Ho letto questo bellissimo libro solo pochi mesi fa, spinta dalla curiosità dopo aver visto più volte di seguito lo spettacolo di Marco Paolini "Il sergente". Mi ha colpito l'estrema cura nella testimonianza, pur con uno scritto quasi scarno, come un quadro che con pochi colpi di pennello sa rendere la realtà come fosse una fotografia. E ho notato anche il cambiamento quasi repentino del ritmo del racconto, dalla prima parte del romanzo (Il caposaldo) alla seconda (la sacca). Nella prima parte il ritmo è lento, tragico, ma da trincea; nella seconda invece diventa infernale, una fuga, poichè i soldati italiani erano inseguiti dai russi. Davvero da non perdere.
Sono stati scritti innumerevoli libri su questa pagina triste della storia italiana. "Il sergente" esce dopo "Mai Tardi" di Revelli e prima di "Centomila gavette di ghiaccio" di Bedeschi. Revelli per un certo verso scrive un libro più politico, di denuncia; Bedeschi un libro più "giornalistico", di precisa e attenta descrizione dei fatti. Rigoni Stern è concentrato al dramma umano del singolo, più che del tutto. Il suo diventa quasi una amplificazione del grido di dolore da parte di chiunque sia stato trascinato in un conflittto suo malgrado. La sintesi mirabile di questa sua attenzione è la domanda che spesso Giuanin rivolge al protagonista: «Sergentmagiù, ghe rivarem a baita?». Grazie Margherita.
Ho letto questo bellissimo libro solo pochi mesi fa, spinta dalla curiosità dopo aver visto più volte di seguito lo spettacolo di Marco Paolini "Il sergente". Mi ha colpito l'estrema cura nella testimonianza, pur con uno scritto quasi scarno, come un quadro che con pochi colpi di pennello sa rendere la realtà come fosse una fotografia. E ho notato anche il cambiamento quasi repentino del ritmo del racconto, dalla prima parte del romanzo (Il caposaldo) alla seconda (la sacca). Nella prima parte il ritmo è lento, tragico, ma da trincea; nella seconda invece diventa infernale, una fuga, poichè i soldati italiani erano inseguiti dai russi. Davvero da non perdere.
Sono stati scritti innumerevoli libri su questa pagina triste della storia italiana. "Il sergente" esce dopo "Mai Tardi" di Revelli e prima di "Centomila gavette di ghiaccio" di Bedeschi. Revelli per un certo verso scrive un libro più politico, di denuncia; Bedeschi un libro più "giornalistico", di precisa e attenta descrizione dei fatti. Rigoni Stern è concentrato al dramma umano del singolo, più che del tutto. Il suo diventa quasi una amplificazione del grido di dolore da parte di chiunque sia stato trascinato in un conflittto suo malgrado. La sintesi mirabile di questa sua attenzione è la domanda che spesso Giuanin rivolge al protagonista: «Sergentmagiù, ghe rivarem a baita?». Grazie Margherita.