I sotterranei del centro storico di Campobasso

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  • Опубликовано: 15 сен 2024
  • I sotterranei, ricavati nei secoli dall’opera dell’uomo, rappresentano una realtà nascosta del borgo antico. Gran parte della pietra fu estratta per poter costruire i palazzi per cui si possono immaginare i volumi esistenti nel sottosuolo.
    A seguito del catastrofico terremoto del 1456, il conte Cola di Monforte progettò la nuova città, con un assetto difensivo, dotandola di doppia cinta muraria, interrotta dalle porte che davano accesso al borgo. Utilizzò i vuoti esistenti collegandoli tra loro e rendendoli funzionali ad una logica militare. Una ragnatela di cunicoli, una sorte di “rete” in tempi medievali che consentiva la comunicazione rapida da più punti. Tra i sotterranei fotografati, ci sono alcuni tratti dell’antico camminamento che permetteva alle guarnigioni di spostarsi velocemente da una torre all’altra e dalle mura di cinta alla parte alta del colle. Su questa attendibile ipotesi l’Associazione orienta le ricerche con l’obiettivo di ripercorrere il leggendario passaggio che permetteva l’estrema fuga in caso di prolungati assedi. Nel corso dei secoli i sotterranei hanno subito diverse destinazioni: verso la fine del XV sec. con l’ampliamento del borgo e l’istituzione della dogana con l'editto di Ferrante d’Aragona, furono aperti i fondaci della farina, del sale, delle carni.
    Durante la seconda guerra mondiale furono utilizzati come rifugi antiaerei.
    Negli anni sessanta furono adibiti a discoteche e luoghi di incontro di giovani, per l’ampiezza dei locali e l’isolamento acustico.
    Successivamente abbandonati e non più utilizzati con fini sociali, sono stati identificati come discariche di materiale edile a seguito di ristrutturazioni.
    Attualmente sono molto ricercati per renderli fruibili come pub e ristoranti.
    Immagini ricavate da alcuni programmi televisivi realizzati da Telemolise e TeleRegione Molise, tra la fine degli anni '90 e i primi del 2000, in collaborazione con l'Associazione Centro Storico.
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