Stefania e il cancro alla tiroide: “Ce l’ho fatta grazie alla ricerca e all’affetto dei miei figli”

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  • Опубликовано: 15 сен 2024
  • 23 anni, un lavoro e due gemelli da crescere. Un periodo della vita pieno e appagante che, nell’estate del 2000, di colpo s’interrompe: carcinoma papillare alla tiroide.
    Le parole dell’endocrinologa pesano come un macigno sulla giovane Stefania che in cuor suo, dopo tre ecografie, sapeva già che quel gonfiore costante al collo non poteva essere frutto solo di stress. Il suo Angelo però trova subito il modo di alleggerire il fardello: “Fermati, spiegami: è operabile?” le chiede il marito appena ricevuta la notizia per telefono. Il tumore è operabile. “A posto, Stefy, lo affrontiamo!”. La massa le si è avvinghiata attorno alle corde vocali e sembra minacciare di zittirla, soffocando la sua voglia di vivere.
    Ma Stefania non si arrende, vuole raccontare quello che le sta succedendo e magari scherzarci su per esorcizzare la paura. L’operazione e poi lunghi mesi di logopedia la aiutano a gestire la voce, una voce più roca, ma sempre ottimista. Un ottimismo che si rivela essenziale anche dopo l’operazione, perché Stefania scopre di doversi isolare dai suoi cari per un periodo, sottoponendosi a una terapia a base di radioiodio.
    “Allontanarmi dai miei figli è stato per me devastante perché mi sono trovata davvero a tu per tu con la malattia e mi sono resa conto in quel momento di come gli affetti a me più vicini e soprattutto i miei figli fossero il vero motore, la mia vera arma segreta; perché tu vuoi farcela anche per loro, non solo per te stessa. Anzi, soprattutto per loro”.
    Durante la malattia, anche il rapporto tra lei e Angelo si è rafforzato: “Penso che lo ringrazierò sempre per come si è comportato - racconta Stefania - per come ha cercato di farmi mantenere la normalità, la quotidianità”. Mai sola, Stefania è convinta che la presenza dei cari e del personale sanitario bene informato che ha saputo comunicare con lei in modo trasparente siano stati la chiave di volta per superare la malattia. “È fondamentale avere speranza, te la danno gli affetti, gli amici, la comunicazione e soprattutto la ricerca”.

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