Perché si lascia cadere la giusta, e ovvia, domanda del Margiotta Broglio sulle ragioni del mancato intervento (del partito, della famiglia, ecc.) per ottenere la liberazione del Gramsci quando, inizialmente, era detenuto illegalmente (in violazione dell’immunità parlamentare, ecc.)? Non si tratta del Cassinelli: sarebbe bastato un avvocato qualunque. Perché non si fece nulla? Almeno, si poteva provare.
bravi, c'è ancora la onestà intellettuale, mi meraviglia che nessuno trovi questo incontro interessante, io per caso l'ho scoperto oggi... tante cose le sapevo, senza" capire un tubo" di Gramsci o meglio, non mi permetto di spiegare Gramsci, qualche cosa sul sardo campidanese, la mia lingua madre, sempre con prudenza e grande umiltà, qualche volta ne parlo...siete degli studiosi seri, ho imparato molte cose... quello che voi dite, conferma quello che io sapevo, L'Unione Sovietica non aveva nessun interesse a liberare un rompiscatole sardo della Marmilla , nell'Unione sovietica il mio compaesano marmillese, sarebbe stato "suicidato", sarebbe morto di "malatia", fucilarlo ??? Troppa sporca la cosa... Stalin è morto per sempre, ma Gramsci ... strano ....questo sardo è ancora vivo... ma alla faccia dei "revisionisti" , senza Togliatti, nessuno oggi saprebbe, che Gramsci ci sia stato....
Fu alle elezioni del 1913 che Gramsci realizzò come il sardismo fosse un alibi per nascondere la differenza d'interessi , che invece riguardava le classi, e che univa gli operai e i contadini del Continente agli operai e contadini dell'isola. Pe quanto riguarda l'Urss, fu il delegato della II Internazionale V. Degott, inviato nel '19 in Italia, che, avendo avuto per caso tra le mani "Ordine nuovo", volle incontrarne il direttore, che descrive così: "Era questo uno stupendo, interessante compagno. Piccolo, gobbo, una grande testa (quasi non fosse la sua), sguardo profondo, intelligente. Tranquillamente fa una analisi della situazione italiana. In ogni pensiero si percepisce il marxista profondo..." Tornato a Mosca per il II Congresso dell'Internazionale, "consegnai a Zinovjev il rapporto del compagno Gramsci", quello sul movimento dei Consigli di fabbrica, di cui G. era stato appassioanto animatore. Poi vede Lenin , e gli riferisce "del lavoro colossale dei nostri compagni torinesi diretti da Gramsci". E Lenin fece sue esplicitamente le poco note posizioni gramsciane nelle tesi finali del Congresso. Non fu senza indicazione russa quindi, che fu scelto per rappresentare il prtito comunista italiano nell'esecutivo dell'Internazionale a Mosca, per il quale restò fuori d'Italia per 2 anni; e fu Zinovjev a volere si ricoverasse in sanatorio, dove rimase diversi mesi a curarsi, e dove conobbe Julca Schucht. Il nipote, omonimo, ha trovato conferma, e non fa sorpresa, che s'incontrasse in quel periodo con Lenin, che ne aveva alta stima. Tutto cambia invece con la malattia di Lenin e poi la discutibile ascesa di Stalin: il s uo dissociarsi dalle posizioni staliniane fu quasi una costante, e gli creò atttrito e persino sospetto in carcere.
Perché si lascia cadere la giusta, e ovvia, domanda del Margiotta Broglio sulle ragioni del mancato intervento (del partito, della famiglia, ecc.) per ottenere la liberazione del Gramsci quando, inizialmente, era detenuto illegalmente (in violazione dell’immunità parlamentare, ecc.)? Non si tratta del Cassinelli: sarebbe bastato un avvocato qualunque. Perché non si fece nulla? Almeno, si poteva provare.
bravi, c'è ancora la onestà intellettuale, mi meraviglia che nessuno trovi questo incontro interessante, io per caso l'ho scoperto oggi... tante cose le sapevo, senza" capire un tubo" di Gramsci o meglio, non mi permetto di spiegare Gramsci, qualche cosa sul sardo campidanese, la mia lingua madre, sempre con prudenza e grande umiltà, qualche volta ne parlo...siete degli studiosi seri, ho imparato molte cose... quello che voi dite, conferma quello che io sapevo, L'Unione Sovietica non aveva nessun interesse a liberare un rompiscatole sardo della Marmilla , nell'Unione sovietica il mio compaesano marmillese, sarebbe stato "suicidato", sarebbe morto di "malatia", fucilarlo ??? Troppa sporca la cosa... Stalin è morto per sempre, ma Gramsci ... strano ....questo sardo è ancora vivo... ma alla faccia dei "revisionisti" , senza Togliatti, nessuno oggi saprebbe, che Gramsci ci sia stato....
Fu alle elezioni del 1913 che Gramsci realizzò come il sardismo fosse un
alibi per nascondere la differenza d'interessi , che invece riguardava
le classi, e che univa gli operai e i contadini del Continente agli
operai e contadini dell'isola.
Pe quanto riguarda l'Urss, fu il delegato della II Internazionale V.
Degott, inviato nel '19 in Italia, che, avendo avuto per caso tra le
mani "Ordine nuovo", volle incontrarne il direttore, che descrive così:
"Era questo uno stupendo, interessante compagno. Piccolo, gobbo, una
grande testa (quasi non fosse la sua), sguardo profondo, intelligente.
Tranquillamente fa una analisi della situazione italiana. In ogni
pensiero si percepisce il marxista profondo..."
Tornato a Mosca per il II Congresso dell'Internazionale, "consegnai a
Zinovjev il rapporto del compagno Gramsci", quello sul movimento dei
Consigli di fabbrica, di cui G. era stato appassioanto animatore.
Poi vede Lenin , e gli riferisce "del lavoro colossale dei nostri
compagni torinesi diretti da Gramsci". E Lenin fece sue esplicitamente
le poco note posizioni gramsciane nelle tesi finali del Congresso.
Non fu senza indicazione russa quindi, che fu scelto per rappresentare
il prtito comunista italiano nell'esecutivo dell'Internazionale a Mosca,
per il quale restò fuori d'Italia per 2 anni; e fu Zinovjev a volere si
ricoverasse in sanatorio, dove rimase diversi mesi a curarsi, e dove
conobbe Julca Schucht.
Il nipote, omonimo, ha trovato conferma, e non fa sorpresa, che
s'incontrasse in quel periodo con Lenin, che ne aveva alta stima.
Tutto cambia invece con la malattia di Lenin e poi la discutibile ascesa
di Stalin: il s uo dissociarsi dalle posizioni staliniane fu quasi una
costante, e gli creò atttrito e persino sospetto in carcere.