Caro Michele di Natalia Ginzburg

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  • Опубликовано: 25 дек 2024
  • Natalia Ginzburg (1916 - 1991)
    Caro Michele del 1973 appartiene alla trilogia dei romanzi romani di Natalia Ginzburg
    “Caro Michele” tratto dal romanzo, è anche un film del 1976 diretto da Mario Monicelli
    Introduzione
    L’arco di tempo della vicenda va dall’inverno 1970 all’estate del 1971
    Dopo le rivolte del 1968, Michele è esiliato a Londra, ma si mantiene in contatto epistolare con la madre, le sorelle e una ragazza madre. Un giorno però …
    C’entrano certamente le tensioni politiche del tempo (Natalia fu deputata per il PCI), ma non solo …
    Incipit di «Caro Michele»
    Una donna che si chiamava Adriana si alzò nella sua casa nuova. Nevicava. Quel giorno era il suo compleanno. Aveva quarantatre anni. La casa era in aperta campagna. In distanza si vedeva il paese, situato su una collinetta. Il paese era a due chilometri. La città era a quindici chilometri. Essa abitava da dieci giorni in quella casa. Infilò una vestaglia di velo color tabacco.
    Cacciò i piedi lunghi e magri in un paio di pantofole color tabacco, slabbrate, con un bordo di pelo bianco molto frusto e sudicio. Scese in cucina e si fece una tazza di orzo Bimbo, e ci inzuppò diversi biscotti. Sul tavolo c’erano delle bucce di mela e le radunò in un giornale destinandole a dei conigli, che non aveva ancora ma aspettava perché glieli aveva promessi il lattaio.
    Poi andò nel soggiorno e spalancò le imposte. Nello specchio che era dietro il divano salutò e contemplò la sua alta persona, i suoi corti e ondulati capelli colore del rame, la testa piccola e il collo lungo e forte, gli occhi verdi, larghi e tristi. Poi sedette alla scrivania e scrisse una lettera al suo unico figlio maschio.
    Personaggi
    Adriana Vivanti: la madre di Michele
    Angelica e Viola Vivanti: sorelle di Michele
    Mara Castorelli, una volta legata a Michele, con il quale ha avuto dei rapporti, anche se non sa se il suo bambino l’ha avuto con lui o con un altro che frequentava negli stessi tempo, soffre la lontananza di Michele, e gli scrive molte lettere. Mara ha un rapporto non idillico con l’editore Colarosa.
    Esasperata, Mara lascia Colarosa, viene ospitata dalla Riccioluta, ma viene cacciata quando è scoperta a fare l’amore nel letto matrimoniale della Riccioluta.
    Fabio Colarosa: ricco editore, ha il naso pronunciato, per questo viene chiamato «Il pellicano», dimostra una certa grettezza nel rapporto con Mara.
    Il padre di Michele: molto ammalato, muore all’inizio del 1971, lasciando quasi tutto a Michele, probabilmente figlio prediletto. Tra l’altro gli lascia una Torre, della quale spesso parlano le sorelle
    Filippo
    Livia
    Oreste
    Ada
    Osvaldo: amico intimo di Michele
    Marito di Livia
    Ray
    Matilde, cognata di Adriana
    Cugina di Mara
    Domestica di Colarosa
    Cognato di Livia
    Domestica di Angelica
    Finale
    Michele viene ucciso dai fascisti in Belgio, a Bruges, nel corso di una manifestazione di studenti
    Il romanzo comunque non termina a questo punto, ma registra ancora alcuni mesi in cui i protagonisti della storia approfondiscono il loro nichilismo e scoraggiamento
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Комментарии •

  • @ariannamoscarelli
    @ariannamoscarelli Год назад +1

    Vorrei vedere il film ma allo stesso tempo ho il terrore che mi sfugga quella sensazione che mi è rimasta addosso dopo aver letto il libro, e che non riesca a ricordarla poi più

  • @BrikeneDionizi
    @BrikeneDionizi 4 года назад +2

    I haven‘t read the book but i just watched the film. Michele, the man you don‘t know, even if he moves the lives of everybody. Mariangela Melatto is wonderful

  • @emanuelacomerio5334
    @emanuelacomerio5334 3 года назад +1

    Sto leggendo Cara Michele di Natalia Ginzburg, riservandomi il pensiero alla fine della lettura. Ho scelto questo libro per una ragione: capire cosa fa e come si comporta una donna 'normale'. E si capisce benissimo. Tuttavia mi é totalmente alieno quell'insistenza, fino al limite del ricatto morale, ad emozioni vecchie, trite e ritrite, stanche e che non hanno piú nulla da dire. Emerge, ma questo é un elemento semmai saliente, una invocata quasi supplicata appartenenza ad un ambiente 'borghese' fatta di del giovedí (vedi pure Piero Chiara, Sveva Casati Modignani, ed ultima Elvira Seminara) di camerieri e cameriere. Anche qui una certa stanchezza e soprattutto una inespressa ferita interiore, come un senso di stranietá e di congenita non appartenenza. Certo non sono le smemoratezze del tipo 'ora non ne ricordo il nome' o 'al momento mi sfugge se fa di nome Cosina o Rosina' a vestire di chiccheria o, peggio, di snobismo intellettuale o esistenziale. Ma lo snobismo non era un vizio?

