Ho ascoltato tutto il video. L'argomento è stato molto interessante ed è stato trattato molto bene. Certo, questo fenomeno, purtroppo, è molto più presente in America, in Italia è presente ma in misura minore. Questo occorre dirlo!
sono d'accordo con tutto quello che hai detto. mi permetto di aggiungere che la rete e la condivisione è l'unico e l'ultimo strumento di controllo politico da parte di chi non ha voce e forse non l'ha mai avuta. ecco perché il suo effetto è così carico di rabbia e distruttivo.
Non credo che la cancel culture sia priva di testa o corpo o mandantj, tralasciando la volontà alta di diffondere tale pensiero come predominante, si avvalgono ad esempio di format televisivi dozzinali, manifesti nelle figure di presunti giornalisti, divulgatori ed "opinionisti" (figuriamoci un po...) e le vittime sono apparentemente chi fa sfondoni o scivoloni mediatici, ma molto spesso chi non si allinea ad un pensiero unico anche se discutibile ed aggiungerei che le vittime sono infine il pubblico che subisce senza discernere in senso critico le violenze perpetrate dalla cancel culture
la riflessione indubbiamente morde! Entrando nel merito, però, provo come un certo fastidio rispetto al fatto che denunci e parli di cancel culture in riferimento a episodi piuttosto famosi, già assai "mediatizzati"... trovo molto interessanti anche le implicazioni filosofiche che trai dal fenomeno, per esempio il fatto che un tratto caratteriale, qualcosa di contingentemente detto e fatto, dia l'aria di essere un fatto essenziale che definisce la persona totale, qualificante o squalificante la personalità totale di qualcuno; tuttavia c'è in me sempre questo strano "fastidio": perché non siamo abituati a denunciare questo selezione innaturale delle opinioni, per esempio, quando ci sono in ballo le lotte che non ci fanno comodo o di cui personalmente non ci interessiamo? Mi pare che sia dominante una certa Cancel culture rispetto, in generale, al pensiero radicale. Si tratta sempre di una selezione, innaturale certamente. Ma non credo sia necessario parlare del fenomeno come qualcosa di circoscritto. Credo che, per l'estensione sistematica del fenomeno si tratti di qualcosa di essenziale ed esistenziale a un tempo nella vita dell'uomo: la cancel culture riguarda, in generale, un certo modo di selezione di certe forme di vita, quindi selezione di sensibilità, di un certo modo di intendere l'uomo, il rapporto tra gli uomini, con la natura ed il mondo. Ogni volta si tratta della censura di una personalità singolare, ma, al contempo, anche di un tratto generale dell'umano. Intendiamoci, nessuno, nel globo, è estraneo a questo fenomeno, in particolare non lo è chiunque vive in occidente. per le sue implicazioni il fenomeno coinvolge indistintamente la selezione del carattere di ciascun individuo e di certe qualità generali all'epoca dei social. Ahimè, però, certe cancellazioni, risuonano e continuano sempre a risuonare più di altre... Allora eliminare il fenomeno della cancellazione? battersi solo per questo o ripensare dalle fondamenta una civiltà (o cultura) che fornisce costantemente la condizione fondamentale per l'esistenza di quest fenomeno? La cultura della cancellazione s'addice alla personalità totale (l'individuo determinato nonostante la sua costitutiva fluidità), questa è un prodotto dell'antropologia occidentale. La metafisica invece insegna a riscoprire l'uomo come una parte finita di un cosmo infinito... Ogni forma di vita, dunque, non certo certi casi specifici e risonanti, andrebbe difesa da una cultura fondata sulla cancellatione! Se volete sapere di che cancellazione-selezionepreventiva sto parlando credo sia opportuno citare la genealogia della morale di Nietzsche: potrebbe essere una bella intro al tema.
Ho ascoltato tutto il video. L'argomento è stato molto interessante ed è stato trattato molto bene. Certo, questo fenomeno, purtroppo, è molto più presente in America, in Italia è presente ma in misura minore. Questo occorre dirlo!
