Cela sent l'humidité, l'humus des feuilles pourries, des champignons, de cette saison, aux couleurs délavées, qu'est l'automne qui pue la mort. Lamartine sublimé par Georges et Pierre Nicolas ! C'est magistralement magnifié par eux, qui nous bouleversent au plus profond de nos âmes. La Beauté dans l'art, absolue, est atteinte, comme jamais ! Merci à eux !
Je partage votre réflexion. Il m'a bcp apporté et, m'apporte encore. Brassens, c'est un dictionnaire ambulant, un dompteur de mots. Un homme bienveillant, tolérant et avant-gardiste !
La chanson est-elle un ART MAJEUR ...? Avec BRASSENS oui sans hésitations ... Quelle classe du verbe et de la mélodie !...👍 Merci Mr le troubadour français qui a cassé sa pipe mais qui reste dans notre coeur ...❤
... Après tant d'années de fréquentation amicale et dévote , Tonton Georges, tu me surprends encore : je croyais connaître toutes tes chansons, je découvre ce merveilleux et si triste poème de Lamartine que tu as mis en musique et que tu interprètes avec ton toujours excellent bassiste Pierre Michelot : Quel bonheur, merci !!!
Magnifique Texte de Lamartine mis en musique par Brassens et sa voix si particulière ! "C'est l'ombre pâle d'un père (..)...de nous vous souvenez-vous ?
j'avais un copain de lycée il y a 40 ans , qui était fana de brassens et qui le jouait trés bien ! il s'appelait nimsgern, j'ai perdu sa trace ! cette chanson, sur un poeme de lamartime, c'est fabuleux !
@@MrAndreasy anche senza capire cosa dice lo capisci lo stesso. ora che l'ho tradotta è quasi uguale a come la immaginavo. questo accade solo con Brassens, dove musica e testo si sposano in maniera sublime.... cantautori con questa sensibilità non esistono più
Quel magnifique poème que je ne connaissais pas et que je viens de découvrir!! mis en chanson par un autre grand poète M. Brassens, je le trouve très touchant et émouvant!! merci pour le partage
damien COURSOL :Ah non ! Cessons de galvauder notre art la chanson en faisant don de ses grands à la poésie. On a l'impression que les amateurs de cet art en ont honte Dès qu'ils en sentent un au-dessus du lot, ils le veulent poète (aujourd'hui c'est dans la musique).
Brassens qui nous fait aimer Lamartine, tombé en désuétude. Et qui nous permet de comprendre pourquoi Lamartine est véritablement un grand. Merci Brassens ! 2 Grands et 2 arts réunis : un issu de la chanson et l'autre de la poésie.
Magnifique Monsieur Brassens...Quant à Lamartine je ne suis pas sûr qu'il apprécierait quelques fautes d'orthographe dont son superbe texte se passerait bien.
et notamment la faute classique "receuil" au lieu de "recueil" je plaisante... mais l'occasion était trop belle! Doger33, un fan de Brassens, de Lamartine... et de l'orthographe.
Si ce n'est déjà fait, vous auriez dû vous mettre en ménage avec le gros connard ci-dessus, vous eussiez alors pu vous tripoter l'ortho et la syntaxe ensemble, petit plaisir que vous n'eussiez pas eu en restant votre gros cul posé sur un canap à bavasser sans les personnes qui font l'effort de mettre des paroles en ligne. A titre perso, viens une fois au Canada voir un match de NHL et tu signeras alors "Connard 33", ce qui sera tout à fait en adéquation avec toi.
L'inconvénient, c'est que les paroles de cette chanson sont tirées du receuil de poèmes d'Alphonse de Lamartine , intitulé "Le Lac" comme c'est marqué sur le disque. C'est vrai qu'on se prend à regretter la disparition de Georges Brassens. Peut être grace à son français de si belle facture, aurait il réussi à éviter aux autres les fautes d'orthographe!
