Sono d'accordissimo sul discorso di contestualizzare le opere; credo sia fondamentale non solo per capire l'opera in sé, ma anche per conoscere la storia e capire come mai siamo arrivati a essere come siamo oggi.
@@giorgitecc Grazie per aver condiviso la tua opinione in merito! A volte mi sembra di essere un alieno su questo discorso 😅 eppure ritengo sia importantissimo mantenere lo spessore storico-culturale che certe opere portano con sé. Mi sono trovata in discussioni del genere ad esempio con un classico come Jane Eyre che per un aspetto, che non dirò per non fare spoiler, viene fortemente criticato per la figura che ne emerge della donna. È chiaro che queste critiche non tengono minimamente conto dell’epoca in cui Charlotte Bronte scrive e che anzi, è fin troppo all’avanguardia per i suoi tempi. Anche perché ragionando in questi termini dovremmo bannare tutti i classici dal panorama culturale!
@@librintazza Esatto, se applicassimo questa censura non avremmo più nulla... Poi chiaro che bisogna parlarne, ad esempio a scuola è fondamentale che l'insegnante spieghi ai suoi studenti che un determinato linguaggio o comportamento attualmente è considerato fuori luogo e/o deprecabile... ma per evolvere civilmente credo sia necessario guardarsi indietro e ripercorrere le tappe. :)
Hey! Per quanto riguarda Sally Rooney, anche secondo me persone normali è il più bello. Però ci sta anche partire da parlarne da amici, è più semplice e comunque godibile. Partire dal primo ci sta perché è interessante seguire la sua evoluzione come scrittrice, che nel caso della Rooney secondo me è molto interessante. Il bello dei suoi libri è che ti senti capito nel tuo sentirti in mezzo a un casino nei vent’anni, nel non avere tutto figured out. Ammettere l’umanità nei personaggi nel mondo moderno. Sono personaggi spesso odiabili, che sbagliano, ma comprensibili. Umani per i loro errori. Non vedo l’ora di leggere l’ultimo 🥰 Però anche io li ho letti tutti in inglesi quindi non so dirti sulla traduzione. È un inglese molto semplice comunque.
@@granita9614 Grazie per il tuo feedback su Sally Rooney, sarebbe effettivamente interessante anche partire dal primo per vedere l’evoluzione dell’autrice, come dici tu, ma nel mio caso è proprio capire se fa per me e se non mi dovesse prendere non avrei l’input a continuare quindi a questo punto conto di iniziare dal più quotato che per il momento, insieme alla tua opinione è proprio Persone normali. Vedremo ✨🥰
Uomini e topi e’ un capolavoro! Concordo con te sul discorso del contestualizzare, ma comunque, secondo me, la moglie di Curley non è solo la femme fatale, la “tentatrice”ma è la donna fragile, sola, alla continua ricerca di contatto umano e oggetto di pregiudizio e incomprensione. I suoi sogni vengono spezzati così come quelli dei protagonisti uomini
@@elenalamela7807 Ecco, è esattamente quello che ho detto anche io nel video recensione su Uomini e topi! Femme fatale è come la vedono gli uomini del gruppo, non a caso, ma di lei si mostra anche un’altra parte. Io non so come si faccia a leggere senza un minimo di contesto comunque 🤷🏻♀️ la persona che ha fatto questa recensione sarebbe in grado di distruggere, secondo questa logica, anche Furore di Steinbeck🤯🥲
Completamente d’accordo con quanto dici su “Uomini e topi”, che per me è un capolavoro. Non credo ci sia del maschilismo nel romanzo, credo che le tematiche e i messaggi abbiano a che fare con tutt’altro: come hai detto tu, rappresentazione di un epoca, di una realtà molto precisa.
Anche a me è piaciuto molto come libro e sentirne parlare così mi è dispiaciuto non tanto per l’opinione diversa, ci sta che possa non piacere, ma come critica non sta in piedi per me, mi risulta una lettura superficiale in questi termini
Chi ha criticato Uomini e topi va crocifisso in sala mensa immediatamente. E concedo il gusto personale fino a un certo punto: se non ti piace Uomini e topi posso anche capirlo, ma dargli 1 stella è da lettori mediocri, modesti. Per quanto riguarda la contestualizzazione, credo sia l'ABC di chi si approccia alla letteratura, in generale: se uno non è in grado di capire quando un libro è stato scritto e in che contesto, non dovrebbe avere il diritto di leggere. La cancel culture e il revisionismo storico-letterario è un cancro che va estirpato con ogni mezzo possibile.
