eterna. Anche questa beatitudine comincia quaggiù e si compirà in Cielo, in Cristo. La mitezza. In questo momento della vita anche mondiale, dove c’è tanta aggressività…; e anche nella vita di ogni giorno, la prima cosa che esce da noi è l’aggressione, la difesa… Abbiamo bisogno di mitezza per andare avanti nel cammino della santità. Ascoltare, rispettare, non aggredire: mitezza.
    Benedetto XVI, Angelus 26 agosto 2007
    Nell'ultimo giorno - ricorda ancora Gesù nel Vangelo - non è in base a presunti privilegi che saremo giudicati, ma secondo le nostre opere. Gli "operatori di iniquità" si troveranno esclusi, mentre saranno accolti quanti avranno compiuto il bene e cercato la giustizia, a costo di sacrifici. Non basterà pertanto dichiararsi "amici" di Cristo vantando falsi meriti: "Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze" (Lc 13, 26). La vera amicizia con Gesù si esprime nel modo di vivere: si esprime con la bontà del cuore, con l'umiltà, la mitezza e la misericordia, l'amore per la giustizia e la verità, l'impegno sincero ed onesto per la pace e la riconciliazione. Questa, potremmo dire, è la "carta d'identità" che ci qualifica come suoi autentici "amici"; questo è il "passaporto" che ci permetterà di entrare nella vita eterna.
    Giovanni Paolo II, discorso ai giovani di Azione Cattolica Italiana 8 maggio 1982
    Siete artefici, artigiani della pace internazionale grazie all’uso che decidete di fare dei mezzi a vostra disposizione, delle possibilità che vi sono riservate perché giovani.
    Lo potete a livello di linguaggio, isolando e abiurando ciò che è sconveniente, improduttivo se non contrario alla pace, e mettendo in circolazione, dando credito, facendo riferimento solo alle parole di un vocabolario di pace. Va recuperato, infatti, il valore alla parola, perché essa sia innanzitutto rivelatrice dell’essere, perché sia densa, impegnata e impegnativa circa l’esistenza di ciascuno. In tal modo le parole possono costringere, invitare, incitare, denunciare.
    Lo potete a livello di immaginazione, di inventiva riposte in gesti non-violenti, di più, in gesti pacifici, in gesti rivelatori della sorgente di forza che è in voi, ed è il vostro segreto. Mitezza e intransigenza, mansuetudine e fortezza, misericordia e temperanza, siano le modulazioni nel proporre gesti di pace.
    Paolo VI, Regina Caeli 4 maggio 1969
    Vale ancora la pena di meditare come Maria sia davvero, e per tutti coloro che sanno comprendere con umile cuore le grandi verità del mondo cristiano, la figura unica e tipica di bellezza, di innocenza, di vita nuova, alla quale è sempre doveroso e sempre benefico rivolgere lo sguardo, per vedere in Lei il riverbero più perfetto di Cristo, e perciò quella pienezza di grazia, che riempie lo spirito di esuberante ammirazione e di vittoriosa speranza. Non è questa autentica spiritualità cristiana? Non è questa una sorgente di quelle virtù evangeliche, che fanno pia, buona e lieta la vita; la capacità di credere e di amare, la stima gelosa della purezza, la fusione della fortezza con la mitezza, e così via? Non è sentimentalismo; è scuola di alta umanità. Maria ci è guida e sostegno.

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