@@elisabethbareil7253 Pourquoi ? Parce que vouloir s'exprimer avec les mots sans en maîtriser les bases provoque toujours un "sourire amusé" qui empêche de se faire prendre au sérieux. Surtout lorsqu'on se pique d'apprécier un spécialiste comme Brassens. Et il faut quand même remarquer que le manque d'orthographe qui n'est que la forme, très souvent, va de pair avec le fond.
Pensando ai morti Ecco le aride foglie che cadon sull’erba del prato, ecco, il vento si è alzato e geme giù nella valle, ecco la rondine errante che sfiora con ala esitante l’acqua che dorme in palude, e il bimbo del casolare raccoglie nelle brughiere la frasca di bosco che cade. L’onda ha perduto i rumori che sono dei boschi l’incanto, sotto le fronde incolori gli uccelli velano il canto; la sera all’alba è vicina, il sole è rinato appena e ha già finito il suo turno, per intervalli produce un’ora di pallida luce che ancora vien detta giorno. All’alba non c’è più zeffiro sotto le nubi dorate, la porpora perde il respiro a sera su onde scialbate, il mare solingo e vuoto non è che un secco deserto non vi si scorge una nave e sulla sponda più sorda l’onda furente più greve con voce di pianto sciaborda. La pecora sulle colline non trova più l’erba del prato, il suo agnello lascia alle spine qualche brano di vello strappato, il flauto di agresti arpeggi ormai non rallegra più i faggi con arie di gioia e d’amore, ogni erba di campo è falciata: è così che finisce un’annata, così il nostro giorno muore! È il tempo quando ogni cosa cade percossa dai venti; un vento che vien dalla fossa falcidia pure i viventi: e cadon così a mille a mille, come cade la piuma inutile, che l’aquila ai venti regala quando nuove piume vanno a riscaldar la sua ala all’approssimar dell’inverno. È allora che le mie pupille vi videro esangui mancare frutti acerbi voi che nel sole Dio non volle far maturare! Sebbene sia giovane al mondo, mi sento già solo pensando a quelli del mio tempo stesso, e quando mi metto a pensare: dov’è chi ama il mio cuore? Rivolgo lo sguardo giù in basso. La loro tomba è sulla collina, il mio piede lo sa, ecco, là! Ma la loro essenza divina, loro stessi, Signore, son là? Lontano, alla indiana riva, il colombo col messaggio arriva e lo riporta nel nostro clima; la vela il viaggio alterna, mentre invece la loro anima dall’angusto spazio non torna. Ah! Quando i venti d’autunno fischiano fra le fronde morte, quando i fili dell’erba fremono, quando il pino i suoi accordi emette, quando la campana delle tenebre, bilancia il suo battito funebre, di notte per il bosco che tace ad ogni vento che si leva, ad ogni onda sulla riva dico: Non sei la loro voce? Almeno, se quella voce pura è troppo fioca per i nostri sensi, la loro anima in segreto ci procura i messaggi più intimi e intensi; in fondo a cuori che sonnecchiano, I loro ricordi si destano si accalcano da ogni lato, come fogliame inaridito che le tempeste riportano al tronco da cui si era partito! È una madre che fu rapita ai propri pargoli sbandati, tende ora dall’altra vita le braccia che li hanno cullati; sulla bocca ha dei baci ancora, sul suo seno ove fu la dimora il cuore li richiama a sé; lacrime velano il suo sorriso il suo sguardo appare teso a dire: Chi vi ama come me? È una giovane fidanzata che col capo di benda cinto della sua gioventù si è portata nella tomba un’idea soltanto; triste, ahimè, nei cieli stessi, lei ritorna sui suoi passi e l’amante suo rivede “La mia tomba è ancora verde!” “In tal mondo di abbandono cosa aspetti? Io non ci sono!” È un amico dell’infanzia che nei giorni del dolore ci prestò la Provvidenza per posare il nostro cuore, non c’è più, l’anima è