Allora per quanto io abbia amato Uomini e topi e abbia apprezzato particolarmente lo stile di Steinbeck capisco possa non piacere, ho sentito opinioni negative da persone abituate a leggere con criterio e profondità, quindi su quello non metto bocca ma, come dici tu, se dici certe cose non ami la Letteratura. Non c’è altro da star a discutere, perché la letteratura è tutto un dare profondità e spessore a opere che vanno ricollocate nel loro contesto per essere prima di tutto capite e poi apprezzate. Senza tralasciare che comunque io non ci vedo nulla di maschilista nel testo, personalmente gli ho dato un’altra interpretazione. E parlando in generale questa mentalità censoria la reputo molto pericolosa e mi fa paura.
@@librintazza Sul fatto che un libro possa piacere o no non metto bocca, ognuno ha i propri parametri di valutazione e magari apprezza un certo modo di scrivere piuttosto che un altro, ma non posso assolutamente accettare una stella a uomini e topi, proprio no. Magari 2 o 3, ma 1 significa non aver capito una mazza, e benchè non possa piacere particolarmente, non è mai nella vita un libro da 1. Quanto al maschilismo, dobbiamo sempre ricordarci che, neanche 40 anni fa, si coprivano il capo manco fossimo a Teheran, ergo, anche se Steinbeck fosse stato maschilista, stiamo parlando di un libro uscito nel 37! In quell'anno, le donne in Italia non potevano neppure votare e negli USA potevano farlo da soli 17 anni!
@@lavoceletteraria471 ti riferisci alla Rooney? Io credo, ma potrei sbagliarmi, che per raccontare una generazione non possa esserci distanza emotiva, ma anzi ci debba essere un forte coinvolgimento in quelle che sono le criticità, le situazioni, i vantaggi e gli svantaggi di chi in quella generazione si è trovato a vivere. Mi viene in mente il caso emblematico di Kerouac con Sulla strada che attraverso il suo romanzo è stato in grado di tramandare il sentire di un’intera generazione, semplicemente vivendoci dentro e riportandoci quel vissuto attraverso le sue pagine. Per raccontare una generazione non ci si può mettere a distanza e cercare di decifrare statistiche, tendenze e dati, o meglio si può fare, ma credo che questa si possa capire veramente solo attraverso le testimonianze dirette, autentiche ed emotive di chi in quel dato periodo generazionale ci ha vissuto. Non trovi?
@@librintazza ti ringrazio per l'accurata risposta. Intendevo pormi e porre una domanda che in effetti non è di poco conto. Sono d'accordo con te? Nì. Ritengo che conti molto l'occhio di chi osserva. Un ragazzo che racconta la sua vita può dirti cosa fa, cosa pensa ma è conscio del contesto, del perché fa o agisce in quel modo? E lo sa rendere in modo lineare attraverso la narrazione? Credo che Kerouac sia stato capace di farlo perché ottimo osservatore e narratore e non solo protagonista di ciò che raccontava. Un altro esempio: chi ha raccontato il problema dei ragazzi che si drogavano a Berlino negli anni 80? Un giornalista, attraverso le interviste ai protagonisti di quelle vicende. Il discrimine è sempre nella capacità, matura, di saper capire ciò che si vive e nel saperlo riportare efficacemente.
@@lavoceletteraria471 anche quello che dici è vero, tutta la letteratura alla fine è frutto di fini osservatori che hanno cercato di riportare esperienze proprie o di altri. Però non so, credo che chi vive in una data generazione abbia un qualcosa in più nel riportarla rispetto a chi raccoglie semplicemente testimonianze, fermo restando, certo, la capacità di raccontarla in modo efficace e con cognizione di causa, come dici tu. Ma queste mie sono supposizioni perché ad esempio non ho letto le interviste che dici tu sui ragazzi dello zoo di Berlino e ignoro tante altre cose. La stessa Rooney devo ancora leggerla, ad esempio. Mi incuriosisce proprio perché voglio capire questo fenomeno di una scrittrice che racconta la sua generazione e lo fa raccogliendo consensi tra persone a lei coetanee. Ma anche lei si pone, in quanto scrittrice, oltre che come millenial anche come osservatrice di fenomeni, quindi ritorniamo effettivamente al tuo punto: serve sicuramente la sensibilità e l’acutezza di cogliere certe cose. Essendo considerabile anche mia coetanea voglio proprio vedere, capace che poi leggendola io ritratti tutto quanto detto sopra 😂
Sono d'accordissimo sul discorso di contestualizzare le opere; credo sia fondamentale non solo per capire l'opera in sé, ma anche per conoscere la storia e capire come mai siamo arrivati a essere come siamo oggi.
