La crisi di una generazione. La fine di un sogno. La crisi di oggi arriva da lontano. E Gaber la cantava già negli anni 70. Come se tenesse conto del coraggio la storia.....
E allora ci siamo sentiti insicuri e stravolti, Come reduci laceri e stanchi, Come inutili eroi. Con le bende perdute per strada E le fasce sui volti Cinquanta anni e siamo qui A raccontare ai nipoti che noi... Noi buttavamo tutto in aria E c'era un senso di vittoria, Come se tenesse conto del coraggio la storia
"... E allora è venuto il periodo dei lunghi discorsi ripartire da zero e occuparsi un momento di noi affrontare la crisi parlare parlare e sfogarsi e guardarsi di dentro per sapere chi sei E c'era l'orgoglio di capire e poi la certezza di una svolta come se capir la crisi voglia dire che la crisi è risolta. E allora ti torna la voglia di fare un'azione ma ti sfugge di mano e si invischia ogni gesto che fai la sola certezza che resta è la tua confusione il vantaggio di avere coscienza di quello che sei... Ma il fatto di avere la coscienza che sei nella merda più totale è l'unica sostanziale differenza da un borghese normale..." (STRAORDINARIO GABER... AVEVA INTUITO CON MOLTA NITIDEZZA COME SAREBBERO STATI I TEMPI CHE STIAMO VIVENDO)
I tempi che stiamo vivendo non sono assolutamente quelli scritti in questo testo, anzi a me sembra che come minimo la classe operaia e gli studenti non si stiano cercando, e che capire l'impennata turbo-liberista degli ultimi 20 anni non sia tra gli obiettivi di nessuno. Per non parlare degli intellettuali veri, che ormai sono pochissimi o ben nascosti. Siamo la società dello spettacolo, la parrucchiera legge giornali scandalistici, l'operaio a tempo indeterminato pensa alla macchina, al lavoro e alla famiglia e si scambia foto softporn su whatsapp con colleghi e amici, tutti fanno selfie e giocano sullo smartphone. Ho l'impressione che gli unici che siano vagamente sul pezzo siano gli studenti e i precari riuniti sotto i centri sociali, tutta gente che ha una rabbia e uno sconforto che spero un giorno esploderà, soprattutto i precari.
Una mente lucida, un anima retta, un parlare semplice e diretto. Un Uomo come Gaber manca immensamente.
La crisi di una generazione. La fine di un sogno. La crisi di oggi arriva da lontano. E Gaber la cantava già negli anni 70. Come se tenesse conto del coraggio la storia.....
Il riassunto di 50 anni di storia in una canzone, capolavoro
....nient'altro da aggiungere!!!
meraviglia assoluta anche dopo 50 anni
E allora ci siamo sentiti insicuri e stravolti,
Come reduci laceri e stanchi,
Come inutili eroi.
Con le bende perdute per strada
E le fasce sui volti
Cinquanta anni e siamo qui
A raccontare ai nipoti che noi...
Noi buttavamo tutto in aria
E c'era un senso di vittoria,
Come se tenesse conto del coraggio la storia
Che pezzo!!!
immenso Giorgio !!!!!!!!!! Ciao amico mio,indimenticabile
Immenso Giorgio ❤
come se tenesse conto del coraggio la storia...
ti adoro
.. e allora ti torna la voglia di fare un'azione
ma ti sfugge di mano e si invischia ogni gesto che fai ..
Lucidissimo Gaber nel rileggere la sua esperienza
"... E allora è venuto il periodo dei lunghi discorsi
ripartire da zero e occuparsi un momento di noi
affrontare la crisi parlare parlare e sfogarsi
e guardarsi di dentro per sapere chi sei
E c'era l'orgoglio di capire
e poi la certezza di una svolta
come se capir la crisi voglia dire
che la crisi è risolta.
E allora ti torna la voglia di fare un'azione
ma ti sfugge di mano e si invischia ogni gesto che fai
la sola certezza che resta è la tua confusione
il vantaggio di avere coscienza di quello che sei...
Ma il fatto di avere la coscienza
che sei nella merda più totale
è l'unica sostanziale differenza
da un borghese normale..."
(STRAORDINARIO GABER... AVEVA INTUITO CON MOLTA NITIDEZZA COME SAREBBERO STATI I TEMPI CHE STIAMO VIVENDO)
Impareggiabile, saccente Signor G.
I tempi che stiamo vivendo non sono assolutamente quelli scritti in questo testo, anzi a me sembra che come minimo la classe operaia e gli studenti non si stiano cercando, e che capire l'impennata turbo-liberista degli ultimi 20 anni non sia tra gli obiettivi di nessuno. Per non parlare degli intellettuali veri, che ormai sono pochissimi o ben nascosti. Siamo la società dello spettacolo, la parrucchiera legge giornali scandalistici, l'operaio a tempo indeterminato pensa alla macchina, al lavoro e alla famiglia e si scambia foto softporn su whatsapp con colleghi e amici, tutti fanno selfie e giocano sullo smartphone. Ho l'impressione che gli unici che siano vagamente sul pezzo siano gli studenti e i precari riuniti sotto i centri sociali, tutta gente che ha una rabbia e uno sconforto che spero un giorno esploderà, soprattutto i precari.