vedova, lui ci segue in questa prova e ci dice con pietà: Se la tua anima è piena, della gioia o della pena, amico, chi porterà la metà? È l’ombra pallida di un padre che ci chiamò, morente, è una sorella, un fratello, che ci precede un istante; nella felice dimora, assieme a chi ora li piange, ieri dormivano ancora! E il cuore sta lì a dubitarne se oramai il verme divora la carne della nostra carne! Il bimbo, a cui con duro piglio la morte ha vuotato la culla, caduto dalla mammella alla tomba, nel freddo giaciglio; tutti quelli poi la cui vita, un giorno o l’altro rapita, rapisce una parte di noi dalla terra con flebile voce dicon: Voi che vedete la luce, vi ricordate di noi? Piangervi è somma felicità, di chi ha pianti, o antenati cari! Chi si scorda di voi, di sé si scorderà: siete un pezzo dei nostri cuori. Nell’oscuro viaggio andando avanti, l’orizzonte del passato è più bello, l’anima nostra si divide in due parti, e la migliore appartiene all’avello! Dio del perdono! Dio dei padri! Dio loro! Tu, dalla lor bocca sì spesso invocato, senti le lacrime dei fratelli per loro! Preghiam per loro, ci hanno tanto amati! Nella breve vita loro ti pregarono, hanno sorriso quando li hai colpiti! Hanno gridato: Benedetta la tua mano! Dio di speranza! Li avresti traditi? E allora perché quel silenzio sì grande? Ci avrebbero scordati così senza esitare? Non amavano più? Questo dubbio ti offende! E tu, mio Dio, non sei pieno d’amore? Se all’amico rivolgendosi in pianto, dicessero quanto son beati in quest’ore, affretteremmo il fatale momento, prima del termine voleremmo da loro. Dove vivono? Che stella al loro sguardo dona un chiarore più durevole e dolce? Vanno a popolare quell’isole di luce? O vanno fra cielo e uomini planando? Sono annegati nella fiamma eterna? Hanno perduto i dolci nomi di quaggiù, di sorella, di amante e di donna? A questi nomi non rispondono più? No, no, mio Dio, se la celeste gloria li avesse privati di ogni ricordo umano, ci avresti privati della loro memoria; il nostro pianto per loro è vano? Che anneghino l’anima nel tuo seno! Ma un posto nel loro cuore conservaci, loro che un dì la nostra gioia gustarono, senza la loro gioia saremmo felici? Su loro stendi una mano di clemenza, hanno peccato, ma il cielo è un dono! Hanno sofferto, è un’altra innocenza! Hanno amato, è il sigillo del perdono! Ciò che noi siamo essi lo furono, dei giocattoli al vento, polvere! Fragili come ogni essere umano, deboli come il non-essere! Se i loro piedi inciamparono, le loro labbra trasgredirono in qualche lettera della tua legge, o Padre! O sommo giudice! Non guardare loro stessi, guarda te solo in essi! Fuggirà alla tua voce, se la polvere scruti e se tocchi la luce, ti macchierai le dita! Se guardi fino in fondo, le colonne del mondo e dei cieli oscilleranno: se dici all’innocenza: alzati e perora in mia presenza! Le virtù si veleranno. Ma, Signore, tu possiedi la tua stessa immortalità! Ogni gioia che ci concedi ti accresce la felicità! Tu dici di sorgere all’aurora e la luce risplende ancora! Tu dici al tempo che generi, e l’eternità arrendevole produce secoli a mille a mille, e li diffonde innumeri! I mondi che tu ripari sanno ringiovanire e mai tu non separi il passato e l’avvenire; tu vivi e vivi! E le ere diseguali per le opere, sono eguali nelle tue mani; non è mai che tu nomini le tre parole degli uomini: ieri, oggi e domani! O Padre della natura, fonte, abisso di ogni bene, niente con te si misura, non misurarti con niente! Metti, con divina clemenza, metti il piede sulla bilancia, se mai vuoi pesare il niente! Trionfa, o virtù suprema! E contemplando te medesima, trionfa in noi, sii clemente!