@@giorgitecc Grazie per aver condiviso la tua opinione in merito! A volte mi sembra di essere un alieno su questo discorso 😅 eppure ritengo sia importantissimo mantenere lo spessore storico-culturale che certe opere portano con sé. Mi sono trovata in discussioni del genere ad esempio con un classico come Jane Eyre che per un aspetto, che non dirò per non fare spoiler, viene fortemente criticato per la figura che ne emerge della donna. È chiaro che queste critiche non tengono minimamente conto dell’epoca in cui Charlotte Bronte scrive e che anzi, è fin troppo all’avanguardia per i suoi tempi. Anche perché ragionando in questi termini dovremmo bannare tutti i classici dal panorama culturale!
@@librintazza Esatto, se applicassimo questa censura non avremmo più nulla... Poi chiaro che bisogna parlarne, ad esempio a scuola è fondamentale che l'insegnante spieghi ai suoi studenti che un determinato linguaggio o comportamento attualmente è considerato fuori luogo e/o deprecabile... ma per evolvere civilmente credo sia necessario guardarsi indietro e ripercorrere le tappe. :)
Hey! Per quanto riguarda Sally Rooney, anche secondo me persone normali è il più bello. Però ci sta anche partire da parlarne da amici, è più semplice e comunque godibile. Partire dal primo ci sta perché è interessante seguire la sua evoluzione come scrittrice, che nel caso della Rooney secondo me è molto interessante. Il bello dei suoi libri è che ti senti capito nel tuo sentirti in mezzo a un casino nei vent’anni, nel non avere tutto figured out. Ammettere l’umanità nei personaggi nel mondo moderno. Sono personaggi spesso odiabili, che sbagliano, ma comprensibili. Umani per i loro errori. Non vedo l’ora di leggere l’ultimo 🥰
Però anche io li ho letti tutti in inglesi quindi non so dirti sulla traduzione. È un inglese molto semplice comunque.
@@granita9614 Grazie per il tuo feedback su Sally Rooney, sarebbe effettivamente interessante anche partire dal primo per vedere l’evoluzione dell’autrice, come dici tu, ma nel mio caso è proprio capire se fa per me e se non mi dovesse prendere non avrei l’input a continuare quindi a questo punto conto di iniziare dal più quotato che per il momento, insieme alla tua opinione è proprio Persone normali. Vedremo ✨🥰
Uomini e topi e’ un capolavoro! Concordo con te sul discorso del contestualizzare, ma comunque, secondo me, la moglie di Curley non è solo la femme fatale, la “tentatrice”ma è la donna fragile, sola, alla continua ricerca di contatto umano e oggetto di pregiudizio e incomprensione. I suoi sogni vengono spezzati così come quelli dei protagonisti uomini
@@elenalamela7807 Ecco, è esattamente quello che ho detto anche io nel video recensione su Uomini e topi! Femme fatale è come la vedono gli uomini del gruppo, non a caso, ma di lei si mostra anche un’altra parte. Io non so come si faccia a leggere senza un minimo di contesto comunque 🤷🏻♀️ la persona che ha fatto questa recensione sarebbe in grado di distruggere, secondo questa logica, anche Furore di Steinbeck🤯🥲
@@librintazza vado a guardare il video allora 😉
Completamente d’accordo con quanto dici su “Uomini e topi”, che per me è un capolavoro. Non credo ci sia del maschilismo nel romanzo, credo che le tematiche e i messaggi abbiano a che fare con tutt’altro: come hai detto tu, rappresentazione di un epoca, di una realtà molto precisa.
Anche a me è piaciuto molto come libro e sentirne parlare così mi è dispiaciuto non tanto per l’opinione diversa, ci sta che possa non piacere, ma come critica non sta in piedi per me, mi risulta una lettura superficiale in questi termini
Ciao, ho letto solo Uomini e topi e concordo con tutto quello che hai detto. Per me è un libro da 5 stelle.
@@dakota7535 anche io infatti gli ho dato 5 stelle e mi è sembrata un tantino esagerata come recensione quella da 1 stella 🥲
Chi ha criticato Uomini e topi va crocifisso in sala mensa immediatamente. E concedo il gusto personale fino a un certo punto: se non ti piace Uomini e topi posso anche capirlo, ma dargli 1 stella è da lettori mediocri, modesti. Per quanto riguarda la contestualizzazione, credo sia l'ABC di chi si approccia alla letteratura, in generale: se uno non è in grado di capire quando un libro è stato scritto e in che contesto, non dovrebbe avere il diritto di leggere. La cancel culture e il revisionismo storico-letterario è un cancro che va estirpato con ogni mezzo possibile.