  • @Gloria-gv2my
    @Gloria-gv2my 4 года назад +1

    Di lei ho letto ed utilizzato LA FAMIGLIA MANZONI- Ho provato così tanta tenerezza per Enrichetta Blondel ed ho riflettuto sulla vedovanza dell'uomo! Non sa attaccarsi un bottone...come se la moglie fosse un accessorionecessario!Le mie nonne hanno rispettato la vedovanza e ritenevo che la donna anche per Amore verso i Figli, sapesse amare oltre la fisicità.

  • @masistefano6094
    @masistefano6094 4 года назад

    Buongiorno Luigi

  • @emanuelacomerio5334
    @emanuelacomerio5334 3 года назад +1

    Il libro non scorre. E non scorre perché é decisamente un brutto libro. Non voglio oltrepassare i limiti del normale (sarebbe 3 ma per via di trucchi meschini, truffaldini e stupidini pare siano 2). 1.Il lessico, ridotto al colloquio banale del quotidiano, é familiare: da autentica tribù primitiva. Una tracimazione di nomi parentali in cui perdersi ed eguagliata solo dalla più moderna Margherita Oggero: la regina della cosecutio temporum. 2. Come in tutte le tribù ai primordi della civilizzazione culturale, anche la Ginzburg ha una idea semi mitologica della fantasmatica 'zia matilde'. Una zia che, va detto, nessuno conosce e su cui si può quindi soln fantasticare. Sinceramente preferisco allora la visione epica inglese di Ken Follet ne 'I pilastri della terra', in cui la zia Matilde é Matilde la pazza, rancorosa, crudele e vendicativa. Una specie di Crudelia de Moon che fabbrica cani dalmata, 101 e bianco neri, come fossero biscotti.

    • @corrado53
      @corrado53 Месяц назад

      Inops potentem dum vult imitari, perit.
      Mamma mia che recensione! Ci hai fatto sapere che leggi Magherita Oggero, maestra, come scrivi, della “cosecutio” (senza N) temporum e Ken Follet. E questo ci fa molto piacere. Ci farebbe anche piacere che sulla E della terza persona del presente indicativo del verbo essere mettessi l’accento grave invece di quello acuto; ma questi sono dettagli. L’importante è il contenuto della critica, la quale ci informa che tu non vuoi oltrepassare i limiti del normale (normale? Quale normale?) i quali limiti sarebbero (ma tu scrivi “sarebbe”) 3; però, aggiungi poi, “per via di trucchi meschini, truffaldini e stupidini pare siano 2” (Boh! Chi ci ha capito qualcosa alzi la mano). Ma adesso arriva il bello. Scrivi che “il lessico, ridotto al colloquio banale del quotidiano, é (sic) familiare: da autentica tribù primitiva” (addirittura!). Io non ho mai sentito dialogare una tribù primitiva, ma so che il lessico quotidiano è fatto di parole semplici e spesso di argomenti banali. Così è almeno a casa mia. A casa tua invece evidentemente le cose vanno in modo diverso. A casa tua deve essere costantemente in corso una colta discussione piena di termini rari, preziosi e magari anche démodé, ma certamente molto chic. Quanto poi alla “fantasmatica” zia Matilde della quale Natalia Ginzburg avrebbe “un’idea semi mitologica” (???), leggo con sollievo che invece Ken Follet fa della sua Matilde (in un romanzo che peraltro si svolge nel XII secolo e non nel XX come Caro MIchele, ma anche questo è un dettaglio) una donna “pazza, rancorosa, crudele e vendicativa”. E sì, perché se una si chiama Matilde, deve essere per forza una vipera folle e velenosa. Ma non per colpa sua; probabilmente invece per colpa del nome che porta, il quale, derivando dal germanico Mahthildis che significa “forte in battaglia”, deve concedere a chi lo porta anche crudeltà e desiderio di vendetta. Ne deriva che ognuno è schiavo del significato del suo nome. Io per esempio che mi chiamo Corrado (dal tedesco Chun: audace e rad: consiglio) dovrei essere audace nel consiglio, e infatti lo sono e ti do l’audace suggerimento di lasciar perdere le recensioni, per le quali ti mancano le competenze e l’istruzione. In questo modo eviterai la figura dell’asino presuntuoso che hai fatto con questa. E arriviamo all’ultima chicca. Il personaggio della Carica dei 101 si chiama Crudelia De Mon, non “de Moon” come scrivi tu che la fai dunque arrivare dalla luna. È stata chiamata così in italiano per tradurre il gioco di parole inglese “de Vil” che suona come Devil, ossia diavolo, demone. Crudelia non “fabbrica cani dalmata (casomai dalmati; informati sui plurali) bianco neri” (sembra che parli dei tifosi della Juventus, e inoltre la specificazione non è necessaria, visto che non esistono cani dalmati di altri colori), ma li rapisce per scuoiarli e per farsene pellicce.
      P.S. La frase latina con la quale ho iniziato questo commento è l’incipit della favola La rana e il bue nella versione di Fedro, e dice che il debole che vuole imitare il potente, alla fine perisce. Per farti grande hai cercato di svilire una scrittrice del calibro di Natalia Ginzburg, davanti alla quale spariscono persone di talento (figuriamoci perciò uno come te) e immancabilmente, come la rana della favola, sei scoppiato. Bum!

  • @rossellavalastro1864
    @rossellavalastro1864 2 года назад

    lessico famigliare sguardoleggero.blogspot.com/2022/08/lessico-famigliare-di-natalia-ginzburg.html