Emanuele Severino: Sul senso dell'incontraddittorio

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  • Опубликовано: 5 окт 2024
  • IL VIDEO SI COMPONE DI 13 FOTO CON PAUSE DI 30 SECONDI.
    In queste pagine di Ritornare a Parmenide (1964), Severino mostra l’essenza della struttura originaria del destino. Essa è il predicato necessario di ogni essente (cioè ogni essente è il costituirsi di questa struttura, ogni essente è l’apparire dell’essenza di questa struttura). Tale struttura si esprime nei seguenti termini: L’essere non è il non-essere: dove per essere si intende qualsiasi essente e per non-essere si intende da un lato tutto ciò che il singolo essente non è (quest’albero non è il cielo, la luna, il prato ec. ec. ec.) e dall’altro lato il nulla (quell’altro dall’essente, o meglio, quell’assolutamente altro dall’essente che è il nulla). Quindi ogni essente si mantiene fermo e identico a sé (quindi è un che di de-terminato) in quanto si oppone a tutto ciò che non è (ogni essente è diverso dagli altri e diverso dal nulla, non è gli altri e non è il nulla). La struttura originaria è incontrovertibile (appartiene al de-stino, parola latina che indica l’idea di stabilità inamovibile), perchè ogni sua negazione è autonegazione, il che vuol dire, la negazione di tale struttura implica la struttura, nega ciò senza di cui non si costituirebbe. Una siffatta negazione intende sostenere ciò che d’altra parte è insostenibile, ossia sostenere un contenuto contraddittorio, giacchè è nella contraddittorietà di tale negazione che risiede la sua impossibilità. Il negare, l’atto di negare, il costituirsi di quel pensiero in cui consiste la negazione è un essente, però il suo contenuto è nulla in quanto contraddittorio: questa è la differenza tra il contraddirsi (il pensare la contraddizione) e il contraddittorio (il contenuto del contraddirsi). Per fare un esempio di questa differenza: che 2+2 faccia 5 (in quanto contenuto) è impossibile, è nulla, ma un pensiero che dica 2+2 fa 5 è un qualcosa, è un essente, è un errare distinto dall’inesistenza dell’errore.

Комментарии • 7

  • @francescogelmini74
    @francescogelmini74 5 лет назад +1

    quando l' apparire dell' eternità degli enti viene meno con l' entrare degli enti nel cerchio finito dell' apparire e quando poi riappare con l' uscita di questi enti dal cerchio finito dell' apparire bisogna ammettere che nel mondo di entità fisse immobili eterne immutabili di Severino c'è almeno un' entità che diviene e passa dal non essere all' essere e dall' essere al non essere - questo ente è l' apparire dell' eternità degli enti . Quindi siccome per il principio di identità e di non contraddizione non si può mai dire che l' essere sia uguale al non essere allora nemmeno l' apparire dell' eternità degli enti dovrebbe poter passare dal non essere all' essere e dall' essere al non essere . Perché ipotizzare che dal non essere possa prodursi qualcosa e ipotizzare che l' essere possa diventare non essere equivale a sostenere l' equivalenza di essere e non essere e quindi a violare il principio di opposizione del positivo e del negativo ( il principio di identità e di non contraddizione ) . Quindi o il mondo di Severino è un mondo di entità fisse immobili immutabili eterne oppure Severino si contraddice quando sostiene che anche una sola di queste entità sia suscettibile di modificazioni mutamenti spostamenti perché questo vuol dire introdurre nella sua forma di pensiero, che pretende di essere radicalmente antinichilistica, un principio ( folle ) di nichilismo . Quindi l' apparire dell' eternità degli enti non può passare dal non essere all' essere e dall' essere al non essere ma anche lei, insieme al resto della realtà, deve essere eterna fissa immutabile immobile immodificabile altrimenti Severino contraddice le stesse premesse di tutto il suo pensiero ! Ditemi se sbaglio ?!? non penso proprio . Francesco Gelmini

    • @maurizio97
      @maurizio97 4 года назад +3

      Nessun ente è suscettibile a modificazioni, perché ogni sfaccettatura di quell'ente è in realtà un eterno a se stante. Se io sono Mario Rossi e ho le mani chiuse e poi le apro, vi è l'eterno Mario Rossi con le mani eternamente chiuse e l'eterno Mario Rossi con le mani aperte, fotogramma "Mario Rossi con mani chiuse" è un eterno, fotogramma "Mario Rossi con mani aperte" è un altro eterno a se stante da sempre e per sempre. Nessuno scorrere da parte degli eterni dall'essere al non essere, solo un "apparire e non apparire", ma il non apparire non attesta l'andare nel nulla (non essere)

    • @francescogelmini74
      @francescogelmini74 4 года назад +1

      per questa visione cinematografica degli enti - anzi come nei fumetti vi sono tanti disegni millimetricamente diversi l uno dall altro e questo da l illusione del movimento - ci vuole una nuova concezione del tempo . Se il film esiste da sempre e per sempre e tutti i fotogrammi esistono nella pellicola la mia autocoscienza davanti ad un singolo fotogramma istituisce i fotogrammi passati ed i fotogrammi futuri - gia' noti e non ancora noti - cadendo ogni volta davanti ad un singolo fotogramma . questo vuol dire relativizzare la nostra concezione umana del tempo e magari cercando di capire che ne e' dell essere ipotizzando in un esperimento mentale di togliere la variabile memoria . Per esempio studiando che ne e' del tempo per i malati di alzheimer oppure se si diffonde un virus che cancella la memoria agli uomini e tutta l umanita' viene infettata da questo virus che ne e' del tempo ? Tutto diventa simultaneo ? Tutto diventa eterno ? Quindi il sistema di Severino va vissuto e portato a parlare con la scienza contemporanea ! Questo vuol dire amare i propri maestri

    • @maurizio97
      @maurizio97 4 года назад +3

      @@francescogelmini74 se tutto è eterno non vi è tempo. Il tempo è come se fosse l'illusione prodotta dalla persuasione che un "ché" diventi. Es. La legna bruciando diventa cenere, dunque crediamo che la legna *prima* era legna ed *ora* è cenere e questa cenere *sarà* nulla. Questa persuasione è data dal fatto che qui, nell'apparire finito vediamo lo scorrere delle diverse configurazioni eterne, mentre nell'apparire infinito vi è la manifestazione eterna simultanea di tutti gli eterni. Quindi sì, vi è divenire come scorrere, non vi è divenire secondo cui le cose vengano dal nulla e vadano nel nulla, e non vi è divenire secondo cui le cose che sono diventino altro da ciò che sono, perché dire che le cose che sono diventino altro è una contraddizione assoluta. Vi è lo scorrere di eterni qui, ma la manifestazione simultanea nell'apparire infinito. È l'io empirico che, giocando anche con la memoria, identifica la cenere come risultato del bruciare da parte della legna

  • @claudio1634
    @claudio1634 5 лет назад +1

    Libri vecchi per filosofi smarriti

  • @RomeoBortolani
    @RomeoBortolani 5 лет назад

    Per me questa non è filosofia.. è una furbata