Rispondo solo alla domanda aperta poiché sono d’accordo con il resto del video. I motivi per cui si va a scuola sono 3, di cui pare essere preso in considerazione solo il primo nelle scuole italiane: 1. Generare conoscenza e cultura fine a se stessa per l’arricchimento della nostra mente. Questo genere di conoscenza non è spendibile per generare profitto, ed è il principale motivo per la quale la scuole viene definita dagli studenti “inutile”. Perché dovrei studiare qualcosa che non mi serve a rendermi competitivo nel mondo del lavoro? 2. A questa domanda risponde la seconda motivazione, totalmente sconosciuta agli studenti: se non studi qualcosa che alleni il tuo intelletto, esso non si svilupperà facendoti rimanere stupido (nel senso pratico di basso QI). C’è stato quindi detto che materie come il latino sono importanti perché sviluppano la mente e il ragionamento logico. 3. Il terzo motivo, a mio parere il più importante, è snobbato in primis dai professori. La scuola è un investimento da parte dello stato in risorse umane. Lo stato investe nella formazione degli studenti che ripagheranno il debito una volta inseriti nel mondo del lavoro attraverso il pagamento dei contributi. Se lo studente non può spendere la sua conoscenza allora risulterà non competitivo e di conseguenza poco produttivo e profittevole. Chi ne pagherà le conseguenze sarà proprio lo stato che anteponendo conoscenze generiche e non richieste dal mercato, si troverà in difficoltà contro economie forti e all’avanguardia che invece avranno investito in una formazione moderna (prospettive di lungo termine 20-30 anni). Personalmente sostengo che materie classiche come: filosofia, latino, greco, lettere, storia dell’arte, storia (per come viene insegnata), sono materie bellissime ma che piaccio solo a una piccola fetta di studenti, mentre rimangono frustranti per la maggior parte. Possono essere studiate per cultura generale e per diletto da autodidatta una volta finite la scuola. Una sostituzione dello studio del latino con un linguaggio di programmazione, ad esempio, offrirebbe una stimolazione mentale al pari se non maggiore; con il guadagno della conoscenza maggiormente spendibile ed importante del nostro tempo. È grave, a mio parere, sapere tutto sui romani e non conoscere la crisi del ‘29, conoscere Leopardi ma non sapere perché e come si diffonda un virus, sapere il pensiero di Aristotle ma non conoscere lo spirito imprenditoriale di Jobs (per gli italiani guarda caso gli imprenditori sono tutti cattivi capitalisti e perciò non si diffonde la cultura di fare impresa). Gli studenti chiedono prima di tutto un’ammodernamento dell’istruzione scolastica, sia in termini di insegnamento che in termini di studi. L’alternanza scuola lavoro è fondamentale in questo, perché rende noto quanto tempo si perda a scuola e quanto inadeguati ci si ritrovi ad essere una volta messi a lavorare.
Rispondo solo alla domanda aperta poiché sono d’accordo con il resto del video.
I motivi per cui si va a scuola sono 3, di cui pare essere preso in considerazione solo il primo nelle scuole italiane:
1. Generare conoscenza e cultura fine a se stessa per l’arricchimento della nostra mente. Questo genere di conoscenza non è spendibile per generare profitto, ed è il principale motivo per la quale la scuole viene definita dagli studenti “inutile”. Perché dovrei studiare qualcosa che non mi serve a rendermi competitivo nel mondo del lavoro?
2. A questa domanda risponde la seconda motivazione, totalmente sconosciuta agli studenti: se non studi qualcosa che alleni il tuo intelletto, esso non si svilupperà facendoti rimanere stupido (nel senso pratico di basso QI). C’è stato quindi detto che materie come il latino sono importanti perché sviluppano la mente e il ragionamento logico.
3. Il terzo motivo, a mio parere il più importante, è snobbato in primis dai professori. La scuola è un investimento da parte dello stato in risorse umane. Lo stato investe nella formazione degli studenti che ripagheranno il debito una volta inseriti nel mondo del lavoro attraverso il pagamento dei contributi. Se lo studente non può spendere la sua conoscenza allora risulterà non competitivo e di conseguenza poco produttivo e profittevole. Chi ne pagherà le conseguenze sarà proprio lo stato che anteponendo conoscenze generiche e non richieste dal mercato, si troverà in difficoltà contro economie forti e all’avanguardia che invece avranno investito in una formazione moderna (prospettive di lungo termine 20-30 anni).
Personalmente sostengo che materie classiche come: filosofia, latino, greco, lettere, storia dell’arte, storia (per come viene insegnata), sono materie bellissime ma che piaccio solo a una piccola fetta di studenti, mentre rimangono frustranti per la maggior parte. Possono essere studiate per cultura generale e per diletto da autodidatta una volta finite la scuola.
Una sostituzione dello studio del latino con un linguaggio di programmazione, ad esempio, offrirebbe una stimolazione mentale al pari se non maggiore; con il guadagno della conoscenza maggiormente spendibile ed importante del nostro tempo.
È grave, a mio parere, sapere tutto sui romani e non conoscere la crisi del ‘29, conoscere Leopardi ma non sapere perché e come si diffonda un virus, sapere il pensiero di Aristotle ma non conoscere lo spirito imprenditoriale di Jobs (per gli italiani guarda caso gli imprenditori sono tutti cattivi capitalisti e perciò non si diffonde la cultura di fare impresa).
Gli studenti chiedono prima di tutto un’ammodernamento dell’istruzione scolastica, sia in termini di insegnamento che in termini di studi. L’alternanza scuola lavoro è fondamentale in questo, perché rende noto quanto tempo si perda a scuola e quanto inadeguati ci si ritrovi ad essere una volta messi a lavorare.