Et oui, c'est l'éternelle histoire de l'arroseur arrosé. Mais cela ne retire rien à ma remarque même si cela se fait à mes dépends. J'en accepte l'augure..
Un très beau poème de Lamartine superbement mis en musique par Tonton Georges qui, comme son bon Maître François, en fut un fameux. Fêtard, il va sans dire, et les murs de Kerflandry à Lézard en résonnent parfois encore la nuit. Comment se fait-il que cette maison soit devenue privée quand on sait les millions d'euros que son oeuvre a généré et qu'elle continue à le faire ?
@CathBas Vos informations sont exactes. J'ai commis l'erreur de ne pas vérifier mes sources. Mais je constate que vous avez passé en revue les commentaires de cette vidéo à l'aune de vérifications serrées sur ce sujet précis. CathBas fait des remarques basses.
Il faut savoir que Georges Brassens a volontairement choisi de ne chanter qu'une partie du poème d'Alfonse de Lamartine, considérant que le texte original était par trop mélancolique.
Ce n'est pas seulement à cause de la longueur que Brassens a écourté le poème. C'est aussi parce que les strophes qu'il a éliminé étaient essentiellement religieuses.
@@jean-philippenanteuil468A propos des Passantes Maxime Le Forestier disait qu'il avait retiré deux strophes l'une sans intérêt. Ici le poème est long et des strophes religieuses ou crue avec des vers... Même encore le mot gazon paraît incongru. Le résultat est parfait je trouve
Cela sent l'humidité, l'humus des feuilles pourries, des champignons, de cette saison, aux couleurs délavées, qu'est l'automne qui pue la mort. Lamartine sublimé par Georges et Pierre Nicolas ! C'est magistralement magnifié par eux, qui nous bouleversent au plus profond de nos âmes. La Beauté dans l'art, absolue, est atteinte, comme jamais ! Merci à eux !
كانت أمي ربي يرحمها تغنيهالي أمي تعلمتها في المدرسة سنوات الاربعينات على ما أظن ربي يرحمها ويرزقها الجنة
sans Monsieur Brassens ,j'aurai jamais connu aucun poete.. grace à lui je suis devenu moins con..il a éveillé ma curiosioté... merci..
Tu peux en rajouter d'autres avec Ferré et Ferrat , par exemple pour Verlaine ,Rimbaud Arragon ..
.
Je partage votre réflexion.
Il m'a bcp apporté et, m'apporte encore.
Brassens, c'est un dictionnaire ambulant, un dompteur de mots.
Un homme bienveillant, tolérant et avant-gardiste !
Nous sommes 3 alors
@@lyloufalonn4647 Au moins 4 :)
@@hugogrelet266 Moi itou !!! ça fait 5 !!
quand il nous manque quelqu'un sur terre, ça remue tous nos intestins que d'écouter cette triste merveille
A mes Parents , mes frères et ma sœur , je pense à eux tous les jours, un jour viendra , je les rejoindrai , je vous ai tant aimé !!!
La chanson est-elle un ART MAJEUR ...? Avec BRASSENS oui sans hésitations ... Quelle classe du verbe et de la mélodie !...👍 Merci Mr le troubadour français qui a cassé sa pipe mais qui reste dans notre coeur ...❤
Merci Brassens pour ce chef d'œuvre qui nous plonge dans les affres de la mort.
Tendresse ! En cette période de Toussaint « vous qui voyez la lumière
De nous vous souvenez-vous »?
Merci Mr Lamartine 😊!
Merci Mr Brassens ! 😊
Un poème de Lamartine, sublimement mis en musique par Brassens. Merci.
Le poème aussi est sublime !!
Un grand homme ce Georges
L'un des plus beaux et déchirants textes sur la mort, et la plus belle interprétation ...
Merci Mr Brassens et vous aussi mr Lamartine. C est bon de vieillir
Pour mon papa qui a toujours maman, je vous aime eternellement
La beauté pure ! Belle présentation.
