1. Pascal: vita e opere

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  • Опубликовано: 15 окт 2024
  • In questa puntata conosciamo meglio Blaise Pascal, francese anche lui come Cartesio, e vissuto tra il 1623 e il 1662.
    A soli 3 anni, Pascal visse uno dei traumi più grandi che si possano avere. Perse sua madre che morì appunto quando lui aveva soltanto 3 anni. Il padre era un magistrato esattore delle tasse molto appassionato di scienza e Pascal, sin da piccolo, fu un vero e proprio enfant prodige, come si dice in francese, perché era un ragazzino molto talentuoso, tanto da scrivere il suo primo saggio a soli 16 anni intitolato Saggio sulle sezioni coniche e poi a 18 anni riuscì ad inventare una macchina calcolatrice.
    Insomma, Pascal era veramente un piccolo genio della matematica e della fisica e continuò ad avere questa grande passione e interesse per queste materie anche quando la vocazione religiosa, nel 1654, lo portò ad entrare in una comunità religiosa presso l’abbazia di Port-Royal, come del resto aveva fatto anche la sorella Jacqueline. In questa comunità non c’erano regole prestabilite ma si viveva di studio, insegnamento e meditazione ma, soprattutto, si seguiva la dottrina del giansenismo, dottrina derivante dalle teorie del vescovo Cornelio Giansenio che supportava le tesi di Agostino che abbiamo già visto nel nostro percorso filosofico. Ripassiamo però per punti chiave quelle che erano le idee agostiniane riprese dalla dottrina del giansenismo: prima di tutto, il peccato originale aveva portato l’uomo a perdere la propria libertà e a compiere il male per incapacità di fare del bene. Inoltre, non tutti gli uomini sono salvati da Dio perché è Dio che sceglie i propri eletti da salvare. Questa idea era in contrapposizione con quella dei gesuiti che erano più ottimisti nel pensare che l’uomo potesse fare qualcosa per la propria salvezza e che Dio fosse più magnanimo.
    Nel 1653 papa Innocenzo X condannò la dottrina del giansenismo con le sue cinque proposizioni con una bolla papale. Perché ti dico questo e cosa c’entra questo con Pascal? Perché Pascal intervenne nella disputa pubblicando nel 1656 una lettera usando lo pseudonimo di Luigi di Montalto per non farsi riconoscere. La lettera era intitolata: “Lettera scritta a un provinciale da uno dei suoi amici intorno alle dispute attuali della Sorbona”.
    Pascal poi continuò polemizzando contro la dottrina gesuitica attraverso le sue Lettere provinciali che rappresentano anche un capolavoro della letteratura francese oltre ad essere opere di studio filosofico. In queste Lettere emerge forte la sua difesa nei confronti della dottrina del giansenismo e della teoria agostiniana della grazia.
    L’ultima opera di Pascal è l’Apologia del cristianesimo che purtroppo rimase incompiuto perché il filosofo morì molto giovane, a soli 39 anni a causa degli innumerevoli problemi di salute che lo avevano afflitto sin dall’infanzia. Pascal morì nel 1662 e dopo la sua morte alcuni suoi amici di Port-Royal raccolsero i pezzi del suo ultimo lavoro e lo pubblicarono nel 1669 sotto il titolo di Pensieri.
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    A presto. Dott.ssa Laura Pirotta, psicologa clinica.
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Комментарии • 4

  • @BarbaraPesce-v5l
    @BarbaraPesce-v5l 6 месяцев назад +1

    La ringrazio per le sue videolezioni. Sono una docente che si prepara al concorso ordinario del 2024. Per motivi seri di salute non posso più sforzare la vista, pur se essenziale nel ns lavoro. La ringrazio ancora. Barbara

  • @enricodiaviz9985
    @enricodiaviz9985 2 года назад +5

    @Laura PIrotta, grazie per un video dedicato a questo genio. Mi permetto di chiosare con qualche citazione di B.P. --Gli uomini nutrono disprezzo per la religione. L’hanno in odio e hanno paura che sia vera. Per guarirli di ciò bisogna cominciare col mostrare che la religione non è affatto contraria alla ragione. Venerabile, occorre ispirarne il rispetto. In seguito, far auspicare ai buoni che sia vera e poi mostrare che è vera. Venerabile perché ha ben conosciuto l’uomo. Amabile perché promette il vero bene. --). “Perché la vista di uno zoppo non ci irrita, e un intelletto che zoppica ci irrita? Perché lo zoppo riconosce che noi camminiamo diritto, mentre chi ha una mente che zoppica dice che zoppichiamo noi. Senza di ciò ne avremmo pietà e non collera. Epitteto domanda ben più energicamente: perché non ci irritiamo se ci si dice che abbiamo mal di testa, e ci irritiamo che ci si dica che ragioniamo male o scegliamo male?