Grazie mille Simone. Un caro saluto.
Hai trattato molto bene l'argomento.
sono d'accordo con tutto quello che hai detto.
mi permetto di aggiungere che la rete e la condivisione è l'unico e l'ultimo strumento di controllo politico da parte di chi non ha voce e forse non l'ha mai avuta. ecco perché il suo effetto è così carico di rabbia e distruttivo.
interessante
Non credo che la cancel culture sia priva di testa o corpo o mandantj, tralasciando la volontà alta di diffondere tale pensiero come predominante, si avvalgono ad esempio di format televisivi dozzinali, manifesti nelle figure di presunti giornalisti, divulgatori ed "opinionisti" (figuriamoci un po...) e le vittime sono apparentemente chi fa sfondoni o scivoloni mediatici, ma molto spesso chi non si allinea ad un pensiero unico anche se discutibile ed aggiungerei che le vittime sono infine il pubblico che subisce senza discernere in senso critico le violenze perpetrate dalla cancel culture
❤🎉😊
la riflessione indubbiamente morde! Entrando nel merito, però, provo come un certo fastidio rispetto al fatto che denunci e parli di cancel culture in riferimento a episodi piuttosto famosi, già assai "mediatizzati"... trovo molto interessanti anche le implicazioni filosofiche che trai dal fenomeno, per esempio il fatto che un tratto caratteriale, qualcosa di contingentemente detto e fatto, dia l'aria di essere un fatto essenziale che definisce la persona totale, qualificante o squalificante la personalità totale di qualcuno; tuttavia c'è in me sempre questo strano "fastidio": perché non siamo abituati a denunciare questo selezione innaturale delle opinioni, per esempio, quando ci sono in ballo le lotte che non ci fanno comodo o di cui personalmente non ci interessiamo? Mi pare che sia dominante una certa Cancel culture rispetto, in generale, al pensiero radicale. Si tratta sempre di una selezione, innaturale certamente. Ma non credo sia necessario parlare del fenomeno come qualcosa di circoscritto. Credo che, per l'estensione sistematica del fenomeno si tratti di qualcosa di essenziale ed esistenziale a un tempo nella vita dell'uomo: la cancel culture riguarda, in generale, un certo modo di selezione di certe forme di vita, quindi selezione di sensibilità, di un certo modo di intendere l'uomo, il rapporto tra gli uomini, con la natura ed il mondo. Ogni volta si tratta della censura di una personalità singolare, ma, al contempo, anche di un tratto generale dell'umano. Intendiamoci, nessuno, nel globo, è estraneo a questo fenomeno, in particolare non lo è chiunque vive in occidente. per le sue implicazioni il fenomeno coinvolge indistintamente la selezione del carattere di ciascun individuo e di certe qualità generali all'epoca dei social. Ahimè, però, certe cancellazioni, risuonano e continuano sempre a risuonare più di altre... Allora eliminare il fenomeno della cancellazione? battersi solo per questo o ripensare dalle fondamenta una civiltà (o cultura) che fornisce costantemente la condizione fondamentale per l'esistenza di quest fenomeno? La cultura della cancellazione s'addice alla personalità totale (l'individuo determinato nonostante la sua costitutiva fluidità), questa è un prodotto dell'antropologia occidentale. La metafisica invece insegna a riscoprire l'uomo come una parte finita di un cosmo infinito... Ogni forma di vita, dunque, non certo certi casi specifici e risonanti, andrebbe difesa da una cultura fondata sulla cancellatione! Se volete sapere di che cancellazione-selezionepreventiva sto parlando credo sia opportuno citare la genealogia della morale di Nietzsche: potrebbe essere una bella intro al tema.
la cancel culture ha un volto...e si chiama "Massoneria"
Bisogna fregarsene... La libertà di pensiero e parola è sacra...
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Vivi sulla luna? In Italia il problema è enorme!!!!
Esempi?