... Après tant d'années de fréquentation amicale et dévote , Tonton Georges, tu me surprends encore : je croyais connaître toutes tes chansons, je découvre ce merveilleux et si triste poème de Lamartine que tu as mis en musique et que tu interprètes avec ton toujours excellent bassiste Pierre Michelot : Quel bonheur, merci !!!
Je pense que c'est plutôt Pierre NICOLAS qui accompagnait BRASSENS à la contrebasse
Un sommet de la poésie et de la musique
Tres emouvant. Entre la beaute des paroles, de la melodie, de la guitare et de la contrebasse, c'est une de ses meilleures chansons a mon avis.
Magnifique Texte de Lamartine mis en musique par Brassens et sa voix si particulière ! "C'est l'ombre pâle d'un père (..)...de nous vous souvenez-vous ?
Quel texte magnifique, Si bien chanté, si bien accompagné par Brassens...
j'avais un copain de lycée il y a 40 ans , qui était fana de brassens et qui le jouait trés bien ! il s'appelait nimsgern, j'ai perdu sa trace ! cette chanson, sur un poeme de lamartime, c'est fabuleux !
Quel grand poète ce brassens
Ça me donne du vague à l âme d entendre le passé où ça avait un sens.
Ces paroles sont émouvantes ....
Merci Karine
Magnifique ! Et très belle aussi l'idée d'avoir mis les paroles sus nos yeux ; merci à vous !
les paroles et, hélas, les fautes d'orthographe !!!!
Ca me touche. Merci Georges.
Una delle più belle canzoni mai scritte
un poème signé Lamartine transformé en chanson. Quelle belle association Lamartine/Brassens.
@@MrAndreasy anche senza capire cosa dice lo capisci lo stesso. ora che l'ho tradotta è quasi uguale a come la immaginavo. questo accade solo con Brassens, dove musica e testo si sposano in maniera sublime.... cantautori con questa sensibilità non esistono più
merci de m'avoir fait découvrir cette chanson et ce texte très tendre.
merci d'avoir accompagné mon papi jusqu'à la fin...
Quel magnifique poème que je ne connaissais pas et que je viens de découvrir!! mis en chanson par un autre grand poète M. Brassens, je le trouve très touchant et émouvant!! merci pour le partage
damien COURSOL :Ah non ! Cessons de galvauder notre art la chanson en faisant don de ses grands à la poésie. On a l'impression que les amateurs de cet art en ont honte Dès qu'ils en sentent un au-dessus du lot, ils le veulent poète (aujourd'hui c'est dans la musique).
Magni-fi-que ! super kiffant
Merci...
A toi mon cousin...
Je t'aime.
Quelle jolie chanson..
Brassens qui nous fait aimer Lamartine, tombé en désuétude. Et qui nous permet de comprendre pourquoi Lamartine est véritablement un grand. Merci Brassens !
2 Grands et 2 arts réunis : un issu de la chanson et l'autre de la poésie.
tout à fait d'accord
Émouvant
Magnifique Monsieur Brassens...Quant à Lamartine je ne suis pas sûr qu'il apprécierait quelques fautes d'orthographe dont son superbe texte se passerait bien.
Quand on pense qu'il est mort à 60 ans qui n'est pas un âge pour mourrir;j'étais gamin, alors.
Merci tonton Georges!
En effet, 60 c'est si jeune, snif +++
bravo !
Magnifique je l ai apprise a l ecoleau cpou ce1 f duprez
C'est la poète Lamrtine qui a écrit ce poène que Brassens a mis en musique et interprète !
Toujours dédié à ma meilleure amie décédée en 2017
Je ne connaissais pas...
et notamment la faute classique "receuil" au lieu de "recueil"
je plaisante... mais l'occasion était trop belle!
Doger33, un fan de Brassens, de Lamartine... et de l'orthographe.
