"Positivismo giuridico e costituzionalismo" di Matteucci-Bobbio: presenta il curatore Tommaso Greco
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- Опубликовано: 5 фев 2025
- Il testo di Matteucci è un piccolo classico del costituzionalismo e del pensiero politico e giuridico del Novecento e la sua pubblicazione rappresenta un vero evento editoriale. Pubblicato nella Rivista trimestrale di diritto e procedura civile nel 1963, non era finora mai comparso in volume.
Il testo nasce come discussione critica dell’opera di Norberto Bobbio e occupa un posto di notevole rilievo, non foss’altro perché i due protagonisti sono senz’ombra di dubbio due dei massimi (se non i massimi) pensatori dell’Italia del dopoguerra. Rappresentanti entrambi del pensiero liberaldemocratico: più spostato verso il socialismo liberale, Norberto Bobbio; più attento alla tradizione del liberalismo conservatore, invece, Nicola Matteucci.
Matteucci si occupa qui di un autore, Bobbio, che nonostante sia poco più che cinquantenne, è già un punto di riferimento indiscusso nella filosofia del diritto e in generale nella cultura giuridica e politica. Di pochi anni prima era stato il volume Politica e cultura - un altro piccolo classico - nel quale Bobbio aveva difeso le istituzioni della democrazia liberale dalle critiche della cultura marxista e comunista.
La questione che sta a cuore a Matteucci è la seguente: il positivismo giuridico, di cui appunto Bobbio aveva dato una versione particolarmente raffinata, è adeguato a supportare la cultura giuridica di uno stato costituzionale, quale è ormai diventata l’Italia del dopoguerra?
La risposta è netta, ed è in linea con la tradizione del costituzionalismo liberale. Sul versante critico: il positivismo giuridico appare insufficiente, in quanto finisce per affidare la creazione e la vita del diritto interamente nelle mani dello stato. Sul versante propositivo: occorre riprendere l’antica distinzione tra gubernaculum e iurisdictio, che Matteucci ricava dallo studio di McIlwain, e distinguere nettamente la sfera politica del governo da quella giuridica, che fa capo alla costituzione e di cui Matteucci individua il vero custode nella magistratura, e in particolare nella Corte costituzionale, un organo che operava da poco tempo in Italia (dal 1956), ma che Matteucci individua lucidamente come il vero centro del sistema costituzionale italiano.
Il volume contiene anche la risposta di Norberto Bobbio. Una risposta che concede alcuni punti al suo critico, ma che nella sostanza mantiene fermi i cardini del pensiero bobbiano che Matteucci aveva criticato. Un pensiero comunque in movimento, quello bobbiano, la cui evoluzione mostrerà di lì a poco quanto il filosofo torinese abbia preso sul serio i rilievi del suo amico e collega bolognese.
Il libro: www.morcellian...
DALLA QUARTA DI COPERTINA
Nell’ambito della discussione sul positivismo giuridico, che a partire dal dopoguerra interessò la cultura europea e accompagnò il consolidamento degli ordinamenti democratici e costituzionali, il confronto tra Nicola Matteucci e Norberto Bobbio, sviluppatosi nella prima metà degli anni Sessanta, assume un significato peculiare: non solo perché vede coinvolti due dei principali protagonisti della filosofia politica e giuridica italiana, ma anche perché in esso si confrontano approcci differenti (e talora contrapposti) riguardanti sia la natura del diritto e del potere, sia il ruolo delle scienze che se ne occupano. In un momento storico nel quale si va in cerca di un nuovo equilibrio tra gubernaculum e iurisdictio, uno dei testi fondamentali della storia del costituzionalismo italiano, nel quale sono affrontati in maniera radicale i punti cruciali sui quali la cultura giuridico-politica di un popolo libero deve essere incardinata, può finalmente riproporre le sue domande e le sue provocazioni.
(Tommaso Greco)
Nicola Matteucci (1926-2006), fondatore della rivista «il Mulino» e della stessa casa editrice, è stato uno dei maggiori teorici del costituzionalismo liberale del Novecento. Per Morcelliana ricordiamo: Breve storia del costituzionalismo (2010).
Norberto Bobbio (1909-2004), senatore a vita, ha insegnato Filosofia del diritto e Filosofia della politica a Torino. Le sue opere sono riconosciute come classici del pensiero contemporaneo. Per Morcelliana ricordiamo: Quale democrazia? (20102); La strage di Piazza della Loggia (2014); La filosofia e il bisogno di senso (2017).