Allora per quanto io abbia amato Uomini e topi e abbia apprezzato particolarmente lo stile di Steinbeck capisco possa non piacere, ho sentito opinioni negative da persone abituate a leggere con criterio e profondità, quindi su quello non metto bocca ma, come dici tu, se dici certe cose non ami la Letteratura. Non c’è altro da star a discutere, perché la letteratura è tutto un dare profondità e spessore a opere che vanno ricollocate nel loro contesto per essere prima di tutto capite e poi apprezzate. Senza tralasciare che comunque io non ci vedo nulla di maschilista nel testo, personalmente gli ho dato un’altra interpretazione. E parlando in generale questa mentalità censoria la reputo molto pericolosa e mi fa paura.
@@librintazza Sul fatto che un libro possa piacere o no non metto bocca, ognuno ha i propri parametri di valutazione e magari apprezza un certo modo di scrivere piuttosto che un altro, ma non posso assolutamente accettare una stella a uomini e topi, proprio no. Magari 2 o 3, ma 1 significa non aver capito una mazza, e benchè non possa piacere particolarmente, non è mai nella vita un libro da 1. Quanto al maschilismo, dobbiamo sempre ricordarci che, neanche 40 anni fa, si coprivano il capo manco fossimo a Teheran, ergo, anche se Steinbeck fosse stato maschilista, stiamo parlando di un libro uscito nel 37! In quell'anno, le donne in Italia non potevano neppure votare e negli USA potevano farlo da soli 17 anni!
Mi chiedo: chi ha la capacità di raccontare, dalla giusta distanza emotiva, una generazione?
@@lavoceletteraria471 ti riferisci alla Rooney? Io credo, ma potrei sbagliarmi, che per raccontare una generazione non possa esserci distanza emotiva, ma anzi ci debba essere un forte coinvolgimento in quelle che sono le criticità, le situazioni, i vantaggi e gli svantaggi di chi in quella generazione si è trovato a vivere. Mi viene in mente il caso emblematico di Kerouac con Sulla strada che attraverso il suo romanzo è stato in grado di tramandare il sentire di un’intera generazione, semplicemente vivendoci dentro e riportandoci quel vissuto attraverso le sue pagine. Per raccontare una generazione non ci si può mettere a distanza e cercare di decifrare statistiche, tendenze e dati, o meglio si può fare, ma credo che questa si possa capire veramente solo attraverso le testimonianze dirette, autentiche ed emotive di chi in quel dato periodo generazionale ci ha vissuto. Non trovi?
@@librintazza ti ringrazio per l'accurata risposta. Intendevo pormi e porre una domanda che in effetti non è di poco conto. Sono d'accordo con te? Nì. Ritengo che conti molto l'occhio di chi osserva. Un ragazzo che racconta la sua vita può dirti cosa fa, cosa pensa ma è conscio del contesto, del perché fa o agisce in quel modo? E lo sa rendere in modo lineare attraverso la narrazione? Credo che Kerouac sia stato capace di farlo perché ottimo osservatore e narratore e non solo protagonista di ciò che raccontava. Un altro esempio: chi ha raccontato il problema dei ragazzi che si drogavano a Berlino negli anni 80? Un giornalista, attraverso le interviste ai protagonisti di quelle vicende. Il discrimine è sempre nella capacità, matura, di saper capire ciò che si vive e nel saperlo riportare efficacemente.
aggiungo che guardo alla Rooney con curiosità e non preconcetto
@@lavoceletteraria471 anche quello che dici è vero, tutta la letteratura alla fine è frutto di fini osservatori che hanno cercato di riportare esperienze proprie o di altri. Però non so, credo che chi vive in una data generazione abbia un qualcosa in più nel riportarla rispetto a chi raccoglie semplicemente testimonianze, fermo restando, certo, la capacità di raccontarla in modo efficace e con cognizione di causa, come dici tu. Ma queste mie sono supposizioni perché ad esempio non ho letto le interviste che dici tu sui ragazzi dello zoo di Berlino e ignoro tante altre cose. La stessa Rooney devo ancora leggerla, ad esempio. Mi incuriosisce proprio perché voglio capire questo fenomeno di una scrittrice che racconta la sua generazione e lo fa raccogliendo consensi tra persone a lei coetanee. Ma anche lei si pone, in quanto scrittrice, oltre che come millenial anche come osservatrice di fenomeni, quindi ritorniamo effettivamente al tuo punto: serve sicuramente la sensibilità e l’acutezza di cogliere certe cose.
Essendo considerabile anche mia coetanea voglio proprio vedere, capace che poi leggendola io ritratti tutto quanto detto sopra 😂