Si ce n'est déjà fait, vous auriez dû vous mettre en ménage avec le gros connard ci-dessus, vous eussiez alors pu vous tripoter l'ortho et la syntaxe ensemble, petit plaisir que vous n'eussiez pas eu en restant votre gros cul posé sur un canap à bavasser sans les personnes qui font l'effort de mettre des paroles en ligne.
A titre perso, viens une fois au Canada voir un match de NHL et tu signeras alors "Connard 33", ce qui sera tout à fait en adéquation avec toi.
du grand brassens
L'inconvénient, c'est que les paroles de cette chanson sont tirées du receuil de poèmes d'Alphonse de Lamartine , intitulé "Le Lac" comme c'est marqué sur le disque.
C'est vrai qu'on se prend à regretter la disparition de Georges Brassens. Peut être grace à son français de si belle facture, aurait il réussi à éviter aux autres les fautes d'orthographe!
Fautes d'orthographe comme receuil au lieu de recueil ;-)
pourquoi est-ce un inconvénient?
@@elisabethbareil7253 Pourquoi ? Parce que vouloir s'exprimer avec les mots sans en maîtriser les bases provoque toujours un "sourire amusé" qui empêche de se faire prendre au sérieux. Surtout lorsqu'on se pique d'apprécier un spécialiste comme Brassens.
Et il faut quand même remarquer que le manque d'orthographe qui n'est que la forme, très souvent, va de pair avec le fond.
Pensando ai morti
Ecco le aride foglie
che cadon sull’erba del prato,
ecco, il vento si è alzato
e geme giù nella valle,
ecco la rondine errante
che sfiora con ala esitante
l’acqua che dorme in palude,
e il bimbo del casolare
raccoglie nelle brughiere
la frasca di bosco che cade.
L’onda ha perduto i rumori
che sono dei boschi l’incanto,
sotto le fronde incolori
gli uccelli velano il canto;
la sera all’alba è vicina,
il sole è rinato appena
e ha già finito il suo turno,
per intervalli produce
un’ora di pallida luce
che ancora vien detta giorno.
All’alba non c’è più zeffiro
sotto le nubi dorate,
la porpora perde il respiro
a sera su onde scialbate,
il mare solingo e vuoto
non è che un secco deserto
non vi si scorge una nave
e sulla sponda più sorda
l’onda furente più greve
con voce di pianto sciaborda.
La pecora sulle colline
non trova più l’erba del prato,
il suo agnello lascia alle spine
qualche brano di vello strappato,
il flauto di agresti arpeggi
ormai non rallegra più i faggi
con arie di gioia e d’amore,
ogni erba di campo è falciata:
è così che finisce un’annata,
così il nostro giorno muore!
È il tempo quando ogni cosa
cade percossa dai venti;
un vento che vien dalla fossa
falcidia pure i viventi:
e cadon così a mille a mille,
come cade la piuma inutile,
che l’aquila ai venti regala
quando nuove piume vanno
a riscaldar la sua ala
all’approssimar dell’inverno.
È allora che le mie pupille
vi videro esangui mancare
frutti acerbi voi che nel sole
Dio non volle far maturare!
Sebbene sia giovane al mondo,
mi sento già solo pensando
a quelli del mio tempo stesso,
e quando mi metto a pensare:
dov’è chi ama il mio cuore?
Rivolgo lo sguardo giù in basso.
La loro tomba è sulla collina,
il mio piede lo sa, ecco, là!
Ma la loro essenza divina,
loro stessi, Signore, son là?
Lontano, alla indiana riva,
il colombo col messaggio arriva
e lo riporta nel nostro clima;
la vela il viaggio alterna,
mentre invece la loro anima
dall’angusto spazio non torna.
Ah! Quando i venti d’autunno
fischiano fra le fronde morte,
quando i fili dell’erba fremono,
quando il pino i suoi accordi emette,
quando la campana delle tenebre,
bilancia il suo battito funebre,
di notte per il bosco che tace
ad ogni vento che si leva,
ad ogni onda sulla riva
dico: Non sei la loro voce?
