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🤗Ciao eSSe, però che sguardo mui profondo che aveva Freud😂😂👀 per dire che quando guardava l'obiettivo lo guardava😂mi è piaciuto il video,sopratutto la parte finale,esatto non bisogna mai prendersi troppo sul serio è molto importante l'ironia e sopratutto l'auto ironia saper cogliere il lato buffo delle cose,sennò che pesantezza sarebbe la vita ciaooooooo💙❤💙👋
Ciao, innanzitutto complimenti per questo tuo riassunto dell’opera, mi è stato molto utile! Non sono un’esperta in materia, anzi sono alle prime armi. Ho solo letto lo scritto di Freud, e mi permetto di farti una domanda: se ho capito bene, affermi che nel linguaggio la discrepanza tra parole e cose generi la castrazione. In altri termini il linguaggio, in quanto è un sistema simbolico, può solo rappresentare la cosa in modo parziale e non rievocarla nella sua totalità; ha dunque la funzione di “terzo”(legge) che introduce un grado di separazione tra soggetto e oggetto. Poi affermi che il motto è un brevissimo superamento di questa castrazione. Quest’ultimo pensiero non mi torna, in quanto la condizione di esistenza del motto è proprio l’esistenza di una terza parte danneggiata. Il motto funziona proprio perché si tiene conto dell’esistenza di una censura da eludere, quindi di una funzione di legge che limita il rapporto tra il soggetto e il piacere della sua pulsione. Nel motto appunto questa censura dev’esserci e l’appagamento della pulsione è solo parziale, di compromesso. Questo non dovrebbe significare che la castrazione non è affatto superata nel motto, che resta un sistema “a tre”? Spero che la mia domanda sia chiara e abbia senso, e grazie se mi aiuterai a capire meglio questo punto
@@ChiaraB96 proprio perché elude una censura si tratta di un "brevissimo superamento della castrazione", basti pensare ai più semplici giochi di parole, crasi, neologismi, ecc... i motti più articolati finiscono poi per riferirsi a questioni più specifiche ed attuali, ma la sostanza rimane quella, si dice ciò che non può essere detto in forma di motto. Naturalmente la castrazione rimane, per il solo fatto di parlare, il motto ha a che vedere col plusgodere che ne deriva, si gioca con il limite stesso.
@@eSSe_Psicologia ho capito, grazie, forse avevo preso la questione in modo troppo letterale. Pensavo che “superamento della castrazione” significasse una sua completa negazione, un non tenerne conto. Ora è più chiaro!
Si, il motto in generale è sempre qualcosa di più o meno spontaneo, nel senso che chi ne ride non si aspetta che di lì a poco sarà fatto il motto. Il motto tendezioso è una categoria di motti che include tutti quelli che hanno un intento, che sia scurrile, aggressivo, cinico, ecc.
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Finalmente qualcuno che parla del mio saggio preferito di Freud. Sei un grande Esse
🤗Ciao eSSe, però che sguardo mui profondo che aveva Freud😂😂👀 per dire che quando guardava l'obiettivo lo guardava😂mi è piaciuto il video,sopratutto la parte finale,esatto non bisogna mai prendersi troppo sul serio è molto importante l'ironia e sopratutto l'auto ironia saper cogliere il lato buffo delle cose,sennò che pesantezza sarebbe la vita ciaooooooo💙❤💙👋
Ciao, innanzitutto complimenti per questo tuo riassunto dell’opera, mi è stato molto utile!
Non sono un’esperta in materia, anzi sono alle prime armi. Ho solo letto lo scritto di Freud, e mi permetto di farti una domanda: se ho capito bene, affermi che nel linguaggio la discrepanza tra parole e cose generi la castrazione. In altri termini il linguaggio, in quanto è un sistema simbolico, può solo rappresentare la cosa in modo parziale e non rievocarla nella sua totalità; ha dunque la funzione di “terzo”(legge) che introduce un grado di separazione tra soggetto e oggetto. Poi affermi che il motto è un brevissimo superamento di questa castrazione. Quest’ultimo pensiero non mi torna, in quanto la condizione di esistenza del motto è proprio l’esistenza di una terza parte danneggiata. Il motto funziona proprio perché si tiene conto dell’esistenza di una censura da eludere, quindi di una funzione di legge che limita il rapporto tra il soggetto e il piacere della sua pulsione. Nel motto appunto questa censura dev’esserci e l’appagamento della pulsione è solo parziale, di compromesso. Questo non dovrebbe significare che la castrazione non è affatto superata nel motto, che resta un sistema “a tre”? Spero che la mia domanda sia chiara e abbia senso, e grazie se mi aiuterai a capire meglio questo punto
@@ChiaraB96 proprio perché elude una censura si tratta di un "brevissimo superamento della castrazione", basti pensare ai più semplici giochi di parole, crasi, neologismi, ecc... i motti più articolati finiscono poi per riferirsi a questioni più specifiche ed attuali, ma la sostanza rimane quella, si dice ciò che non può essere detto in forma di motto.
Naturalmente la castrazione rimane, per il solo fatto di parlare, il motto ha a che vedere col plusgodere che ne deriva, si gioca con il limite stesso.
@@eSSe_Psicologia ho capito, grazie, forse avevo preso la questione in modo troppo letterale. Pensavo che “superamento della castrazione” significasse una sua completa negazione, un non tenerne conto. Ora è più chiaro!
Il motto tendenzioso cosa sarebbe? Un motto spontaneo?
Si, il motto in generale è sempre qualcosa di più o meno spontaneo, nel senso che chi ne ride non si aspetta che di lì a poco sarà fatto il motto. Il motto tendezioso è una categoria di motti che include tutti quelli che hanno un intento, che sia scurrile, aggressivo, cinico, ecc.