Almeno, se quella voce pura
è troppo fioca per i nostri sensi,
la loro anima in segreto ci procura
i messaggi più intimi e intensi;
in fondo a cuori che sonnecchiano,
I loro ricordi si destano
si accalcano da ogni lato,
come fogliame inaridito
che le tempeste riportano
al tronco da cui si era partito!
È una madre che fu rapita
ai propri pargoli sbandati,
tende ora dall’altra vita
le braccia che li hanno cullati;
sulla bocca ha dei baci ancora,
sul suo seno ove fu la dimora
il cuore li richiama a sé;
lacrime velano il suo sorriso
il suo sguardo appare teso
a dire: Chi vi ama come me?
È una giovane fidanzata
che col capo di benda cinto
della sua gioventù si è portata
nella tomba un’idea soltanto;
triste, ahimè, nei cieli stessi,
lei ritorna sui suoi passi
e l’amante suo rivede
“La mia tomba è ancora verde!”
“In tal mondo di abbandono
cosa aspetti? Io non ci sono!”
È un amico dell’infanzia
che nei giorni del dolore
ci prestò la Provvidenza
per posare il nostro cuore,
non c’è più, l’anima è vedova,
lui ci segue in questa prova
e ci dice con pietà:
Se la tua anima è piena,
della gioia o della pena,
amico, chi porterà la metà?
È l’ombra pallida di un padre
che ci chiamò, morente,
è una sorella, un fratello,
che ci precede un istante;
nella felice dimora,
assieme a chi ora li piange,
ieri dormivano ancora!
E il cuore sta lì a dubitarne
se oramai il verme divora
la carne della nostra carne!
Il bimbo, a cui con duro piglio
la morte ha vuotato la culla,
caduto dalla mammella
alla tomba, nel freddo giaciglio;
tutti quelli poi la cui vita,
un giorno o l’altro rapita,
rapisce una parte di noi
dalla terra con flebile voce
dicon: Voi che vedete la luce,
vi ricordate di noi?
Piangervi è somma felicità,
di chi ha pianti, o antenati cari!
Chi si scorda di voi, di sé si scorderà:
siete un pezzo dei nostri cuori.
Nell’oscuro viaggio andando avanti,
l’orizzonte del passato è più bello,
l’anima nostra si divide in due parti,
e la migliore appartiene all’avello!
Dio del perdono! Dio dei padri! Dio loro!
Tu, dalla lor bocca sì spesso invocato,
senti le lacrime dei fratelli per loro!
Preghiam per loro, ci hanno tanto amati!
Nella breve vita loro ti pregarono,
hanno sorriso quando li hai colpiti!
Hanno gridato: Benedetta la tua mano!
Dio di speranza! Li avresti traditi?
E allora perché quel silenzio sì grande?
Ci avrebbero scordati così senza esitare?
Non amavano più? Questo dubbio ti offende!
E tu, mio Dio, non sei pieno d’amore?
Se all’amico rivolgendosi in pianto,
dicessero quanto son beati in quest’ore,
affretteremmo il fatale momento,
prima del termine voleremmo da loro.
Dove vivono? Che stella al loro sguardo
dona un chiarore più durevole e dolce?
Vanno a popolare quell’isole di luce?
O vanno fra cielo e uomini planando?
Sono annegati nella fiamma eterna?
Hanno perduto i dolci nomi di quaggiù,
di sorella, di amante e di donna?
A questi nomi non rispondono più?
No, no, mio Dio, se la celeste gloria
li avesse privati di ogni ricordo umano,
ci avresti privati della loro memoria;
il nostro pianto per loro è vano?
Che anneghino l’anima nel tuo seno!
Ma un posto nel loro cuore conservaci,
loro che un dì la nostra gioia gustarono,
senza la loro gioia saremmo felici?
Su loro stendi una mano di clemenza,
hanno peccato, ma il cielo è un dono!
Hanno sofferto, è un’altra innocenza!
Hanno amato, è il sigillo del perdono!
Ciò che noi siamo essi lo furono,
dei giocattoli al vento, polvere!
Fragili come ogni essere umano,
deboli come il non-essere!
Se i loro piedi inciamparono,
le loro labbra trasgredirono
in qualche lettera della tua legge,
o Padre! O sommo giudice!
Non guardare loro stessi,
guarda te solo in essi!
Fuggirà alla tua voce,
se la polvere scruti
e se tocchi la luce,
ti macchierai le dita!
Se guardi fino in fondo,
le colonne del mondo
e dei cieli oscilleranno:
se dici all’innocenza:
alzati e perora in mia presenza!
Le virtù si veleranno.
Ma, Signore, tu possiedi
la tua stessa immortalità!
Ogni gioia che ci concedi
ti accresce la felicità!
Tu dici di sorgere all’aurora
e la luce risplende ancora!
Tu dici al tempo che generi,
e l’eternità arrendevole
produce secoli a mille a mille,
e li diffonde innumeri!
I mondi che tu ripari
sanno ringiovanire
e mai tu non separi
il passato e l’avvenire;
tu vivi e vivi! E le ere
diseguali per le opere,
sono eguali nelle tue mani;
non è mai che tu nomini
le tre parole degli uomini:
ieri, oggi e domani!
O Padre della natura,
fonte, abisso di ogni bene,
niente con te si misura,
non misurarti con niente!
Metti, con divina clemenza,
metti il piede sulla bilancia,
se mai vuoi pesare il niente!
Trionfa, o virtù suprema!
E contemplando te medesima,
trionfa in noi, sii clemente!
dommage que ce beau poème ait été recopié avec plusieurs fautes d’orthographe
Il parle bien tous ces critiques, je me demande si coincer dans les embouteillages ils restent toujours aussi cool ou gueulent un gros mot ou deux ?
Et oui, c'est l'éternelle histoire de l'arroseur arrosé. Mais cela ne retire rien à ma remarque même si cela se fait à mes dépends. J'en accepte l'augure..
Un très beau poème de Lamartine superbement mis en musique par Tonton Georges qui, comme son bon Maître François, en fut un fameux. Fêtard, il va sans dire, et les murs de Kerflandry à Lézard en résonnent parfois encore la nuit.
Comment se fait-il que cette maison soit devenue privée quand on sait les millions d'euros que son oeuvre a généré et qu'elle continue à le faire ?
@CathBas Vos informations sont exactes. J'ai commis l'erreur de ne pas vérifier mes sources. Mais je constate que vous avez passé en revue les commentaires de cette vidéo à l'aune de vérifications serrées sur ce sujet précis. CathBas fait des remarques basses.
Il faut savoir que Georges Brassens a volontairement choisi de ne chanter qu'une partie du poème d'Alfonse de Lamartine, considérant que le texte original était par trop mélancolique.
Il passe également je crois quelques vers explicites assez durs.
Sans parler du fait que s'il avait chanté l'intégralité du poème, la chanson aurait fait plus de 30 minutes (non pas que je m'en serais plaint.)
Ce n'est pas seulement à cause de la longueur que Brassens a écourté le poème. C'est aussi parce que les strophes qu'il a éliminé étaient essentiellement religieuses.
@@jean-philippenanteuil468A propos des Passantes Maxime Le Forestier disait qu'il avait retiré deux strophes l'une sans intérêt.
Ici le poème est long et des strophes religieuses ou crue avec des vers... Même encore le mot gazon paraît incongru.
Le résultat est parfait je trouve
Que signifie le dernier mot, affiché en gros?
mon pseudo
dommage qu'il y ait des fautes , alors qu'il suffisait de recopier Lamartine ! sinon merci à Brassens d'avoir mis ce poème en musique
Brigitte Martin ne soyons pas plus catholique que le Pape. Merci d’avoir pris la peine de recopier ce texte.
Moins ignorant en tous cas, Marc971 FWI.
Magni-fi-que ! super kiffant